mercoledì 24 febbraio 2021

Quanto incidono le nostre scelte sul mondo?


Vi siete mai questi come mai la maggior parte dei marchi economici producono vestiti esteticamente bellissimi e simili a quelli dell’Alta moda, a poco prezzo?

Sicuramente quando si va a fare shopping, poche volte ci siamo preoccupati su quanto quel determinato acquisto avrebbe inciso a livello mondiale.

Oggi ci proverò io, spiegandovi che cos’è il fast fashion e perché sarebbe meglio evitarlo.

Prima di tutto quando parliamo di fast fashion intendiamo tutti quei marchi che propongono ad un consumatore capi di abbigliamento belli a prezzi che sono a portata di tutti, che però devono fare i conti con la qualità medio-bassa.

Come tutti sappiamo più si spende più la qualità cresce, ma a chi piace spendere tanto se si può avere la stessa cosa ad un prezzo molto più basso?

Qualche volta però una dose di consapevolezza serve a tutti, e ritengo quindi importante fare delle ricerche per capire chi paga il prezzo delle nostre scelte.

Il fast fashion, come concetto e definizione vera e propria, nasce intorno agli anni ‘70/’80, decennio che vede infatti la creazione di marchi come Zara, H&M ecc. con l’obbiettivo di democratizzazione del lusso, proponendo al consumatore capi ispirati alle collezioni di haute couture, che ovviamente sono fatti con materiali di bassa qualità. Oltre a compromettere l’ecologia ambientale andando ad influire sul riscaldamento globale del 10 %, questo tipo di moda vede, all’interno delle industrie tessili, lo sfruttamento della mancanza di diritti che proteggono gli individui a proprio favore.

Se ci fate caso, quando acquistate un capo da uno di questi brand, nell’etichetta troverete raramente l’Italia come paese in cui è stato fabbricato, infatti spesso e volentieri i paesi in cui vengono prodotti questi capi sono il Marocco, il Bangladesh, l’India ecc..

La politica che sta dietro a questa scelta ovviamente è per tutelare i propri interessi: avere industrie tessili all’interno di paesi che non tutelano i diritti umani fa sì che si paghi i lavoratori e le industrie di produzione decisamente meno, a differenza della produzione di capi in paesi come Italia, Francia, Austria e altri.

Oltre al lato economico in sé, c’è anche il vantaggio che le industrie del fast fashion hanno, ovvero quello di velocizzare i processi di produzione, andando a produrre circa 52 micro-collezioni, a differenza dei grandi marchi che vedono due collezioni: winter e spring-summer.

Ma per farvi capire meglio come le industrie tessili siano disposte a tutto pur di proteggere i propri interessi vi cito l’episodio della tragedia avvenuta a Savar, in Bangladesh, il 24 aprile del 2013, quando migliaia di operai tessili furono evacuati dal Rana Plaza, un edificio di otto piani che ospitava all’interno 5 industrie di produzione di tessuti dei grandi marchi occidentali. Il giorno prima furono segnalate le crepe che si trovavano sui muri e che anticipavano un crollo dell’edificio, ma indovinate un po’: il giorno dopo la segnalazione, a lavoro vennero solo gli operai delle 5 industrie tessili che si trovavano lì. L’edificio infatti crollò, portando dietro alle proprie macerie 1129 morti e 2515 feriti.

Quindi in sostanza: perché bisogna evitare di sostenere il fast fashion?

Prima di tutto perché il nostro pianeta vede come maggior contributore dell’inquinamento l’industria della moda, che si trova infatti al secondo post, dopo il petrolio; basta pensare che per produrre un solo paio di jeans servono tra i 7000 e i 10000 litri d’acqua. In secondo luogo il modello di business che vede migliaia di persone schiave di questo sistema capitalistico - infatti il lavoratore viene pagato decisamente meno rispetto a quanto vengono fatte pagare le cose che producono - e la mancanza di tutela dei diritti umani.

Fidatevi che è meglio spendere un po’ di più per qualcosa che sappiamo che durerà a lungo e che allo stesso tempo è in collisione con la nostra idea di politica corretta che sosteniamo. Alcuni marchi che vi posso consigliare sono: WRÅD, ID.EIGHT e SaltyCo.

Una domanda che potrebbe sorgervi spontanea è: come posso evitare di acquistare da questi brand se alla fine sono quelli più economici?

Prima di tutto informatevi su quali brand e marchi scegliete di sostenere andando a comprare da loro, e poi un’opzione potrebbe essere quella di valutare i vestiti di seconda mano. Non storcete il naso, perché basta sapere da chi andare per comprare vestiti alla moda e allo stesso tempo ecologici.

Ricordatevi che per fare la differenza basta iniziare ad informarsi e valutare le varie opzioni per non sostenere un mondo che abusa dei diritti umani e del nostro pianeta.

Suha Marmash, 4ALSU

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