lunedì 20 dicembre 2021
domenica 19 dicembre 2021
I Biscotti di Natale della nonna
Proprio
per questo ho deciso di regalarvi qualcosa per Natale ovvero la ricetta di mia
nonna per fare i biscotti di Natale più buoni in assoluto!
Ecco a voi la ricetta:
● Ingredienti:
500
g di farina
250
g di burro oppure olio di girasole
2
tuorli
125
g di zucchero
Mezza
bustina di lievito
Prepariamo
la pasta frolla, iniziamo con impastare il burro con lo zucchero e dopo averlo
lavorato lo stendiamo su una spiaggia e aggiungiamo la farina, il lievito e i
due tuorli a questo punto impastiamo il tutto fino ad ottenere un composto
liscio ed omogeneo lasciatelo riposare per mezz'ora. Fatto trascorrere il tempo
stendere la pasta frolla e fare le formine che più ci piacciono, io ho scelto
quelle di Natale!
Per
la cottura 10m in forno a 150°C ventilato.
Quando
saranno pronti i nostri biscotti dovranno essere decorati, io ho fatto
sciogliere del cioccolato, ho immerso il biscotto nel cioccolato e l'ho
lasciato raffreddare.
Realizzare questi biscotti è davvero semplice, ma anche se dovesse risultarvi difficile ricordatevi che l’ingrediente più importante è sempre e solo l’amore e l’impegno che ci mettete nel fare tutto ciò che fate.
Inoltre
ho usato questi biscotti per fare dei regali di Natale, secondo voi piaceranno?
Fatemi
sapere che ne pensate di questa ricetta e soprattutto se proverete a farla a
casa!
BUON NATALE CARI LETTORI
Martina signorile
CANTO DI NATALE di Charles Dickens
Canto di Natale, il capolavoro di Charles Dickens, è una favola che racchiude tutto l'incanto del Natale e che, come ogni grande storia, continua a far sognare grandi e piccini, generazione dopo generazione.
Credo che tutti conoscano la
storia del ricco E. Scrooge e delle sua avarizia ma ripassiamo un attimo:
attraverso la visita di tre spettri, il protagonista, rivivrà in una sola notte
tre volte il Natale, lo spirito del passato gli farà rivivere un lontano
Natale, lo spirito del presente gli farà conoscere eventi che non conosceva e
lo spirito del futuro gli mostrerà le conseguenze possibili alle sua decisioni;
Scrooge sarà molto cambiato alla fine del viaggio e riuscirà a trovare il suo
cuore comprendendo il vero significato del Natale ma anche della vita, come la gioia
di amare il prossimo senza riserve e la felicità del donare.
Chiudersi in se stessi e
circondarsi di cose materiali, rende il nostro tempo vano e perso; invece
amare, condividere ed aiutare il prossimo è ciò che ci rende veri e vissuti
veramente.
Canto di Natale è una lettura che non manca di emozionare il lettore, è un romanzo che sa risultare speciale e prezioso ad ogni lettura, sempre attuale e ricco di insegnamenti preziosissimi. Da leggere e rileggere, non mi stanco mai di questo libro, in questi anni hanno realizzato tantissime edizioni nuove e anche moltissimi adattamenti cinematografici, la mia edizione della Marsilio editore non è delle più nuove ma mi piace tantissimo perché oltre ad esserci la traduzione in lingua italiana c'è anche lo scritto in lingua inglese.
“O fredda, fredda, rigida, temibile morte, allestisci qui il tuo altare, e addobbarlo con tutti i terrori di cui disponi: perché questo è il tuo reame! Ma all’amato, riverito e onorato capo non potrai torcere un capello per i tuoi paurosi scopi, o rendere odioso uno solo dei suoi tratti. Non conta che la mano sia pesante e cadrà quando la si lasci; non che il cuore e il pulsare del sangue siano immobili; ma che la mano fosse aperta, generosa e sincera; il cuore saldo, caloroso e tenero; e il pulsare quello di un uomo. Colpisci, ombra, colpisci! E vedrai le sue buone azioni sgorgare dalla ferita, per disseminare il mondo di vita immortale!”
Troppo spesso i nostri pensieri sono rivolti a ciò che vorremmo, senza tuttavia apprezzare quello che già abbiamo. Ma ciò che per noi è cosa insoddisfacente, come tutta quella profusione di ricchezza materiale che agli occhi del protagonista pare non essere mai sufficiente, per altri è un grandissimo tesoro, molto più di quanto potrebbe mai sognare. E non siamo forse egoisti nel non condividere, ma soprattutto, nel non apprezzare ciò che fortunatamente abbiamo?
A volte però basta fermarsi,
fare un passo indietro e osservare, proprio come il Signor Scrooge, per capire
che anche l’uomo più ricco non lo sarà mai realmente se il suo animo è povero.
“Canto di Natale” è un romanzo
di rinascita, dove un vecchio avido ed egoista, illuminato dal suo stesso
passato, presente e futuro, riscopre come dare un vero significato alla propria
esistenza. A quel punto, che paura può fare la morte all’uomo che in vita è
stato buono e generoso?
MARTINA SIGNORILE
venerdì 10 dicembre 2021
Bambina muore strangolata con la corda dell’altalena. Incidente o suicidio?
