sabato 12 novembre 2022

House of Dragons


Bentornati cari lettori del Mattei’s Blog! sono tornata qui direttamente da Roccia del drago per raccontarvi la danza dei Draghi, perciò mettetevi comodi, preparate i fazzoletti e… buona lettura!

“Sarò un buon re Lyonel? Cosa diranno i libri di storia di me?”, si interroga, guardando di riflesso sir Lyonel Strong, uno stanco Viserys Targaryen (Paddy Considine, fantasticamente a disagio nei panni del re). 

Si tratta di uno dei momenti che fa da spartiacque nel destino di House of the Dragon, lo spin-off de Il Trono di Spade, che ci racconta una piccola parte della storia di Westeros durante uno dei tanti periodi burrascosi della dinastia Targaryen. La storia è ambientata 180 anni prima della nascita di Daenerys “nata dalla tempesta”, “prima del suo nome” e tutte quelle cose lì che, insomma, abbiamo imparato tipo mantra in dieci anni di militanza televisiva con la serie tratta dalla saga di romanzi di George R. R. Martin.

Nel racconto degli ultimi anni di regno di Viserys Targaryen e della complicata gestione della sua successione, tra le ambizioni del fratello Daemon (Matt Smith) e le macchinazioni del primo cavaliere Otto Hightower (Rhys Ifans), e i desideri sopiti dei “cugini” di casa Velaryon, House of the Dragon decide di far emergere il confronto che sarà al centro della vera e propria danza dei draghi, ovvero quello tra Rhaenyra (che nella sua versione adulta viene interpretata da Emma Darcy) e Alicent Hightower (prima Emily Carey e poi Olivia Cooke).

Anche le scene più truci che coinvolgono maggiormente lo spettatore sono assolutamente ben fatte, ne sono testimonianza i combattimenti con le spade, i tornei a cavallo e ovviamente le scene di volo sui draghi.

Tuttavia ad un certo punto, ed è curioso che sia sempre durante un matrimonio, nella migliore tradizione delle soap opera e anche de Il trono di spade, House of the Dragon sembra scrollarsi di dosso tutto questo per scegliere la sua strada: le scene di guerra vengono meno e si inizia davvero a raccontare una storia interessante e appassionante.

Curiosamente, nel momento in cui fa pace con il passato, House of the Dragon inizia a mettere in scena una versione radicale e marziale del gioco del trono, con una connotazione tragica, fatale e drammatica, che trasforma il Risiko fantasy in un’epopea che ha il sapore di rappresentazione shakespeariana su famiglia, amore e desiderio come dinamiche di potere e questioni ideologiche, e ovviamente draghi di ogni dimensione che sputano fiamme (che comunque hanno sempre il loro perché).

Sono gli sguardi, le voci e i gesti di un cast eccellente a reggere il gioco del trono, e a metterlo in scena in maniera emotivamente efficace, dipingendo ogni personaggio attraverso le sue contraddizioni: il dolore del gentile e al contempo tragico Paddy Considine nei panni di Viserys Targaryen, la fatale e a suo modo saggia austerità di Emma D'Arcy che dà vita a Rhaenyra, l’accondiscendenza spinosa e tormentata dell’Alicent Hightower di Olivia Cooke, o l’affascinante e ondivaga follia di Matt Smith e del suo Daemon… la lista è davvero lunga!

 

Ogni personaggio è una carta a doppia faccia, attraente e respingente, e una volta risolti tutti i problemi di linee temporali e sciolta la didascalica costruzione delle origini del conflitto, ognuno di essi diventa un dispositivo narrativo efficiente in mano a una sceneggiatura che il più delle volte funziona. 

E la notizia migliore è proprio il modo in cui House of the Dragon si dirige verso uno scioglimento degno dello schema classico de Il Trono di Spade.

 

La prima stagione di House of the Dragon è davvero un drago difficile da domare: svolazza sorniona, volteggia in aria e solo alla fine sprigiona tutta la sua potenza. 

Proprio come gli ultimi anni del regno di Viserys Targaryen, esso è fatto di anime contrastanti ed è oppresso da lunghe ombre proiettate e dal passato e dal futuro. 

Nonostante i problemi di ritmo, qualche alto e basso nella messa in scena e una fase iniziale eccessivamente diluita e moraleggiante, la seconda parte della stagione reinventa a suo modo il gioco del trono; infatti ci consegna una tragedia shakespeariana efficace e coinvolgente, soprattutto per merito di un ottimo cast, scelto e diretto in maniera sapiente, che dà corpo a una rosa di personaggi interessanti nelle loro storture e ambiguità. Sono i nuovi attori a caricarsi sulle spalle l’epopea ambientata sulla terra e sulle coste di Westeros e a preparare il terreno, i cieli, e i mari a quella che, a questo punto, potrebbe essere una seconda stagione in cui esprimere tutto il potenziale della danza dei draghi.

 

Il mio voto è 9 su 10

 

Come sempre, spero che la recensione vi abbia incuriosito e vi lascio il trailer:


https://youtu.be/qJ5CbR8kbyo

 

p.s per quanto sia irrealizzabile, vorrei anche io un drago su cui volare libera! :(

 

Alla prossima recensione!

KATIA BINELLI – 5^A LSU

 

 

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