Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

sabato 24 aprile 2021

Diario di una relazione sbagliata


«Non sono stato io, non è stata colpa mia…»

Non so cosa mi sia preso in quel momento, forse per colpa della rabbia o gelosia, ma non fui più lo stesso. Non so se fossi io o tu la causa dei miei continui stati di umore. Sono sempre stato un ragazzo ordinario dalla testa ai piedi, ma avevo la strana abitudine di avere il pieno controllo di ciò che mi stava intorno. Poi ti conobbi e tutto cambiò: cominciammo ad uscire e dopo due settimane ci mettemmo insieme. Eravamo adolescenti, l’età in cui le relazioni sono molto libere e aperte ma io volevo di più, volevo ciò che era mio: te.

Ricordo ancora quella domenica mattina in cui ti vidi con quel ragazzo, all’inizio pensai che fosse una cosa di poco conto, dopotutto era solo un amico. Ciò nonostante le settimane passarono ed il pensiero che quella fosse più di un'amicizia continuava a rimanermi fisso nella testa. Diventai sempre più irritabile ed iniziai a scriverti tutti i giorni, eri molto impegnata e molto spesso non potevi rispondere, ma io non ti capivo. Ero molto stressato ed un mio amico mi consigliò di lasciarti più spazio e di chiudere la relazione se ne sentivo il bisogno. Provai più volte a staccarmi da te, a chiudere quella relazione che mi stava lacerando da tempo, ma tutto fu vano. Le chiamate ei messaggi divennero sempre più frequenti, dieci messaggi al minuto, diventai paranoico e lei dopo poco si stancò. Come darle torto? continui scatti di gelosia e di rabbia: non poteva andare fuori in comitive in cui c’erano ragazzi, no alle discoteche, feste o altri eventi a cui io non ero presente. Lei era stanca di una relazione così opprimente e dopo poco tempo decise di voltare pagina. L’avevo persa, mi sentivo così male, non potevo crederci. Mi chiedevo dove avessi sbagliato. I dubbi e i pensieri mi perseguitavano. Da quell’istante non ti vidi più, forse eri sparita o forse non volevi stare con me, ma ora questo non ha più importanza. Io ti ho amato sempre ed ora che sono qui a guardare le nostre foto non posso fare a meno di piangere vedendo il tuo sorriso che mi riscalda il cuore.

«Non sono stato io, non è stata colpa mia…»

La verità forse è che è stata di entrambi.

 Lara Refolli, 3blsu

 

 

sabato 17 aprile 2021

La felicità esiste

 

ALIONA NICOLAEV

(vincitrice del primo premio sezione poesia)


Vorrei rimanere piccola,

per la paura

Di conoscere davvero il mondo

e di perdermi.

 

Temo che la vita

diventerà sempre più dura

E in qualche modo

finirò per arrendermi…

 

Vorrei credere in me stessa...

Permettermi di amare,

Dire quello che sento

senza vergogna

 

E se anche dicessi

che spero di volare,

Vorrei che nessuno

ridesse del mio sogno.

 

Vorrei persone

che combattono per la giustizia,

Che lottano per essere ascoltati.

Vorrei che esistesse

ancora la vera amicizia

E che gli uomini

fossero d'amore “sballati”.

 

Vorrei che la verità

gridasse eternamente

E che del silenzio

prendesse il posto.

La felicità esiste…

Semplicemente

 

Gli adulti complicano tutto

ad ogni costo.

 

E quando arriva la notte,

vorrei chiudere gli occhi,

sorridere

Senza paura

di ciò che accadrà.

 

Non cambiare me stessa,

essere libera, alla fine:

Vivere!

Questo è il mondo che io vorrei…

e che spero sarà.


 

Una piramide infinita

 

CAMILLA PARABOSCHI

(vincitrice primo premio della sezione racconti brevi)


Mi sento stanca, ho le gambe che mi tremano, le braccia fanno fatica a ricevere il mattone successivo, sento solo la fame che avanza, l’alternarsi del dì e della notte, gli occhi non riescono più a stare aperti e persino i miei pensieri sono diventati pesanti. Con grande fatica ricevo un altro mattone dal mio compagno.