Grace, questo il suo nome, è rimasta strangolata con la corda di altalena
nel pomeriggio del 2 dicembre a Widnes, in Inghilterra.
Secondo le ricostruzioni la bambina si trovava sola in un parco e durante
una videochiamata con gli amici ha mostrato la corda dell’altalena sulla quale
era seduta, aggiungendo una frase alquanto macabra che ha suscitato numerosi
dubbi su un possibile suicidio.
“Potrei infilarci il collo e impiccarmi”.
Queste sono state le ultime parole della bambina.
Gli amici spaventati dalla terribile scena hanno raccontato tutto ai loro
genitori facendo quindi scattare l’allarme. A trovare il corpo è stata la
stessa madre.
Quando l’ambulanza è arrivata la bambina era in arresto cardiaco e dopo
vari tentativi di rianimazione è stata stabilizzata. Si è spenta la mattina del 7 dicembre.
La madre ha subito respinto i sospetti di un gesto suicida: “Grace era una
bambina felice ed aveva appena ricevuto la pagella con ottimi voti”, ha dichiarato.
Tuttavia l’indagine ha escluso il coinvolgimento di altre persone, dunque l’ipotesi
più attendibile è quella di un incidente causato da un gioco finito in
tragedia.
Giulia Paradisi e Alice Riboni
martedì 7 dicembre 2021
La Sirenetta di Michelangelo Rossato
La storia che ci viene raccontata non è quella che è stata interpretata dalla Disney dove il bene e l'amore, tra due innamorati, trionfa sempre e il male viene sconfitto, ma la storia scritta da Anderson, dopo aver sofferto per amore, è dolorosa e malinconica, con un finale negativo, triste ma realistica perché la vita non è tutta rosa e fiori ma è anche dolore e sofferenza. La storia scritta da Anderson racconta di questa sirena che vive in fondo al mare con suo padre, rimasto vedovo con cinque figlie; all'età di quindici anni, secondo la tradizione, le sirene possono nuotare fino in superficie per guardare il mondo che vi è sopra il mare e così la Sirenetta arrivata in superficie ha modo di osservare una nave comandata da un bellissimo principe di cui si è subito innamorata. La principessa farebbe di tutto per lui persino rinunciare alla sua voce in cambio delle gambe per poter stare con lui sulla terra e, grazie all'aiuto della Strega del Mare, riesce a realizzare il suo desiderio, ma c'è una condizione se il principe la sposerà riceverà la sua voce in caso contrario, la Sirenetta, si trasformerà in schiuma unendosi al mare.
Questa interpretazione di Michelangelo Rossato, pur essendo estremamente fedele alla storia originale, fa emergere l'estremo coraggio e la determinazione della protagonista.
Una
fiaba che fa riflettere su come, pur di raggiungere la felicità, sia necessario
compiere diversi sacrifici che siamo disposti a fare per amore oppure per una
realizzazione personale. E soprattutto, ci racconta di come trovare la serenità
anche in un finale apparentemente triste.
E voi conoscevate la vera storia della Sirenetta?
MARTINA SIGNORILE 4A LSU
LOVEHARD
In Love Hard vediamo
Nina Dobrev alle prese con l’amore e il Natale, gli ingredienti perfetti per
immergersi nella magia del periodo prefestivo.
Natalie è una donna alle
prese con una vita amorosa a dir poco disastrosa: i suoi appuntamenti, dettati
da una app di incontri, finiscono sempre con enormi delusioni, le stesse che
alimentano la sua seguitissima rubrica online.
Le sue (dis)avventure,
raccontate sul suo blog, sono molto apprezzate, tanto da averle garantito un
lavoro presso un’agenzia di stampa. Ma Natalie vorrebbe davvero trovare
l’amore, e lo sta cercando con tutte le sue forze, ma nessun uomo sembra essere
quello perfetto.
Poi, come tutte le belle
cose, succede qualcosa di inaspettato: Natalie trova un ragazzo che sembra
davvero interessante, sia fuori che dentro. Josh, questo il suo nome, vive
dall’altra parte dell’America ed è il ragazzo ideale: bello, gentile, dolce e
acculturato, ama le stesse cose di Natalie e ha il suo stesso senso dell’umorismo.
Natalie decide così di
fare una sorpresa al ragazzo e volare fin da lui per Natale, presentandosi a
casa sua senza dirgli niente.
Come appariva ovvio sin
dall’inizio della relazione, Josh si rivela un’altra persona rispetto a quella
delle foto: l’affascinante ragazzo dell’app di incontri è in realtà Tag Abbott,
mentre il vero Josh ha usato il volto di Tag per avere più successo con le
donne.
Natalie, furiosa, se ne va
in un bar poco distante per passare la serata, e lì scopre che Tag esiste davvero
e abita nella stessa città di Josh. Raggiunta da quest’ultimo, i due decidono
di unire le forze per ottenere ciò che vogliono: Josh aiuterà Natalie a fare
colpo su Tag, suo vecchio compagno di scuola, mentre la ragazza dovrà fingere
di essere la fidanzata di Josh con la famiglia del ragazzo, almeno fino a
Natale.
Josh è infatti il tipico numero
due, un ragazzo anonimo che non ha mai conseguito particolari successi e
poco considerato dalla sua stessa famiglia.
