«Condannato a morte!
Sono cinque settimane che vivo con
questo pensiero, sempre solo in sua compagnia, sempre raggelato dalla sua
presenza, sempre curvo sotto il suo peso! [...] Ora sono in gabbia. Il mio
corpo è rinchiuso in una cella, la mia mente imprigionata in un'idea. Un'idea
orribile, cruenta, implacabile! Ho un unico pensiero, un'unica convinzione,
un'unica certezza: condannato a morte!»
Nel carcere di Bicêtre è rinchiuso
da sei settimane un prigioniero condannato alla pena di morte che decide,
durante il suo ultimo giorno di detenzione, di scrivere le proprie riflessioni sulla sua condizione psicofisica, deteriorata
dall’angoscia
del pensiero costante a proposito della fine che lo attende.
Hugo scrive un’audace critica alla pena di morte che tanto disdegna, considerandola un attacco al principio universale della sacralità della vita e quindi umanamente inaccettabile.
Hugo scrive un’audace critica alla pena di morte che tanto disdegna, considerandola un attacco al principio universale della sacralità della vita e quindi umanamente inaccettabile.
Per lui non è possibile fermare fisicamente le azioni del boia perché costui è difeso dalla società, perciò, l'unico strumento che ha per opporsi a questa pratica e dare sfogo al proprio dissenso è la scrittura, in questo caso semplice e diretta, tanto da arrivare e colpire nel profondo l’anima di chi legge. È questo l’elemento che rende “L’ultimo giorno di un condannato” un romanzo che risulta ancora attuale nonostante sia stato pubblicato nel 1829, a due secoli di distanza da noi.
La morte è ciò che accomuna tutti gli esseri umani anche se nessuno conosce il momento e le circostanze in cui avverrà e spera, nella maggior parte dei casi, che lo colga il più tardi possibile. Il condannato invece ha la consapevolezza della sua fine e, attraverso la narrazione che avviene in prima persona, l’autore vuole far immedesimare il lettore nel protagonista entrando nella cella umida e fredda in cui è rinchiuso e nella sua mente, venendo a conoscenza dei suoi pensieri, che raggiungono un pathos sempre maggiore man mano che ci si inoltra nella lettura, con l’intento di far comprendere l’orrore della condanna e la tortura che rappresenta a livello interiore la certezza e l’avvicinarsi della fine. Per rendere ancora più facile la presa di coscienza da parte del lettore, Hugo lascia il condannato nell’anonimato non riferendo inoltre informazioni rispetto al delitto da lui commesso.
“L’ultimo giorno di un condannato” è un romanzo intenso che non lascia indifferenti, sia per il messaggio che trasmette, sia per il modo in cui lo fa, a proposito di un argomento ancora attuale purtroppo poiché la pena di morte oggi non è ancora stata abolita in tutti gli Stati del mondo.
PAOLA BRAVO - 3^B LS
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