Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

martedì 30 aprile 2019

Lasciamoci influenzare da Aya Mohammed


Welcome or Welcome back ragazzi e ragazze, oggi vi ho portato un articolo un po' diverso, perché si tratta di un'intervista.

Ho avuto il piacere e l'onore di intervistare una influencer che seguo molto. Sto parlando di Aya Mohammed, nota su instagram e sul suo blog come @milanpyramid.

Ho voluto intervistare Aya perché l’ammiro molto, è una di quelle poche persone che utilizza i social come mezzi di comunicazione dove condivide, giornalmente, momenti della sua vita, opinioni personali, video di make up, piccoli approfondimenti sull'Islam e spesso risponde alle domande che le vengono fatte riguardo la sua religione.
Nel caso la voleste seguire sul suo blog (e ve lo consiglio vivamente) la trovate come milanpyramid.com e su IG come @milanpyramid.

Mi sono dimenticata di dirvi che ha anche un canale YouTube: MILAN PYRAMID.

Ma bando alle ciance e ciancio alle bande ecco a voi l'intervista:

D.   Al giorno d’oggi si può dire di aver riscontrato un etnocentrismo[1] all’interno delle diverse culture? Se sì, secondo te, come si potrebbe eliminare questo atteggiamento?

R.  L’etnocentrismo è sempre esistito, in tutte le culture. Al tempo del colonialismo europeo nei paesi africani o asiatici, gli europei ritenevano tutte le altre civiltà barbariche e primitive, nonostante queste vivessero in un proprio sistema di ordine. Quest’ultimo però non era “conforme” a quello europeo e quindi considerato incivile. Come esseri umani il nostro unico metro di misura si basa su ciò che conosciamo, lo sconosciuto viene misurato in base a ciò che conosciamo. Tutte le culture hanno un atteggiamento etnocentrico: in Russia una persona che sorride senza un evidente motivo viene vista come poco seria o stupida, mentre in altre culture è un forma di accoglienza e cortesia. La situazione in cui viviamo oggi io non la definirei etnocentrica semmai come una forte xenofobia nata dal disagio economico e alimentata dalla corruzione.
Ad esempio a Udine, il regolamento comunale mette al bando i bambolotti con la pelle scura dall'asilo nido.[2]
E’ interessante ciò̀ che è accaduto perché contrasta esattamente con ciò̀ che volevano realizzare: ridurre la possibilità di emarginazione, mettendo a disposizione più̀ diversità̀, ma hanno totalmente negato questa azione positiva. Tuttavia, penso che il cambiamento debba anche partire un poco più in alto... dai genitori stessi, dalle maestre e i professori. Perché se i bambini crescono con una certa logica è perché̀ gli è stata insegnata!

D.                Hai sperimentato in prima persona che cosa significa essere una ragazza mussulmana​ in un paese prettamente cristiano, secondo te come potrebbe essere vista una ragazza italiana in un paese prettamente islamico?

R. Sono nata in Egitto ma all’età di 3 mesi sono tornata in Italia con i miei genitori che vivevano qui da molti anni. Sono cresciuta come una qualsiasi ragazza italiana, ma con una famiglia piena e ricca di una cultura africana, araba, e musulmana. All’età di 18 anni ho preso autonomamente la decisione di indossare il velo islamico (HIJAB).
Nel paese dei miei genitori, l’Egitto, che è per la maggior parte musulmano, vive una percentuale del 10% (in media) di cittadini cristiani. In Egitto ci sono molti luoghi dove nella stessa via hai una moschea e una chiesa, hanno sempre vissuto pacificamente assieme. Tuttavia gli eventi degli ultimi anni con la primavera araba hanno scatenato attacchi e odio da entrambe le parti. Ugualmente la situazione era in Palestina prima del ‘48, dove abitavano musulmani, cristiani ed ebrei insieme. Le tensioni si creano nascono quando un certo ceto della popolazione teme per la propria incolumità e sopravvivenza e incolpa un altro gruppo di questa situazione. La quale si potrebbe complicare: prendiamo come esempio un paese come l’Arabia Saudita che è una monarchia dittatoriale. Del resto durante il corso della storia le persone hanno compiuto delle atrocità in nome della religione, ricordiamoci le crociate cristiane.