Al contrario di suo
fratello Owen, bello, sposato e pieno di qualità, Josh non ha chissà quali
doti. Natalie è la sua occasione perfetta per essere finalmente apprezzato e
considerato dai suoi genitori.
Le premesse per il
classico film romantico di Natale ci sono tutte, e infatti Love Hard si
comporta come tale. Tra una gag e l’altra si consuma la storia che ci siamo
immaginati fin dai primi minuti del film, resa in questo caso più appetibile e
frizzante dal buon cast da cui è formata la pellicola.
A fianco a situazioni
viste e riviste ci sono momenti più originali, in grado di strappare un sorriso
vero e a volte persino emozionare.
Tra battute più riuscite e
altre di cui proprio non sentivamo il bisogno, il film è decisamente riuscito
nel suo intento: farci passare un paio d’ore in leggerezza, portando un po’
della magia del Natale di cui si sente già l’odore nell’aria.
Così abbiamo spento la TV
col cuore un po’ più leggero e il sorriso più disteso, nonostante non ci
fossimo trovati di fronte a un capolavoro.
Love Hard riesce nell’intento di farci
sorridere senza annoiare, pur rimanendo su binari già percorsi, cliché di
genere e una morale scontata e banale. Ma in tutta onestà, nessuno si aspettava
nulla di diverso.
Gran parte del merito per la riuscita del film va anche al cast: ognuno è
perfetto e credibile nel proprio ruolo.
Menzione d’onore va alla
nonna della famiglia Lin: le sue scene sono senza dubbio le più divertenti del
film, senza mai ricadere nel trash in cui si rischia spesso di finire
con questo tipo di personaggi.
Love Hard è uno di quei film
obbligatori sotto le feste
Il mio voto è 7 su 10
Katia Binelli
Come sempre se la recensione vi ha incuriosito vi lascio il trailer da guardare
https://youtu.be/3boMRfx6cjE
mercoledì 1 dicembre 2021
MALANOVA - pensieri e post della 3C LSU
Malanova vuol dire “colei che porta cattive notizie, disgrazie”. È il nome che le donne e gli uomini di San Marino, frazione di Taurianova, in Calabria, attribuirono, e attribuiscono tuttora, ad Annamaria Scarfò, una giovanissima ragazza calabrese, che dai 13 ai 16 anni, a partire dal 1999, subì reiterate violenze di gruppo da parte di molti uomini del paese. Si sottomise per tre anni, ma quando le imposero di portare con sé anche la sorellina più piccola, si ribellò e denunciò, dando il via al processo e alle intimidazione, che spinsero le istituzioni a metterla in regime di protezione testimoni. La storia di Anna Maria è diventata un libro scritto dalla giornalista di Repubblica, Cristina Zagaria, da cui è tratto lo spettacolo "Malanova", andato in scena al teatro Argot, per la drammaturgia di Flavia Gallo e Ture Magro e interpretato da quest'ultimo.
(https://www.recensito.net/teatro/malanova-teatro-violenza-omert%C3%A0-recensione.html)
Diamo la parola ai ragazzi della 3C liceo delle scienze umane
Questa gabbia di metallo è l’unico oggetto di scena
dove l’attore ha portato sul palco la storia di una ragazzina vittima di stupri
e delle dicerie del piccolo paese in cui vive.
La storia viene raccontata in un gioco di luci e ombre
e prova ad estrapolare una riflessione sul modo in cui ci rapportiamo con
l’altro e i suoi sentimenti.
Lo spettacolo è un punto di partenza per una
riflessione più profonda sui rapporti interpersonali nella società moderna, sul
modo di comportarsi, sulla figura della donna e del suo ruolo nella vita di un
uomo.
Falzone Andrea, 3CLSU
Come possono semplici aste diventare una scena e
formare teatro?
Una disposizione un po’ particolare di pali, posti uno
accanto all’altro, può dar spazio alla fantasia, all’immaginazione e alla
capacità, di ognuno di noi, di creare uno spettacolo sempre diverso ma unito da
un unico filo.
Una sola gabbia è presente sul palco che, grazie al
gioco di luci e alla bravura dell'attore, è riuscita a diventare una
successione di luoghi indispensabili nel racconto della storia permettendoci di
capirla al meglio e di rendere visibile il messaggio di denuncia, di
liberazione e, anche, di comprensione dell’“oscurità”. Una via d’uscita c’è,
come mostra la scena, e dice l’interprete; il compito difficile, però, tocca a
noi: per prima cosa riuscire a trovarla ma soprattutto avere il coraggio di
intraprenderla.
Fortunati Gaia, 3CLSU
Soltanto una gabbia.
Una gabbia di innocenza, di indifferenza, di paura, di
timore, di prepotenza.
Una sola gabbia che racconta la storia di Malanova,
una ragazza troppo piccola a cui toccherà sopportare un peso tanto grande.
Una ragazza coraggiosa che della sua gabbia fece la
sua unica via d’uscita.
Credali Clarissa, 3CLSU
Può una gabbia essere
anche una via di fuga?
