"Questo è un piccolo passo per l'uomo, ma un
grande balzo per l'umanità" è la frase celeberrima pronunciata dal
primo uomo a lasciare la propria impronta sulla luna, Neil Armstrong. I
racconti sui primi passi cosmici dell’umanità, tuttavia, tralasciano spesso i
percorsi, i salti, le corse fatte da centinaia di donne per
il nostro arrivare a essere “animali spaziali”. Dalla cosmonauta Valentina
Tereshkova alla scienziata informatica Katie Bouman, le donne sono sempre state
figure cruciali
per l’esplorazione e la comprensione dello spazio. Una di queste donne è Katherine Johnson, donna afroamericana che ha
svolto un ruolo fondamentale nel 1962, quando ha contribuito a mandare in
orbita il primo astronauta americano, John Glenn.
Creola Katherine Johnson, nata Coleman,
conosciuta anche come Katherine Goble è stata una matematica, informatica e fisica afroamericana. È nata il 26 agosto 1918 a White Sulphur Springs,
WV. La città in cui è stata cresciuta non offriva scuole per bambini neri dopo
le scuole secondarie di primo grado, motivo per cui la sua famiglia ha dovuto
viaggiare per 193 chilometri soltanto per poterle far frequentare il liceo.
La sua genialità le ha permesso di diplomarsi al liceo a soli 14 anni e, a 18 anni ha iniziato gli studi presso la West Virginia State College dove si è laureata con il massimo dei voti nel 1937. Nel 1952 viene assunta dal Comitato consultivo nazionale per l'aeronautica (NACA), predecessore della NASA, come uno dei computer umani insieme ad altre donne nere come Dorothy Vaughan e Mary Jackson nel West Area Computing Unit, dove un gruppo di donne afroamericane eseguivano manualmente complessi calcoli matematici per gli ingegneri del programma. Le donne, note come West Computers, avevano il compito di analizzare i dati dei test e fornire calcoli matematici essenziali per il successo del primo programma spaziale statunitense.
La sua genialità le ha permesso di diplomarsi al liceo a soli 14 anni e, a 18 anni ha iniziato gli studi presso la West Virginia State College dove si è laureata con il massimo dei voti nel 1937. Nel 1952 viene assunta dal Comitato consultivo nazionale per l'aeronautica (NACA), predecessore della NASA, come uno dei computer umani insieme ad altre donne nere come Dorothy Vaughan e Mary Jackson nel West Area Computing Unit, dove un gruppo di donne afroamericane eseguivano manualmente complessi calcoli matematici per gli ingegneri del programma. Le donne, note come West Computers, avevano il compito di analizzare i dati dei test e fornire calcoli matematici essenziali per il successo del primo programma spaziale statunitense.
Alla NASA Katherine è stata un membro dello Space Task
Group, e nel 1960 è divenuta coautrice del rapporto sui calcoli fondamentali
per mettere in orbita un veicolo spaziale: era la prima volta che una donna
della sua divisione riceveva il merito di autrice di una ricerca aerospaziale. Lei è stata autrice o
coautrice di 26 rapporti di ricerca durante la sua carriera.
Katherine Johnson ha anche svolto un
ruolo importante nel programma Mercury della NASA (1961-1963) su voli
spaziali con equipaggio. Nel 1961 ha calcolato il percorso di Freedom 7, la
navicella spaziale che portava nello spazio il primo astronauta statunitense,
Alan B. Shepard Jr. Nell'era in cui i computer elettronici sono appena stati inventati,
i funzionari hanno chiesto ancora a Johnson di ricontrollare e verificare i
conti a mano, confidando più nel suo genio e nel suo intelletto che negli algoritmi
perfetti progettati appositamente per il lavoro. John Glenn si era rifiutato di
volare senza la sua specifica assicurazione. I suoi calcoli includevano le
equazioni orbitali che avrebbero controllato l'intera traiettoria della capsula
spaziale dal decollo allo schianto. Quindi, nel 1962, su richiesta di John
Glenn, Johnson ha verificato che il computer elettronico avesse pianificato
correttamente il suo volo. Successivamente Glenn ha fatto la storia a bordo di
Friendship 7, diventando il primo astronauta statunitense a orbitare attorno
alla Terra.
