Appena arrivo scambio due parole
veloci con il mio manager, un santo, che mi da alcune informazioni di servizio.
Sta per iniziare, i battiti
accelerano quando sento la voce di Luca che mi sta introducendo. Salgo sul
palco, stupefatta di tutte le luci, le telecamere e le persone sedute che non
vedono l’ora di sentire la mia testimonianza.
Prendo il microfono e inizio a
presentarmi, do, giusto, due informazioni sul mio conto.
Io: ”Essere qui davanti a tutti
voi non mi sembra vero, si sta realizzando il mio sogno e quello della mia
famiglia. Comunque per chi non mi conoscesse sono Margherita Cambuso e ho 22
anni”.
Mentre stavo parlando in
penultima fila noto una bambina che si sta sbracciando per farsi vedere; mi
chiedo come mai una bimba della sua età sia qui ad ascoltarmi. Le faccio cenno
di avvicinarsi al palco.
La bambina, a primo impatto
sembrerebbe avere 9-10 anni, arriva correndo e saltando, mi ricorda me quando
avevo la sua età.
“Come ti chiami?” è la prima cosa
che riesco a chiederle
“Ashley e ho 10 anni”
Il mio intuito modestamente non
sbaglia mai,
“Ashley tu sai la storia dei
Bronzi di Riace?” proprio in questo momento decido di rivoluzionare tutta la
mia conferenza. Prima era noiosa, tecnica, pesante e monotona. L’avrebbe potuta
fare chiunque, questa invece no. La trasformo in una conferenza interattiva,
adatta per bambini così da avvicinarli all’arte, ma anche per adulti che si
intendono di arte.
Ashley: ”So qualche cosa, tutti
sanno dell’esistenza dei bronzi di Riace. Io so che sono stati scoperti da un
sub e che….”
“Ti interrompo un attimo perché partiremo
proprio da questa tua affermazione. Effettivamente sono stati scoperti da un
sub, ma vi siete mai chiesti se questo sub fosse un maschio o una femmina? La
storia della scoperta è risaputa, ma nessuno sa questa piccola parte. Mia nonna
fu una dei primi a trovare i bronzi. Durante una delle sue escursioni si era
accorta di questa zona che veniva circumnavigata dai pesci. Si avvicinò con
molta cautela perché temeva che ci potesse essere un vertice o resti di corpi
umani. Più era vicino e più intravedeva massi di bronzo; non capì subito cosa
fossero. Decise, così, di andare a dirlo
immediatamente a suo cugino e insieme promisero di non dirlo a nessuno fino a
quando non fossero stati certi del valore di quei “massi”. Questa promessa, però,
venne infranta; infatti Albert dopo essersi fatto dire il luogo preciso, in cui
si trovavano, ovvero fra Locri e Puntastilo, decise di andarci da solo.
Osservando si rese conto del loro probabile valore, decidendo, così, di andarne
a parlare con il suo datore di lavoro; insieme decisero di parlarne coi
carabinieri sommozzatori di Messina. Cinque giorni dopo, i due “massi” di
bronzo furono estratti dalle acque. Da questo momento in poi suo cugino usufruì
di una fama inestimabile.
Ashley: ” Ma come mai ha fatto una
cosa del genere?”
“Purtroppo non te lo so dire,
molto probabilmente voleva essere l’unico”
Ashley: ”Come mai all’inizio del
tuo discorso hai detto che tua nonna fu una dei primi sub?”
“Forse fu una dei primi perché gli
archeologi, ritengono che questi due uomini possedevano anche armi, scudi ed
elmi, ma non furono mai trovati. Si può considerare come secondo mistero dei “uomini
di Bronzo”? Assolutamente sì. Alcuni dicono che questi oggetti siano stati
rubati da altri sub; motivo per cui dico che mia nonna non era la prima.
Qualcuno gli aveva già trovati e gli aveva derubati. La seconda ipotesi è che
questi oggetti furono persi in un naufragio, ma, comunque, non possiamo e non
potremo mai sapere qual è la risposta giusta. Un’altra questione molto discussa
è stata il motivo del ritrovamento dei Bronzi nel mare. Una domanda che sorge
spontanea è come siano finiti lì? Forse una nave che stava andando dalla Grecia
a Roma è affondata oppure per evitare un naufragio ha deciso di abbandonare i
bronzi in mare nel tentativo di alleggerire il carico.