“Esiste sempre una
via d’uscita”, così l’attore e autore Ture Magro cerca di spiegare la sua
scenografia. Così Anna, a soli 16 anni, è riuscita ad evadere dalla realtà in
cui credeva di essere imprigionata. Mettere in stand-by la propria vita, per
guardare tutto da un’altra prospettiva e imboccare quella strada di salvezza, per
sé stessi e per gli altri. Ognuno ha la propria gabbia, è compito di ciascuno
di noi individuare il sentiero della libertà.
Piccioni Lisa,
3CLSU
Una semplice gabbia che può rappresentare una storia drammatica, una gabbia che, nonostante sia aperta può intrappolare.
La storia di una ragazza
che con l’inganno si è trovata all’interno di questo incubo,
e ha avuto la forza di
rompere questa gabbia da sola, andando
contro tutti, compresa
la sua famiglia. Questa è la storia
di una bimba di tredici anni, questa è la storia di Annamaria, detta Malanova.
Levardi Greta, 3CLSU
Ancor prima dell'inizio dello spettacolo, un
particolare scenico attira la nostra curiosità: una gabbia a pianta
quadrangolare è presente sul palco iscrivendo uno spazio quasi claustrofobico
che allude al senso di isolamento provato dalla protagonista, vittima non solo
delle ripetute violenze ma anche del cinismo del suo piccolo paesino. Tuttavia,
la gabbia si presenta aperta di fronte al pubblico rappresentando, attraverso
questo particolare, il senso di riscatto provato dalla ragazza che riesce ad
affrontare la sua condizione rendendosi libera.
Frigeri Aleksandar, 3CLSU
Sul palco un’unica gabbia: alta, con una sola apertura
davanti, come un’entrata e lì dentro è come se si celasse l’intera storia, la
gabbia è ogni luogo della storia, dal paesino alla chiesa, dalla rosticceria al
tribunale.
Un unico attore che interpreta tutti i protagonisti
della vicenda.
La storia di Annamaria è toccante, terribile, il
racconto ti trascina nei pensieri più disturbanti e intimi della protagonista.
Una narrazione che ti fa immaginare e riflettere, e che si ferma prima di ciò
che è così crudo, da essere indicibile.
Un racconto che si collega al profondo tema dell’affettività
e dell’amore, insegnandoci a rispettare sempre l’altro e i suoi tempi.
Salierno Elisa, 3CLSU
Una gabbia aperta solo da un lato, una prigione
interiore dalla quale con coraggio è possibile uscire, a volte un
confessionale, a volte il retro di una chiesa, a volte la piazza di un paesino,
il tutto illuminato da una luce che fa riflettere e ci trasmette ogni aspetto
di questa cruda realtà…
Così lo spettacolo Malanova cerca di raccontarci la
triste storia di Annamaria, una bambina come tante con il diritto di vivere
un’adolescenza normale, la quale però ha dovuto fare i conti con la violenza di
questo mondo crudele. Una violenza che si insinua piano piano nella sua vita e
che apparentemente sembra non rivelare la crudeltà di cui è ricolma. Una
violenza che cresce, che distrugge e che devasta l’anima di Annamaria. Una
violenza che tante donne in questo mondo hanno sentito sulla propria pelle. Una
violenza che tante donne giorno dopo giorno sentono alle proprie spalle.
Annamaria con il suo coraggio ha stretto in un abbraccio di speranza molte di queste
donne. Ma il dolore della violenza potrà mai essere guarito da un abbraccio?
Tahoun Jasmine, 3CLSU
La
scenografia unica e semplice di una gabbia permette alla mente di liberarsi
dalle catene dei pregiudizi concedendo all'intera immaginazione di entrare in
scena potendo ricreare i vari personaggi e luoghi della vicenda.
Le luci caratterizzano la psicologia di ogni
individuo facendo intendere fin dall'inizio le loro intenzioni future.
Un'opera introspettiva e terapeutica sul
comportamento disumano della violenza di genere e sulla ricerca di una
giustizia distruttrice di un modo di vivere errato e codardo di alcuni
individui.
Zalaffi
Mattia 3CLSU
La storia viene raccontata in un gioco di luci e ombre
e prova ad estrapolare una riflessione sul modo in cui ci rapportiamo con
l’altro e i suoi sentimenti.
Lo spettacolo è un punto di partenza per una
riflessione più profonda sui rapporti interpersonali nella società moderna, sul
modo di comportarsi, sulla figura della donna e del suo ruolo nella vita di un
uomo.
Falzone Andrea, 3CLSU
Una disposizione un po’ particolare di pali, posti uno accanto all’altro, può dar spazio alla fantasia, all’immaginazione e alla capacità, di ognuno di noi, di creare uno spettacolo sempre diverso ma unito da un unico filo.
Una sola gabbia è presente sul palco che, grazie al
gioco di luci e alla bravura dell'attore, è riuscita a diventare una
successione di luoghi indispensabili nel racconto della storia permettendoci di
capirla al meglio e di rendere visibile il messaggio di denuncia, di
liberazione e, anche, di comprensione dell’“oscurità”. Una via d’uscita c’è,
come mostra la scena, e dice l’interprete; il compito difficile, però, tocca a
noi: per prima cosa riuscire a trovarla ma soprattutto avere il coraggio di
intraprenderla.
Fortunati Gaia, 3CLSU
Soltanto una gabbia.
Una gabbia di innocenza, di indifferenza, di paura, di
timore, di prepotenza.