Per un attimo la stanchezza sparisce, anche con il mattone sulle braccia, perché mi fermo a osservarla: è una ragazzina di circa 10 anni, definirla magra è farle un complimento, tanto è pelle e ossa. So come ci si sente, ci siamo passati tutti, lei qui è la più giovane, la più debole quindi la più torturata. Tutti abbiamo i suoi occhi addosso, ma il più piccolo va “educato”. La frusta sulla schiena mi fa tornare alla realtà; mi guardo intorno e noto che tutti mi stanno fissando. Le loro espressioni sono diverse le une dalle altre: alcune di paura, altre di timore, rabbia, poi c’è chi ha sguardi di preghiera per avere due secondi per riposare. Faccio passare il mio mattone e prendo subito quello successivo decisa a non commettere nessun altro errore.

Facendo piccoli passi cerco di spostarmi verso quella bambina per riuscire a guardarla seriamente: vorrei parlarle. Pensandoci, però, nessuno è mai riuscito a comunicare con il proprio vicino, neanche quando c’era il cambio della guardia, anche se mi sembra molto strano. Inizio a spostarmi facendo piccoli passi laterali, sembrando un piccolo gambero.

Ahia!!!! Urlo nella mia mente. Una lacrima scende dai miei occhi e mi bagna tutta la guancia e poi cade sulla sabbia lasciando un piccolo segno perfettamente rotondo. E poi sento uno strillo, spero di non essere stata io, spero che sia solo nella mia testa. Non voglio essere portata davanti ai suoi occhi, dicono che chi lo vede poi non torna. Chissà che espressione ha.

Tutti speriamo che questa piramide, apparentemente infinita, finisca velocemente, ma una volta finita cosa faccio? Nessuno mi paga, lavoro per guadagnarmi la libertà e i soldi per il mangiare giorno per giorno; se finisco di lavorare morirò di fame. Io mi chiedo come ci sia finita qua, come mai sono qua? Sembra un incubo. La cosa peggiore è che non mi ricordo più di quando ero piccola, ho solo dei frammenti di momenti e questo mi dispiace. Mi ricordo di essere stata felice e sorridente in una bellissima casa, per quanto fosse piccola e modesta, ma soprattutto non ero sola, mentre adesso sì.

Sono passate quattro settimane e sono ancora allo stesso punto di prima, la bambina di 10 anni è stata via per un po’, poi però ieri è tornata. Come mai?  La vedo più matura e leggermente più triste come se un po’ della sua spensieratezza fosse scomparsa. Ecco cosa fa magari ti ruba un po’ di spensieratezza, anche se non credo sia davvero questo. Credevo fosse morta perché in questo periodo moltissimi ci hanno lasciato: il cibo inizia a scarseggiare: questo è giusto? Perché loro muoiono e io no? perché loro non hanno il cibo, mentre io sì? Loro lavorano esattamente come me, se non di più. Io mi ritengo fortunata di non dover fare due scalini per prendere il mattone e depositarlo al posto giusto nella piramide. Quel lavoro non fa proprio per me, ma so che prima o poi toccherà anche a me.

Io vorrei condividere un po’ di cibo con loro, ma già ne ho poco per me e in più non riesco ad arrivare fino a là: mi frustano appena faccio due passi, immaginiamoci se dovessi percorrere tutti i mille gradini. Potrei provare a fare un passa cibo, come se fosse un passaparola, ma non credo che il cibo arrivi a destinazione: del resto anche le parole muoiono tutte in gola. In queste situazioni, come ho già visto in più di un’occasione, l’essere umano diventa egoista. Non è giusto dire che sbagliano perché ognuno ha una propria idea e purtroppo in situazioni difficili ad alcuni viene istintivo pensare prima a sé stessi. Io credo soltanto che in certe situazioni serva l’aiuto di qualcun altro e nessuno deve pensare di fregare chi ha difronte.

