“Quando ero ancora ad Amsterdam,
per la prima volta dopo anni sognai mia madre”
“Secondo me questo è il dipinto più straordinario della mostra. Fabritius ci rivela qualcosa che lui per primo ha scoperto, qualcosa che nessun altro pittore ha saputo cogliere: la gente muore e questo è un dato di fatto, ma il modo in cui perdiamo le cose è insensato e terribile.”
Proprio in quel museo avrà luogo un’esplosione che porterà Theo a perdere la madre; prima che fossero arrivati i soccorsi il ragazzo andò incontro a momenti di disperazione con il fumo nei polmoni e un ammasso informe di detriti e sangue intorno. Si accorse però che non era solo, steso accanto a lui, ansimante, vi era un uomo anziano che stava cercando di dirgli qualcosa. “Non puoi lasciarlo qui. Portalo via!” - gli strinse la mano e volse il suo sguardo verso l’oggetto in questione, il dipinto di Fabricius, il preferito di sua madre. Senza essere in grado di ragionare seguì quell’ordine e uscì dall’edificio per salvarsi. La vita di Theo da quel momento non fu più la stessa, dall’esperienza familiare fallimentare con il padre a Las Vegas alla sua inaspettata passione per l’antiquariato, iniziò a crescere e incanalarsi in una serie di vie tortuose che lo portarono a perdersi tra l’oscurità della vita.
L'assenza dell’unica figura di riferimento che aveva lo rese instabile facendolo diventare un giovane uomo insoddisfatto e privo di scopo. L’unico suo interesse era alimentato da un oggetto avvolto da innumerevoli strati di carta e scotch e confinato in un deposito, nonostante tutti quegli anni non aveva mai restituito "Il cardellino" al museo, da una parte per il timore delle conseguenze per tale furto e dall’altra a causa del legame affettivo che aveva sviluppato per esso.
Donna Tartt scrive una storia di perdita, confusione e sregolatezza, dove i personaggi sono in equilibrio precario a causa del dolore che la vita ha inflitto loro. Alcuni si rifugiano nei soldi facili, altri nelle sostanze stupefacenti, annebbiando la mente e sperando di poter dimenticare.
Il cardellino è un libro con una trama lunga e lineare, nonostante io abbia impiegato numerosi giorni per la lettura del romanzo le sue descrizioni mi sono rimaste impresse nella memoria; la narrazione risulta scorrevole e le vicende quotidiane in cui il protagonista è coinvolto sono rese accattivanti, difatti sebbene venga raccontata una storia straziante il dolce fluire delle parole diventa quasi uno strumento di consolazione.
L’aspetto che mi ha conquistato in modo particolare è stata la forte presa di coscienza del protagonista causata dal possedimento del quadro, il quale si rivela essere la sua ultima speranza; in quell’immagine rivede infatti tutta la sua vita, soprattutto il punto in cui ha iniziato il suo declino inesorabile ed è tale visione che lo porta finalmente ad accettare la vita che aveva vissuto e stava vivendo e tentare di risollevarsi.
Consiglio questo libro a coloro che non si fanno intimidire dal numero di pagine di un romanzo e per chi è pronto ad avventurarsi per le strade affollate di New York, città dove le vicende prendono piede per la maggior parte della narrazione, ricca di opportunità e di innovazione ma anche di musei e oggetti d'antiquariato e, saranno questi ultimi a creare un legame indissolubile tra romanzo e lettore.
ARIANNA ZILIANI - 2^A LS
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