Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

martedì 30 marzo 2021

BUONA PASQUA DA MANUEL

 


mercoledì 24 marzo 2021

97%


“Indossavo un grembiulino rosso, delle scarpette numero 19 con delle striscette ai lati che si illuminavano ad ogni passo. Avevo 9 anni, una vita semplice e felice, delle domeniche passate in famiglia e dei lunedì trascorsi con mio padre.

Avevo 9 anni quando uno di quei lunedì entrai a far parte del 97%”

“Sono entrata a far parte del 97% quando, tornando a casa sola, un giovane in bici mi ha voluto obbligatoriamente accompagnare a casa. Avevo paura, non mi toccò ma continuava a fare domande che, nonostante la mia tenera età, capivo essere inopportune”.

“Un ragazzo mi ha dato della troia senza motivazione”

“Faccio parte del 97% da quanto mi hanno toccato contro la mia volontà”

97%, agli occhi degli ignoranti – da ignora – ossia coloro che non sanno cosa vuol dire essere dentro questa percentuale, è solo un numero, ma per chi sa, per chi ci è passato è una percentuale che stringe il cuore.

Con essa viene indicata la percentuale di donne che ha subito abusi, che è stata vittima di stupri, di catcalling, di immagini pornografiche ricevute senza alcuna richiesta. Ho cercato delle statistiche ed è emerso che in America una donna su sei è vittima di stupro, in Italia le ragazze che hanno subito qualsiasi tipo di violenza sono 2 milioni 435 mila solo negli ultimi 5 anni.

Il falso mito di essere esposte al pericolo di violenze solo quando ci si avventura fuori dalle mura domestiche, quando si ha qualsiasi contatto con un estraneo, con uno considerato pazzo, è tutt’altro che vero poiché aprendo un minimo gli occhi e accettando la realtà si può ribadire chiaramente che una gran parte delle violenze avviene proprio da coloro che definiamo ‘”di famiglia”.

Un colpo alle spalle, un tradimento che ferisce in tanti modi.

E bisogna andare oltre all'immagine dello stupratore seriale, probabilmente asociale, che attacca casualmente le vittime, perché si tratta solo di un falso di cronaca. La maggior parte degli abusi avvengono da persone che la società reputa normali, gente a posto, amici o parenti della vittima. Non ci si deve fermare solo alla superficialità di ognuno, poiché il ceto sociale non è nient’altro che una maschera inutile, per mezzo della quale molto spesso un carnefice diventa innocente automaticamente.

“Ma no signora, lui è un avvocato, come potrebbe fare una cosa del genere? piuttosto guardi quel disadattato sociale che molto probabilmente si è sniffato qualcosa stamattina”.

Magari per bravo e integerrimo avvocato ha abusato di una minorenne.

“Mio marito non farebbe mai del male a nostra figlia, si starà inventando tutto per attirare l'attenzione”.

Magari la figlia ha messo anni prima di raccontare la verità. Che badate non è la sua verità, semmai l’unica verità.  

Maschere…

“Not all men, but all women”

Non tutti gli uomini, ma tutte le donne…

Cosa vorrebbe dire?

Significa che generalizzare è sbagliato, oltre che inutile.

Non tutti gli uomini sono dei mostri, così come non tutte le donne sono delle vittime. Non tutti gli uomini mancano di rispetto verso l’altro genere, non tutti i ragazzi credono che la colpa sia della donna, ma ci sono anche gli altri, quelli che invece ritengono che il loro potere si eserciti con la violenza.

“E’ colpa sua…”

Della donna… perché si è vestita in modo provocante, sconveniente.

Sconveniente per chi?

Perché la donna dovrebbe vestirsi comoda e con abiti lunghi per la sua sicurezza, perché una ragazza dovrebbe trovarsi un ragazzo e basare le sue uscite su chi la può accompagnare a casa?

Svegliatevi e imparate a usare la ragione e la logica: la provocazione la vede chi vuole essere provocato. Non esiste abito sicuro, perché il mostro troverà sempre un motivo per giustificare il suo pensiero, la sua azione.

Piuttosto insegnate ai ragazzi come ci si comporta. Insegnate loro che un mini abito non è l’equivalente di un consenso, che non ci si deve approfittare di una ragazza ubriaca. Non si deve apostrofare una ragazza con termini inappropriati.

Quelli sono inappropriati.

Non generalizziamo, va bene. Ma se dentro una scatola di cioccolatini vi capita di trovarne uno marcio, riuscirete a fidarvi - un’altra volta - di una scatola di cioccolatini assortiti?

Credo di no.

È una questione di fiducia, ma la fiducia si costruisce passo dopo passo. Cultura dopo cultura. Attraverso la crescita sociale.

Se agli uomini esorto a non far di quel muccio avariato, alle donne dico di usare la voce, la forza, il coraggio della denuncia verso tali abusi perché se il silenzio porta all’indifferenza: la voce della giustizia porta alla repressione di tale ingiustizia.

I social pian piano stanno trattando di queste tematiche, la solidarietà femminile stanno diventando forti abbastanza da permetterci di abbassare la percentuale di cui sopra.

Noi non siamo contro una battaglia di genere, uomo e donna in conflitto, perché sotto c’è qualcosa di più grave, il nostro nemico non è l’uomo, ma chiunque compia abusi.

 Alice Passioni, 3Blsu

TEEN WOLF


Teen wolf é una serie tv fantasy trasmessa su Mtv che narra di un ragazzo di nome Scott Mccall che, una sera nei boschi, viene morso da un lupo mannaro. Questo avvenimento cambierà la sua vita radicalmente in quanto anche lui diventerà un licantropo e dovrà poi affrontare vari nemici di diverso genere che arriveranno a disturbare la tranquillità della cittadina in cui vive il nostro protagonista e il suo branco di amici.