Purtroppo non ci sono solo morti per la fame; alcuni si sono ammalati e li hanno portati in una specie di infermeria, nella quale nessuno ci può entrare. Appena iniziano a stare meglio vengono riportati al loro posto. Magari solo perché il clima che si sta scaldando e i nostri corpi si devono abituare? Spero sia questo.

Questo inverno mi ha lasciato tantissime cicatrici più degli altri anni, sento ancora i profondi tagli, ho ancora i brividi, alcune volte persino vedo la neve oppure me la immagino. Io sentivo la neve come una carezza perché ci proteggeva dalle fruste e quando calava sul nostro corpo ci avvolgeva come una soffice coperta. Forse io la febbre la prenderò più avanti quando inizierà ad esserci troppo caldo. Perché io non mi sono ammalata e gli altri sì?

Mentre continuo a riflettere rimango sorpresa perché il mio vicino, quello a destra si è fermato, non ha più intenzione di prendere i mattoni, si è sdraiato e fissa il cielo. Nessuna guardia l’ha frustato, ma gli hanno semplicemente detto di riprendere il proprio posto di lavoro. Come mai se io mi fermo mi arriva una frustata, mentre se lui si ferma non gli succede niente? Cos’ha di diverso lui da me. In questo modo creano troppa ingiustizia, non c’è parità nei trattamenti. Perché nessuno si ribella, perché io non mi ribello? La motivazione è che si ha paura. Ma è giusto avere paura? È giusto farsi andare bene tutto e prenderlo così come viene? È giusto per me stessa e per gli altri? No, e allora perché nessuno dice niente? Non vorrebbero tutti fuggire e essere liberi?  Io mi sono stancata di farmi andare bene tutto, sono stanca di non dire la mia opinione e di fare tutto ciò che mi dicono senza battere ciglio. Penso a cosa potrei fare per ribellarmi: uno sciopero della fame, ma ci rimetterei solo io, oppure uno sciopero del lavoro. Ecco cosa farò. Però questa protesta dovrà essere pensata e ragionata, altrimenti non avrà effetto.

Sono passati mesi da quando ho avuto quell’idea; ogni giorno ho pensato come fare per ottenere ciò che volevo e come farlo. Un piano perfetto che attuerò in questi giorni. Spero che gli altri capiscano, una protesta singola viene considerata molto poco. Chissà se gli altri hanno il coraggio di farsi valere e capire davvero cosa è importante.

È arrivato quel giorno, ho molta ansia per le conseguenze, ho ansia di sbagliare qualcosa ed essere sola, ho tanta paura. Forse però essere consapevole delle proprie insicurezze aiuta. Le gambe mi tremano, ma è un tremare diverso dal solito. La mia schiena è già pronta alle frustate. Capisco che è il momento giusto e attuo la mia ribellione. Lascio cadere il mattone che avevo in mano e uguale con il secondo e con il terzo e via dicendo. Quando vedo che questa torretta è abbastanza alta ci salgo sopra, trascurando tutto ciò che avevo attorno a me, e inizio ad urlare tutto ciò che pensavo, tutte le ingiustizie subite, tutte le cose che vorrei, tutto ciò che farei. Grido, piango, rido, ma rimango in piedi convinta di quello che sto facendo. Io sto lottando, lotto per me e per tutti quelli che non ne sono in grado o sono codardi. Lotto per avere un mondo migliore, in cui ognuno possa sentirsi accettato e uguale agli altri, in cui ognuno è libero di dire la propria opinione rispettando la libertà dell’altro, in cui tutti stiano bene e abbiano le stesse possibilità di cura, in cui ognuno si senta sé stesso senza essere giudicato ed etichettato. Un mondo onesto dove non esistono le frodi e le fregature, dove non c’è il più forte e dove non c’è il più debole, dove non ci sono vinti e vincitori, dove non ci sono marionette che sono comandate dai suoi occhi. I sui occhi… mi fanno ancora paura, ma mentre urlo mi sento sempre più forte, sicura: lo voglio vedere, qui, davanti a tutti.

