sabato 3 aprile 2021

Harry Styles, quando la musica promuove il cambiamento


“Penso che con la musica sia così importante evolversi, e questo si estende ai vestiti, ai video e a tutto il resto. Ecco perché si guarda indietro a David Bowie con Ziggy Stardust o ai Beatles e alle loro diverse epoche: essere impavidi è super stimolante.”

Harry Styles

Nell’articolo introduttivo vi abbiamo parlato della mascolinità tossica, accennandovi che per questo periodo avremmo voluto analizzare e parlare della musica anche dal punto di vista sociale, i valori che trasmette. Se doveste chiedere ad un ragazzo/a della nostra generazione quale secondo loro chi è adesso l’artista che maggior mente cerca di combattere la mascolinità tossica, sentirete sicuramente il nome di Harry Styles.

Ma chi è Harry Styles e cosa c’entra con la mascolinità tossica?

Harry styles è un cantautore britannico, che è noto al pubblico mondiale come ex membro di una boy band famosa, gli One Direction. Nel 2017 intraprende la sua carriera da solista, riscontrando molto successo, noto infatti per la famosa canzone Sign of The Times, o più recentemente per Watermelon Sugar.

Fin dall’inizio della sua carriera Harry Styles si è mostrato come un ragazzo molto aperto mentalmente e ne è stata una dimostrazione concreta la sua recente apparizione su una nota rivista.

Il cantante a dicembre 2020 fece la sua apparizione sulla copertina della rivista Vogue America, divenendo il primo uomo ad apparire sulla rivista americana.  

Durante lo shooting fotografico Harry Styles indossò un abito strabiliante (oltre ad altri look eccezionali) che lasciò a bocca aperta tutti quanti, o quasi. Partendo in attacco, Candice Ownes, un’attivista conservatrice americana twittò:

«Non esiste società che possa sopravvivere senza uomini forti. L’Oriente lo sa bene. In occidente, la costante femminilizzazione dei nostri uomini nello stesso momento in cui il marxismo viene insegnato ai nostri figli non è una coincidenza. È un vero e proprio attacco. Ridateci gli uomini virili».

Harry Styles oltre a dedicare un post con una risposta accattivante nei confronti della Ownes scrivendo in descrizione “Bring back manly men”, durante un’intervista per Variety disse:

“Chiedere di non indossare qualcosa perché appartiene alla sfera di abiti femminili preclude la possibilità di indossare un mondo intero di vestiti. Io penso che la cosa bella di questo momento storico sia che puoi indossare quello che vuoi. Non deve essere X o Y. Queste limitazioni stanno diventando sempre meno nitide”.

Non manca una risposta italiana, questa volta da Caterina Collovati, una giornalista che ha espresso la sua opinione durante la trasmissione di Ogni Mattina, in occasione di un dibattito riguardante il crossdressing, riguardante gli abiti indossati dal cantante per la rivista:

“Io non amo affatto l’uomo che si traveste da donna, né la donna che scimmiotta l’uomo. Per me si tratta di menzogna, di finzione, di pagliacciata e di esibizionismo; è solo un’operazione di marketing quella di Harry Styles. Non c’entra niente l’identità sessuale, anzi, con questo fenomeno si sta svilendo la battaglia dell’identità sessuale. Io dico che ridicolizzare un maschio, come Harry Styles, mettendolo in abiti femminili è fuorviante, è un messaggio circense, mi viene in mente il pagliaccio del circo”.

Ma perché è importante capire bene da che parte stare quando succedono determinate cose? 


La costante necessità di appartenere ad una singola etichetta, maschile o femminile, insegnataci sin da piccoli, ha limitato maggiormente la possibilità di sperimentare, giocare, tra le due etichette. Da piccoli veniamo costantemente indirizzati verso una singola categoria, costringendoci a vedere un solo tipo di realtà, senza considerare minimamente l’altra faccia della medaglia. Fortunatamente ora vediamo maggiore ribellione da parte di chi non si impone un’etichetta, di chi ama essere sé stessi senza porsi domande, andando contro i canoni di una società che vede radici profonde nel patriarcato.

E’ importante rendersi conto che in un periodo storico come questo si stanno facendo passi enormi dal punto di vista sociale: una grande rivoluzione è anche solo partire dai vestiti, non etichettandoli necessariamente come maschili e femminili, scegliersi i vestiti perché ci piacciono e non perché appartengono a quella etichetta.

E perché bisogna essere uniti di fronte a un problema come la mascolinità tossica? Perché è da lì che partono i più grandi problemi che una società possa avere: si parte convincendo un bambino che deve giocare con le macchinine, che le barbie sono da femminucce e che essere una femminuccia è da deboli. Questo bambino crescerà con l’idea che piangere è da donne, che gli uomini come lui devono essere forti, devono portare i soldi in casa, che deve trovarsi una donna che gli cucini la cena quando torna a casa. Questo bambino vivrà sulla sua pelle la pressione di una società che considera gli uomini l’anello forte, mentre le donne coloro che devono occuparsi dei bambini e della casa. Partire da una cosa semplice come insegnare ai bambini che si può giocare alle Barbie e indossare un vestito che gli piace è il primo step che ci porterà a vedere davvero un’uguaglianza di genere, arrivando a vivere in una società che considera il fatto di piangere, indossare gonne, avere i capelli corti, mettere lo smalto, occuparsi dei bambini, è un qualcosa di normale da parte di entrambi i generi.

Avere persone famose come Harry Styles, che hanno la possibilità di indirizzare all’apertura mentale, è un grande vantaggio perché si ha la possibilità di avere un conforto per tutte quelle persone che si trovano da sole a combattere una battaglia contro una società che ti vuole in un solo modo.

Suha Marmash, 4Alsu

0 commenti:

Posta un commento