ARIANNA ZILIANI 3LS
Tutti in linea con l'Istituto Superiore di Fiorenzuola D'Arda
Sabato 09 marzo 39 studenti del Mattei, Liceo scientifico, ITE, ITT, hanno sostenuto l’esame CORDA di Matematica presso il dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Parma. I nostri ragazzi si sono ritrovati con loro coetanei provenienti dagli istituti secondari di secondo grado di tutta la provincia di Parma e dalle province di Reggio Emilia, Cremona, Mantova, Massa Carrara e Piacenza.
La prova, della durata di due ore, viene preparata dai docenti di Analisi Matematica del dipartimento di ingegneria e verte sui contenuti fondanti la matematica dei primi quattro anni della scuola superiore. Le prove scritte vengono corrette dai docenti dell’università, ogni studente riceverà una lettera che descrive l’esito della propria prova. Una precoce comunicazione, da parte di un interlocutore esterno e qualificato quale l’Università di Parma, della presenza (o assenza) di carenze fondamentali può essere quindi utilizzata dallo studente o per un riorientamento delle proprie scelte, o per una riconferma, o come stimolo per sanare la propria situazione su argomenti mirati. Chi supera con un punteggio elevato la prova finale del progetto CORDA ha diritto a un bonus di uno o due punti all’atto del superamento di un esame di materia matematica in un Corso di Studi dell’Università di Parma. Inoltre i dieci studenti col punteggio più alto hanno diritto al premio di studio.
Il progetto CORDA, nasce nel 2001 come iniziativa di orientamento per gli studenti degli ultimi due anni di Scuola Superiore. Le scuole aderenti erogano un corso apposito, di concerto con l’Università di Parma, e gli studenti frequentanti che lo desiderano accedono all’ esame finale di orientamento, con benefici e premi in caso di superamento. Nella nostra scuola quest’anno hanno aderito al progetto CORDA 52 studenti delle classi quarte e quinte degli indirizzi Liceo Scienze Umane, Liceo Scientifico, ITE, ITT. Sono stati pertanto attivati due corsi pomeridiani della durata ciascuno di 42 ore tenuti dai docenti di matematica: Andrea Santi
e Paola Varani.
Attendiamo fiduciosi gli esiti dei nostri ragazzi!
@la redazione
Da anni, anche prima che esistesse la Pcto, l'Istituto e Mattei e il comprensivo di Fiorenzuola hanno creato una sinergia di intenti didattici importanti.
I nostri ragazzi fanno stage da alla primaria o all'infanzia, ma è molto più che uno stage, è un'esperienza di vita.
Quest'anno alcune delle Ragazze della 4blsu sono andate al Rodari e hanno portato un gioco creato da loro.
Hanno giocato con i bimbi che si sono divertiti molto.
Un grazie speciale alla Maestra Fortunata che ha girato questo bellissimo video a memoria dell'esperienza vissuta.
@laredazione
Giovedì 25 gennaio numerose classi dell'Istituto Mattei si sono recate al Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda per vedere lo spettacolo “il Diario di Anna Frank”.
Quest’ultimo ha trattato del biennio (1942-1944) in cui Anne ,con la sua famiglia, si è rifugiata per evitare la cattura nazista.
Il 5 luglio 1942 la sorella di Anne, Margot, riceve una chiamata per lavorare in Germania; i genitori non si fidano ed il giorno successivo tutta la famiglia si nasconde nel retro dell’edificio nel quale lavora il padre Otto Frank.
In questi due anni vengono accolte altre quattro persone nel rifugio, ovvero Peter, August ed Hermann Van Pels ed il dentista Fritz Pfeffer.
Anne, ragazza molto vivace, matura ma contemporaneamente consapevole di sbagliare spesso, stringe buoni rapporti con tutti e soprattutto con Peter.
All’inizio Anne lo definisce permaloso e pigro ma,con il tempo, egli diventa più attivo e, nell’aprile 1944, arrivano due baci.
Il primo viene dato sulla guancia, sui capelli e sull’orecchio ed il secondo sulle labbra.
Pochi mesi dopo, il 4 agosto 1944, la famiglia Frank, Van Pels ed il dentista Pfeffer, vengono arrestati e deportati.
Io da questo spettacolo ho compreso quanto ,nei momenti di paura e difficoltà, sia importante avere contatti con qualcuno.
Sentirsi compresi e felici con gli altri può permettere a tutti di espiare ogni turbamento in una situazione difficile.