Inizio a rendermi conto che non sono l’unica a protestare, alcuni si sono alzati, altri invece continuano a mantenere con ordine il proprio posto di lavoro. La bambina è stata la prima ad alzarsi e a ribellarsi con me. Alcune guardie, forse colpite dal mio discorso hanno smesso di punire e si sono unite allo sciopero. Il mio cuore non ha mai battuto così forte, mi sta uscendo dal petto.

Solo in pochi non si sono uniti, è arrivato il momento di acclamare quel signorotto che è nel suo palazzo agiato, non si troverà nessuno che si inchina, nessuno che segue i suoi ordini. Dovrà scendere a un compromesso se vuole la sua piramide finita. Alla fine non chiediamo la luna, non chiediamo un'altra galassia, chiediamo cose molto semplici: libertà ed uguaglianza. Alla fine è l’uomo che ha creato le disuguaglianze, le offese, le disparità. Noi vorremmo l’uomo intelligente e che sappia usufruire di tutta la materia grigia che possiede. È l’uomo il “cattivo” da combattere e cambiare che ha inventato la parola schiavo; che se noi la pensiamo come sigla è la perfetta descrizione di un uomo e un mondo perfetto.

S= sincerità, serenità, serietà

C=cooperazione, conforto, coerenza, cordialità, correttezza

H= harmless

I=impegno, indulgenza, imparzialità, ispirazione, Incorruttibilità

A= altruismo, amore, affidabilità, allegria, aiutare

V= valore, verità, varietà, volontà, virtù

0= onestà, operosità, oculatezza, ottimismo, onore

Alla fine noi siamo ancora schiavi e l’unico modo per cambiare è quello di protestare usando la ragione.

Il mondo che io vorrei è un mondo semi perfetto, perché per quanto bella è la perfezione dopo un po’ stanca, ma allo stesso tempo vorrei un mondo meno superficiale e più empatico.

 

Per il mondo che vorrei

 

VITTORIA PRAZZOLI

(vincitrice del secondo premio sezione poesia)


E' imprevedibile questa battaglia,

il nemico contro di me si scaglia:

una lama attraversa il mio corpo

e le gambe cedono sull’arido campo.

Rimembro tutto ciò che ho perduto,

oscure ombre di quello che è accaduto.

 

Mi lego ai brandelli della vita,

ma ancora sanguina la mia profonda ferita.

Nascondo i cristalli delle mie lacrime

e seppellisco le innocenti vittime

di quell’intima guerra

che dai miei sentimenti è stata persa:

sono rimasto un bambino sognatore

che non ha mai smesso di credere nell’amore;

anche in un mondo in cui regna la violenza,

mi sono affidato ad un soffio di clemenza.

 

Leso sono stato, ma non cerco vendetta,

quello non è pensiero d’anima eletta;

semino pace in un terreno di sangue cosparso,

dalle inarrestabili fiamme d’odio arso.

Ed ora vorrei guardare negli occhi l’avversario,

stringerlo forte ed abbracciarlo,

perseverare per raggiungere la fratellanza,

fino a distruggere la meschina ignoranza.

 

Desidererei alzarmi ad aiutare i compagni,

per realizzare con loro tutti i sogni:

smettere di sparare ai più deboli

e porgere la mano ai più poveri.

Ambirei a salvare chi è in pericolo,

per superare ogni ostacolo

ed afferrare nuvole d’affetto

nel limpido cielo in cui le speranze proietto.

 

Ed anche avvolto dai deliri della morte,

tra i sospiri della notte che ha chiuso le sue porte,

continuo con tenacia a lottare

per il mondo che vorrei plasmare;

colgo dell’esistenza ciascuna sfumatura

e maschero sottovoce, nel silenzio, la paura:

a terra abbandono le armi dannate,

ormai da troppo tempo usate e consumate.

Un mondo a forma di agnellino

 

EDOARDO DEVOTI

(vincitore del secondo premio sezione racconti brevi)

Molto tempo fa, in una pianura desolata, c’era un antico rudere di una casa e, davanti ad essa, c’era un uomo anziano che impugnava una vecchia spada arrugginita e aveva un agnellino al collo.

