EDOARDO DEVOTI |
(vincitore del secondo premio sezione racconti brevi)
Ogni notte numerose belve
attaccavano la postazione del vecchio, perché attirate dalla facile preda, ma
lui arrivava a combattere anche fino all’alba pur di difendere la pecorella, e
durante il giorno riposava tra le rovine.
Una mattina, dopo una nottata
violenta, l’uomo stava riposando sull’erba quando un giovane viandante che
passava di lì, avendo visto le numerose battaglie notturne e incuriosito dalla
foga del vecchio, gli chiese:
«Perché tu, ormai anziano,
sprechi così miserabilmente gli ultimi anni della tua vita difendendo una
creatura destinata a morire in quanto debole preda?»
Il vegliardo rispose:
«Questa pecora è stato l’ultimo
dono di mia moglie, prima della sua morte. Lei era tutta la mia vita, tutto ciò
che avevo, il mio mondo. Molte persone che passano, come te, mi fanno la stessa
domanda, e anche loro credono di avere un loro mondo che porta avanti la loro
vita, ma spesso sono solo illusioni che essi pongono come epicentro della loro
esistenza. Io combatto per dare anche a loro l’esempio di un mondo che vorrei,
una realtà dove ciascuno ha la volontà e il coraggio di difendere il suo
piccolo mondo personale.»
Tutti noi, nella nostra vita,
dovremmo provare ad elevare come esempio individuale quest’uomo, personaggio di
finzione, che per difendere il suo piccolo mondo combatte senza esitazione contro
ciò che cerca di portarglielo via.
Il mondo che io vorrei è un luogo
dove nessuno è costretto a combattere per proporre o attuare un’idea di mondo
tutta sua, ma può farlo liberamente e senza limitazioni.
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