I Frank infatti, essendosi nascosti per sfuggire alla cattura, hanno perso contatti con chiunque eccezion fatta per la famiglia Van Pels e per il dentista Pfeffer.
Proprio grazie a queste persone essi sono riusciti a trascorrere degli attimi felici in un momento difficile.
Inoltre, vedendo Anna parlare delle proprie pagine di diario, ho anche capito quanto scrivere sia utile a far trascorrere il tempo e soprattutto ad aprire il cuore.
Anne lo riporta proprio in una delle sue citazioni, ovvero: “Per una come me, scrivere un diario fa un curioso effetto. Non soltanto perché non ho mai scritto, ma perché mi sembra che più tardi né io né altri potremo trovare interessanti gli sfoghi di una scolaretta di tredici anni. Però, a dire il vero, non è di questo che si tratta; a me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente.”
Ella nel suo diario, considerato una delle più importanti testimonianze storiche della seconda guerra mondiale, parla anche dello svolgimento della guerra, dell’obbligo di rimanere in silenzio e di non uscire , della paura della cattura e soprattutto dei suoi sogni e della speranza.
Per concludere voglio trascrivere alcune frasi celebri del diario, ovvero: “Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”, “Non ci è permesso di avere opinioni. Le persone possono dirti di tenere la bocca chiusa, ma non possono impedirti di avere un’opinione. Anche se si è ancora molto giovani, non dovrebbero impedirti di dire quello che pensi.
“ È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.”
e “Una cosa però l’ho imparata: per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta. Solo allora puoi giudicarne il carattere.”
Francesco Maccagni 3BLSU
Nella prima parte della gita abbiamo visitato lo CSAC devo dire che è stato piuttosto interessante soprattutto per il modo in cui la guida ci ha spiegato le opere e il loro significato. inoltre mi è piaciuta l’attività finale di gruppo perché abbiamo messo in pratica quello che avevamo ascoltato precedentemente. voto: 8
(Giulia
Dallatana, 1ALSU)
(MELISSA PINAZZI, 1ALSU)
La visita al Museo della
Comunicazione ha suscitato in me grande interesse. Dopo l’eccellente
accoglienza da parte delle guide, le classi sono state condotte in un viaggio
interattivo attraverso la storia della comunicazione. L’occasione è servita,
oltre che per un arricchimento culturale, anche a cementificare i rapporti
sociali fra noi studenti. L’esperienza è caldamente consigliata a tutti i
ragazzi che vorranno usufruirne in futuro.
Tra le mura dell’Abbazia
cistercense di Valserena si trova il Centro Studi Archivio della Comunicazione
(CSAC), un interessante museo che raccoglie varie forme della comunicazione dal
‘900 ad oggi. Rimarrete incantati da più di 12 milioni di pezzi suddivisi in 5
sezioni (Arte, Media, Progetto, Fotografia e Spettacolo)
(ISABELLA ROSSI, 1°BLSU)
Lo CSAC è dedicato alla storia e
all’evoluzione dei mezzi di comunicazione, offrendo ai visitatori un’esperienza
educativa e divertente. All’interno del museo è possibile scoprire la storia
della scrittura, della stampa, del telefono, della radio, della comunicazione.
Ci sono anche esposizioni interattive che permettono ai visitatori di
sperimentare e comprendere meglio i processi della comunicazione. Il museo è un
luogo per apprendere e apprezzare l’importanza dei mezzi di comunicazione nella
nostra società.
(GUMENITA LILIANA, 1°BLSU)
Martedì 23 gennaio siamo andati allo csac, un museo
situato a parma. all’interno di esso sono presenti varie sale, ognuna allestita
in modo diverso. consiglio la visita allo csac perché tramite esso si può fare
un vero e proprio tuffo nel passato riscoprendo anni e oggetti del passato.
inoltre ho ritenuto questa gita molto interessante.
ALESSIA MARENGHI
Caterina Brauer
Il 23 gennaio ci siamo recati a parma al museo dello
csac dentro al quale sono situate varie stanze che contengono ognuna una storia
del passato. il personale è stato molto accogliente e gentile. E'’ riuscito a
coinvolgerci molto facendoci anche provare alcune attività riguardanti il
settore.
Consiglio questa visita perché attraverso questa puoi
riscoprire tante cose del passato interessanti che sono state un po’ trascurate
e che non tutti conoscono.
