domenica 14 febbraio 2021

L’Arte e l’artista

Nel corso dei secoli l’arte è mutata tantissimo, così come la sua concezione.
Il termine arte deriva dal greco “techne”, traducibile in “machine” latino, e dal termine “ars, artis”, parole con cui si intendevano le abilità specifiche correlate a un mestiere concreto.  

Basti pensare che il termine “ars” è la radice di parole come artigianato, artificiale… A indicare qualcosa che va creato perché non presente in natura.
L’arte è comunicazione, rompe tutte le barriere linguistiche, infatti è, forse, una delle forme comunicative più efficaci.

Perché l’uomo primitivo ha usato le pitture rupestri per raccontare una storia o per ricordare un evento o a scopo propiziatorio? O per tutti questi motivi? Di sicuro si tratta di un metodo comunicativo comprensibile a tutti, anche a noi a secoli di distanza.

Infatti quando ci si riferisce all’arte si parla spesso di “universalità”, nonostante questa sia riflessione di un contesto storico-culturale è anche riflesso interno dell’artista, dei suoi sentimenti.

L’uomo in quanto appartenente alla specie umana prova determinati sentimenti ed emozioni che possono più o meno essere comprensibili ad altri. L’empatia e la compassione fanno parte del nostro patrimonio genetico, ecco perché ci sentiamo turbati dall’Urlo di Eduard Munch o dall’arte metafisica, mentre rimaniamo incantati dalla Gioconda di Leonardo da Vinci o dalla Ragazza con l’orecchino di perla di Johannes Vermeer.
L’uomo ha una propria individualità, un castello interiore che può esprimere attraverso l’arte là dove le parole non riescono ad arrivare.

Ci sono alcune emozioni, esperienze, condizioni che non possono essere espresse parlando, né si potrebbero intendere in tal modo. Sono comprensibili solo nel momento in cui vengono raffigurate.

Per secoli l’artista non si è distinto dall’artigiano.

Questa separazione ha avuto inizio solo a partire dal Medioevo quando iniziò ad essere diffuso nella popolazione il dubbio di inserire l’artista/artigiano nelle arti meccaniche o nelle liberali. Inoltre in questo periodo compare anche nelle opere la firma dell’artista.

La distinzione tra le due figure diventò più profonda attorno al XV secolo, quando venne coniato il termine tedesco “kunst” che comprendeva il significato di arte collegata alle materie intellettuali.

Infatti a partire da quel momento l’artista iniziò a essere lentamente considerato un intellettuale.

Diversi storici hanno tentato di definire il ruolo dell’artista.
Secondo Vico e successivamente anche secondo Garroni l’arte è alla nascita della società. Essa si pone quasi come tappa fondamentale della formazione di una popolazione.

Secondo Burckhardt Jacob, storico svizzero, invece, l’arte è il risultato di capacità interne, poiché egli -l’artista- riesce a prendere qualcosa che è dentro di sé e tirarlo fuori trasformandolo in qualcosa di concreto, visibile a tutti, seppur non da tutti comprensibile.

Successivamente, secondo D. Formaggio, l’arte è tutto ciò che le persone vogliono nominare come tale, ne deriva che chiunque dica di esercitare l’arte possa definirsi artista. Tuttavia altri due studiosi, B. Frey e W. Pommerehne, ci sono dei parametri per riconoscere un artista:

-la persona deve essere definita artista dal pubblico;

-la persona deve essere definita artista dagli esperti;

-la persona deve considerarsi artista -il tempo che si dedica all’esercizio dell’arte;

-il reddito che si riceve per tale lavoro;

-un attestato/laurea da enti o scuole come l’Accademia di Belle Arti;

-qualità dell’opera (sempre che sia possibile definirne la qualità).

Secondo altri l’artista è colui che non potrebbe vivere senza arte.

Quindi da questi esempi si può notare come a partire dal Medioevo l’artista e l’artigiano abbiano iniziato a direzionarsi su binari diversi, ciò non significa opposti.

L’artista si evolvette verso la figura di intellettuale, allontanandosi da semplice operatore.

Nel saggio Operazione e metaoperazione. L’arte come risvolto riflessivo della tecnica di Emilio Garroni, l’autore pone una necessaria distinzione da fare quando osserviamo un’azione.