Teen wolf é una delle mie serie tv preferite, una delle migliori in circolazione soprattutto per il genere di cui fa parte. È un tripudio di emozioni, é profonda, divertente, ti fa ridere, piangere, commuovere e non vedi l'ora di vedere il prossimo episodio. Inizialmente non mi aveva convinto, poi guardandola meglio invece ho colto tutto il suo essere fantastica. Parla di temi importanti come l'amicizia, la fiducia in se stessi, il gruppo e la stima per i propri compagni. I personaggi sono ben strutturati e caratterizzati e man mano vengono tutti esplorati con cura. Il cuore della serie é però il personaggio interpretato da Dylan O'Bryen, il coprotagonista Stiles Stilinsky non che il migliore amico del protagonista. Stiles é l'anima della serie, senza di lui non ci sta gruppo e senza di lui Scott é perso. Ci sono varie relazioni d'amore che nasceranno tra i personaggi ma la migliore relazione é l'amicizia di questi due, un rapporto straordinario. L'ambientazione é abbastanza dark, belli gli effetti speciali, nessuna puntata inutile o ripetitiva, il cast è composto per lo più da maschi che da femmine ma tutti bravissimi attori. Anche il cast dei genitori dei protagonisti è molto presente e parecchio esplorato. L'unica stagione che ha un po' deluso é l'ultima per via della scarsa presenza di un personaggio chiave per via di impegni dell'attore. Ma comunque il finale vi assicuro che non delude. La serie é ormai conclusa ed è composta da 6 stagioni più una mini web serie speciale dal titolo "Search for a cure" che consiglio di vedere dopo aver visto solo le prime 4-5 puntate della serie principale. 

Teen wolf lo consiglio a tutti gli amanti del fantasy dark, dei lupi mannari, e di tutti coloro che vogliono provare emozioni forti. É la serie tv migliore che mtv abbia mai trasmesso.

 

Come sempre noi vi lasciamo il trailer 

https://youtu.be/1rCYDbefnmA

 

Selia e Katia 3 ALSU 

 

martedì 23 marzo 2021

IL GIARDINO SEGRETO di Frances Hodgson Burnett


“Era finalmente dentro il meraviglioso giardino. Ora poteva andarci quando voleva, attraverso la porta nascosta dall’edera; le pareva di aver trovato un mondo tutto suo”

Mary è una bambina cresciuta in India tra i vizi e gli agi che l’hanno resa insensibile ed egoista. Dopo la morte dei genitori viene affidata allo zio Craven nello Yorkshire, un uomo triste che è sempre lontano da casa. Mary viene a sapere dalla governante che lo zio è vedovo, e che la bellissima moglie è morta 10 anni prima nel suo giardino privato. A causa di questo tragico episodio quel giardino sarà abbandonato e chiuso a chiave.

Arriva l’inverno, e i giorni passano lenti nella desolata brughiera. Mary odia quella casa fredda e piena di stanze inaccessibili, ma con l’arrivo della primavera qualcosa inizia a cambiare. Piano piano comincia a scoprire i benefici del movimento, ritrova l’appetito e fa amicizia prima con il giardiniere e un simpatico pettirosso, e poi con due bambini speciali Colin e Dickon. Mary esce spesso per esplorare i frutteti e i giardinieri della tenuta, ma il suo più grande desiderio è uno soltanto: trovare la porta e la chiave del giardino segreto. 

“Se permettiamo che un pensiero negativo alberghi e metta radici dentro di noi, corriamo il rischio di non liberarcene più per tutta la vita.”

 Questa lettura mi ha scaldato il cuore. Mentre leggevo, le pagine scorrevano veloci lasciandomi un sapore dolce di serenità e semplicità. La storia con i suoi elementi fiabeschi, dal castello dello zio Craven, al giardino misterioso, ai venti della brughiera, mi ha fatto tornare bambina. E’ stato un sogno ad occhi aperti.

L’autrice attraverso una scrittura semplice e precisa ci pone davanti descrizioni di luoghi meravigliosi, personaggi vivi e sentimenti reali; riesce a delineare perfettamente non solo i protagonisti della vicenda, ma anche i personaggi secondari, che con poche apparizioni riescono comunque a colpire e a conquistare il lettore.

Leggetelo, perché è una storia magica. che mi ha confermato ancora una volta quanti i libri per l’infanzia abbiano da dire e insegnare non solo ai bambini ma anche agli adulti.

                     

   MARTINA SIGNORILE


martedì 16 marzo 2021

UN “MOSAICO” DI EMOZIONI


Qualche settimana fa stavamo riflettendo su quanto la musica possa essere universale.

Pensandoci bene la musica ha la capacità di viaggiare oltre lo spazio e il tempo: è capace di riportare a galla antiche melodie, suoni, voci. È capace di riportare a galla tradizioni, culture: la musica riporta a galla l’essenza delle persone, perché in tutti c’è un po’ di musica.

Infatti se ci soffermassimo anche solo per un secondo ad ascoltare attentamente i battiti del nostro cuore scopriremmo che hanno un ritmo tutto loro, un ritmo che va a tempo con le nostre emozioni le quali, inutile dirlo, ci fanno sentire vivi. E noi, cari lettori, oggi vi proponiamo emozioni uniche, speciali. In che modo? Leggete per scoprirlo!