ELISA DEVOTI
Ho apprezzato molto l’approccio interattivo del museo, che mi ha permesso di comprendere meglio il mondo della comunicazione. Le varie sezioni del museo, dedicate ai diversi tipi di comunicazione come la scrittura, la stampa, la radio e la televisione, sono ben strutturate e organizzate. Ho trovato particolarmente affascinante la possibilità di vedere da vivo alcuni strumenti e dispositivi utilizzati per la comunicazione nel corso della storia, come per esempio i bozzetti, la radio e le varie opere rivisitate della Venere di Botticelli. In conclusione, la gita allo CSAC è stata un’esperienza ricca di conoscenza e divertimento, che mi ha permesso di approfondire la comprensione della comunicazione e di apprezzarne ancora di più l’importanza e l’impatto sulla nostra società. Lo consiglierei a chiunque sia interessato a conoscere meglio questo campo e a vivere un’esperienza coinvolgente.
Giorgia Ziliani, 1C LSU
Alice Baistrocchi, 1C LSU
Silvia Longo, 1C LSU
Consiglierei la visita all’archivio della facoltà di Comunicazione dell'Università di Parma alle future classi prime, anche se con, magari, qualche modifica nella prima parte, in cui sono date spiegazioni circa le opere principali lì contenute, perché è stato per me un po’ monotono e poco coinvolgente. Comunque, nonostante questo dettaglio, la visita nel complesso è stata molto interessante e il laboratorio svolto è stato davvero stimolante. Per svolgerlo ci hanno dato un foglio di carta con dei codici QR che, una volta scannerizzati con i telefoni, davano il nome di un’opera precedentemente spiegata dalle guide: a quel punto noi dovevamo inserire le informazioni sull’opera come, ad esempio, la data di creazione, il materiale, il significato, l’autore, ecc. Il tutto nel meno tempo possibile, così da vincere la “gara”. Facile, coinvolgente ed istruttivo!
Alessia Pattini, 1 C LSU.
Domanda che è stata posta a tutti e quattro rappresentanti,
Alexandro Aliani (5A LS), Nicolò Gambazza (5B ragioneria), Sofia Sartori (5B
LS) e Agata Pedretti (4A meccanica), è stata la motivazione per cui hanno
deciso di candidarsi alla rappresentanza d’istituto.
Abbiamo ricevuto risposte diverse a partire dallo stimolo di
concretizzare le proposte dichiarate, a differenza degli anni scorsi dove ciò
che era stato proclamato per la maggior parte non è stato attuato:
“Mi sono candidato perché in tutti
questi anni vedevo più o meno i rappresentanti che andavano, vedevo le proposte
che venivano fatte durante le assemblee a inizio anno. E comunque in generale
vedevo che molto spesso queste proposte o erano irrealizzabili o comunque erano
infattibili, con poco senso, poca cognizione; molto spesso prese così per
raccattare dei voti. Per cui pensavo che potesse essere utile alla scuola, e in
primis agli studenti che verranno negli anni prossimi, propormi e fare delle
proposte più utili, più concrete e più realizzabili, anche per migliorare
l’ambiente in generale nella scuola” (Alexandro Aliani).
A questo proposito Aliani dichiara che stanno riuscendo nel
loro intento, infatti, “la maggior parte delle proposte che abbiamo presentato
all’inizio dell’anno le abbiamo compiute o comunque le stiamo compiendo ed
entro poche settimane dovremmo finire”.
