martedì 30 marzo 2021
mercoledì 24 marzo 2021
97%
Avevo 9
anni quando uno di quei lunedì entrai a far parte del 97%”
“Sono
entrata a far parte del 97% quando, tornando a casa sola, un giovane in bici mi
ha voluto obbligatoriamente accompagnare a casa. Avevo paura, non mi toccò ma
continuava a fare domande che, nonostante la mia tenera età, capivo essere
inopportune”.
“Un ragazzo
mi ha dato della troia senza motivazione”
“Faccio
parte del 97% da quanto mi hanno toccato contro la mia volontà”
97%, agli
occhi degli ignoranti – da ignora – ossia coloro che non sanno cosa vuol dire
essere dentro questa percentuale, è solo un numero, ma per chi sa, per chi ci è
passato è una percentuale che stringe il cuore.
Con essa
viene indicata la percentuale di donne che ha subito abusi, che è stata vittima
di stupri, di catcalling, di immagini pornografiche ricevute senza alcuna
richiesta. Ho cercato delle statistiche ed è emerso che in America una donna su
sei è vittima di stupro, in Italia le ragazze che hanno subito qualsiasi tipo
di violenza sono 2 milioni 435 mila solo negli ultimi 5 anni.
Il falso
mito di essere esposte al pericolo di violenze solo quando ci si avventura
fuori dalle mura domestiche, quando si ha qualsiasi contatto con un estraneo, con
uno considerato pazzo, è tutt’altro che vero poiché aprendo un minimo gli occhi
e accettando la realtà si può ribadire chiaramente che una gran parte delle
violenze avviene proprio da coloro che definiamo ‘”di famiglia”.
Un colpo
alle spalle, un tradimento che ferisce in tanti modi.
E bisogna
andare oltre all'immagine dello stupratore seriale, probabilmente asociale, che
attacca casualmente le vittime, perché si tratta solo di un falso di cronaca.
La maggior parte degli abusi avvengono da persone che la società reputa normali,
gente a posto, amici o parenti della vittima. Non ci si deve fermare solo alla
superficialità di ognuno, poiché il ceto sociale non è nient’altro che una
maschera inutile, per mezzo della quale molto spesso un carnefice diventa
innocente automaticamente.
“Ma no
signora, lui è un avvocato, come potrebbe fare una cosa del genere? piuttosto
guardi quel disadattato sociale che molto probabilmente si è sniffato qualcosa
stamattina”.
Magari per
bravo e integerrimo avvocato ha abusato di una minorenne.
“Mio marito
non farebbe mai del male a nostra figlia, si starà inventando tutto per
attirare l'attenzione”.
Magari la
figlia ha messo anni prima di raccontare la verità. Che badate non è la sua
verità, semmai l’unica verità.
Maschere…
“Not all
men, but all women”
Non tutti
gli uomini, ma tutte le donne…
Cosa vorrebbe
dire?
Significa che
generalizzare è sbagliato, oltre che inutile.
Non tutti
gli uomini sono dei mostri, così come non tutte le donne sono delle vittime. Non
tutti gli uomini mancano di rispetto verso l’altro genere, non tutti i ragazzi
credono che la colpa sia della donna, ma ci sono anche gli altri, quelli che
invece ritengono che il loro potere si eserciti con la violenza.
“E’ colpa
sua…”
Della donna…
perché si è vestita in modo provocante, sconveniente.
Sconveniente
per chi?
Perché la
donna dovrebbe vestirsi comoda e con abiti lunghi per la sua sicurezza, perché
una ragazza dovrebbe trovarsi un ragazzo e basare le sue uscite su chi la può
accompagnare a casa?
Svegliatevi
e imparate a usare la ragione e la logica: la provocazione la vede chi vuole
essere provocato. Non esiste abito sicuro, perché il mostro troverà sempre un
motivo per giustificare il suo pensiero, la sua azione.
Piuttosto insegnate
ai ragazzi come ci si comporta. Insegnate loro che un mini abito non è
l’equivalente di un consenso, che non ci si deve approfittare di una ragazza
ubriaca. Non si deve apostrofare una ragazza con termini inappropriati.
Quelli sono
inappropriati.