Ogni notte numerose belve attaccavano la postazione del vecchio, perché attirate dalla facile preda, ma lui arrivava a combattere anche fino all’alba pur di difendere la pecorella, e durante il giorno riposava tra le rovine.

Una mattina, dopo una nottata violenta, l’uomo stava riposando sull’erba quando un giovane viandante che passava di lì, avendo visto le numerose battaglie notturne e incuriosito dalla foga del vecchio, gli chiese:

«Perché tu, ormai anziano, sprechi così miserabilmente gli ultimi anni della tua vita difendendo una creatura destinata a morire in quanto debole preda?»

Il vegliardo rispose:

«Questa pecora è stato l’ultimo dono di mia moglie, prima della sua morte. Lei era tutta la mia vita, tutto ciò che avevo, il mio mondo. Molte persone che passano, come te, mi fanno la stessa domanda, e anche loro credono di avere un loro mondo che porta avanti la loro vita, ma spesso sono solo illusioni che essi pongono come epicentro della loro esistenza. Io combatto per dare anche a loro l’esempio di un mondo che vorrei, una realtà dove ciascuno ha la volontà e il coraggio di difendere il suo piccolo mondo personale.»

Tutti noi, nella nostra vita, dovremmo provare ad elevare come esempio individuale quest’uomo, personaggio di finzione, che per difendere il suo piccolo mondo combatte senza esitazione contro ciò che cerca di portarglielo via.

Il mondo che io vorrei è un luogo dove nessuno è costretto a combattere per proporre o attuare un’idea di mondo tutta sua, ma può farlo liberamente e senza limitazioni.

Forse… magari

 

GIADA ALRAZEM

(vincitrice del terzo premio sezione poesia)

Il mondo che vorrei

È fatto di tanti forse e magari.

 

Un giorno, magari.

Prima o poi, forse.

Però vivere di ipotesi, di illusioni

 

Rende più leggero

Il mondo che, purtroppo, “è”.

 

Nel mondo che vorrei

Non dimenticherei l’importanza

Dei silenzi,

degli sguardi.

 

Non cercherei febbrilmente

Di riempire ogni vuoto

Ma imparerei a conviverci,

A farmelo amico.

 

Nel mondo che vorrei

Non mi sentirei all’ombra

Di epoche passate

Che scalpitano nella mia mente

Per essere ricordate.

 

Non tremerei al pensiero

Di tenere lo sguardo

Sugli occhi di un’altra ragazza

Per più di quattro secondi.

 

Nel mondo che vorrei,

A nessuno importerebbe

Quale mano tengo nella mia.

 

E forse non inizierei un abbraccio

Col pensiero di volerlo finire.

Tanti “non”, ma purtroppo il mondo “è”.

 

Nel mondo che vorrei

Il mondo è esattamente com’è

E sono io a cambiare.


Piccoli primi passi

 

ARIANNA MARONGIU

(vincitrice del terzo premio sezione racconti brevi)

Il mondo è imperfetto, noi umani siamo imperfetti, la natura può fare errori. 

Eppure l’ingranaggio, nonostante non tutto viaggi al ritmo o tempo giusto, funziona.

Ma allora è sbagliato desiderare qualcosa di meglio? È da condannare questa ambizione di perfezione? Non si può neppure tentare di avvicinarsi a quel mondo ideale?

Sinceramente, per me non lo è. È quasi un nostro dovere tentare di rendere la macchina che è il mondo il più efficiente possibile.

Però, finché la realtà rimane questa, finché gli ingranaggi di questo enorme e vivo congegno saranno i medesimi e si muoveranno uguali al giorno prima e al giorno prima ancora, non cambieremo nulla.

Possiamo solo sognare, creare castelli in aria e tenerli lì, in mezzo alle nuvole nel cielo, impalpabili per noi a terra, piccoli come formiche rispetto ad essi.

Sono infatti piccola davanti al mio desiderio, che sulla carta non appare così impossibile o complesso. Ma tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare.