Nicolò Gambazza, invece, è il secondo anno che si candida e
che viene eletto per quello che definisce un “ruolo importante all’interno
della scuola in cui riesco ad esprimere la creatività ma anche le
responsabilità che questo ruolo ha, ovvero dare un’immagine di tutti gli
studenti pur non sentendo uno per uno”. Ci ha spiegato poi cosa trae dal suo
ruolo:
“Trovo molti
vantaggi nel fare questo ruolo, soprattutto perché ci insegna a mettere in
pratica quello che alla fine studiamo a scuola ed è comunque un’esperienza che
mi ricorderò anche più avanti e che mi ha insegnato tante cose pratiche anche a
livello del Consiglio d’istituto, dove, oltre alle tematiche generali, si
affrontano anche contabilità, quindi argomenti connessi con la mia scuola”
Riguardo al consiglio d’istituto, inoltre, è stato
interessante chiedere come si trovi e quali siano i compiti dei rappresentanti
d’istituto all’interno dell’organizzazione:
“Per ora
abbiamo fatto complessivamente soltanto un Consiglio. È stato particolarmente
acceso poiché c’era la tematica della scelta tra settimana corta e settimana
lunga. Effettivamente ciò che è emerso non è, però, ancora concreto perché non
hanno ancora preso una decisione. Comunque mi sono trovato bene alla fine”
La questione della settimana corta e di come è stata
affrontata dal consiglio d’istituto, è stata poi posta a Sofia Sartori:
“C’è stata una diatriba particolare
durante l’ultimo Consiglio dal momento che più della metà era favorevole alla
settimana lunga, tra cui noi, mentre alcuni, invece, si sono espressi a favore
della settimana corta. Alla fine, non è stato deciso niente, in quanto non si
riusciva ad arrivare a una decisione comune. Probabilmente se ne discuterà
anche durante il prossimo Consiglio d’Istituto”
ed è stata poi approfondita da Alexandro Aliani, il quale ci
ha spiegato perché tutti e quattro i rappresentanti sono contro a questa
proposta e le loro ragioni:
“Noi in generale, tutti e quattro in
modo unanime, siamo favorevoli alla settimana lunga rispetto alla settimana
corta per vari motivi. In generale pensiamo che all’inizio, a primo impatto,
una persona, presa un po’ dall’euforia di non andare a scuola il sabato, possa
essere più interessata alla settimana corta, però bisogna tenere in
considerazione i vari aspetti:
Innanzitutto, settimana lunga vuol dire che ci sono dei
pomeriggi a scuola che comunque sono ore in più. Il livello di attenzione,
dunque, si abbassa e la gente è più stanca. Però uno può dire - va bene
facciamo le ore lunghe, non è un problema -. C’è però un altro aspetto: il
trasporto. Questo perché noi siamo comunque una scuola, non di città, ma di
provincia. Abbiamo varie persone che vengono da molto lontano, anche da
Vernasca per esempio, per cui, nel momento in cui la scuola chiude e finisce
alle 16.00, una persona che abita a Vernasca arriva a casa alle 17.00/17.15.
C’è anche l’aspetto del pranzo
perché siamo una scuola che non ha a disposizione una mensa, ma abbiamo un bar
che è in grado di ospitare al massimo una o due classi. In questa scuola siamo
54 classi, mettiamo caso di dividerci nei cinque giorni, sono comunque troppi
studenti da ospitare”
Tornando alle motivazioni per cui i ragazzi hanno deciso di
candidarsi, Sofia Sartori ci ha riferito che si è candidata perché “sono arrivata in quinta senza aver
mai fatto diciamo qualcosa di concreto per questa scuola e quindi volevo
quest’anno provare a mettermi in gioco anche in un diverso ambito, perché ho
sempre ho visto la scuola come ragazza, studentessa, seduta a un banco che
impara le cose e poi si applica, però mai come un qualcosa di più importante e
non ho mai visto la scuola da un altro punto di vista, che secondo me è
importante. Quindi ho deciso di mettermi in gioco e provare questo nuovo ruolo.
Per ora mi sta piacendo, stiamo riuscendo anche a mettere in pratica quello che
abbiamo proposto”.
Infine, ad Agata Pedretti, candidatasi per rappresentare
tutto l’istituto e in particolare il suo indirizzo, ovvero l’itis, abbiamo
chiesto cosa pensa che le lascerà questa esperienza, essenzialmente dunque una
crescita personale.
Vittoria Aiolfi, Paola Bravo, Prabhjot Kaur Chaggar 4B LS
Ciao a tutti*, oggi parliamo dell'autismo, raccontando cos'è, alcuni sintomi e che effetti ha sulla quotidianità delle persone.
L'autismo, più correttamente disturbo dello spettro autistico (DSA), è una condizione neurologica complessa che influisce sullo sviluppo sociale e comunicativo di un individuo.
La diagnosi avviene spesso attraverso osservazioni comportamentali e valutazioni cliniche specializzate.
Le persone autistiche possono manifestare una vasta gamma di sintomi, dall'ipersensibilità sensoriale, difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale, alla difficoltà nella comprensione delle dinamiche sociali.
La routine quotidiana di una persona con autismo può essere fortemente influenzata da una serie di fattori, tra cui la gravità dei sintomi e le preferenze personali.
L'idea diffusa che l'autismo sia un ostacolo insormontabile e che condizioni negativamente le persone è uno stereotipo, infatti le persone autistiche possono condurre una vita serena e produttiva.
Mohamed Abidi - 3 BLSU
Fiorenzuola, Cinema Capitol – In occasione della Giornata della Memoria, diverse classi del Polo Mattei hanno assistito alla proiezione del film “One life” di James Hawes.