Abbiamo avuto la splendida occasione di intervistare, o meglio, di avere una piacevole chiacchierata con una band del nostro piccolo ma grande paese: i Mosaico, una giovane band italiana composta da Simone, la voce, Alfredo, il chitarrista, Alex, il bassista e Matteo, il batterista, con due meravigliose canzoni alle spalle, “Tieniti la notte” e “Una Vita Piena”. Ragazzi giovani ma con una vita davanti e il talento tra le mani che custodiscono e lo riproducono in musica, dando origine ad un “Mosaico” di emozioni.

E tra risate e domande, la nostra intervista ha inizio così:

 Iniziamo dalle presentazioni.

“Io sono Alfredo, il chitarrista. Io Simone, il cantante. Mentre io sono Alex, il bassista.”

Partiamo con una domanda banale, com’è nata l’idea di formare una band?

Simone: “In realtà è nata da un progetto che già c’era perché io, Alex e Matteo (batterista) che adesso manca, suonavamo insieme già da parecchi anni per divertimento. Poi abbiamo conosciuto Alfredo quando è arrivato il bisogno di trovare un altro chitarrista perché eravamo rimasti senza. Da quando abbiamo iniziato a suonare con lui il progetto è iniziato a diventare più serio, abbiamo iniziato a scrivere dei pezzi nostri, abbiamo deciso di cambiare il nome in Mosaico e avere un’identità più definita e molto più professionale.”

Perché vi chiamate Mosaico?

Simone: “È una bella storia: eravamo in sala prove e stavamo cercando un nome adatto visto che la band che avevamo prima faceva musica un po' più ‘cattiva’ ed eravamo meno definiti come gruppo. Allora abbiamo pensato a quale potesse essere un nome bello e serio cercando di buttare giù un po' di nomi che ci venivano in mente. Abbiamo creato un vero e proprio ‘mosaico di parole’ e, di conseguenza, dopo aver sentito quella parola abbiamo deciso di chiamarci Mosaico.”

A chi vi ispirate per fare musica? 


Alfredo: “Diciamo che deriviamo tutti dal rock, prima suonavamo i Ram Jam, i Red Hot e addirittura un pezzo dei Rage Against The Machine, quindi molto rock. Sicuramente, questa vena è rimasta ma ci siamo spostati sul pop anche perché sul mercato italiano è molto più presente come genere. Ci sarebbero anche gli Arctic Monkeys ma, alla fine, ognuno di noi si porta dietro il proprio bagaglio, quindi, è inevitabile che le influenze si mescolino.”


Alex: “Esatto, poi ognuno ha un suo genere preferito, di conseguenza, porta qualcosa di suo da cui poi nasce tutto il resto.”

 

Qual è la cosa più bella che vi ha portato la musica nella vostra vita?

Simone: “Secondo noi è avere dei riconoscimenti, ovvero quello che ti dà e ti dice la gente riguardo un lavoro che hai fatto tu partendo completamente da zero. Perché, alla fine, noi partiamo scrivendo delle canzoni da zero pensando principalmente a noi stessi e sentire e vedere che la gente prova le nostre stesse cose e addirittura si emoziona a sentire i nostri pezzi, è la cosa più bella che ti può dare la musica.”

Ricollegandoci a questa domanda volevamo parlare della musica durante il lock-down perché, nonostante tutto, deve essere stato difficile o comunque una grande perdita per gli artisti e i cantanti in generale: voi come avete vissuto questa esperienza?

Alex: “La più grande difficoltà che abbiamo riscontrato, sicuramente, è stata il non riuscire a provare insieme perché, comunque, si è abituati a vedersi tutte le settimane e condividere tutto insieme. Diciamo che cercare di fare musica insieme essendo lontani e divisi è molto difficile. Abbiamo comunque provato a scrivere, quello sicuramente, grazie anche a tutti i sistemi di videochiamata, WhatsApp e altro, però fare musica a distanza non è la stessa cosa.”

Ed eravate ispirati o c’è stato un momento in cui vi siete completamente bloccati?

Alfredo: “In realtà “Una Vita Piena”, se non sbaglio, è nata durante il lock-down.”

Simone: “Diciamo che il lock-down, per forza di cose, ha cambiato la vita di tutti e ha portato, inevitabilmente, a dei nuovi contenuti dati da cose provate e vissute durante questo periodo.”

Alfredo: “Sì e, personalmente, non è stato un periodo così brutto: chiusi in casa tutto il giorno vuol dire zero stimoli quindi, alla fine, anche creativamente hai poco da raccontare. Nonostante ciò, qualche idea buona c’è stata e, quando ci siamo ritrovati, le abbiamo messe insieme.”

Inoltre, riprendendo appunto la vostra canzone che, personalmente, è molto sentita, “una vita piena mi spetta di diritto”: dopo tutto questo tempo, si è stanchi e si vorrebbe vivere a pieno la vita, molte persone in questo periodo si sono sentite sole o se ne stavano in silenzio, invece, la frase “voglio una vita piena dove non sto zitto” ci fa proprio capire che, in realtà, non siamo soli neanche quando pensiamo di esserlo.

Ma parlano di canzoni, spostiamo l’attenzione su ‘Tieniti la notte’: com’è stato produrre il vostro primo singolo?

Simone: “Diciamo che non è stata la primissima volta perché, già in precedenza, avevamo fatto degli esperimenti. Però, posso dire che entrare in studio ogni volta, che sia la prima, la decima o la centesima volta, è sempre il culmine del lavoro che hai fatto nei mesi passati. Arrivi alla realizzazione di quel lavoro e sai che devi dare tutto in quel momento preciso: è come un concerto, soltanto che lavori molto di più su te stesso e non per un pubblico.”

Quando l’avete ascoltata per la prima volta cosa avete provato? Perché, a noi, ci ha fatto emozionare tanto.

