E oggi vogliamo parlarvi di un gioco che abbiamo concluso recentemente: “Detroit: Become Human”.
La fantascienza nei videogiochi ha sempre qualcosa di familiare e accomodante. Se non ce l’ha non funziona. Frammenti di Blade Runner, scorci di Alien, prospettive da Battlestar Galactica: il futuro e il modo in cui lo immaginiamo non è più quello di una volta. Si esplora e si rivive all’infinito. Come un eterno reboot.
La fantascienza nei videogiochi ha sempre qualcosa di familiare e accomodante. Se non ce l’ha non funziona. Frammenti di Blade Runner, scorci di Alien, prospettive da Battlestar Galactica: il futuro e il modo in cui lo immaginiamo non è più quello di una volta. Si esplora e si rivive all’infinito. Come un eterno reboot.
Nella psiche di chi (video)gioca, qualcosa di fortissimo deve per forza avere risuonato giocando a Detroit: Become Human, opera di David Cage e pubblicato da Sony Interactive Entertainment per PS4 e da Quantic Dream per PC.
Quella raccontata dal più cinematografico tra i game designer contemporanei è una distopia fantascientifica ambientata nel 2038. Siamo a Detroit, la MoTown, il luogo dove la rivoluzione industriale di Henry Ford, affonda le sue radici.
All’interno della storia sono riproducibili centinaia di finali diversi, dipendenti dalle singole scelte del giocatore che ha nelle mani il destino di ogni personaggio. I colpi di scena sono dietro l’angolo!
Noi abbiamo deciso di giocarlo alla cieca, senza sapere nulla della storia e vi possiamo garantire che ne è valsa assolutamente la pena…provare per credere! Sicuramente è stato aggiunto alla nostra lista dei giochi più belli e soprattutto meglio fatti di sempre.
Senza fare spoiler noi vi consigliamo di viverlo al massimo! Fateci sapere se state dalla parte degli umani o degli androidi 👾
MARGHERITA BONETTI e LORY MITROFAN
5^A LSU/5^A AFMI
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