lunedì 26 dicembre 2022

THE GIRLS’ POWER - Katherine Johnson e il suo diritto di “contare”

 "Questo è un piccolo passo per l'uomo, ma un grande balzo per l'umanità" è la frase celeberrima pronunciata dal primo uomo a lasciare la propria impronta sulla luna, Neil Armstrong. I racconti sui primi passi cosmici dell’umanità, tuttavia, tralasciano spesso i percorsi, i salti, le corse fatte da centinaia di donne per il nostro arrivare a essere “animali spaziali”. Dalla cosmonauta Valentina Tereshkova alla scienziata informatica Katie Bouman, le donne sono sempre state figure cruciali per l’esplorazione e la comprensione dello spazio. Una di queste donne è Katherine Johnson, donna afroamericana che ha svolto un ruolo fondamentale nel 1962, quando ha contribuito a mandare in orbita il primo astronauta americano, John Glenn.
 
Creola Katherine Johnson, nata Coleman, conosciuta anche come Katherine Goble è stata una matematica, informatica e fisica afroamericana. È nata il 26 agosto 1918 a White Sulphur Springs, WV. La città in cui è stata cresciuta non offriva scuole per bambini neri dopo le scuole secondarie di primo grado, motivo per cui la sua famiglia ha dovuto viaggiare per 193 chilometri soltanto per poterle far frequentare il liceo.
La sua genialità le ha permesso di diplomarsi al liceo a soli 14 anni e, a 18 anni ha iniziato gli studi presso la West Virginia State College dove si è laureata con il massimo dei voti nel 1937. Nel 1952 viene assunta dal Comitato consultivo nazionale per l'aeronautica (NACA), predecessore della NASA, come uno dei computer umani insieme ad altre donne nere come Dorothy Vaughan e Mary Jackson nel West Area Computing Unit, dove un gruppo di donne afroamericane eseguivano manualmente complessi calcoli matematici per gli ingegneri del programma. Le donne, note come West Computers, avevano il compito di analizzare i dati dei test e fornire calcoli matematici essenziali per il successo del primo programma spaziale statunitense.

Alla NASA Katherine è stata un membro dello Space Task Group, e nel 1960 è divenuta coautrice del rapporto sui calcoli fondamentali per mettere in orbita un veicolo spaziale: era la prima volta che una donna della sua divisione riceveva il merito di autrice di una ricerca aerospaziale. Lei è stata autrice o coautrice di 26 rapporti di ricerca durante la sua carriera.

Katherine Johnson
ha anche svolto un ruolo importante nel programma Mercury della NASA (1961-1963) su voli spaziali con equipaggio. Nel 1961 ha calcolato il percorso di Freedom 7, la navicella spaziale che portava nello spazio il primo astronauta statunitense, Alan B. Shepard Jr. Nell'era in cui i computer elettronici sono appena stati inventati, i funzionari hanno chiesto ancora a Johnson di ricontrollare e verificare i conti a mano, confidando più nel suo genio e nel suo intelletto che negli algoritmi perfetti progettati appositamente per il lavoro. John Glenn si era rifiutato di volare senza la sua specifica assicurazione. I suoi calcoli includevano le equazioni orbitali che avrebbero controllato l'intera traiettoria della capsula spaziale dal decollo allo schianto. Quindi, nel 1962, su richiesta di John Glenn, Johnson ha verificato che il computer elettronico avesse pianificato correttamente il suo volo. Successivamente Glenn ha fatto la storia a bordo di Friendship 7, diventando il primo astronauta statunitense a orbitare attorno alla Terra.

Katherine ha fatto parte anche parte del team che aveva calcolato dove e quando lanciare il razzo per la missione Apollo 11 del 1969, e che aveva inviato i primi tre uomini sulla Luna. In seguito ha lavorato al programma dello space shuttle. Si è ritirata dalla NASA nel 1986. Katherine è morta in una casa di riposo a Newport News il 24 febbraio 2020, all'età di 101 anni. Nel 2021, è stata inserita nella National Women's Hall of Fame.

Katherine Johnson è stata una delle prime donne di colore a essere una scienziata della NASA. Ha affrontato la segregazione di genere e razziale.
 
Essendo una donna di colore non le è stato permesso firmare con il suo nome su documenti di ricerca ufficiali. Nonostante ciò, è diventato chiaro a tutti che il suo lavoro è tra i migliori. La "Determinazione dell'angolo azimutale al burnout per il posizionamento di un satellite su una posizione terrestre selezionata" è il primo documento che accredita il suo nome anche se non è il primo su cui ha lavorato. Si tratta di trovare l'angolo a cui dovrebbe puntare il razzo dopo il lancio, quando i suoi motori sono spenti, in modo che poche orbite dopo si trovi sopra una posizione selezionata sulla Terra per iniziare il rientro: dato questo fondamentale da sapere in modo che l'astronauta e il satellite possano essere raccolti in sicurezza dopo l'atterraggio.

Questa grande donna è morta sola nel 2020 sovrapponendo la nostra vita alla sua. Ha ottenuto molto di più di quanto la maggior parte di noi possa sognare. Tuttavia, molte persone non sanno di lei o dei suoi preziosi risultati: questo fatto è indubbiamente correlato al suo essere una donna di colore. La sua esperienza di giovane donna nera non è stata riconosciuta. La sua voce e le voci di donne di colore come lei non sono state ascoltate.

È certo che, se non avesse avuto tutte le opprimenti barriere da superare, avrebbe potuto ottenere un riconoscimento degno del suo operato. La maggior parte della storia si concentra sugli uomini bianchi e oscura completamente la loro controparte femminile e di colore: la mediocrità maschile bianca è stata più accettabile dell'eccellenza femminile nera. È sempre molto importante sottolineare l’essere nera di Katherine Johnson insieme alla sua femminilità perché bisogna vedere e saper riconoscere il sessismo e i modi in cui il pensiero sessista modella l'identità femminile; è anche fondamentale comprendere i modi in cui il razzismo plasma l'identità femminile. 

Infatti Katherine Johnson, come molte altre donne di colore, non solo ha dovuto affrontare il sessismo ma anche il razzismo in ogni momento ed ambito della sua vita: minori possibilità d’istruzione, segregazione continua, lavori non accreditati e svalutazione in quanto donna ed anche come persona di colore. 

Perciò, è essenziale riconoscere i risultati di scienziate di colore per rendere completa e autentica la nostra consapevolezza di donne e dei nostri diritti oggi. Inoltre, è importante conoscere i diversi sistemi di oppressione per eliminare barriere morali e pregiudizi sociali, compiendo così un passo collettivo verso la parità dei diritti. Piccoli passi per tutti noi, un enorme balzo per l'umanità nella sua interezza.

PRABH JOTKAUR CHAGGAR - 3^B LS


0 commenti:

Posta un commento