sabato 4 marzo 2023

"IL CARDELLINO" di Donna Tartt

 “Quando ero ancora ad Amsterdam, 
per la prima volta dopo anni sognai mia madre”


Theo Decker aveva solo dodici anni quando perse la madre in un attentato; quel giorno doveva recarsi assieme a lei a scuola per un colloquio con il preside riguardo il suo andamento scolastico alquanto precario. Nonostante l’udienza fosse imminente non potevano non visitare, anche solo per pochi minuti, la nuova mostra allestita nel Museum of Modern Art, così si diressero lì per ciò che doveva essere una breve escursione. Madre e figlio si ritrovano davanti ad un dipinto: "Il cardellino". La rappresentazione olio su tela di un fragile uccellino con una catena legata alla zampetta, che osserva inerme lo spettatore.

“Secondo me questo è il dipinto più straordinario della mostra. Fabritius ci rivela qualcosa che lui per primo ha scoperto, qualcosa che nessun altro pittore ha saputo cogliere: la gente muore e questo è un dato di fatto, ma il modo in cui perdiamo le cose è insensato e terribile.”

Proprio in quel museo avrà luogo un’esplosione che porterà Theo a perdere la madre; prima che fossero arrivati i soccorsi il ragazzo andò incontro a momenti di disperazione con il fumo nei polmoni e un ammasso informe di detriti e sangue intorno. Si accorse però che non era solo, steso accanto a lui, ansimante, vi era un uomo anziano che stava cercando di dirgli qualcosa. “Non puoi lasciarlo qui. Portalo via!” - gli strinse la mano e volse il suo sguardo verso l’oggetto in questione, il dipinto di Fabricius, il preferito di sua madre. Senza essere in grado di ragionare seguì quell’ordine e uscì dall’edificio per salvarsi. La vita di Theo da quel momento non fu più la stessa, dall’esperienza familiare fallimentare con il padre a Las Vegas alla sua inaspettata passione per l’antiquariato, iniziò a crescere e incanalarsi in una serie di vie tortuose che lo portarono a perdersi tra l’oscurità della vita. 

L'assenza dell’unica figura di riferimento che aveva lo rese instabile facendolo diventare un giovane uomo insoddisfatto e privo di scopo. L’unico suo interesse era alimentato da un oggetto avvolto da innumerevoli strati di carta e scotch e confinato in un deposito, nonostante tutti quegli anni non aveva mai restituito "Il cardellino" al museo, da una parte per il timore delle conseguenze per tale furto e dall’altra a causa del legame affettivo che aveva sviluppato per esso. 

Donna Tartt scrive una storia di perdita, confusione e sregolatezza, dove i personaggi sono in equilibrio precario a causa  del dolore che la vita ha inflitto loro. Alcuni si rifugiano nei soldi facili, altri nelle sostanze stupefacenti, annebbiando la mente e sperando di poter dimenticare.
 
Il cardellino è un libro con una trama lunga e lineare, nonostante io abbia impiegato numerosi giorni per la lettura del romanzo le sue descrizioni mi sono rimaste impresse nella memoria; la narrazione risulta scorrevole e le vicende quotidiane in cui il protagonista è coinvolto sono rese accattivanti, difatti sebbene venga raccontata una storia straziante il dolce fluire delle parole diventa quasi uno strumento di consolazione. 

L’aspetto che mi ha conquistato in modo particolare è stata la forte presa di coscienza del protagonista causata dal possedimento del quadro, il quale si rivela essere la sua ultima speranza; in quell’immagine rivede infatti tutta la sua vita, soprattutto il punto in cui ha iniziato il suo declino inesorabile ed è tale visione che lo porta finalmente ad accettare la vita che aveva vissuto e stava vivendo e tentare di risollevarsi.

Consiglio questo libro a coloro che non si fanno intimidire dal numero di pagine di un romanzo e per chi è pronto ad avventurarsi per le strade affollate di New York, città dove le vicende prendono piede per la maggior parte della narrazione, ricca di opportunità e di innovazione ma anche di musei e oggetti d'antiquariato e, saranno questi ultimi a creare un legame indissolubile tra romanzo e lettore.

ARIANNA ZILIANI - 2^A LS

0 commenti:

Posta un commento