Torna il gruppo di rapinatori più popolare nella storia delle serie tv e forse anche del cinema, un gruppo di personaggi che è spiaciuto abbandonare alla fine di ogni stagione, e sono state già quattro.
Per consolare i tanti
"orfani" che La Casa di Carta
lascerà, si è deciso di dividere anche questa quinta e ultima stagione in due
tranche, entrambe da cinque episodi ciascuna (la seconda parte sarà diffusa in
dicembre).
Che così subiranno una graditissima
sorpresa, per poi angosciarsi molto per le sorti di un altro personaggio (ma
non diciamo quale o perché); e, mano a mano che i due episodi procedono, anche
per tutti gli altri (questo lo possiamo dire), che sono rimasti asserragliati
dentro la Banca di Spagna per cento lunghissime ore, lontani dal loro
Professore.
Sono assediati da nemici sempre più
violenti e disposti a passare sopra ogni regola pur di rifarsi delle figuracce
fatte, e prendersi quella che ormai è una vera e propria rivincita personale
nei confronti di chi è stato capace di beffarsi di loro più e più volte.
Ma anche dal gruppo degli ostaggi
arriveranno problemi e chiunque abbia esperienza della serie non dubita che il
motore sarà ciò che è diventato uno dei personaggi più detestati dal web,
Arturito.
Del resto, nemmeno fra le forze
dell'ordine le cose vanno lisce, perché l'ormai esaurito Colonnello Tamayo ha
deciso di chiamare un uomo dei corpi speciali, l'impassibile Sagasta, ai cui
ordini agisce un gruppo di fedelissimi, uno più borderline dell'altro, peggio
di un Suicide Squad; gente che se ne infischia dei "danni
collaterali", creando scontento fra i suoi sottoposti più legalitari.
E fra i nemici non manca
l'agguerritissima inspectora Alice Sierra, ottima new enrty della quarta stagione,
ben decisa a ripulire la sua reputazione. Aumentano le minacce e quindi la
nostra apprensione per quelli che dovremmo vedere solamente come dei vili
malviventi, dei delinquenti psicolabili, dei furbi che cercano di scavalcare il
sistema, a differenza di chi si esaurisce ogni giorno di sudato lavoro.
Si ripropongono tutti gli attori
che ben conosciamo dal 2017 e in un breve "a parte" della narrazione
su Tokyo, compare Miguel Ángel Silvestre.
Facendo tesoro dei difetti
riscontrati nella stagione precedente, questi primi due episodi ci hanno
catapultato in una ripresa nettamente migliore di quella precedente, quasi
priva di quegli elementi più soap che hanno indisposto qualche spettatore,
ricca di emozioni vere, e speriamo si prosegua con questo ritmo, oltre che con
la capacità di chiudere ogni episodio con un aggancio degno di un finale di
stagione, com'era caratteristica delle serie fin dall'inizio.
In questi due primi episodi la
tensione è molto alta, il castello di carte sembra stia crollando. Aspettiamo
di vedere nei prossimi episodi come la situazione si rovescerà. Perché possiamo
sopportare di perdere ancora qualche personaggio lungo la via che porterà alla
conclusione, ma non potremmo accettare che anche nella finzione alla fine
vincano i cattivi. Che non a caso sono tutto quanto rappresenta l'ordine
costituito, banche, polizia, esercito.
Forse c'è stato un tempo
dell'innocenza in cui li consideravamo "buoni", alleati al nostro
fianco. Ma quel tempo anche nella realtà è ormai lontano, offuscato da troppe
storie ambigue, da troppe palesi malefatte, da una risibile retorica.
Abbiamo tifato per i ladri contro
le guardie in tanti western, in tanti polizieschi, in tanti film storici. Come
potremmo smettere di farlo? Se non altro, lo faremo "per Nairobi!".
Katia Binelli 4 ALSU
Il mio voto è 9 su 10
Come sempre cari lettori del
mattei’s blog se vi è piaciuta la recensione vi lascio il trailer
La casa di carta - Parte 5: Volume 1 | Trailer ufficiale | Netflix
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