Il mondo che vorrei è pieno di rispetto. Pieno di gente che tiene in conto nel suo piccolo, ogni giorno, di tutto quello che esiste.

Il rispetto si declina in tantissimi modi.

Il primo è sicuramente il rispetto verso se stessi; come puoi dedicarti agli altri se per primo non ti tratti bene? Se non ti ami e ti impedisci di comportarti vilmente? Questa è la base per poter vivere sereni e poi potersi dedicare mente e cuore a tutto ciò che ci circonda.

Poi viene il rispetto per chi si conosce, per chi si ama. Se non li rispetti, tra l’altro, puoi davvero dire di amare o tenere a qualcuno? Puoi considerarti amico o fidanzato di una persona se non dai importanza alle sue idee e ai suoi sogni? No, eppure così spesso questo rispetto non esiste.

Successivamente si può trovare il rispetto per chi non si conosce. Solo perché non sai il suo nome, la sua storia, i suoi dolori e le sue gioie hai il diritto di arrecargli volutamente dolore? O la spettanza di ignorare ciò che non riguarda te e i tuoi cari? Nessuno ha questo diritto e nessuno lo può avere.

Dopo c’è il rispetto per il diverso, che può essere incluso in quello precedente, ma desidero parlarne distintamente.

La libertà di uno finisce quando inizia quella dell’altro. Se l’altro non ti danneggia, non limita realmente la tua libertà con il suo modo di fare, perché non portare rispetto per la sua peculiarità? Il mondo è bello perché è vario, no?

Sì, è bello nelle sue mille sfumature. E per questo bisognerebbe portare rispetto alla natura. La stiamo danneggiando e così danneggiamo noi stessi. Anche solo per egoismo, solo per il desiderio personale di vivere, dovremmo portarle rispetto.

Nonostante tutto questo, riconosco che è un sogno gigante rispetto la misera me, un desiderio che coinvolge tutto il mondo.

Io sono solo una goccia in mezzo a quasi altri otto miliardi di altre gocce, come posso sperare di poter imporre un mio desiderio sugli altri?

Sicuramente non posso proclamare di voler rispetto, se non inizio io per prima. Chi predica bene e razzola male è un ipocrita, non ci sono mezzi termini per definirlo.

Per questo tento di portare rispetto per tutto quello che ho citato sopra.

Sottolineo il verbo tentare perché è un percorso complicato.

È come un lungo cammino, che forse non ha una meta ben precisa, perché esiste una idea di rispetto, ma non esiste un traguardo che esprima in modo eclatante «Hai finalmente raggiunto il rispetto!»

Però io voglio provarci. Sicuramente sbagliando nel processo, comportandomi irrispettosamente anche se desidero fare il contrario, però non smetterò di tentare.

Il mondo che vorrei è pieno di rispetto.

E per cominciare a riempirlo, devo essere io a muovere i primi passi verso quel sogno.


Armonia

 

EMANUELE POLLEDRI

(vincitore del premio della critica sezione poesia)


Il mondo che vorrei

è come fatto dagli Dei

Maghi, draghi ed elefanti

sulle rive dei fiumi danzanti

 Fate leggiadre e bianche colombe

volan nel ciel ove la notte non incombe

 Nel verde bosco la musica si spande

danzan gli gnomi con le loro bevande

 Uomini e animali in

un'armonia senza eguali

 Niente crimini, virus e guerra

la gente libera di vivere ogni parte della terra!


Guardando l’oltre attraverso lo specchio retrovisore

 

SOFIA TRENTINI

(vincitrice del premio della critica sezione racconti brevi)

Credi che ci sia solo un universo? Il nostro?

Ho visto un video, tempo fa, dove si vede lo spostamento dalla terra all’eventuale universo parallelo. È assurdo pensare che siamo soli. È assurdo pensare di essere così piccoli, eppure così grandi per noi stessi. Abbiamo un mondo intero dentro di noi, e così tutte le persone che incontriamo. È assurdo. 