Simone: “Grazie! Sinceramente, però, non mi ricordo precisamente perché in fase di arrangiamento e registrazione la riascolti tantissime volte. Sicuramente in studio, quando l’hai finita di registrare e ascolti la prima bozza, provi una forte emozione, sembra forse anche un po' strano. È comunque tutto bello.”

Allora, questa domanda è un po' particolare quindi tenetevi pronti. Abbiamo pensato al “tema della musica vista in maniera universale” cosa che, probabilmente, non tutti appoggiano perché dipende molto anche dai punti di vista e da quale tematica si decide di affrontare: secondo voi, a livello di messaggio, la musica può essere universale?

Alex: ”È una bella domanda. Io, personalmente, ti direi che dipende dalla musica: alcune canzoni sono più semplici mentre altre sono molto più ricercate e devi starci più dietro per capirle. Devi quasi studiarle. Però, alla fine, credo che la musica sia universale: se ascolto un brano ed è orecchiabile, pur non sapendo cosa ci sia dietro, se mi piace mi piace.”

Simone: “Secondo me, dipende anche dalla lingua: il messaggio arriva tanto soprattutto dalla musica ma, per esempio, una canzone italiana, all’estero, non arriva a tutti o arriva solo a livello musicale mentre, una canzone inglese, può arrivare a molte più realtà.”

Altra domanda legata alla band: com’è lavorare in gruppo? Ci sono mai state delle incomprensioni?

Alfredo: “Sicuramente è una cosa impegnativa. Il nostro gruppo è abbastanza bilanciato e, di conseguenza, ognuno fa la sua parte. È quasi come se fosse un ecosistema: a me piace pensare alla barriera corallina, basta un pochino che muoiono tutti. Alla fine, i micro-cambiamenti determinano anche i cambiamenti degli altri.

Simone: “Ci tengo a sottolineare che questa è la parte negativa.”

Alfredo: “Ovviante! Questa è la parte negativa mentre la parte bella di lavorare in un gruppo consiste proprio nel condividere tutto e di essere aiutato dagli altri. Inoltre, ti confronti molto con il pensiero degli altri ma, alla fine, ci si sostiene a vicenda.”

Avete una frase e/o un motto che vi caratterizza? Se sì, quale?

Simone: “Un motto vero e proprio non lo abbiamo. Molto banalmente sarebbe: ‘noi siamo i Mosaico e questa è la nostra musica.’”

Alfredo: “Dipende dalla canzone.”

Simone: “Si esatto, dipende dal momento della canzone: ogni volta che esce una canzone c’è un nuovo motto.”

Benissimo! È il momento di uscire dalle domande standard: ora noi vi diremo delle parole e voi ci direte qual è la prima cosa che vi viene in mente.

Rock.

Alfredo: “Libertà.”

Simone: “Rock ‘n roll”

Alex: “Adolescenza. Perché è il periodo in cui l’ho ascoltata di più.”

Amore.

Simone: “Perché devo partire sempre io! Comunque, condivisione.”

Attimi di panico.

Alfredo: “Vai tu Alex.”

Alex: “Emh...”

Alfredo: “No dai, facciamo bellezza.”

Alex: “Sacrificio.”

Alex, hai tutto il nostro supporto. Comunque, libertà?

Alfredo: “Rock. No dai, espressione.”

Alex: “Musica.”

Simone: “Io dico potere.”

Ispirazione.

Alfredo: “Canzone.”

Simone: “Parola.”

Alex: “Periodo.”

Musica.

Alfredo: “Mosaico.”

Grazie per la sviolinata Alfredo.

Simone: “Arte.”

Alex: “Se vogliamo tenerla sulla filosofia io direi vita.”

Alfredo: “Condivido con Ale!”

Top 3 delle canzoni preferite.

Simone: “Tostissima…”

Alfredo: “Io parto con ‘Ain’t No Sunshine’ di Bill Withers, ‘La sera dei miracoli’ di Dalla e ‘Whole Lotta Love’ dei Led Zeppelin.”

Simone: “Tesissima anche perché poi va a periodi, non ci sono canzoni preferite fisse ma, sicuramente, queste rimarranno tra le mie preferite: ‘The Chain’ dei Fleetwood Mac, ‘I Want Love’ di Elton John e ‘The Zephyr Song’ dei Red Hot.”

Alex: “Io dico ‘Boogie Wonderland’ dei ‘Earth, Wind & Fire’, ‘Coming back to life’ dei Pink Floyd e ‘Alice in Wonderland’ di Behance.”

Noi non sapremmo quale scegliere sinceramente.

Alfredo: “Beh dai, le vostre?”

Non so perché ma sapevamo che ce lo avreste chiesto.

Mariarosaria: “Allora, sicuramente saranno molto più moderne però dico: ‘To Be So Lonely’ di Harry Styles, ‘All I Want’ dei Kodaline e ‘Don’t Stop Me Now’ dei Queen.”

Suha: “Aiuto. Io dico: ‘From the Dining Table’ di Harry Styles”

Simone: “Mega fan di Harry Styles.”

Cosa te lo fa pensare?

Suha: “Poi ‘Self Care’ di Mac Miller e, non lo so, credo Zayn.”

Simone: “Van bene tutti i pezzi di Zayn.”

Sono belli tutti i suoi pezzi. Comunque, questa è una domanda che ci piace molto: se avreste potuto scrivere una canzone, quale avreste scritto?

Alfredo: “‘La sera dei miracoli’”

Simone: “Visto che siamo in tema mi viene in mente ‘Sign Of The Time’ di Harry Styles.”

Alex: “Forse una dei Beatles.”