Non generalizziamo,
va bene. Ma se dentro una scatola di cioccolatini vi capita di trovarne uno
marcio, riuscirete a fidarvi - un’altra volta - di una scatola di cioccolatini
assortiti?
Credo di
no.
È una questione
di fiducia, ma la fiducia si costruisce passo dopo passo. Cultura dopo cultura.
Attraverso la crescita sociale.
Se agli
uomini esorto a non far di quel muccio avariato, alle donne dico di usare la
voce, la forza, il coraggio della denuncia verso tali abusi perché se il
silenzio porta all’indifferenza: la voce della giustizia porta alla repressione
di tale ingiustizia.
I social
pian piano stanno trattando di queste tematiche, la solidarietà femminile
stanno diventando forti abbastanza da permetterci di abbassare la percentuale
di cui sopra.
Noi non
siamo contro una battaglia di genere, uomo e donna in conflitto, perché sotto
c’è qualcosa di più grave, il nostro nemico non è l’uomo, ma chiunque compia
abusi.
TEEN WOLF
Teen wolf é una serie tv fantasy trasmessa su Mtv che narra di un ragazzo di nome Scott Mccall che, una sera nei boschi, viene morso da un lupo mannaro. Questo avvenimento cambierà la sua vita radicalmente in quanto anche lui diventerà un licantropo e dovrà poi affrontare vari nemici di diverso genere che arriveranno a disturbare la tranquillità della cittadina in cui vive il nostro protagonista e il suo branco di amici.
Teen
wolf é una delle mie serie tv preferite, una delle migliori in circolazione
soprattutto per il genere di cui fa parte. È un tripudio di emozioni, é
profonda, divertente, ti fa ridere, piangere, commuovere e non vedi l'ora di
vedere il prossimo episodio. Inizialmente non mi aveva convinto, poi
guardandola meglio invece ho colto tutto il suo essere fantastica. Parla di
temi importanti come l'amicizia, la fiducia in se stessi, il gruppo e la stima
per i propri compagni. I personaggi sono ben strutturati e caratterizzati e man
mano vengono tutti esplorati con cura. Il cuore della serie é però il
personaggio interpretato da Dylan O'Bryen, il coprotagonista Stiles Stilinsky
non che il migliore amico del protagonista. Stiles é l'anima della serie, senza
di lui non ci sta gruppo e senza di lui Scott é perso. Ci sono varie relazioni
d'amore che nasceranno tra i personaggi ma la migliore relazione é l'amicizia
di questi due, un rapporto straordinario. L'ambientazione é abbastanza dark,
belli gli effetti speciali, nessuna puntata inutile o ripetitiva, il cast è
composto per lo più da maschi che da femmine ma tutti bravissimi attori. Anche
il cast dei genitori dei protagonisti è molto presente e parecchio esplorato.
L'unica stagione che ha un po' deluso é l'ultima per via della scarsa presenza
di un personaggio chiave per via di impegni dell'attore. Ma comunque il finale
vi assicuro che non delude. La serie é ormai conclusa ed è composta da 6
stagioni più una mini web serie speciale dal titolo "Search for a cure"
che consiglio di vedere dopo aver visto solo le prime 4-5 puntate della serie
principale.
Teen
wolf lo consiglio a tutti gli amanti del fantasy dark, dei lupi mannari, e di
tutti coloro che vogliono provare emozioni forti. É la serie tv migliore che
mtv abbia mai trasmesso.
Come sempre noi vi lasciamo
il trailer
Selia e Katia 3 ALSU
martedì 23 marzo 2021
IL GIARDINO SEGRETO di Frances Hodgson Burnett
“Era finalmente dentro il meraviglioso giardino. Ora poteva andarci quando voleva, attraverso la porta nascosta dall’edera; le pareva di aver trovato un mondo tutto suo”
Mary è una bambina cresciuta in India tra i vizi e gli agi che l’hanno resa insensibile ed egoista. Dopo la morte dei genitori viene affidata allo zio Craven nello Yorkshire, un uomo triste che è sempre lontano da casa. Mary viene a sapere dalla governante che lo zio è vedovo, e che la bellissima moglie è morta 10 anni prima nel suo giardino privato. A causa di questo tragico episodio quel giardino sarà abbandonato e chiuso a chiave.
