«Non lo so se l’idea che i buchi neri finiscano la loro lunga vita trasformandosi in buchi bianchi sia giusta. È il fenomeno che ho studiato in questi ultimi anni. Coinvolge la natura quantistica del tempo e dello spazio, la coesistenza di prospettive diverse, e la ragione della differenza fra passato e futuro. Esplorare questa idea è un’avventura ancora in corso. Ve la racconto come in un bollettino dal fronte. Cosa sono esattamente i buchi neri, che pullulano nell’universo. Cosa sono i buchi bianchi, i loro elusivi fratelli minori. E le domande che mi inseguono da sempre: come facciamo a capire quello che non abbiamo mai visto? Perché vogliamo sempre andare a vedere un po’ più in là...?»
In “Buchi bianchi” il fisico Carlo Rovelli prova a rispondere a queste e ad altre domande percorrendo, insieme al lettore, un viaggio per scoprire uno dei misteri della fisica: cosa si nasconde oltre un buco nero.
Il libro è diviso in tre sezioni: una prima in cui vengono trattati i buchi neri che originano i buchi bianchi, argomento centrale, trattato nella seconda parte fino alla terza sezione, dove si tirano le somme con ulteriori riflessioni dell’autore, in particolare sul tempo. Si assiste per tutta la durata del saggio al racconto di come Rovelli sia arrivato alle sue conclusioni scientifiche sull’argomento, intervallato da riferimenti al viaggio compiuto da Dante nella Divina Commedia e divagazioni tecniche che risultano chiare anche a chi non è esperto di fisica, grazie al linguaggio semplice e scorrevole che coinvolge il lettore in questo percorso nell’universo. Risulta quindi una lettura interessante per tutti: ferrati o no in materia, appassionati o no di astronomia.
Ascoltando casualmente un’intervista all’autore poco prima della sua uscita, ho maturato una grande curiosità nei confronti di questo libro e le mie aspettative sono state rispettate, nonostante avessi il timore che risultasse una lettura complicata per me.
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