domenica 14 febbraio 2021

Diario filosofico


Quando la prof. di Filosofia ha assegnato come compito quello di scrivere un nostro personale diario filosofico, mi sono chiesto cosa intendesse: un diario per me è quel quaderno con il lucchetto sui cui si scrivono i pensieri intimi, ma la prof. non voleva questo. Voleva che noi alunni vestissimo i panni del filosofo. Allora mi sono detto: okay, non sarò Platone ma ho una testa pensante e lei – sempre la prof. – la prima lezione di filosofia ci aveva spiegato che non esiste nessuno che non faccia filosofia. Un po’ come il primo assioma della scuola di Palo Alto, secondo cui è impossibile non comunicare. Perché la filosofia è pensiero, è analisi, sono le scelte che ognuno di noi opera anche nel quotidiano. Ci disse che facciamo filosofia anche quando decidiamo cosa indossare o quando scegliamo un taglio di capelli. Insomma, non solo i massimi sistemi ma pensieri semplici, con i quali affrontiamo le nostre giornate.

Allora eccomi qui… a scrivere.  

Mi sono interrogato su questo diario e mi sono chiesto, sarà più un diario filosofico o teologico?  Di una cosa sono certo, quello che scriverò sarà stimolo per un dibattito …

È innegabile il mio inserire la religione dappertutto e questo mi fa strano in un mondo in cui certe cose è meglio tenersele per sé. Ma bisogna avere la forza, il coraggio, la schiettezza di poter dire ciò che si vuole. E questo sarebbe un grande obiettivo da raggiungere, se tutti potessero dire la loro come oggi grazie ai social è possibile, sarebbe bello. Ma sarebbe altrettanto bello interrogarsi su cosa voglia dire veramente il poter dire tutto ciò che si vuole.   Noi, diciamo quello che veramente crediamo e pensiamo o solo quello che gli altri si aspettano da noi e vogliono sentirsi dire, tanto per essere politicamente corretti e buonisti. Dopotutto Ratzinger diceva: “Si sa che oggi, per essere ritenuti buoni cattolici, bisogna parlare con convinto entusiasmo di tutte le religioni, tranne che della propria.”  E questo vale anche per gli altri argomenti oltre che alla religione. E oggi purtroppo è proprio così, si cerca - per chi crede - di seguire i precetti che la chiesa insegna da duemila anni (anche se un personaggio si permette di violarli senza pudore, tanto è che si può addirittura pensare che evidentemente lo Spirito Santo, durante l’ultimo Conclave abbia fatto cilecca …), e se si è fortunati di essere in Italia o in Polonia, dove si viene solo derisi, ma se ci si trova in Armenia o in Cina si può anche essere ammazzati. La discriminazione non è solo a senso unico, direi che è a doppio senso e, quando si dice nelle encicliche: “Fratelli Tutti!!” non per atto di razzismo ma per solidarietà e coerenza si mettono le mani avanti. In Tutte le lettere di Paolo si parla di fratelli, ma si riferisce solo ed elusivamente a chi ritiene Cristo figlio di Dio e Re dell’universo. E’ quindi inutile pormi la domanda, ma Dio esiste? Direi che si è intuito quale sia la mia risposta e, partendo dal presupposto che la religione di appartenenza al 90% dipende dal nostro paese di origine e della nostra famiglia, non nasciamo a caso, ognuno ha un suo scopo precedentemente deciso.  Spesso si dice: “Troppo facile spiegare tutto come se fosse volontà di Dio!”. In realtà credo proprio il contrario, è riduttivo dire che tutto avviene per caso. Per caso si sono formati i pianeti? Per caso siamo su questa terra che è di un equilibrio e di una perfezione strabiliante?  Per caso abbiamo un corpo meraviglioso in cui se prendiamo una pastiglia di tachipirina, questa sa esattamente dove andare e curare?  Direi proprio di no, sarebbe troppo facile. Dio è una cosa molto più complessa, e quando crediamo che possiamo affidare tutto a lui, in realtà è il contrario, ci vuole tanto bene che ci lascia liberi, di poter dire e fare ciò che vogliamo, ma ci ha anche mandato un figlio, sacrificandolo per noi, per avviarci delle conseguenze, e per dirci che tutto ha davvero un senso. Quanto gli sarebbe stato comodo togliersi tre chiodi e scendere, invece no, ci invita anche noi a portare la croce sul Calvario, e a soffrire. Perché dopo la sofferenza si sa, si potrà godere del frutto delle proprie azioni, in bene o in male. E attenzione, quando ci si vuole convincere che Dio è lo stesso per tutte le religioni: grandissima eresia!  Se, come dice Gesù non crediamo in lui non crederemo nemmeno al Padre Suo che è nei cieli.  L’ecumenismo va preso a piccole dosi.

Quindi, perché tante guerre, perché tante sofferenze? Persone che muoiono di fame ecc ….  come può Dio permettere questo? Se pensiamo che ha fatto uccidere suo figlio in croce, non credo gli faccia molta più impressione vedere noi che ci ammazziamo a vicenda come moscerini. Lui ci ha provato a farcela capire, sta a noi accogliere la sua parola, dopotutto la fede non è un dono da accogliere e coltivare?  Altro grande fastidio, perché come si sarà capito, tutto è incentrato su cosa non va … sono le persone che pensano di poter farsi la religione su misura, come un semplice vestito. La religione è qualcosa di preimpostato, basato su rivelazioni. Chi siamo noi per permetterci di dire, “ma no, questo non ha senso, questo non lo voglio fare?” Come possiamo permetterci di farlo.

Questa è la mia filosofia: semplicemente seguire precetti scritti 2000 anni fa, che per il mondo di oggi non hanno quasi più senso se non per una cerchia di fanatici. La cosa che ci spinge ad esserlo è semplicemente la speranza, abbiamo bisogno di vedere al di là della maledetta siepe. Spesso la verità è dura da accettare, ma la speranza è l’unica cosa che ci può far star bene, il nostro domani incomincia da oggi e il nostro passato deve esserci da maestro. Non possiamo e non dobbiamo pensare di poter andare nel nulla, il nostro corpo è cenere, ma la nostra anima è destinata secondo le azioni del corpo. Bisognerebbe chiedersi: meglio vivere il più possibile bene su questa terra, magari nel peccato, o è meglio comportarsi per meritarsi il benessere eterno?  La scienza ci può aiutare ad allungare la nostra vita terrena, quanto siamo egoisti del nostro corpo, ma anche la scienza è fatta di umani, quindi sbaglia. Non possiamo affidare la vita solo alla scienza, dobbiamo capirne il vero senso e vivere in questa consapevolezza.

MARCO CERIATI, 3BLSU


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