Arriva l’inverno, e i giorni passano lenti nella desolata
brughiera. Mary odia quella casa fredda e piena di stanze inaccessibili, ma con
l’arrivo della primavera qualcosa inizia a cambiare. Piano piano comincia a
scoprire i benefici del movimento, ritrova l’appetito e fa amicizia prima con
il giardiniere e un simpatico pettirosso, e poi con due bambini speciali Colin
e Dickon. Mary esce spesso per esplorare i frutteti e i giardinieri della
tenuta, ma il suo più grande desiderio è uno soltanto: trovare la porta e la
chiave del giardino segreto.
“Se permettiamo che un pensiero negativo alberghi e metta radici dentro di noi, corriamo il rischio di non liberarcene più per tutta la vita.”
L’autrice attraverso
una scrittura semplice e precisa ci pone davanti descrizioni di luoghi
meravigliosi, personaggi vivi e sentimenti reali; riesce a delineare
perfettamente non solo i protagonisti della vicenda, ma anche i personaggi
secondari, che con poche apparizioni riescono comunque a colpire e a
conquistare il lettore.
Leggetelo, perché è
una storia magica. che mi ha confermato ancora una volta quanti i libri per
l’infanzia abbiano da dire e insegnare non solo ai bambini ma anche agli
adulti.
MARTINA SIGNORILE
martedì 16 marzo 2021
UN “MOSAICO” DI EMOZIONI
Qualche settimana fa stavamo riflettendo su quanto la musica possa essere universale.
Pensandoci bene la musica ha la capacità di viaggiare oltre
lo spazio e il tempo: è capace di riportare a galla antiche melodie, suoni,
voci. È capace di riportare a galla tradizioni, culture: la musica riporta a
galla l’essenza delle persone, perché in tutti c’è un po’ di musica.
Infatti se ci soffermassimo anche solo per un secondo ad
ascoltare attentamente i battiti del nostro cuore scopriremmo che hanno un
ritmo tutto loro, un ritmo che va a tempo con le nostre emozioni le quali,
inutile dirlo, ci fanno sentire vivi. E noi, cari lettori, oggi vi proponiamo
emozioni uniche, speciali. In che modo? Leggete per scoprirlo!
Abbiamo avuto la splendida occasione di intervistare, o
meglio, di avere una piacevole chiacchierata con una band del nostro piccolo ma
grande paese: i Mosaico, una giovane band italiana composta da Simone, la voce,
Alfredo, il chitarrista, Alex, il bassista e Matteo, il batterista, con due
meravigliose canzoni alle spalle, “Tieniti la notte” e “Una Vita Piena”.
Ragazzi giovani ma con una vita davanti e il talento tra le mani che
custodiscono e lo riproducono in musica, dando origine ad un “Mosaico” di
emozioni.
E tra risate e domande, la nostra intervista ha inizio così:
Iniziamo dalle presentazioni.
“Io sono Alfredo, il chitarrista. Io Simone, il cantante.
Mentre io sono Alex, il bassista.”
Partiamo con una domanda banale, com’è nata l’idea di formare
una band?
Simone: “In realtà è nata da un progetto che già c’era perché
io, Alex e Matteo (batterista) che adesso manca, suonavamo insieme già da
parecchi anni per divertimento. Poi abbiamo conosciuto Alfredo quando è
arrivato il bisogno di trovare un altro chitarrista perché eravamo rimasti
senza. Da quando abbiamo iniziato a suonare con lui il progetto è iniziato a
diventare più serio, abbiamo iniziato a scrivere dei pezzi nostri, abbiamo
deciso di cambiare il nome in Mosaico e avere un’identità più definita e molto
più professionale.”
Perché vi chiamate Mosaico?
Simone: “È una bella storia: eravamo in sala prove e stavamo
cercando un nome adatto visto che la band che avevamo prima faceva musica un
po' più ‘cattiva’ ed eravamo meno definiti come gruppo. Allora abbiamo pensato
a quale potesse essere un nome bello e serio cercando di buttare giù un po' di
nomi che ci venivano in mente. Abbiamo creato un vero e proprio ‘mosaico di parole’ e, di conseguenza, dopo aver sentito quella
parola abbiamo deciso di chiamarci Mosaico.”