Alfredo: “Alla fine puoi sceglierne una o per guadagnare un sacco di soldi oppure una che te la canti e te la suoni e ti piacerà sempre.”

Alex e Simone: visto che Alfredo è stato l’unico a dirne una italiana, quale scegliereste voi?

Simone: “Ah, sicuramente ‘Lugano addio’ di Ivan Graziani.”

Alex: “Io dico ‘Guarda che luna’”

Ritornando seri: che consiglio dareste a chi vorrebbe intraprendere la carriera da musicista, o comunque, questo percorso?

Alfredo: “Non fare la trap.”

Forse saremo di parte, ma siamo d’accordo con te Alfredo.

Simone: “È strano che qualcuno ce lo chieda perché, di solito, sono domande che si fanno a musicisti affermati, tuttavia, un consiglio che possiamo dare a chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo è di divertirsi il più possibile e fare quello che veramente si vuole fare, senza avere la paranoia di pensare che cosa va e cosa invece no. È giusto che ognuno si senti libero di fare quello che vuole e che è in grado di fare e, una cosa molto importante, è cercare di migliorarsi il più possibile.”

Alfredo: “A parte gli scherzi, aggiungerei anche che ognuno deve trovare divertimento in quello che fa per poi dare il massimo di sé.”

Alex: “Poi, magari, una persona può iniziare e magari avere la possibilità di avere uno stipendio e guardare verso il futuro seriamente.”

Una domanda che ci sorge allora spontanea: cosa ne pensate di tutte quelle persone che fanno musica soltanto per guadagnare, senza metterci il cuore e i propri sentimenti?

Simone: “Più che altro c’è da chiederlo a chi ascolta questi artisti: se loro si sentono bene a fare musica in questo modo è giusto che sia così, tuttavia, è strano vedere che ci sono persone che si immedesimano nelle loro canzoni. Però alla fine, i gusti son gusti e ognuno è libero di fare quello che vuole. Come si suol dire: ‘il mondo è bello perché è vario.’”

 

Una cosa che abbiamo notato è il fatto che in ‘Tieniti la notte’ non ci sia una vera e propria introduzione, ma si parte subito nel vivo della canzone: come spiegate questa cosa?

Alex: “Diciamo che volevamo dare un impatto forte all’ascoltatore.”

Cosa molto bella è anche il fatto che non rimanete sempre sullo stesso stile, ‘Tieniti la notte’ è una cosa e ‘Una Vita Piena’ è un’altra, con l’assolo bellissimo di chitarra.

Alfredo: “È più rock.”

Ad Alfredo piace questo elemento.

Alfredo: “Esatto. Comunque, un cambiamento c’è stato sicuramente: noi siamo cresciuti, c’è stata più ricerca nei suoni e anche di come fare musica. Diciamo che è un pezzo sicuramente più maturo però, alla fine, è sempre l’ascoltatore che giudica.”

Siete cresciuti sicuramente: provate a guardare indietro a come avete iniziato per poi guardare il presente, confermate che state facendo un bel percorso?

Alfredo: “Assolutamente.”

Simone: “Alla fine ci sarà sempre un cambiamento ed è una cosa buona a mio avviso: se uno non cambiasse mai il tutto sarebbe più noioso. È bello che ogni pezzo sia diverso dall’altro perché penso sia giusto continuare ad evolversi.”

Noi abbiamo finito le domande: il tutto è stato rapido e indolore. Nonostante tutto, vi auguriamo il meglio, speriamo di sentirci ancora e in bocca al lupo per tutto!

Tutti: “Assolutamente, grazie!”

Alfredo: “Ultima cosa! Se volete condividere il nostro pezzo fatelo ovunque, un po' di spam non fa mai male.”

Letto cosa ha detto Alfredo?

Mi raccomando, ascoltate e condividete il loro ultimo pezzo ‘Una Vita Piena’ ovunque perché questi sono i Mosaico che, ringraziamo per l’opportunità, ma soprattutto ringraziamo per averci regalato emozioni, per averci raccontato un po' di sé e di come la musica riesce a cambiare i battiti del nostro cuore. Perché sì, alla fine è facile di parlare di artisti internazionali solo per qualche foto pubblicata su Instagram, ma le vere emozioni e i veri sentimenti si celano nelle anime delle persone che con dedizione e anche una buona dose di coraggio, si impegnano per creare quella cosa che di più bello al mondo c’è: la musica.

Da noi è tutto, ci vediamo in un prossimo articolo!

Clicca qui per ascoltare ‘Tieniti la notte’: https://youtu.be/dmqCb4XLB5o

Clicca qui per ascoltare ‘Una Vita Piena’: https://youtu.be/BtNzrSyDwWM

Instagram: mosaico__official

Youtube: Mosaico Official

 

Mariarosaria Cipolletta

Suha Marmash

4ALSU

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 14 marzo 2021

I MISTERI DEI BRONZI DI RIACE


Mentre mi preparavo per affrontare la prima settimana ricca di lavoro e di interviste, mi soffermai a guardare il calendario, rimasi impietrita, una coincidenza astrale che, fino a quel momento mi era sfuggita. Oggi è il 16/08/21 esattamente 49 anni dopo che mia nonna scoprì i bronzi di Riace. Conosco la storia dei bronzi di Riace a memoria, me la raccontavano anche quando ero dentro il pancione di mia mamma. La mia famiglia è sempre stata molto fiera di questa cosa, ma nessuno è mai riuscito a portare la testimonianza davanti a così tante persone. Sono molto agitata e molto felice, in più i miei genitori e mio nonno saranno seduti in prima fila e faranno il tifo per me. Sono la loro soddisfazione. Mi incammino per andare verso il palazzo della Mondadori di Milano; sarà lì dove terrò la mia conferenza.

