(vincitrice del terzo premio sezione racconti brevi)
Il mondo è imperfetto, noi umani siamo imperfetti, la natura può fare errori.
Eppure l’ingranaggio, nonostante non tutto viaggi al ritmo o tempo giusto, funziona.
Ma allora è sbagliato desiderare
qualcosa di meglio? È da condannare questa ambizione di perfezione? Non si può
neppure tentare di avvicinarsi a quel mondo ideale?
Sinceramente, per me non lo è. È
quasi un nostro dovere tentare di rendere la macchina che è il mondo il più
efficiente possibile.
Però, finché la realtà rimane
questa, finché gli ingranaggi di questo enorme e vivo congegno saranno i
medesimi e si muoveranno uguali al giorno prima e al giorno prima ancora, non
cambieremo nulla.
Possiamo solo sognare, creare
castelli in aria e tenerli lì, in mezzo alle nuvole nel cielo, impalpabili per
noi a terra, piccoli come formiche rispetto ad essi.
Sono infatti piccola davanti al
mio desiderio, che sulla carta non appare così impossibile o complesso. Ma tra
il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare.
Il mondo che vorrei è pieno di
rispetto. Pieno di gente che tiene in conto nel suo piccolo, ogni giorno, di
tutto quello che esiste.
Il rispetto si declina in tantissimi
modi.
Il primo è sicuramente il
rispetto verso se stessi; come puoi dedicarti agli altri se per primo non ti
tratti bene? Se non ti ami e ti impedisci di comportarti vilmente? Questa è la
base per poter vivere sereni e poi potersi dedicare mente e cuore a tutto ciò
che ci circonda.
Poi viene il rispetto per chi si
conosce, per chi si ama. Se non li rispetti, tra l’altro, puoi davvero dire di
amare o tenere a qualcuno? Puoi considerarti amico o fidanzato di una persona se
non dai importanza alle sue idee e ai suoi sogni? No, eppure così spesso questo
rispetto non esiste.
Successivamente si può trovare il
rispetto per chi non si conosce. Solo perché non sai il suo nome, la sua
storia, i suoi dolori e le sue gioie hai il diritto di arrecargli volutamente
dolore? O la spettanza di ignorare ciò che non riguarda te e i tuoi cari? Nessuno
ha questo diritto e nessuno lo può avere.
Dopo c’è il rispetto per il
diverso, che può essere incluso in quello precedente, ma desidero parlarne
distintamente.
La libertà di uno finisce quando
inizia quella dell’altro. Se l’altro non ti danneggia, non limita realmente la
tua libertà con il suo modo di fare, perché non portare rispetto per la sua
peculiarità? Il mondo è bello perché è vario, no?
Sì, è bello nelle sue mille sfumature.
E per questo bisognerebbe portare rispetto alla natura. La stiamo danneggiando
e così danneggiamo noi stessi. Anche solo per egoismo, solo per il desiderio
personale di vivere, dovremmo portarle rispetto.
Nonostante tutto questo,
riconosco che è un sogno gigante rispetto la misera me, un desiderio che coinvolge
tutto il mondo.
Io sono solo una goccia in mezzo
a quasi altri otto miliardi di altre gocce, come posso sperare di poter imporre
un mio desiderio sugli altri?
Sicuramente non posso proclamare
di voler rispetto, se non inizio io per prima. Chi predica bene e razzola male
è un ipocrita, non ci sono mezzi termini per definirlo.
Per questo tento di portare
rispetto per tutto quello che ho citato sopra.
Sottolineo il verbo tentare
perché è un percorso complicato.
È come un lungo cammino, che
forse non ha una meta ben precisa, perché esiste una idea di rispetto, ma non
esiste un traguardo che esprima in modo eclatante «Hai finalmente raggiunto il
rispetto!»
Però io voglio provarci.
Sicuramente sbagliando nel processo, comportandomi irrispettosamente anche se
desidero fare il contrario, però non smetterò di tentare.
Il mondo che vorrei è pieno di
rispetto.
E per cominciare a riempirlo,
devo essere io a muovere i primi passi verso quel sogno.
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