Sonder…

Sonder è la consapevolezza che tutti intorno a te, anche gli estranei, stanno vivendo una vita tanto complessa quanto la tua. A volte stai così male e ti senti l'unico. Ma dopo tutte le tue difficoltà inizi a capire che tutti sono così unici e non sei da solo ad affrontare la vita. Le vite di tutti sono così indescrivibilmente diverse e non c'è modo che tu possa mai capire veramente una persona. Per riassumere, ti stai rendendo conto che non sei l'unico a vivere con un tale caos e complessità. Tutte le vite delle persone sono uniche, caotiche e complesse, proprio come la tua. Quindi siamo troppo grandi per noi stessi per pensare al di fuori della nostra piccolezza. Il nostro tempo qui sulla Terra è solo una frazione dell'esistenza. Come un battito di ciglia, eppure ci sentiamo così al centro di tutto, così indispensabili. Il nostro sole impiega 200 milioni di anni per girare per la Via Lattea ... la nostra esistenza è un batter d'occhio. Dovremmo essere più riconoscenti per la nostra vita. Siamo esistiti durante un giro di 200 milioni di anni della Via Lattea.  Non possiamo puntare alla perfezione, speriamo sempre di essere quello nella vita, ma non sappiamo nemmeno noi che cosa sia… la perfezione.

Una cosa a cui penso spesso è il senso della vita e della parola “vita” stessa.

L’immagine che viene portata alla nostra mente, quando si parla di vita, è fare più soldi possibili e morire.

Quindi dovrei passare i miei giorni sulla terra con il pensiero che la mia vita consiste in lavorare per morire, in una società che se ne frega di tutto? Poche persone si chiedono veramente cosa ci facciamo su questo pianeta, quasi tutti hanno accettato la monotonia del tempo, quasi tutti non hanno uno scopo, quasi nessuno che si impegna a trovare il significato profondo del perché siamo qua.

Questo menefreghismo può spesso portare a disinteresse nella stessa vita in quanto esperienza, con conseguenze drammatiche per tutti.

Se lo scopo della vita dovesse essere questo, accettare senza domande, non ci sto. Non sono fatta di superficialità. So che c’è molto di più.

Se, quindi, non sappiamo cosa significa vivere in termini filosofici, non abbiamo uno scopo.

Io sto cercando di trovare il senso della vita nello scopo stesso, sono ormai arrivata alla conclusione che il senso della vita è darne uno personale, è trovare il significato della parola, darle un senso.

Sappiamo di vivere veramente quando il nostro personale significato di tale azione si può rappresentare in quel determinato momento.

Mi sento di vivere in una simulazione continua, cerco di dare forza alle persone che mi stanno intorno consumando completamente la mia, tanto che ormai per me stessa l’ho persa completamente, e la cerco ormai nelle cose più piccole, con risultati che non arrivano neanche con il tempo.

È che ormai mi sento di vivere in una bolla, in un cerchio senza fine, perché non so nemmeno cosa mi aspetta domani, la vita non sembra più reale.

Sotto quel punto di vista. Come faccio a vivere una vita che non mi sembra vera, in cui non ho più sicurezze, dove ogni giorno l’unico pensiero che ho è sperare che il tempo scorra in fretta, ma sembra invece che ci sia un blocco nel ripetersi di tutto.

Mi sembra di non essere più viva, o peggio ancora, di non vivere come dovrei, di non sentire più quello che sento, perché ormai mi sento distaccata da tutto, i nostri giorni si ripetono finché non moriremo, è triste, perdo il conto di quello che faccio, di chi sono davvero.

Non ho nemmeno le forze di pensare che la situazione cambierà, e ho paura che andrà avanti così e non riuscirò più ad essere felice, niente sembra più lo stesso.

E la cosa triste è che stanno cadendo tutti, se questo significa che abbiamo perso la motivazione, e chi non sta cadendo non lo vuole ancora ammettere, tutti si svegliano e vanno a dormire, tutti noi ragazzi siamo costretti a farlo.

