In occasione del 25 Aprile, festa della Liberazione, è importante
ricordare e rendere onore a chiunque abbia preso parte alla Resistenza, anche a costo di sacrificare la propria
vita per liberare l’Italia dall’occupazione
nazifascista. Erano persone comuni che portavano con loro armi importanti: il
coraggio e il desiderio di salvaguardare la propria patria. Tra queste ci sono
anche tante donne partigiane che, al pari degli
uomini, hanno fortemente contribuito alla lotta.
Non vengono altrettanto ricordate e non viene data loro l’importanza che
meritano per ciò che hanno fatto. Tra queste donne c’è Renata
Viganò, autrice del libro a tratti autobiografico “L’Agnese va a morire” in cui racconta la storia
dell’Agnese, una partigiana che ha conosciuto durante la guerra.
Ci troviamo nelle valli di Comacchio durante la Seconda Guerra Mondiale, negli otto mesi precedenti alla liberazione dell’Italia. Agnese è un’anziana lavandaia che vive con il marito Palita, comunista che, pur non potendo svolgere lavori pesanti a causa di una malattia avuta in passato, collabora con i partigiani. Dopo la deportazione e la morte dell’uomo da parte dei tedeschi, l’Agnese decide di seguire le orme del marito e di avvicinarsi agli uomini della resistenza, diventando una staffetta partigiana. Dopo l’ennesimo sopruso da parte di Kurt, un soldato tedesco, la donna lo colpisce in testa con un mitra e, credendo di averlo ucciso, decide di scappare. Inizia così la sua vita clandestina dedita alla lotta partigiana che la occupa fino agli ultimi momenti della sua esistenza.
«Capiva quelle che allora chiamava “cose da uomini”, il partito, l’amore per il partito, e che ci si potesse anche fare ammazzare per sostenere un’idea bella, nascosta, una forza istintiva, per risolvere tutti gli oscuri perché, che cominciano nei bambini e finiscono nei vecchi quando muoiono.»
Essendo stata anche l’autrice stessa una partigiana, questo romanzo è una testimonianza reale e concreta di ciò che è stata la resistenza. Vengono dunque delineate immagini vere di ciò che accaduto, raccontando, giorno dopo giorno, la lotta per la liberazione attraverso la vita quotidiana di questi partigiani fatta di fughe, fucilazioni, tradimenti, paura, vittorie e sconfitte.
L’Agnese fa parte di tutti quei combattenti che non ce l’hanno fatta a vedere il risultato del loro operato, diventando perciò il simbolo del sacrificio, della ribellione e della lotta per un ideale su cui bisogna riflettere affinché la Storia non si ripeta.
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