Una sola gabbia che racconta la storia di Malanova,
una ragazza troppo piccola a cui toccherà sopportare un peso tanto grande.
Una ragazza coraggiosa che della sua gabbia fece la
sua unica via d’uscita.
Credali Clarissa, 3CLSU
Può una gabbia essere anche una via di fuga?
“Esiste sempre una
via d’uscita”, così l’attore e autore Ture Magro cerca di spiegare la sua
scenografia. Così Anna, a soli 16 anni, è riuscita ad evadere dalla realtà in
cui credeva di essere imprigionata. Mettere in stand-by la propria vita, per
guardare tutto da un’altra prospettiva e imboccare quella strada di salvezza, per
sé stessi e per gli altri. Ognuno ha la propria gabbia, è compito di ciascuno
di noi individuare il sentiero della libertà.
Piccioni Lisa, 3CLSU
Una semplice gabbia che può rappresentare una storia drammatica, una gabbia che, nonostante sia aperta può intrappolare.
La storia di una ragazza
che con l’inganno si è trovata all’interno di questo incubo,
e ha avuto la forza di
rompere questa gabbia da sola, andando
contro tutti, compresa
la sua famiglia. Questa è la storia
di una bimba di tredici anni, questa è la storia di Annamaria, detta Malanova.
Levardi Greta, 3CLSU
Ancor prima dell'inizio dello spettacolo, un
particolare scenico attira la nostra curiosità: una gabbia a pianta
quadrangolare è presente sul palco iscrivendo uno spazio quasi claustrofobico
che allude al senso di isolamento provato dalla protagonista, vittima non solo
delle ripetute violenze ma anche del cinismo del suo piccolo paesino. Tuttavia,
la gabbia si presenta aperta di fronte al pubblico rappresentando, attraverso
questo particolare, il senso di riscatto provato dalla ragazza che riesce ad
affrontare la sua condizione rendendosi libera.
Frigeri Aleksandar, 3CLSU
Sul palco un’unica gabbia: alta, con una sola apertura
davanti, come un’entrata e lì dentro è come se si celasse l’intera storia, la
gabbia è ogni luogo della storia, dal paesino alla chiesa, dalla rosticceria al
tribunale.
Un unico attore che interpreta tutti i protagonisti
della vicenda.
La storia di Annamaria è toccante, terribile, il
racconto ti trascina nei pensieri più disturbanti e intimi della protagonista.
Una narrazione che ti fa immaginare e riflettere, e che si ferma prima di ciò
che è così crudo, da essere indicibile.
Un racconto che si collega al profondo tema dell’affettività
e dell’amore, insegnandoci a rispettare sempre l’altro e i suoi tempi.
Salierno Elisa, 3CLSU
Una gabbia aperta solo da un lato, una prigione
interiore dalla quale con coraggio è possibile uscire, a volte un
confessionale, a volte il retro di una chiesa, a volte la piazza di un paesino,
il tutto illuminato da una luce che fa riflettere e ci trasmette ogni aspetto
di questa cruda realtà…
Così lo spettacolo Malanova cerca di raccontarci la
triste storia di Annamaria, una bambina come tante con il diritto di vivere
un’adolescenza normale, la quale però ha dovuto fare i conti con la violenza di
questo mondo crudele. Una violenza che si insinua piano piano nella sua vita e
che apparentemente sembra non rivelare la crudeltà di cui è ricolma. Una
violenza che cresce, che distrugge e che devasta l’anima di Annamaria. Una
violenza che tante donne in questo mondo hanno sentito sulla propria pelle. Una
violenza che tante donne giorno dopo giorno sentono alle proprie spalle.
Annamaria con il suo coraggio ha stretto in un abbraccio di speranza molte di queste
donne. Ma il dolore della violenza potrà mai essere guarito da un abbraccio?
Tahoun Jasmine, 3CLSU
La
scenografia unica e semplice di una gabbia permette alla mente di liberarsi
dalle catene dei pregiudizi concedendo all'intera immaginazione di entrare in
scena potendo ricreare i vari personaggi e luoghi della vicenda.
Le luci caratterizzano la psicologia di ogni
individuo facendo intendere fin dall'inizio le loro intenzioni future.
Un'opera introspettiva e terapeutica sul
comportamento disumano della violenza di genere e sulla ricerca di una
giustizia distruttrice di un modo di vivere errato e codardo di alcuni
individui.
Zalaffi Mattia 3CLSU
giovedì 25 novembre 2021
Scarpette rosse: il rosso deve diventare il colore dell’amore
Oggi voglio raccontarvi la storia di
Juana Cecilia Hazana Loayza uccisa in modo atroce in un parchetto di Reggio Emilia,
assassinata da un uomo la cui madre fu vittima stessa di femminicidio.
Mirko Genco che ha visto la madre
vittima di quella stessa violenza, non ci ha pensato due volte e ha spento
un’altra vita innocente.
Dietro al delitto vi è sempre e
solo la stessa scusa: l’ho fatto per amore era lei che non ricambiava. La colpa
era di lei che non lo amava, era colpa sua come era colpa di Elisa uccisa da
Massimo ormai tre anni fa e come era colpa di Vanessa assassinata questo agosto.