D.  Quali valori della tua religione vorresti approfondire ed esporre alla società di oggi?

R. Esistono tantissimi stereotipi e concezioni errate divulgate ogni giorno dai mass media e rinforzati da un sistema politico economico non favorevole, che io vorrei veramente rompere e riscrivere con la verità̀. La mia religione è basata sulla pace, e contiene un’umanità immensa. Il corano stesso nasconde delle meraviglie di poesia e arte che solo chi ne è appassionato può cogliere. Allo stesso tempo contiene anche un’ampia sapienza scientifica, perché per noi religione e scienza non si separano. Dette leggi sono come una costituzione, perché ognuno conosca i propri diritti, ma conosca anche il proprio dovere nel rispettare quegli degli altri.

D.  Cos’è per te la religione?

R.  Non penso di aver mai conosciuto una persona che non credesse in qualcosa. Ho conosciuto persone che non credevano nell’esistenza di Dio ma nell’universo, o persone che non erano Cristiane ma sentivano che ci fosse Dio, o semplicemente persone che credono nelle gemme e negli oroscopi. Io penso che tutti noi abbiamo una certa spiritualità, anche se non la etichettiamo con un nome. Questa è la nostra speranza. Perché la religione è speranza.

D.  Vorresti dire qualcosa ai nostri lettori?

R. Create ponti! Basta veramente poco. Se hai un pregiudizio verso una persona, trova il coraggio di andare a parlarci e scopri se quel pregiudizio è fondato sul vero. Magari dopo aver preso insieme un caffè o un gelato si può scoprire di essere molto più̀ simili di quanto si pensi.

Ultima cosa: un consiglio alle persone che non riescono a dire apertamente di essere religiose a causa dei pregiudizi che questa sottospecie di “coming out” può portare: è una questione di crescita personale e identificazione, è un viaggio alla scoperta di se stessi. Ad un certo punto durante questo viaggio troveranno la forza e la fierezza di mostrare chi siete.

Di Suha Marmash, 2ALSU 

[1] l’Etnocentrismo è tendenza a  giudicare le altre culture ed interpretare in base ai criteri della propria, proiettando su di esse il proprio concetto di evoluzione, di progresso, di sviluppo e di benessere, basandosi su una visione critica unilaterale

mercoledì 24 aprile 2019

"Acqua e inchiostro". Giovani redattori per l'uso consapevole delle risorse.

Giovedì 28 marzo la nostra redazione ha preso parte al 26° Convegno Interregionale della Stampa Studentesca.
Si tratta di un evento in cui diverse redazioni scolastiche di alcune località italiane hanno occasione di confrontarsi e parlare di argomenti di attualità, come l'inquinamento dell'acqua trattato a Carmagnola, sede del convegno di quest'anno.  Arrivati i nostri giornalisti hanno effettuato la registrazione per poi assistere al discorso d'apertura tenuto dalle autorità locali, seguito dall'intervista a Salvatore Giannella giornalista del settimanale "Oggi".                           

Gianella, attraverso le risposte delle domande poste dai presentatori dell’evento (ragazzi dell’Istituto ospitante), ha raccontato ai ragazzi la sua esperienza di giornalista dando, inoltre, consigli per chi domani vorrà intraprendere questa carriera.                                             
Dopo l'intervista è stato il turno dei filmati preparati dalle altre redazioni e dal "Baratto delle idee" dove, i nostri giornalisti, hanno potuto "esaminare la concorrenza".                                     Dopo aver pranzato la nostra redazione si è divisa nelle varie commissioni al termine delle quali, dopo aver ascoltato il resoconto di quanto detto negli altri gruppi, le scolaresche dovevano fare ritorno a Piacenza.

Dopo un viaggio un po' sofferto – il nostro autobus ha avuto un piccolo problema che si è risolto con l’arrivo di un altro pullman in sostituzione di quello guasto, i nostri giornalisti sono giunti a casa sani e salvi.
Ma vediamo ora cosa ne pensando i nostri giornalisti di questa esperienza.

