(INTRODUZIONE)
Mi sto lavando i denti, d’improvviso
sento un dolore lancinante al petto, come se un paletto mi stesse trafiggendo
da parte a parte.
Sento i miei battiti rallentare: mi
siedo… o almeno provo a sedermi, cado per terra, sbatto la testa.
Ora è tutto chiaro, capisco solo adesso
come sono arrivato fin qui. Sono i miei ultimi respiri, affannati, come i miei
pensieri. Apro per l’ultima volta le palpebre e poi... buio.
“ANNE & TEO”
Suona la sveglia e apro gli occhi, mi
lavo, mi vesto ed esco correndo; Anne mi aspetta al bar per una colazione
veloce e poi dritti in aula.
Dopo le lezioni di oggi la accompagno
a casa, lei mi chiede di restare per la cena.
“Non posso, devo studiare” rispondo,
ma lei insiste “Dai Teo, solo per questa volta”.
La accontento, ma devo riconoscere
che certe volte è davvero un po’ troppo assillante; da un lato la capisco,
passiamo veramente poco tempo insieme.
Nell’ultimo periodo io e Teo stiamo insieme sempre meno, mi dice di essere impegnato, ma come può non trovare tempo per me, io sono la sua ragazza eppure sembra quasi cerchi di evitarmi in ogni modo e questo mi fa uscire di testa!
Sono nella biblioteca dell’università
e alzando gli occhi dalla mia postazione, la mia attenzione cade su un libro
della sezione più antica, mi avvicino e lo estraggo.
E’un gran bel tomo, ma reggendolo non
è poi così pesante. Lo osservo: copertina in
pelle nera, rilegato con filo d’oro, ma nessuna scritta. Improvvisamente mi
assale un forte vento che mi smuove i capelli, sento freddo, molto freddo, poi
un lampo di luce abbagliante mi acceca, e dal libro fuoriesce uno spillo.
Una goccia di sangue cade tra le sue
pagine, urlo, o almeno credo, il libro si chiude ed io cado a terra svenuta.
Quando mi risveglio sono tra gli
scaffali, forse ho sognato. Lo spero.
Eccomi, mi incammino finalmente verso
casa quando, un vento gelido mi stringe in un abbraccio glaciale.
“Buona sera Anne, sono pronto a servirti: la tua richiesta
sarà esaudita e il prezzo è stato concordato”.
Qualcuno o qualcosa mi sta parlando ma non lo vedo: è nascosto
dalle tenebre.
“Chi sei? Come fai a conoscermi? Non capisco
di cosa stai parlando”.
“Io,” aggiungo con voce tremante, “non
ho chiesto niente”.
“Ma davvero? eppure mi è sembrato di
sentire qualcosa nei tuoi pensieri… un nome, Teo, Teo…”
“Nei miei pensieri?” adesso sì che
sento freddo, è il terrore che si diffonde e raggela il mio sangue.
“Questo cellulare è per te,
ragazzina, anzi per il tuo ragazzo!” ed ecco che con una risatina si avvicina e
lo vedo; piccolo omino rinsecchito, la pelle scura e grinzosa, gli occhi bianchi
senza pupille, i denti aguzzi.
Ho un sussulto. E’un mostro.
“Ricordi il libro in biblioteca? ecco,
io vengo da lì, il sangue che hai versato è il patto con il mondo delle
tenebre; ora potrai sapere ogni cosa del tuo amato, essere sempre con lui, vicino
a lui, dentro di lui…Hi Hi…Hi”
“A presto!” ed ecco svanisce,
risucchiato dal buio della notte.
Sono ferma, immobile, non riesco a
respirare, è vero? Un incubo? Cosa ho fatto?
Sono nella mia camera e guardo rapita
il cellulare donatomi. Si è vero, questo oggetto apparentemente normale ha un
riflesso cangiante, bellissimo e potente; sento una frenesia inarrestabile, ne
sono soggiogata.
Dopo una notte insonne, appena rivedo
Teo mi avvicino e gli allungo un pacchetto dove ho messo il “mio tesoro”, il
cellulare.
Ed ecco, ora in ogni istante io sono
con lui ed è fantastico: vedo con i suoi occhi, sento quello che sente lui,
come se fossi un prolungamento del suo essere, non voglio dormire né mangiare,
desidero continuare a vivere in lui…
Teo è cambiato, come svuotato: è dimagrito parecchio in poco più di un mese, non mangia e non dorme, come me; cosa importa? Siamo sempre insieme.
La sua vita adesso è mia.
Una sera come tante, mentre cammino
intenta a guardare Teo dal mio cellulare, sento il mio corpo irrigidirsi ed una
folata di vento gelido raggiungermi in piena faccia, allora capisco di non
essere sola.
Mi volto di scatto e vedo uscire
dall’ombra un ragazzone alto ed abbronzato, con gli occhi cerulei: mi sorride
ed io capisco, rabbrividendo.
“Ciao, Anne, eccoti… ci vediamo per
l’ultima volta e volevo ringraziarti per essermi stata così vicina ultimamente,
ma come vedi io adesso ho una nuova vita. Addio”.
Maria Francesca Pighi, di I A Lsu
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