Bisogna distinguere quella visibile da quella invisibile della componente metaoperativa. Per comprendere questo concetto l’autore parla della realizzazione degli oggetti. C’è lo scopo immediato che consiste nella costruzione dell’opera e quello seguente, non immediato che potrebbe o meno realizzarsi. È in questa divisione di scopi che la meta-operatività trova spazio: costruire un oggetto per scopi successivi che possano o meno avere riscontri nella realtà.

Garroni dice che l’uomo ha iniziato a distinguersi dagli animali proprio nel momento in cui ha attuato la meta-operatività. Questa si trova nel passaggio di concepire la felce da strumento utile a materiale per realizzare altri oggetti.

L’arte ha una componente prettamente metaoperativa, ovvero il suo scopo secondario (quello che non consiste nel completamento dell’opera stessa) è tutt’altro che immediato; è successivo eppure non comprensibile a tutti, fondamentalmente perchè dell’arte non si fa nulla di concreto, ma l’uomo basa la sua sensibilità su concetti astratti di cui l’arte è ottima mediatrice.

Quando ci poniamo di fronte a un’opera d’arte per analizzarla dobbiamo necessariamente conoscere il contesto storico-culturale e la biografia dell’artista. Infatti è noto che l’arte è da sempre contemporanea: è un

riflesso del contesto nel quale l’artista si forma e dal quale è circondato.

Opere, stili pittorici, ecc. non sarebbero comprensibili se non collocati in

un contesto storico.

Basti pensare all’arte novecentesca, senza ombra di dubbio rivoluzionaria, seppur a un primo sguardo possa apparire insensata, è in realtà il riflesso di una società in cambiamento.

Il Novecento è stato piegato dalle due Guerre Mondiali e dai Dopoguerra, la società ha attuato modelli consumistici, ha avuto luogo la Seconda rivoluzione industriale…

L’arte dello scorso secolo non sarebbe concepibile senza considerare questi aspetti.

Guernica di Pablo Picasso sarebbe incomprensibile fuori dal suo contesto bellico.

Oltre a ciò è necessario considerare anche la vita degli artisti, le loro esperienze, influenze ed emozioni.

A questo punto si possono capire alcune scelte e rappresentazioni quali le feste al Mouline Rouge di Toulouse Lautrec, la cui vita fu caratterizzata per un periodo dalla frequentazione di certi ambienti.

I dipinti di Paul Gauguin sarebbero inspiegabili senza sapere del suo viaggio in Estremo Oriente e gli esempi potrebbero continuare all’infinito. 

In conclusione possiamo affermare che lo sviluppo dell’arte ha rappresentato un importante passaggio nel corso dell’evoluzione umana in cui l’uomo ha iniziato a concepire ciò che lo circondava in modo diverso, sviluppando, così, la metaoperatività descritta da Garroni.
Tuttavia fermarsi a questa visione sarebbe riduttivo, infatti, come detto precedentemente, arte è anche comunicazione di azioni, fatti, ecc. ma soprattutto di emozioni.

In questa espressione di sentimenti l’artista ha avuto talvolta piena libertà, talvolta, invece, è stato vincolato, basti pensare ai rigidi canoni Greci, fortunatamente questi schemi rigidi sono per lo più tipici del passato.

Questo ha permesso che nel corso degli anni si siano susseguiti artisti diversi, stili diversi, materiali diversi, eppure proprio questa diversità ci permette, oggi, di godere di quelle piccole finestre sul passato in grado di proiettarci ad un’arcaica caccia, a un lancio del disco, alla vita a Pompei, alla rivolta del Terzo Stato, a un laghetto ricco di ninfee, a una passeggiata domenicale a fianco della Senna, a un vorticoso cielo stellato…

Se la scienza ci spiega l’impossibilità di viaggiare nel tempo, l’arte offre vie alternative per farlo, senza mai dimenticarsi delle emozioni che vengono suscitate in noi osservando quella piccola scheggia di storia o di pensiero, di sentimento, di sensibilità.

 L’arte deve confortare il disturbato e disturbare il comodo.” - Banksy

 

Arianna Cilente, 3ALS


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