Sempre e solo colpa della vittima, una vita strappata troppo presto, una donna
che invece di vedere sul suo viso carezze e baci prendeva schiaffi e pugni,
giustificati da un amore malato e possessivo. La violenza è atroce a
prescindere, ma quella verso le donne è proprio ripugnante, botte pugni e
violenza giustificati con amore, ma questo non è amore è solo possesso.
Quello che mi ha colpito della
storia di Juana Cecilia è proprio il fatto che la madre dell’assassino fosse
stata vittima a sua volta, per questo lui doveva proteggere e trattare con vero
amore la donna che amava, in onore anche a sua madre, ma invece per lui questo
non era importante, la cosa fondamentale, come per tutti gli altri uomini che
usano la violenza, è che la donna sia sotto il loro possesso perché: “O sei mia
o non sei di nessun altro.”
In questa giornata dove tante
scarpette rosse saranno esposte nelle piazze, stringiamoci attorno a queste
vittime, facciamo sentire la loro voce in modo tale che il rosso di quelle
scarpette arrivi a simboleggiare l’amore e non il loro sangue.
La violenza non è mai amore, la
violenza è violenza ed è inaccettabile che questa continui a perseguitare
vittime innocenti.
“E scegli una strada diversa e ricorda
che l'amore non è violenza, ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato
morire, vietato morire”.
Vi lascio con questi versi di una
delle più celebri canzoni di Ermal Meta, bisogna imparare a ribellarsi alla
violenza perché ogni sorriso è sacro, perché la donna merita libertà, perché
quelle scarpette rosse possano tornare a vivere nel grido di chi ce l’ha fatta
a scappare.
Cattani Martina 5^A L.S.U.
martedì 23 novembre 2021
Milano Games Week
La mitica avventura di due poveri nerd di Fiorenzuola è iniziata alle 6:32 del mattino del 13 novembre al freddo, ma carichi per il viaggio.
Una volta arrivati
nella grande città la tensione si faceva palpabile e finalmente, dopo un’ora di
mezzi pubblici vari, arriviamo in fiera e… finalmente si aprono le porte del
mondo nerd per antonomasia: il Cartoomics e la Milano Games Week.
Grazie al biglietto, preso con molto anticipo, riusciamo a saltare la fila che probabilmente era lunga qualche chilometro.
L’interno della fiera sembrava incredibile, moltissimi stand di qualsiasi tipo: manga, gadget tema anime, esports, videogiochi su diverse piattaforme, PlayStation, Xbox, switch, pc., cibo (tanto cibo), spettacoli e molto altro.
Per la prima volta nella nostra vita abbiamo assistito ad una partita di e-sport di persona. Un’esperienza quasi surreale: i telecronisti, le luci e la musica davano un’atmosfera di suspense ed esaltazione unica, per non parlare di tutte le persone in cosplay che sembravano appena uscite da una qualche realtà parallela, dalle innumerevoli Nezuko, ai Deku, agli svariatissimi personaggi di Genshin Impact fino a Star Wars.
Lo spettacolo della
“Umbrella Italian Division” ha reso il finale della giornata indimenticabile.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando si tratta di un’associazione che da
anni si occupa di inscenare spettacoli nelle più importanti realtà nazionali
dedicate al comics&games, tramite attori professionisti, effetti speciali e
strumenti da teatro mettono in scena spettacoli ispirati alla saga di Resident
evil.
Esperienza fantastica, consigliata per i nerd di tutto il Mattei e oltre!
Margherita e Lorenzo
lunedì 22 novembre 2021
C’ERA DUE VOLTE Di Franck Thilliez
Un
uomo si addormenta nel 2008 e si sveglia nel 2020. In mezzo, una figlia
scomparsa, il cadavere di una donna, una pioggia di uccelli morti, una amnesia
che ha cancellato 12 anni di ricordi. C'era una volta, così iniziano le favole,
ma qui C'era due volte perché Gabriel Moscato deve ricominciare tutto da capo,
gli tocca ricominciare una vita e un'indagine che è tutto fuorché una favola.
'C'era
due volte' è un thriller ben congegnato, in cui ogni tassello è perfettamente
incastrato in un puzzle terribile e malefico, dove i tempi principali come
l'amnesia, la malattia mentale e il lutto si concentrano in una caccia fatta di
enigmi, manoscritti e arte. Proprio così l'arte che all'interno di questo libro
gioca un ruolo sporco, un'arte oscura e violenta che nasconde la verità.
Franck
Thilliez gioca con noi e con i suoi personaggi, costruendo una storia cupa e
raggelante, come i paesaggi e la pioggia incessante della piccola cittadina
francese in cui è ambientata la storia. Ammettiamolo, Franck Thilliez, è un
genio. E' credibile e sfuggente allo stesso tempo, è capace di creare una
costruzione narrativa mai vista prima; se avete amato la complessità morbosa
del Manoscritto non potrete che impazzire per questo romanzo: palindromi,
enigmi, giochi mentali sono all'ordine del giorno. Quello che leggerete, o
meglio dire che vivrete sulla vostra pelle, è una manipolazione mentale in
piena regola, non ci sconti o vie di fuga per nessuno.