Gli studenti hanno, in questo modo,
avuto l’occasione di conoscere la figura di Nicholas Winton, un agente di
cambio britannico, che diede il via all’operazione kindertransport. Attraverso
questa iniziativa poco conosciuta, svoltasi tra il 1938 e il 1939, 669 bambini
vennero portati dalla Cecoslovacchia all’Inghilterra, salvandosi così
dall’imminente guerra e dalla deportazione nazista.
La narrazione si alterna tra due
piani temporali: inizialmente vediamo un Nicholas Winton anziano che vive con
il ricordo della sua impresa, testimoniata da una valigetta contenente un
quaderno con le schede dei bambini da trasferire, e un grande dubbio: divulgare
ciò che ha compiuto anni prima o rimanere un eroe silenzioso? Si passa dunque
alle analessi di ciò che è accaduto negli anni ’30, in cui emergono i motivi di
quel grande atto di coraggio da parte dell’uomo e dei tanti altri volontari che
hanno voluto dare un futuro ai bambini ebrei cecoslovacchi.
Il film intervalla attimi forti e
di grande potenza emotiva, grazie alle scene relative al passato, e momenti
invece più lenti, riguardanti gli anni recenti, che, a tratti, tendono a far
perdere allo spettatore il filo conduttore della proiezione. Ad ogni modo –
anche attraverso queste ultime, soprattutto alla fine quando Winton incontra
alcuni dei superstiti da lui condotti in Inghilterra – emerge il messaggio che
il regista vuole trasmettere, ossia il coraggio civile di chi, con generosità
disinteressata, non ci ha pensato un attimo di più ad aiutare le vittime di
un’imminente guerra ingiusta.
Nella nostra contemporaneità la
pellicola risulta tremendamente attuale giacché il mondo è costantemente
infiammato da conflitti e, nel piccolo di ogni persona, è purtroppo sempre
presente odio superfluo e inopportuno che ci chiude in noi stessi e nella nostra
convenienza, rendendoci insensibili nei confronti di chi ci sta accanto e di
chi si trova in difficoltà. Ad uno sguardo accurato e sensibile, “One life” può
pertanto infondere uno stimolo a riflettere sulla possibilità che ognuno ha di
operare per il progresso e la serenità della società, ricordando che qualsiasi
azione svolta nel piccolo di ogni individuo può portare a una grande impresa
come quella di Nicholas Winton. Risulta così un ottimo veicolo per riflettere
su ciò che è stato in modo differente, non con le visioni tradizionali,
piuttosto approfondendo una figura meno conosciuta ma altrettanto rilevante. Lo
scopo deve essere quello di non dimenticare poiché «se comprendere è
impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare,
le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre»
(citazione tratta da “Se questo è un uomo”, Primo Levi).
Vittoria Aiolfi, Paola Bravo, Prabhjot Kaur Chaggar 4B
LS
Mettere sulla scena uno spettacolo di un’ora e mezza tratto
da un libro di quasi 300 pagine è un’impresa altamente difficile, soprattutto
se quel libro è la celeberrima e intricata opera di Oscar Wilde. Tuttavia, la
compagnia “Palketto Stage” di Busto Arsizio, con un regista e attori
madrelingua abilissimi, è riuscita a incantare il pubblico con una nuova immaginativa
dell’opera gotica in chiave moderna, pur
rimanendo comunque sempre fedele al testo originale.
Il palco si è animato con un'affascinante esplorazione della
vanità, della moralità e delle conseguenze dei desideri incontrollati. Il
palcoscenico è diventata una tela, sulla quale il ritratto di Dorian è
invecchiato e decaduto, rispecchiando il deterioramento morale del personaggio.
Mentre quest’ultimo era alle prese con il fascino dell'eterna giovinezza e con
la ricerca del piacere senza conseguenze, il pubblico è stato trascinato in una
narrazione affascinante che confondeva il confine tra bellezza e corruzione. Lo
spettacolo ha poi approfondito i temi universali e attuali dell'edonismo, della
dualità della natura umana e delle conseguenze inquietanti di una vita vissuta
senza restrizioni morali, lasciando al pubblico un'esperienza teatrale
stimolante e visivamente sbalorditiva. Questo ha sicuramente contribuito
all’interessamento del pubblico durante tutto lo spettacolo, anche grazie al
coinvolgimento diretto che c’è stato in alcuni momenti della rappresentazione.