Appena arrivo scambio due parole veloci con il mio manager, un santo, che mi da alcune informazioni di servizio.

Sta per iniziare, i battiti accelerano quando sento la voce di Luca che mi sta introducendo. Salgo sul palco, stupefatta di tutte le luci, le telecamere e le persone sedute che non vedono l’ora di sentire la mia testimonianza.

Prendo il microfono e inizio a presentarmi, do, giusto, due informazioni sul mio conto.

Io: ”Essere qui davanti a tutti voi non mi sembra vero, si sta realizzando il mio sogno e quello della mia famiglia. Comunque per chi non mi conoscesse sono Margherita Cambuso e ho 22 anni”.

Mentre stavo parlando in penultima fila noto una bambina che si sta sbracciando per farsi vedere; mi chiedo come mai una bimba della sua età sia qui ad ascoltarmi. Le faccio cenno di avvicinarsi al palco.

La bambina, a primo impatto sembrerebbe avere 9-10 anni, arriva correndo e saltando, mi ricorda me quando avevo la sua età.

“Come ti chiami?” è la prima cosa che riesco a chiederle

“Ashley e ho 10 anni”

Il mio intuito modestamente non sbaglia mai,

“Ashley tu sai la storia dei Bronzi di Riace?” proprio in questo momento decido di rivoluzionare tutta la mia conferenza. Prima era noiosa, tecnica, pesante e monotona. L’avrebbe potuta fare chiunque, questa invece no. La trasformo in una conferenza interattiva, adatta per bambini così da avvicinarli all’arte, ma anche per adulti che si intendono di arte.

Ashley: ”So qualche cosa, tutti sanno dell’esistenza dei bronzi di Riace. Io so che sono stati scoperti da un sub e che….”

“Ti interrompo un attimo perché partiremo proprio da questa tua affermazione. Effettivamente sono stati scoperti da un sub, ma vi siete mai chiesti se questo sub fosse un maschio o una femmina? La storia della scoperta è risaputa, ma nessuno sa questa piccola parte. Mia nonna fu una dei primi a trovare i bronzi. Durante una delle sue escursioni si era accorta di questa zona che veniva circumnavigata dai pesci. Si avvicinò con molta cautela perché temeva che ci potesse essere un vertice o resti di corpi umani. Più era vicino e più intravedeva massi di bronzo; non capì subito cosa fossero.  Decise, così, di andare a dirlo immediatamente a suo cugino e insieme promisero di non dirlo a nessuno fino a quando non fossero stati certi del valore di quei “massi”. Questa promessa, però, venne infranta; infatti Albert dopo essersi fatto dire il luogo preciso, in cui si trovavano, ovvero fra Locri e Puntastilo, decise di andarci da solo. Osservando si rese conto del loro probabile valore, decidendo, così, di andarne a parlare con il suo datore di lavoro; insieme decisero di parlarne coi carabinieri sommozzatori di Messina. Cinque giorni dopo, i due “massi” di bronzo furono estratti dalle acque. Da questo momento in poi suo cugino usufruì di una fama inestimabile.

Ashley: ” Ma come mai ha fatto una cosa del genere?”

“Purtroppo non te lo so dire, molto probabilmente voleva essere l’unico”

Ashley: ”Come mai all’inizio del tuo discorso hai detto che tua nonna fu una dei primi sub?”

“Forse fu una dei primi perché gli archeologi, ritengono che questi due uomini possedevano anche armi, scudi ed elmi, ma non furono mai trovati. Si può considerare come secondo mistero dei “uomini di Bronzo”? Assolutamente sì. Alcuni dicono che questi oggetti siano stati rubati da altri sub; motivo per cui dico che mia nonna non era la prima. Qualcuno gli aveva già trovati e gli aveva derubati. La seconda ipotesi è che questi oggetti furono persi in un naufragio, ma, comunque, non possiamo e non potremo mai sapere qual è la risposta giusta. Un’altra questione molto discussa è stata il motivo del ritrovamento dei Bronzi nel mare. Una domanda che sorge spontanea è come siano finiti lì? Forse una nave che stava andando dalla Grecia a Roma è affondata oppure per evitare un naufragio ha deciso di abbandonare i bronzi in mare nel tentativo di alleggerire il carico.

Ashley:” Ma io non ho capito. Gli achiologi, no archeoligi, no archeologi come hanno fatto a dire che c’erano questi oggetti se non gli hanno mai visti?”


“Gli archeologi sono molto attenti ai dettagli. Se ne sono accorti dal momento che le statue avevano le teste lievemente deformate da una “cuffia” o anche calotta, che si portava sotto agli elmi. Hanno anche dedotto che ci fossero lance e scudi sia per le impugnature delle armi, sia perché erano degli eroi. “

Un signore con i capelli piuttosto corti che si trova in prima fila alza la mano; con un mio cenno mi pone la sua domanda.” Come hanno fatto a capire che questi erano degli eroi?”

“Come ho detto prima gli archeologi sono molto attenti ai dettagli più o meno grandi. In primis per la loro corporatura e la loro posizione. Il primo bronzo, chiamato anche bronzo A o il giovane, rappresenta un guerriero greco. Il secondo, invece, viene chiamato bronzo B o il vecchio e rappresenta un guerriero troiano. Si può notare come questi due bronzi non siano gemelli; infatti presentano delle differenze. Cosa vi colpisce del Bronzo A?” Cerco di farli interagire il più possibile e cerco di sviluppare in loro un senso di curiosità misto a ricercatezza critica.

Ashley: ” A me i ricci perfetti; vorrei averli anch’io così.”