'Cera
due volte' è sicuramente tra i migliori thriller letti quest'anno soprattutto
perché l'autore è riuscito a sorprendermi e a disorientarmi alla fine di ogni
capitolo con la voglia di leggere ancora e ancora. Vi consiglio fortemente di
leggere prima di questo libro 'Il Manoscritto' perché le storie sono collegate
e inoltre molti passaggi possono essere capiti solo dopo aver letto anche 'Il
Manoscritto'.
Avete mai letto qualcosa di Franck Thilliez? Io me ne sono follemente innamorata vorrei poter leggere tutto di questo autore!
L’ho uccisa per quella foto al pub
Il corpo di Cecilia è stato trovato in un parco a Reggio Emilia la mattina di sabato 20 novembre; sul collo sono presenti ferite che sono provocate da un’arma, probabilmente da un coltello. Il colpevole è Mirko Genco, ventiquattrenne di Parma ed ex compagno della vittima. Questo aveva dei precedenti per stalking sempre nei confronti della donna ed è stato liberato il 4 novembre dopo 2 anni di reclusione. Secondo le ricostruzioni l’uomo ha commesso il delitto venerdì 19 dopo aver visto una foto postata su Instagram da Cecilia che, quella sera, si stava divertendo in un locale a Reggio Emilia; l’ex compagno da Parma si è recato immediatamente sul posto e ha imposto alla donna di seguirlo. La vittima, per rassicurare gli amici rimasti nel pub ha mandato loro un messaggio dove affermava di star bene: furono i suoi ultimi attimi di vita. L’aggressione è avvenuta in un parco non molto distante dal locale. Ad avvertire la polizia è stata una passante che la mattina dopo ha notato il corpo a ridosso di una recinzione che delimita il confine tra il parco e un condominio. Genco, che da mesi perseguitava la vittima, è stato immediatamente interrogato e ha confessato di averla soffocata e accoltellata. Inoltre, ha confessato che la foto al pub è stato il motivo dello scatto d’ira e della voglia di punirla.
Juana Cecilia Loayza lascia il figlio di un anno e mezzo avuto con un altro recente ex compagno.
Giulia Paradisi e Alice Riboni, 4Alsu
venerdì 19 novembre 2021
NEWS ENTRY DEL MATTEI'SBLOG
Ciao a tutti! Siamo Alice e Giulia della 4A liceo delle scienze umane,
ci siamo inserite da poco nel Mattei’s Blog per proporvi un nuovo tipo di rubrica giornalistica alla quale lavoreremo insieme.
Parleremo di fatti attuali di cronaca e in particolare ci soffermeremo su quella nera (tutte le notizie su omicidi, femminicidi, violenze e abusi sessuali) , rosa (avvenimenti che possono suscitare simpatia, come fidanzamenti, matrimoni e nascite...) e sportiva (avvenimenti riguardanti lo sport, come gli esiti degli incontri e lo svolgersi di un torneo).
Concludiamo la nostra presentazione dicendo che è importante incrementare i canali trasmettitori di attualità , perché crediamo che al giorno d’oggi siano pochi i mezzi tramite i quali tali notizie arrivano a noi giovani.
Vi salutiamo augurandoci che quello che vi porteremo vi piacerà.
A presto!!!!!
giovedì 18 novembre 2021
LA CROSTATA DELLA NONNA
Per noi studenti sono infatti mesi in cui verifiche e interrogazioni vanno a determinare le nostre giornate, contrassegnate da grande impegno e tanto studio e quindi… come migliorare queste se non con una fragrante e deliziosa fetta di crostata?.
La crostata è una torta semplice, un dolce tradizionale della
pasticceria italiana, composto da una base di pasta frolla ricoperto con
confettura, crema o marmellata di frutta fresca, con l'aggiunta di sottili
strisce di pasta frolla intrecciate.
Per fare una squisita crostata ci serviranno:
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2 uova intere
●
120 gr di zucchero
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100 gr olio di semi
girasoli
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300 gr farina 00
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1\2 bustina di lievito
●
un barattolo di marmellata
di frutta fresca (scelta a vostro piacimento)
Procedimento :
Rompere entrambe le uova, senza dividere gli albumi dai tuorli, unire
queste ai 120 gr di zucchero e ai 100 gr di olio, precedentemente pesati,
mescolando successivamente il tutto con una frusta oppure unendo i sopracitati
ingredienti all’interno di una planetaria.
Unisci dunque all’interno di una ciotola la farina con il lievito,
mescolandoli poi grossolanamente, anche con una semplice forchetta, in modo da
unire le due polveri uniformemente.
Successivamente unisci gradualmente, le due polveri al composto creato
inizialmente, mescolando costantemente questi con la frusta, l’unione dei due
composti deve avvenire gradualmente e lentamente, in modo tale da unirli senza la formazione di eventuali grumi.
Una volta terminato il seguente procedimento il composto di pasta frolla
è creato, formateci dunque una palla e avvolgetela nella pellicola trasparente
alimentare. Fatela riposare in frigorifero per almeno mezz’ora. Passato il
tempo, riprendetela e mettetene da parte un terzo da cui successivamente si
ricaveranno le strisce decorative della crostata.
Stendete i due terzi rimanenti su carta da forno fino ad ottenere un
disco non troppo sottile (3/4 mm di spessore) e di circa 30 cm di diametro.
