Adolescenza…
Ora sembra quasi una parola strana, senza valore, fastidiosa.
Perché, ormai, tutto quello a cui pensiamo pronunciando quella parola riguarda
solo ricordi lontani di una vita passata. Ma perché dico questo? Perché, e
sembra quasi scontato dirlo, la vita prima del Covid-19 fa parte di una realtà
che non ci riguarda più.
È cambiato tutto: le nostre abitudini, le nostre uscite, le
nostre amicizie, i nostri rapporti, i nostri sentimenti. E saremo tutti d’accordo
nel dire che ormai siamo tutti stanchi.
Ma potrei star qui a ripetervi sempre le stesse cose e a
darvi dati mostruosi come questi: una nuova indagine condotta su 1000 studenti
tra i 14 e i 18 anni da IPSOS per conto di Save the Children, “I giovani ai
tempi del Coronavirus”, dichiara che il 28% degli
studenti afferma che almeno un loro compagno di classe avrebbe smesso di
frequentare le lezioni. Inoltre, c’è molta preoccupazione anche a livello di
preparazione scolastica: il 35% degli studenti, infatti, si sente più
impreparato rispetto a quando si seguivano le lezioni in presenza.
Potrei
continuare così all’infinito.
Per
esempio, potrei anche dirvi che tra i sentimenti dominanti tra gli studenti vi
sono la stanchezza (31%), l’incertezza (17%) e, ovviamente, la preoccupazione
(17%). Ma ci fanno compagnia anche l’apatia, la tristezza, il disorientamento e
la solitudine. E potrei anche confermavi tutto visto che, fino a prova
contraria, sono anch’io una studentessa.
Ma
non lo farò, perché lo scopo di questo articolo è un altro.
Ieri
mi sono ritrovata a guardare un film che non avevo mai visto prima anche se,
probabilmente, molti di voi lo conosceranno: “Yes Man” con il famosissimo e
carismatico Jim Carrey (trailer: https://youtu.be/qzEbDO5GmRE).
Jim Carrey veste nei panni del protagonista Carl Allen, un
uomo che, dopo la separazione con la moglie, ha una visione sempre più negativa
della sua vita e ignora regolarmente i suoi amici Pete, interpretato da Bradley
Cooper, e Rooney, interpretato da Danny Masterson. Un giorno, un vecchio
collega, Nick Lane (John Michael Higgins), gli suggerisce di andare ad un
seminario sull' autostima, che incoraggia a dire "Sì!” ad ogni cosa. Carl
seguirà questo consiglio alla lettera e si ritroverà a dire “Sì” a qualsiasi
cosa diventano così uno “Yes Man”.
Immaginate: cosa potrà mai succedere ad un uomo che dopo
aver detto di “No” a tutte le novità della sua vita, all’improvviso inizia a
dire di “Si” a tutto?
La sua vita non può che cambiare e, infatti, si ritrova ad
imparare cose che, se avete visto/guarderete il film, gli saranno utili per
risolvere delle situazioni complicate. Inoltre, troverà anche l’amore della sua
vita. Sembra quasi surreale, perché la sua vita cambia per un semplice e banale
“Si”. La cosa più sorprendente è che, ad un certo punto del film, Carl inizia a
dire “Si” non perché è costretto a causa del seminario citato precedentemente,
ma perché ormai non ha più paura di affrontare le novità e di dare, così, una
svolta alla sua vita.
Nonostante ciò, ad un certo punto, si renderà conto del vero
potere del “Sì” e capirà che non esistono solo il bianco o il nero, ma esiste
anche una via di mezzo in cui le decisioni devono essere meditate e ben
studiate con le persone che ci circondano. Insomma, questo film è una vera e
propria metafora del cambiamento che, spesso, ci prende alla sprovvista e ci fa
credere che fare le cose di fretta sia la soluzione migliore.
Quindi, sì, questa situazione non potrà essere delle
migliori e noi studenti, come tutto il mondo, è stanco, stressato e non ne può
più di cambiare colore. Ma quello su cui vorrei puntare io è questo: solo
perché siamo bloccati in questo loop temporale in cui sembra di rivivere sempre
le stesse giornate, paradossalmente, non bisogna avere paura di certi
cambiamenti repentini. Forse, come Carl all’inizio, siamo sempre stati dei “No
Man”, ma ora bisogna imparare a guardarsi intorno, ad alzare gli occhi da quei
libri, da quel computer, da quel problema e dire, per una volta, “Sì!”. Perché non c’è un’età prestabilita per fare
determinate esperienze e cambiare radicalmente la propria vita.
Perché non c’è un’età per diventare uno “Yes Man”.
Una postilla da non dimenticare: stiamo comunque attenti a
quali sì diciamo, alle volte anche un bel sano No ci aiuta a vivere i
cambiamenti.
Mariarosaria Cipolletta
4ALSU
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