Katherine Johnson è stata una delle prime donne di colore a essere una
scienziata della NASA. Ha affrontato la segregazione di genere e razziale.
Katherine ha fatto parte anche parte del team che aveva calcolato dove e quando lanciare il razzo per la missione Apollo 11 del 1969, e che aveva inviato i primi tre uomini sulla Luna. In seguito ha lavorato al programma dello space shuttle. Si è ritirata dalla NASA nel 1986. Katherine è morta in una casa di riposo a Newport News il 24 febbraio 2020, all'età di 101 anni. Nel 2021, è stata inserita nella National Women's Hall of Fame.
Essendo
una donna di colore non le è stato permesso firmare con il suo nome su
documenti di ricerca ufficiali. Nonostante ciò, è diventato chiaro a tutti che
il suo lavoro è tra i migliori. La "Determinazione
dell'angolo azimutale al burnout per il posizionamento di un satellite su una
posizione terrestre selezionata" è il primo documento che accredita il
suo nome anche se non è il primo su cui ha lavorato. Si tratta di trovare
l'angolo a cui dovrebbe puntare il razzo dopo il lancio, quando i suoi motori
sono spenti, in modo che poche orbite dopo si trovi sopra una posizione
selezionata sulla Terra per iniziare il rientro: dato questo fondamentale da
sapere in modo che l'astronauta e il satellite possano essere raccolti in
sicurezza dopo l'atterraggio.
Questa grande donna è morta sola nel 2020
sovrapponendo la nostra vita alla sua. Ha ottenuto molto di più di quanto la
maggior parte di noi possa sognare. Tuttavia, molte persone non sanno di lei o
dei suoi preziosi risultati: questo fatto è indubbiamente correlato al suo
essere una donna di colore. La sua esperienza di giovane donna nera non è stata
riconosciuta. La sua voce e le voci di donne di colore come lei non sono state
ascoltate.
È certo che, se non avesse avuto tutte le opprimenti barriere
da superare, avrebbe potuto ottenere un riconoscimento degno del suo
operato. La maggior parte della storia si concentra sugli uomini bianchi e oscura
completamente la
loro controparte
femminile e di colore: la mediocrità maschile bianca è stata più
accettabile dell'eccellenza femminile nera. È sempre molto importante
sottolineare l’essere nera di Katherine Johnson insieme alla sua femminilità
perché bisogna vedere e saper riconoscere il sessismo e i modi in cui il
pensiero sessista modella l'identità femminile; è anche fondamentale
comprendere i modi in cui il razzismo plasma l'identità femminile.
Infatti
Katherine Johnson, come molte altre donne di colore, non solo ha dovuto
affrontare il sessismo
ma anche il razzismo
in ogni momento ed ambito della sua vita: minori possibilità d’istruzione,
segregazione continua, lavori non accreditati e svalutazione in quanto donna ed
anche come persona di colore.
Perciò, è essenziale riconoscere i risultati di scienziate di colore per rendere completa e autentica la nostra consapevolezza di donne e dei nostri diritti oggi. Inoltre, è importante conoscere i diversi sistemi di oppressione per eliminare barriere morali e pregiudizi sociali, compiendo così un passo collettivo verso la parità dei diritti. Piccoli passi per tutti noi, un enorme balzo per l'umanità nella sua interezza.
Perciò, è essenziale riconoscere i risultati di scienziate di colore per rendere completa e autentica la nostra consapevolezza di donne e dei nostri diritti oggi. Inoltre, è importante conoscere i diversi sistemi di oppressione per eliminare barriere morali e pregiudizi sociali, compiendo così un passo collettivo verso la parità dei diritti. Piccoli passi per tutti noi, un enorme balzo per l'umanità nella sua interezza.
PRABH JOTKAUR CHAGGAR - 3^B LS
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