A chi vi ispirate per fare musica?
Alfredo: “Diciamo che deriviamo tutti
dal rock, prima suonavamo i Ram Jam, i Red Hot e addirittura un pezzo dei Rage
Against The Machine, quindi molto rock. Sicuramente, questa vena è rimasta ma
ci siamo spostati sul pop anche perché sul mercato italiano è molto più
presente come genere. Ci sarebbero anche gli Arctic Monkeys ma, alla fine,
ognuno di noi si porta dietro il proprio bagaglio, quindi, è inevitabile che le
influenze si mescolino.”
Alex: “Esatto, poi ognuno ha un suo genere preferito, di conseguenza, porta
qualcosa di suo da cui poi nasce tutto il resto.”
Qual è la cosa più bella che vi ha portato la musica
nella vostra vita?
Simone: “Secondo noi è avere dei riconoscimenti,
ovvero quello che ti dà e ti dice la gente riguardo un lavoro che hai fatto tu
partendo completamente da zero. Perché, alla fine, noi partiamo scrivendo delle
canzoni da zero pensando principalmente a noi stessi e sentire e vedere che la
gente prova le nostre stesse cose e addirittura si emoziona a sentire i nostri
pezzi, è la cosa più bella che ti può dare la musica.”
Ricollegandoci a questa domanda volevamo parlare della
musica durante il lock-down perché, nonostante tutto, deve essere stato difficile
o comunque una grande perdita per gli artisti e i cantanti in generale: voi
come avete vissuto questa esperienza?
Alex: “La più grande difficoltà che abbiamo
riscontrato, sicuramente, è stata il non riuscire a provare insieme perché,
comunque, si è abituati a vedersi tutte le settimane e condividere tutto
insieme. Diciamo che cercare di fare musica insieme essendo lontani e divisi è
molto difficile. Abbiamo comunque provato a scrivere, quello sicuramente,
grazie anche a tutti i sistemi di videochiamata, WhatsApp e altro, però fare
musica a distanza non è la stessa cosa.”
Ed eravate ispirati o c’è stato un momento in cui vi
siete completamente bloccati?
Alfredo: “In realtà “Una Vita Piena”, se non sbaglio,
è nata durante il lock-down.”
Simone: “Diciamo che il lock-down, per forza di cose,
ha cambiato la vita di tutti e ha portato, inevitabilmente, a dei nuovi
contenuti dati da cose provate e vissute durante questo periodo.”
Alfredo: “Sì e, personalmente, non è stato un periodo così
brutto: chiusi in casa tutto il giorno vuol dire zero stimoli quindi, alla
fine, anche creativamente hai poco da raccontare. Nonostante ciò, qualche idea
buona c’è stata e, quando ci siamo ritrovati, le abbiamo messe insieme.”
Inoltre, riprendendo appunto la vostra canzone che,
personalmente, è molto sentita, “una vita piena mi spetta di diritto”: dopo
tutto questo tempo, si è stanchi e si vorrebbe vivere a pieno la vita, molte
persone in questo periodo si sono sentite sole o se ne stavano in silenzio,
invece, la frase “voglio una vita piena dove non sto zitto” ci fa proprio
capire che, in realtà, non siamo soli neanche quando pensiamo di esserlo.
Ma parlano di canzoni, spostiamo l’attenzione su
‘Tieniti la notte’: com’è stato produrre il vostro primo singolo?
Simone: “Diciamo che non è stata la primissima volta
perché, già in precedenza, avevamo fatto degli esperimenti. Però, posso dire
che entrare in studio ogni volta, che sia la prima, la decima o la centesima
volta, è sempre il culmine del lavoro che hai fatto nei mesi passati. Arrivi
alla realizzazione di quel lavoro e sai che devi dare tutto in quel momento
preciso: è come un concerto, soltanto che lavori molto di più su te stesso e
non per un pubblico.”
Quando l’avete ascoltata per la prima volta cosa avete
provato? Perché, a noi, ci ha fatto emozionare tanto.
