"Ma siete sicuri che gli omosessuali di questa nazione non avrebbero voluto vedervi a lavoro per difendere le loro attività piuttosto che su questa roba qui?” ha dichiarato l’onorevole Giorgia Meloni facendo riferimento al progetto di legge Zan contro l’omo-bi-transfobia, misoginia e abilismo.
Sarebbe molto più semplice se le parole appena citate
fossero state scritte in un libro, magari frutto di una fantasia non veritiera
posta solo al fine di intrattenere il lettore. Eppure, se questo libro dovesse
avere un nome sarebbe: Italia 2020.
Ma, nonostante ciò, l’Italia inizia a fare passi da
gigante: la legge Zan, la quale prende il nome dal relatore Alessandro Zan,
contrasta ogni tipo di discriminazione e di violenza per motivi legati al
sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla
disabilità ed è stata approvata con ben 265 si, 193 no e un astenuto.
Che cosa
prevede la legge Zan contro l’omofobia?
Sostanzialmente la legge Zan, oltre a tutelare le
discriminazioni citate precedentemente, stabilisce la Giornata nazionale (17
maggio) contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, con
iniziative promosse nelle scuole elementari, medie e superiori. Inoltre, si
propone all’Istat l’indagine statistica sulla discriminazione di genere da
svolgere almeno ogni tre anni. Molto importante sarà l’apertura di centri
antidiscriminazione per sostenere vittime della violenza omotransfobica.
In sintesi, questa legge è stata capace di portare
luce in un momento in cui il buio regna sovrano, in cui la paura di esprimere
la propria vera essenza è costantemente posta sotto giudizio, dove una
diversità diventa disuguaglianza solo per poter prevalere sull’altro e cercare
di acquistare un potere che, in realtà, impoverisce l’anima.
Non può quindi mancare la risposta della comunità
LGBTQl+ (link del video: https://www.instagram.com/tv/CHH93hojCFI/?igshid=1c65hyi96wutu).
Da Tiziano Ferro a Vladimir Luxuria e da Carolina
Morace a Luisa Rizzitello: ognuno di loro dice un decisivo e quasi disperato
“Si, siamo sicuri!” affinché ogni calcio, ogni insulto e ogni spintone venga
punito e non passi inosservato; per un’Italia più unita sperando che, un
giorno, si possa vivere a colori senza dover per forza indossare maschere grigie.
Perché l’amore è universale e comune a tutti gli
uomini e, prima di noi, lo avevano capito gli antichi greci. Pensate alla
famosa storia fra Patroclo e Achille (ricostruita in un libro intitolato La canzone di Achille che sto leggendo
in questo periodo). È ingenua, pura, affascinante: Patroclo muore per Achille e
Achille non può vivere senza Patroclo. E se l’omosessualità veniva accettata
nell’antica Grecia, tutte le battaglie che si stanno affrontando servono solo a
ribadire diritti che sono stati messi a tacere da monotoni oppositori senza
colore.
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