La cosa che mi spaventa più di tutte è che sono emotivamente svuotata, è come se fosse solo un loop infinito che va avanti e indietro e non c'è niente che io possa fare perché ho smesso di preoccuparmi di tutto, non so nemmeno che giorno o mese sia né che ora sia perché semplicemente non dormo più, non mangio più, non sono nemmeno più interessata a sentirmi di nuovo felice.

La vita non sembra più esistere nella mia testa, quasi come se tutto quello che faccio lo faccio solo per andare avanti.

Mi sembra di vivere una simulazione continua…

martedì 13 aprile 2021

Una playlist al giorno e togli il malumore di torno

Cari lettori, eccoci ritrovati nella nostra prima playlist!

Come vi avevamo già accennato in precedenza, in questa rubrica alterneremo articoli a playlist consigliate e altri format che arriveranno prossimamente.

Oggi vi propongo delle canzoni che potete tranquillamente trovare su Spotify o qualsiasi altra piattaforma abbiate a disposizione. Il tema di questa playlist?

L’ESTATE!

A chi non manca l’estate? Si fa sempre più vicina e ci solletica con i pochi giorni di sole che ci ha donato solo pochi giorni fa ma, per prepararci al meglio, vi consiglio di indossare le cuffiette e di iniziare ad ascoltare queste canzoni.

Nome playlist by Mariarosaria Cipolletta: l’estate che vorrei.

Canzoni:

1.    Levitating (Dua Lipa ft. DaBaby).

2.    Fly away (Tones and I).

3.    The Nights (Avicii).

4.    I Just Wanna Dance (Rat City, Isak Heim).

5.    Classic (MKTO).

6.    Hypnotized (Purple Disco Machine, Sophie and the Giants).

7.    Rain on Me (Lady Gaga, Ariana Grande).

8.    Finesse (Bruno Mars ft. Cardi B).

9.    Dynamite (Taio Cruz).

10.  Hangover (Taio Cruz, Flo Rida).

11.  Timber (Pitbull ft. Ke$ha).

12.  Locked out of Heaven (Bruno Mars).

13.  24K Magic (Bruno Mars)

14.  Troublemaker (Olly Murs ft. Flo Rida).

15.  Watermelon Sugar (Harry Styles).

16.  Head & Heart (Joel Corry ft. MNEK).

17.  That’s What I Like (Bruno Mars).

18.  Liar (Camila Cabello).

19.  My House (Flo Rida).

20.  Don’t stop me now (Queen).

21.  Summer Days (Martin Garrix, Macklemore, Fall Out Boy).

22.  Best Day Of My Life (American Authors).

23.  Counting Stars (OneRepublic).

24.  Starships (Nicki Minaj).

25.  Good Feeling (Flo Rida).

26.  Can’t Hold Us (Macklemore & Ryan Lewis, Ray Dalton).

27.  Summer (Calvin Harris).

28.  Only Girl (In The World) (Rihanna).

29.  Feel This Moment (Pitbull, Christina Aguilera).

30.  Fireball (Pitbull, John Ryan)

31.  More Than You Know (Axwell / \ Ingrosso).

32.  Thunder (Imagine Dragons).

33.  Without you (Avicii ft. Sandro Cavazza).

34.  Jackie Chan (Tiesto, Dzeko, Preme, Post Malone).

35.  I Lived (OneRepublic).

36.  Sugar (Maroon 5).

37.  Drive By (Train).

38.  Body (Loud Luxury, Brando).

39.  I Want You To Know (Zedd ft.Selena Gomez).

40.  Blurred Lines (Robin Thicke, T.I., Pharrell Williams).

Arrivati a questo punto direi proprio che ci siamo riscaldati abbastanza ma si sa, la musica non ha confini e più ti fa ballare più ti sembra di stare in un mondo in cui l’unica cosa che conta è andare a tempo con la musica.

Spero che le proposte vi piacciano, qui sotto vi lascio il link di Spotify con cui vi sarà più comodo trovare la playlist.

A presto!

https://open.spotify.com/playlist/0nSesFt6wwUrWP9Afjs2bd?si=0CB0H3k-SfeTe5IreR7wXA


Mariarosaria Cipolletta

4ALSU