Simone: “Grazie! Sinceramente, però, non mi ricordo
precisamente perché in fase di arrangiamento e registrazione la riascolti
tantissime volte. Sicuramente in studio, quando l’hai finita di registrare e
ascolti la prima bozza, provi una forte emozione, sembra forse anche un po'
strano. È comunque tutto bello.”
Allora, questa domanda è un po' particolare quindi
tenetevi pronti. Abbiamo pensato al “tema della musica vista in maniera
universale” cosa che, probabilmente, non tutti appoggiano perché dipende molto
anche dai punti di vista e da quale tematica si decide di affrontare: secondo
voi, a livello di messaggio, la musica può essere universale?
Alex: ”È una bella domanda. Io, personalmente, ti
direi che dipende dalla musica: alcune canzoni sono più semplici mentre altre
sono molto più ricercate e devi starci più dietro per capirle. Devi quasi
studiarle. Però, alla fine, credo che la musica sia universale: se ascolto un
brano ed è orecchiabile, pur non sapendo cosa ci sia dietro, se mi piace mi
piace.”
Simone: “Secondo me, dipende anche dalla lingua: il
messaggio arriva tanto soprattutto dalla musica ma, per esempio, una canzone
italiana, all’estero, non arriva a tutti o arriva solo a livello musicale mentre,
una canzone inglese, può arrivare a molte più realtà.”
Altra domanda legata alla band: com’è lavorare in
gruppo? Ci sono mai state delle incomprensioni?
Alfredo: “Sicuramente è una cosa impegnativa. Il
nostro gruppo è abbastanza bilanciato e, di conseguenza, ognuno fa la sua
parte. È quasi come se fosse un ecosistema: a me piace pensare alla barriera
corallina, basta un pochino che muoiono tutti. Alla fine, i micro-cambiamenti
determinano anche i cambiamenti degli altri.
Simone: “Ci tengo a sottolineare che questa è la parte
negativa.”
Alfredo: “Ovviante! Questa è la parte negativa mentre
la parte bella di lavorare in un gruppo consiste proprio nel condividere tutto
e di essere aiutato dagli altri. Inoltre, ti confronti molto con il pensiero
degli altri ma, alla fine, ci si sostiene a vicenda.”
Avete una frase e/o un motto che vi caratterizza? Se
sì, quale?
Simone: “Un motto vero e proprio non lo abbiamo. Molto
banalmente sarebbe: ‘noi siamo i Mosaico e questa è la nostra musica.’”
Alfredo: “Dipende dalla canzone.”
Simone: “Si esatto, dipende dal momento della canzone:
ogni volta che esce una canzone c’è un nuovo motto.”
Benissimo! È il momento di uscire dalle domande
standard: ora noi vi diremo delle parole e voi ci direte qual è la prima cosa
che vi viene in mente.
Rock.
Alfredo: “Libertà.”
Simone: “Rock ‘n roll”
Alex: “Adolescenza. Perché è il periodo in cui l’ho
ascoltata di più.”
Amore.
Simone: “Perché devo partire sempre io! Comunque,
condivisione.”
Attimi di panico.
Alfredo: “Vai tu Alex.”
Alex: “Emh...”
Alfredo: “No dai, facciamo bellezza.”
Alex: “Sacrificio.”
Alex, hai tutto il nostro supporto. Comunque, libertà?
Alfredo: “Rock. No dai, espressione.”
Alex: “Musica.”
Simone: “Io dico potere.”
Ispirazione.
Alfredo: “Canzone.”
Simone: “Parola.”
Alex: “Periodo.”
Musica.
Alfredo: “Mosaico.”
Grazie per la sviolinata Alfredo.
Simone: “Arte.”
Alex: “Se vogliamo tenerla sulla filosofia io direi
vita.”
Alfredo: “Condivido con Ale!”
Top 3 delle canzoni preferite.
Simone: “Tostissima…”
Alfredo: “Io parto con ‘Ain’t No Sunshine’ di Bill
Withers, ‘La sera dei miracoli’ di Dalla e ‘Whole Lotta Love’ dei Led
Zeppelin.”
Simone: “Tesissima anche perché poi va a periodi, non
ci sono canzoni preferite fisse ma, sicuramente, queste rimarranno tra le mie
preferite: ‘The Chain’ dei Fleetwood Mac, ‘I Want Love’ di Elton John e ‘The
Zephyr Song’ dei Red Hot.”