Conclusa l’esibizione, c’è stato poi un momento di dialogo
con gli attori dove era possibile porre loro domande sulla rappresentazione o
sugli interpreti stessi. Alcune delle domande più interessanti sono state per
esempio il nome della compagnia per cui gli attori lavorano, la loro
nazionalità (tedesca l’attrice che interpretava Sybil Vane, olandese l’attore
che recitava la parte di Lord Henry Wotton e spagnolo il giovane Dorian Gray, inglese
invece l’attore che interpretava Basil Hallward); come è nata la loro passione
per il teatro o, relativamente allo spettacolo in sé, con quale criterio sono
state scelte le parti del libro da eliminare.
È stata sicuramente un’esperienza interessante anche per
migliorare la propria conoscenza della lingua inglese, rapportandosi con
un’opera completamente in lingua.
Vittoria Aiolfi,
Paola Bravo, Prabhjot Kaur Chaggar 4B LS
In “Ferrari”, il nuovo film di Michael Mann uscito nelle sale cinematografiche il 14 dicembre 2023, viene rappresentata la figura del celebre imprenditore Enzo Ferrari in un anno chiave per lui: il 1957. Lo troviamo turbato sia dal punto di vista lavorativo sia nella vita personale. Per quanto riguarda l’azienda automobilistica fondata anni prima con la moglie Laura, Ferrari deve fronteggiare la crisi di bilancio, emersa dopo che l'ex pilota ha deciso di dedicarsi prevalentemente alle corse sportive. Nella sfera privata, invece, l’uomo cerca di conciliare un doppio dualismo: il primo costituito dalla moglie, integerrima e dedita al lavoro, consapevole degli adulteri del marito, e dall'amante Lina di cui è innamorato. Il secondo, tra il lutto per la morte prematura del figlio Dino e un altro figlio illegittimo avuto da Lina Landi.
Ovviamente anche le corse automobilistiche occupano un’importanza centrale in Enzo Ferrari, il quale spinge al limite i suoi piloti, rincorrendo le vittorie, che portano incassi e quindi il risanamento economico della Ferrari. Durante la visione del film si assiste però anche alle fatali conseguenze di ciò: diversi incidenti che portano alla morte di affermati automobilisti e che mettono alla prova l’imprenditore anche davanti alla stampa e alle autorità. In particolare, emblematico è l’incidente alla Mille Miglia di quell’anno, noto come tragedia di Guidizzolo, che causa la morte di decine di civili, accorsi lungo la strada al passaggio delle automobili, oltre che del pilota Alfonso de Portago. Questa penso che sia l’unica scena che pecca, perché troppo cruda, in mezzo ad altre condotte da una regia molto buona e d’effetto.
Adam Driver riesce a impersonare bene le inquietudini di Enzo Ferrari, rappresentato in questo film non solo come il simbolo che è diventato in Italia e all’estero, grazie all’azienda che ha fondato, ma soprattutto come l’uomo, imperfetto e tormentato nonostante la sua popolarità e i suoi successi.
Paola Bravo 4B LS
Dimensione fiabesca,leggerezza,buoni sentimenti:sono questi i principali ingredienti del film “Wonka”.
Ma, chi è costui? Uno stravagante re del cioccolato con il volto pulito e l’anima candida, rese perfettamente dall’attore Timothée Chalamet.
Wonka arriva in città, con la sua valigetta contenente squisiti cioccolatini magici: possono far volare, danzare, cambiare umore...
Ricco di sogni e analfabeta, mite di cuore e sprovveduto vorrebbe vendere le sue prelibatezze a tutti e fare fortuna, confidente che basti bontà, sua e del prodotto che offre.
E così si caccerà nei guai, tra le tresche di padroni di locande senza scrupoli e abili e malvagi venditori di cioccolato che, con la complicità del capo della polizia e di un sacerdote corrotto “cioccolatizzato”, faranno di tutto per eliminarlo.
Tuttavia, grazie a un gruppo di persone truffate e oppresse (come lui), ma oneste e a qualche folletto speciale, Wonka riuscirà a far trionfare il bene.
In tal modo, uno dei proverbi ripetuto spesso dalla combriccola: “Gli avidi vincono sempre sui bisognosi”, non risulterà veritiero e il finale si proporrà come lieto.
E il cioccolato?
Il cioccolato più buono del mondo continuerà ad essere distribuito principalmente ai bambini, ma non solo e grazie ad esso potremo tutti sognare!
@La redazione
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