Sollevatelo con tutta la carta e deponetelo in una teglia rotonda di 24 cm di
diametro e 3 cm di bordo, potete utilizzare sia una tortiera rigida di metallo
sia uno stampo di silicone, che dovrete ungere molto bene con del burro.
Rivestite bene i bordi facendo sbordare eventualmente la pasta fuori dalla teglia.
Tagliate la pasta eccedente il bordo della teglia e aggiungetela a
quella messa da parte in precedenza. Bucherellate la base della crostata con
una forchetta e spalmate la marmellata sul disco di pasta in maniera omogenea.
Stendete quindi la pasta frolla rimasta e ricavatene, con il taglia pasta liscio o dentellato, delle strisce di circa 2 cm di larghezza. Utilizzate queste strisce di pasta frolla per rifinire il bordo esterno della crostata e per formare la classica gratella centrale.
Cuocete la crostata alla marmellata in forno ventilato per 30 minuti a
180 °C. Una volta che si sarà ben dorata in superficie, sfornatela e fatela
intiepidire prima di toglierla dalla teglia, impiattarla e aggiungere infine lo
zucchero a velo.
martedì 16 novembre 2021
lunedì 15 novembre 2021
La casa di carta
Torna il gruppo di rapinatori più popolare nella storia delle serie tv e forse anche del cinema, un gruppo di personaggi che è spiaciuto abbandonare alla fine di ogni stagione, e sono state già quattro.
Per consolare i tanti
"orfani" che La Casa di Carta
lascerà, si è deciso di dividere anche questa quinta e ultima stagione in due
tranche, entrambe da cinque episodi ciascuna (la seconda parte sarà diffusa in
dicembre).
Che così subiranno una graditissima
sorpresa, per poi angosciarsi molto per le sorti di un altro personaggio (ma
non diciamo quale o perché); e, mano a mano che i due episodi procedono, anche
per tutti gli altri (questo lo possiamo dire), che sono rimasti asserragliati
dentro la Banca di Spagna per cento lunghissime ore, lontani dal loro
Professore.
Sono assediati da nemici sempre più
violenti e disposti a passare sopra ogni regola pur di rifarsi delle figuracce
fatte, e prendersi quella che ormai è una vera e propria rivincita personale
nei confronti di chi è stato capace di beffarsi di loro più e più volte.
Ma anche dal gruppo degli ostaggi
arriveranno problemi e chiunque abbia esperienza della serie non dubita che il
motore sarà ciò che è diventato uno dei personaggi più detestati dal web,
Arturito.
Del resto, nemmeno fra le forze
dell'ordine le cose vanno lisce, perché l'ormai esaurito Colonnello Tamayo ha
deciso di chiamare un uomo dei corpi speciali, l'impassibile Sagasta, ai cui
ordini agisce un gruppo di fedelissimi, uno più borderline dell'altro, peggio
di un Suicide Squad; gente che se ne infischia dei "danni
collaterali", creando scontento fra i suoi sottoposti più legalitari.
E fra i nemici non manca
l'agguerritissima inspectora Alice Sierra, ottima new enrty della quarta stagione,
ben decisa a ripulire la sua reputazione. Aumentano le minacce e quindi la
nostra apprensione per quelli che dovremmo vedere solamente come dei vili
malviventi, dei delinquenti psicolabili, dei furbi che cercano di scavalcare il
sistema, a differenza di chi si esaurisce ogni giorno di sudato lavoro.
Si ripropongono tutti gli attori
che ben conosciamo dal 2017 e in un breve "a parte" della narrazione
su Tokyo, compare Miguel Ángel Silvestre.
Facendo tesoro dei difetti
riscontrati nella stagione precedente, questi primi due episodi ci hanno
catapultato in una ripresa nettamente migliore di quella precedente, quasi
priva di quegli elementi più soap che hanno indisposto qualche spettatore,
ricca di emozioni vere, e speriamo si prosegua con questo ritmo, oltre che con
la capacità di chiudere ogni episodio con un aggancio degno di un finale di
stagione, com'era caratteristica delle serie fin dall'inizio.
In questi due primi episodi la
tensione è molto alta, il castello di carte sembra stia crollando. Aspettiamo
di vedere nei prossimi episodi come la situazione si rovescerà. Perché possiamo
sopportare di perdere ancora qualche personaggio lungo la via che porterà alla
conclusione, ma non potremmo accettare che anche nella finzione alla fine
vincano i cattivi. Che non a caso sono tutto quanto rappresenta l'ordine
costituito, banche, polizia, esercito.
Forse c'è stato un tempo
dell'innocenza in cui li consideravamo "buoni", alleati al nostro
fianco. Ma quel tempo anche nella realtà è ormai lontano, offuscato da troppe
storie ambigue, da troppe palesi malefatte, da una risibile retorica.
Abbiamo tifato per i ladri contro
le guardie in tanti western, in tanti polizieschi, in tanti film storici. Come
potremmo smettere di farlo? Se non altro, lo faremo "per Nairobi!".
Katia Binelli 4 ALSU
Il mio voto è 9 su 10
Come sempre cari lettori del
mattei’s blog se vi è piaciuta la recensione vi lascio il trailer
La casa di carta - Parte 5: Volume 1 | Trailer ufficiale | Netflix
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