Alex: “Io dico ‘Boogie
Wonderland’ dei ‘Earth, Wind & Fire’, ‘Coming back to life’ dei Pink Floyd
e ‘Alice in Wonderland’ di Behance.”
Noi non sapremmo quale scegliere sinceramente.
Alfredo: “Beh dai, le vostre?”
Non so
perché ma sapevamo che ce lo avreste chiesto.
Mariarosaria: “Allora, sicuramente saranno molto più
moderne però dico: ‘To Be So Lonely’ di Harry Styles, ‘All I Want’ dei Kodaline
e ‘Don’t Stop Me Now’ dei Queen.”
Suha: “Aiuto. Io dico: ‘From the Dining Table’ di
Harry Styles”
Simone: “Mega fan di Harry Styles.”
Cosa te lo fa pensare?
Suha: “Poi ‘Self Care’ di Mac Miller e, non lo so,
credo Zayn.”
Simone: “Van bene tutti i pezzi di Zayn.”
Sono belli tutti i suoi pezzi. Comunque, questa è una
domanda che ci piace molto: se avreste potuto scrivere una canzone, quale
avreste scritto?
Alfredo: “‘La sera dei miracoli’”
Simone: “Visto che siamo in tema mi viene in mente
‘Sign Of The Time’ di Harry Styles.”
Alex: “Forse una dei Beatles.”
Alfredo: “Alla fine puoi sceglierne una o per
guadagnare un sacco di soldi oppure una che te la canti e te la suoni e ti
piacerà sempre.”
Alex e Simone: visto che Alfredo è stato l’unico a
dirne una italiana, quale scegliereste voi?
Simone: “Ah, sicuramente ‘Lugano addio’ di Ivan
Graziani.”
Alex: “Io dico ‘Guarda che luna’”
Ritornando seri: che consiglio dareste a chi vorrebbe
intraprendere la carriera da musicista, o comunque, questo percorso?
Alfredo: “Non fare la trap.”
Forse saremo di parte, ma siamo d’accordo con te
Alfredo.
Simone: “È strano che qualcuno ce lo chieda perché, di
solito, sono domande che si fanno a musicisti affermati, tuttavia, un consiglio
che possiamo dare a chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo è di divertirsi
il più possibile e fare quello che veramente si vuole fare, senza avere la
paranoia di pensare che cosa va e cosa invece no. È giusto che ognuno si senti
libero di fare quello che vuole e che è in grado di fare e, una cosa molto
importante, è cercare di migliorarsi il più possibile.”
Alfredo: “A parte gli scherzi, aggiungerei anche che
ognuno deve trovare divertimento in quello che fa per poi dare il massimo di
sé.”
Alex: “Poi, magari, una persona può iniziare e magari
avere la possibilità di avere uno stipendio e guardare verso il futuro
seriamente.”
Una domanda che ci sorge allora
spontanea: cosa ne pensate di tutte quelle persone che fanno musica soltanto
per guadagnare, senza metterci il cuore e i propri sentimenti?
Simone: “Più che altro c’è da chiederlo
a chi ascolta questi artisti: se loro si sentono bene a fare musica in questo
modo è giusto che sia così, tuttavia, è strano vedere che ci sono persone che
si immedesimano nelle loro canzoni. Però alla fine, i gusti son gusti e ognuno
è libero di fare quello che vuole. Come si suol dire: ‘il mondo è bello perché
è vario.’”
Una cosa che abbiamo notato è il fatto che in ‘Tieniti
la notte’ non ci sia una vera e propria introduzione, ma si parte subito nel
vivo della canzone: come spiegate questa cosa?
Alex: “Diciamo che volevamo dare un impatto forte
all’ascoltatore.”
Cosa molto bella è anche il fatto che non rimanete
sempre sullo stesso stile, ‘Tieniti la notte’ è una cosa e ‘Una Vita Piena’ è
un’altra, con l’assolo bellissimo di chitarra.
Alfredo: “È più rock.”
Ad Alfredo piace questo elemento.