Ashley:” Ma io non ho capito. Gli
achiologi, no archeoligi, no archeologi come hanno fatto a dire che c’erano
questi oggetti se non gli hanno mai visti?”
“Gli
archeologi sono molto attenti ai dettagli. Se ne sono accorti dal momento che
le statue avevano le teste lievemente deformate da una “cuffia” o anche
calotta, che si portava sotto agli elmi. Hanno anche dedotto che ci fossero
lance e scudi sia per le impugnature delle armi, sia perché erano degli eroi. “
Un signore con i capelli
piuttosto corti che si trova in prima fila alza la mano; con un mio cenno mi
pone la sua domanda.” Come hanno fatto a capire che questi erano degli eroi?”
“Come ho detto prima gli
archeologi sono molto attenti ai dettagli più o meno grandi. In primis per la
loro corporatura e la loro posizione. Il primo bronzo, chiamato anche bronzo A
o il giovane, rappresenta un guerriero greco. Il secondo, invece, viene
chiamato bronzo B o il vecchio e rappresenta un guerriero troiano. Si può notare
come questi due bronzi non siano gemelli; infatti presentano delle
differenze. Cosa vi colpisce del Bronzo A?” Cerco di farli interagire il più possibile
e cerco di sviluppare in loro un senso di curiosità misto a ricercatezza
critica.
Ashley: ” A me i ricci perfetti;
vorrei averli anch’io così.”
Questa sua battuta mi fa
sorridere, ma, nello stesso tempo mi fa notare di quanta attenzioni presti
nella spiegazione e nell’osservazione.
La ragazza in prima fila
stupefatta:” ha anche ciglia molto definite e i suoi denti si intravedono nelle
labbra dischiuse.”
Un signore in 5 fila: ” Gli occhi
sono rifiniti in ogni dettaglio.”
“Tutto quello che avete detto è corretto.
Un piccolo appunto sui denti che sono fatti d’argento. Per quanto riguarda gli
occhi sono formati da cornee in calcite e iridi, però quest’ultime sono state
perse nel tempo. Il bronzo A pur volendo dare l’idea di movimento assume una
posa naturale, non rigida: il peso è sostenuto alla gamba destra, la sinistra,
invece, si presenta leggermente discostata dall’asse del corpo e il ginocchio è
flesso. Questo determina una lieve rotazione del bacino e il conseguente
abbassamento dell’anca sinistra. Per riuscire a compensare questa asimmetria il
torso compie una lieve curva che a sua volta si ripercuote sulla posizione
delle spalle. La testa è ruotata e piegata lievemente verso destra. La
muscolatura vigorosa, del torace, della schiena e dei fianchi è modellata in
modo anatomicamente perfetto. Sulle braccia e sulle mani le vene sono descritte
in modo accurato ed evidenziano una forte tensione muscolare. Mentre del Bronzo
numero B, cosa vi colpisce o quali differenze trovate?” Questa volta vedo
Ashley molto più perplessa. Una mano alzata mi distoglie dalle mie riflessioni.
Ragazzo che si trova in dodicesima
fila:” La struttura è molto simile al Bronzo A, però si può notare una
differenza nel polso che è lievemente flesso. I capelli non sono così definiti,
anzi appaiono lievemente trascurati all’attaccatura. Un’altra differenza sono i
denti, che in questo bronzo mancano. Per il resto mi sembrano molto simili.”
“Sono molto simili infatti;
eppure sono fatti da due artisti diversi. Altro mistero dei Bronzi di Riace:
chi sono gli autori? Anche a questa domanda non so rispondere. Sono statue affascinanti
sia per la loro bellezza, ma anche per i loro misteri.”
Ashley: ” Io vorrei andarli a
vedere dal vivo”
“Puoi. Oggi si trovano al Museo
Archeologico di Reggio Calabria. Sono anche in ottime condizioni perché sono
stati restaurati più volte.”
Ashley: “Zio allora domani ci
andiamo”
Lo zio mi guarda con aria felice,
ma disperata.
Ricevo tantissimi applausi e vedo
mio nonno commosso; questa giornata non sarebbe potuta andare meglio di così.
Camilla Paraboschi 3BLSU
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