Questa sua battuta mi fa sorridere, ma, nello stesso tempo mi fa notare di quanta attenzioni presti nella spiegazione e nell’osservazione.

La ragazza in prima fila stupefatta:” ha anche ciglia molto definite e i suoi denti si intravedono nelle labbra dischiuse.”

Un signore in 5 fila: ” Gli occhi sono rifiniti in ogni dettaglio.”

“Tutto quello che avete detto è corretto. Un piccolo appunto sui denti che sono fatti d’argento. Per quanto riguarda gli occhi sono formati da cornee in calcite e iridi, però quest’ultime sono state perse nel tempo. Il bronzo A pur volendo dare l’idea di movimento assume una posa naturale, non rigida: il peso è sostenuto alla gamba destra, la sinistra, invece, si presenta leggermente discostata dall’asse del corpo e il ginocchio è flesso. Questo determina una lieve rotazione del bacino e il conseguente abbassamento dell’anca sinistra. Per riuscire a compensare questa asimmetria il torso compie una lieve curva che a sua volta si ripercuote sulla posizione delle spalle. La testa è ruotata e piegata lievemente verso destra. La muscolatura vigorosa, del torace, della schiena e dei fianchi è modellata in modo anatomicamente perfetto. Sulle braccia e sulle mani le vene sono descritte in modo accurato ed evidenziano una forte tensione muscolare. Mentre del Bronzo numero B, cosa vi colpisce o quali differenze trovate?” Questa volta vedo Ashley molto più perplessa. Una mano alzata mi distoglie dalle mie riflessioni.

Ragazzo che si trova in dodicesima fila:” La struttura è molto simile al Bronzo A, però si può notare una differenza nel polso che è lievemente flesso. I capelli non sono così definiti, anzi appaiono lievemente trascurati all’attaccatura. Un’altra differenza sono i denti, che in questo bronzo mancano. Per il resto mi sembrano molto simili.”

“Sono molto simili infatti; eppure sono fatti da due artisti diversi. Altro mistero dei Bronzi di Riace: chi sono gli autori? Anche a questa domanda non so rispondere. Sono statue affascinanti sia per la loro bellezza, ma anche per i loro misteri.”

Ashley: ” Io vorrei andarli a vedere dal vivo”

“Puoi. Oggi si trovano al Museo Archeologico di Reggio Calabria. Sono anche in ottime condizioni perché sono stati restaurati più volte.”

Ashley: “Zio allora domani ci andiamo”

Lo zio mi guarda con aria felice, ma disperata.

Ricevo tantissimi applausi e vedo mio nonno commosso; questa giornata non sarebbe potuta andare meglio di così.

Camilla Paraboschi 3BLSU


lunedì 8 marzo 2021

Sanremo 2021, con i Maneskin si cambia la storia del festival

 


Sanremo, il festival della canzone italiana riconosciuto a livello mondiale, quest’anno cambia la sua stessa storia.

In un periodo così difficile per la musica e lo spettacolo, le luci del Teatro Ariston tornano ad accendersi per illuminare il palco pronto ad accogliere la competizione canora più attesa d’Italia che quest’anno presenta varie novità, prima fra tutte la mancanza del pubblico a causa covid, ai fiori donati anche ai concorrenti maschi, per poi arrivare al mago del cross calcistico, Ibrahimovic, come co-conduttore. A lasciare tutti stupiti è il podio finale che vede il terzo posto di Ermal Meta che, nelle classifiche delle prime serate, si era confermato al primo posto, al secondo posto Fedez e Francesca Michielin che, invece, nelle classifiche erano arrivati in posizioni che non facevano presagire l’arrivo al podio. Ma i veri protagonisti di questo festival sono loro, i vincitori, i Maneskin che con la loro canzone “Zitti e buoni” si guadagnano il primo posto. Loro, con le loro esibizioni ben lontane dai canoni tradizionali di Sanremo, hanno dimostrato che credere in se stessi gratifica sempre e che partecipare a un talent non è la fine di un percorso ma solo l’inizio. Un gruppo di giovani animati da una passione talmente grande da arrivare a colpire tutti i telespettatori che poi li hanno premiati. Ma raccontiamo meglio chi sono i vincitori: I Maneskin sono un gruppo musicale rock italiano formatosi a Roma nel 2015 e composto da Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio. Dopo aver raggiunto la notorietà con la partecipazione ad X-factor 2017, firmano un contratto discografico con la Sony casa discografica con cui poi pubblicano diversi demo.                                                                                   

Con “Zitti e buoni” vogliono portare sul palco una denuncia e un’affermazione del proprio essere: un rifiuto alla monotonia della società odierna e un grido di esaltazione alla diversità. I Maneskin infiammano l’Ariston con una canzone che dimostra quanto a volte ciò che viene reputato strano, diverso, inaccettabile per la convenzionalità a cui siamo abituati sia l’elemento vincente. Di sicuro di questo Sanremo si parlerà negli anni a venire, ma quello che lo ha reso storico è stata proprio questa vittoria cosi anticonvenzionale, quindi complimenti ai Maneskin per la vittoria e per il bellissimo messaggio lanciato. 

E voi cosa ne pensate di questo festival?                                                                               

Cattani Martina 4^ A L.S.U.                                                   

domenica 7 marzo 2021

La signora trasformata in volpe di David Garret


“Gli avvenimenti portentosi i soprannaturali non sono particolarmente rari, semmai hanno una cadenza irregolare. Magari nel corso di un secolo non accade neppure un prodigio degno di tal nome, e poi capita che ne arrivino tanti insieme”

Silvia Tebrick stava passeggiando con il marito quando, di colpo, si trasforma in volpe. Il marito, Richard Tebrick, inizialmente non fa fatica a riconoscere i tratti fisici e caratteriali della moglie in quell’animale, ma la vera natura fisica della volpe gradualmente si manifestano e prenderà il sopravvento.