MARIAROSARIA CIPOLLETTA: penso che Carmagnola sia stata l’esperienza più formativa per quanto riguarda la mia carriera giornalistica. All’inizio, ad essere sincera, ero spaesata: scrivo da quasi un anno ma ho ancora tanto da imparare e anche se, a volte, penso di non farcela devo rimboccarmi le maniche e iniziare a ideare, scrivere e poi pubblicare. Per Carmagnola mi è stata assegnata la commissione 8, “Essere scuola, non esserci solo dentro!”, e abbiamo affrontato temi di attualità: i pro e i contro dei social e il loro ruolo nella vita quotidiana, la partecipazione attiva dei giovani a manifestazioni di protesta, la giovane attivista ambientale Greta Thunberg e lo sciopero ambientale, la violenza nelle scuole e tra i coetanei, le manifestazioni di Libera contro le mafie e, infine, della comunità LGBTQ+.
Mi ha colpito il modo in cui, all’interno della mia commissione, sono state esposte le opinioni basate su questi temi di attualità, lasciandomi completamente sbalordita. Nonostante fossimo ragazzi di scuole e città diverse, lo scambio di idee mi ha aperto gli occhi sulla realtà che mi circonda e mi ha fatto riflettere su quanti problemi ci siano nel mondo al giorno d’oggi. Penso che, per almeno qualche minuto, le persone debbano fermarsi e dire: “è davvero questo il mondo in cui voglio vivere? Pieno di violenza, spreco, discriminazioni e odio?”. Vivendo in un paesino come Fiorenzuola posso fare poco o niente per cambiare le cose, ma sono convinta che non necessariamente servono grandi gesti per risolvere grandi problemi: si inizia piano piano, scavando dentro noi stessi e capire che strada prendere e, una volta trovata, camminare verso quelli che sono i nostri obiettivi per rendere il mondo degno di essere chiamato tale. È difficile? Certo. Ne vale la pena? Assolutamente sì. Perché? Perché fin dall’inizio ci hanno insegnato che studiare la storia serve per non far commettere all’uomo gli stessi errori, ma arrivati a questo punto siamo davvero arrivati a questo livello? L’uomo dovrebbe creare, non distruggere. Dovrebbe amare, non odiare. Dovrebbe pensare, non agire di impulso. Dovrebbe includere le persone, non discriminarle: che c’è di male se sono “diverso”? Sono diverso perché è effettivamente così, o perché loro hanno paura del cambiamento? Negli anni sono cambiate tante, troppe, cose e ci dovremmo semplicemente abituare perché dove non c’è cambiamento, non c’è futuro.

MARTINA CATTANI: Ho partecipato a questo convegno già lo scorso anno e anche quest’anno ho avuto la conferma che questa sia un’esperienza che accresce sia dal punto di vista giornalistico sia da quello personale.
Ho preso parte alla commissione numero 9 dove abbiamo parlato della vita dello studente tra studio, stress e social. Inizialmente quasi nessuno parlava, ma dopo qualche battuta per sciogliere il ghiaccio è iniziato un vero e proprio dibattito animato dalla voce di numerosi studenti. Abbiamo affrontato ogni tipo di argomento: dal metodo di studio all’età giusta per sciegliere la scuola superiore, scoprendo che ci crediamo tanto diversi,  ma alla fine il nostro pensiero per la maggior parte dei casi era lo stesso. Trovo sia questo il bello di questo Convegno: riunire gli studenti che hanno la stessa passione e farli confrontare, cosa che si dovrebbe fare anche nelle scuole, invece che creare “competizioni” fra i vari istituti bisognerebbe unire i propri punti forti per vincere insieme.

SUHA MARMASH: Partecipare al Convegno di Carmagnola è stato interessante. “Interessante” è un aggettivo che può sembrare “comune”, semplice, ma che in realtà racchiude davvero ciò che ho passato quel giorno.
Mi è stata assegnata la commissione numero 10 dove si sarebbe svolta una discussione riguardante la scrittura seria ed ironica.

I ragazzi che dovevano presentare l’argomento avevano dato ad ognuno di noi una scheda, che conteneva le domande a cui avremmo dovuto rispondere e un approfondimento sulla storia dell’ironia, su come utilizzarla ed alcuni “errori” da non fare. Inizialmente eravamo tutti imbarazzati nel rispondere alle domande che ci ponevano, ma dopo qualche scambio di battutine abbiamo iniziato a parlare più tranquillamente.
Si è aperta una discussione pacifica riguardante alcuni giornalisti che utilizzavano l’ironia in modo piccante, per burlarsi di alcuni politici, abbiamo dunque anche parlato del fatto che spesso non ci rendiamo conto che noi giornalisti abbiamo una libertà di espressione abbastanza limitata, perché bisogna sempre tenere conto del fatto che si potrebbe andare contro a molte altre persone. Abbiamo messo a confronto la scrittura seria ed ironica e i loro pro e contro. Insomma, è stato veramente utile, perché ho potuto avere un’idea più concreta dell’ironia, ho appreso che non è semplice utilizzarla e che spesso bisogna porsi dei limiti. Personalmente ho apprezzato il fatto che ci fossero delle commissioni specifiche perché mi è sembrato molto coinvolgente e non mi sono sentita “esclusa”.

2ALSU