Mr Tebrick continuerà ad amarla anche quando lei avrà solo voglia di scappare da quella casa, la amerà anche quando dovrà cambiare modo di starle vicino e, soprattutto, nel momento in cui qualcun altro il suo posto.

La seconda parte del libro è la più straziante, la più intensa; quella in cui i sensi si mettono in allerta, quella più difficile da leggere. David Garnett ha scritto ‘La signora trasformata in volpe’ pensando a Duncan Grant, il suo amante. La tensione verso un amore impossibile si legge in ogni pagina, così come la convinzione che basterebbe impegnarsi di più per mettere a posto le cose; anche se sembra impossibile, anche se le difficoltà scoraggerebbe chiunque, anche se gli altri potrebbero prenderti per pazzo.

Il cuore di questo breve racconto fantastico, racchiuso in poco più di 100 pagine, consiste in una metamorfosi, come quelle che si manifestano tutto a un tratto nelle fiabe; però, diversamente da quanto accade nelle fiabe, il mutamento non è temporanea e non vi è nessun incantesimo che permetta di ristabilire la situazione. L’unico antidoto sta nella forza dell’amore, talvolta ostinato, talaltra disperato, che anima Mr Tebrick, capace di scorgere nello sguardo e nelle movenze della volpe il dolce ricordo della moglie. Eppure anche lui non sarà dispensato da un destino di cambiamento, in quanto dovrà trasformare intimamente se stesso per imparare ad accettare il progressivo inselvatichirsi dei comportamento della compagna. 


Il racconto mi ha tenuta incollata alle pagine, trattenendomi in una lettura tutta d’un fiato e avvolgendomi in sensazioni dolci-amare che mi spronano a riflettere sul carattere dei mutamenti.

Martina Signorile

venerdì 5 marzo 2021

nuova opera d'arte di Manuel: la Val Pulsteria

disegno per Ilaria

 

Spiderwick - Le cronache


Un trasloco forzato lontano dalla città diventa per i gemelli Jared e Simon (Freddie Highmore) e la loro sorella Mallory (Sarah Bolger) motivo di diatriba con la madre (Mary-Louise Parker), ancora intenta a raccogliere i cocci di un matrimonio andato in frantumi e di cui in parte uno dei due figli maschi la ritiene responsabile.

Lo sradicamento da Manhattan per andare a vivere in una vecchia e isolata casa del New England che sembra uscita da un racconto horror di certo non migliora le cose, tra i ragazzi Jared sembra quello che più fatica ad accettare la nuova situazione e soprattutto quello che cerca a più riprese una figura paterna idealizzata che si dimostra sempre più latitante e inadeguata.

Sarà proprio lui a trovare un vecchio libro, una sorta di manuale sulle fantastiche creature che sembra vivano nei boschi circostanti e con le quali la guida, scritta dal pro-pro zio di Jared misteriosamente scomparso, insegna a confrontarsi e in special modo elenca da quali tenersi bene alla larga.

L’apertura e la lettura del libro non è stata una mossa d’effetto, infatti, indagando sugli strani fatti avvenuti nella casa molti anni or sono Jared farà la conoscenza con il folletto custode del libro, Giangoccetto, che lo metterà in guardia dalle mire del malvagio orco Mulgarath, desideroso di imporre il suo dominio sia sul mondo fantastico che su quello degli umani impossessandosi del libro aperto da Jared che pare dotato di grande potere. Sulle prime Simon e Mallory si mostrano scettici ma, dopo un attacco dei Goblin nel bosco che circonda la villa e la conseguente fuga, capiranno di essersi ficcati in un guaio molto grosso e decideranno, loro malgrado, di aiutare Jared e le creature fantastiche nella lotta contro il male.

Il regista Mark Waters (Quel pazzo venerdì) specialista in comedy e romance si cimenta con il suo primo fantasy, adattando per lo schermo una fortunata saga di libri scritta da Holly Black e illustrata da Tony DiTerlizzi, quest’ultimo noto per le illustrazioni di numerosi giochi di ruolo tra i quali il leggendario Dungeons & Dragons.

Waters visivamente colpisce nel segno, gli effetti visivi sono di alto profilo e consoni alla narrazione, quello che forse il regista non riesce a dosare al meglio è l’elemento dark che in qualche caso deborda rendendo la pellicola poco adatta al pubblico dei più piccini.

L’elemento fantasy non è semplice da maneggiare specialmente per chi ha solo giocato con il soprannaturale come Waters, vedi La rivolta delle ex piuttosto che il romance Se solo fosse vero, ma non si è mai addentrato nel complesso universo fantastico da cui proviene la saga e soprattutto i suoi autori che sfoggiano una grande esperienza nel mondo dei giochi di ruolo, che rappresentano a loro volta una costola importante e creativamente rilevante dell’universo fantasy.

Infatti il film avrebbe in teoria tutte le carte in regola per regalare suggestioni ed emozioni, anche perché sfrutta molti degli elementi già usati con successo da Luc Besson in Arthur e il popolo dei Minimei, ma se il regista francese ha un registro che affonda le proprie radici nel fantastico, Waters è più formale, svolge con rigore il compito assegnatogli, ma non ha il coinvolgimento di un Peter Jackson ne tantomeno la creatività di un qualsiasi dream-team targato Disney

Come sempre vi lasciamo il trailer 

https://youtu.be/SbgGx2ce2S4

Selia e Katia 3A LSU