Alfredo: “Esatto. Comunque, un cambiamento c’è stato
sicuramente: noi siamo cresciuti, c’è stata più ricerca nei suoni e anche di
come fare musica. Diciamo che è un pezzo sicuramente più maturo però, alla
fine, è sempre l’ascoltatore che giudica.”
Siete cresciuti sicuramente: provate a guardare indietro
a come avete iniziato per poi guardare il presente, confermate che state
facendo un bel percorso?
Alfredo: “Assolutamente.”
Simone: “Alla fine ci sarà sempre un cambiamento ed è
una cosa buona a mio avviso: se uno non cambiasse mai il tutto sarebbe più noioso.
È bello che ogni pezzo sia diverso dall’altro perché penso sia giusto
continuare ad evolversi.”
Noi abbiamo finito le domande: il tutto è stato rapido
e indolore. Nonostante tutto, vi auguriamo il meglio, speriamo di sentirci
ancora e in bocca al lupo per tutto!
Tutti: “Assolutamente, grazie!”
Alfredo: “Ultima cosa! Se volete condividere il nostro
pezzo fatelo ovunque, un po' di spam non fa mai male.”
Letto cosa ha detto Alfredo?
Mi raccomando, ascoltate e condividete il loro ultimo
pezzo ‘Una Vita Piena’ ovunque perché questi sono i Mosaico che, ringraziamo
per l’opportunità, ma soprattutto ringraziamo per averci regalato emozioni, per
averci raccontato un po' di sé e di come la musica riesce a cambiare i battiti
del nostro cuore. Perché sì, alla fine è facile di parlare di artisti
internazionali solo per qualche foto pubblicata su Instagram, ma le vere
emozioni e i veri sentimenti si celano nelle anime delle persone che con
dedizione e anche una buona dose di coraggio, si impegnano per creare quella
cosa che di più bello al mondo c’è: la musica.
Da noi è tutto, ci vediamo in un prossimo articolo!
Clicca qui per ascoltare ‘Tieniti la notte’: https://youtu.be/dmqCb4XLB5o
Clicca qui per ascoltare ‘Una Vita Piena’: https://youtu.be/BtNzrSyDwWM
Instagram:
mosaico__official
Youtube: Mosaico
Official
Mariarosaria Cipolletta
Suha Marmash
4ALSU
domenica 14 marzo 2021
I MISTERI DEI BRONZI DI RIACE
Appena arrivo scambio due parole
veloci con il mio manager, un santo, che mi da alcune informazioni di servizio.
Sta per iniziare, i battiti
accelerano quando sento la voce di Luca che mi sta introducendo. Salgo sul
palco, stupefatta di tutte le luci, le telecamere e le persone sedute che non
vedono l’ora di sentire la mia testimonianza.
Prendo il microfono e inizio a
presentarmi, do, giusto, due informazioni sul mio conto.
Io: ”Essere qui davanti a tutti
voi non mi sembra vero, si sta realizzando il mio sogno e quello della mia
famiglia. Comunque per chi non mi conoscesse sono Margherita Cambuso e ho 22
anni”.
Mentre stavo parlando in
penultima fila noto una bambina che si sta sbracciando per farsi vedere; mi
chiedo come mai una bimba della sua età sia qui ad ascoltarmi. Le faccio cenno
di avvicinarsi al palco.
La bambina, a primo impatto
sembrerebbe avere 9-10 anni, arriva correndo e saltando, mi ricorda me quando
avevo la sua età.
“Come ti chiami?” è la prima cosa
che riesco a chiederle
“Ashley e ho 10 anni”
Il mio intuito modestamente non
sbaglia mai,
“Ashley tu sai la storia dei
Bronzi di Riace?” proprio in questo momento decido di rivoluzionare tutta la
mia conferenza. Prima era noiosa, tecnica, pesante e monotona. L’avrebbe potuta
fare chiunque, questa invece no. La trasformo in una conferenza interattiva,
adatta per bambini così da avvicinarli all’arte, ma anche per adulti che si
intendono di arte.
Ashley: ”So qualche cosa, tutti
sanno dell’esistenza dei bronzi di Riace. Io so che sono stati scoperti da un
sub e che….”
“Ti interrompo un attimo perché partiremo
proprio da questa tua affermazione. Effettivamente sono stati scoperti da un
sub, ma vi siete mai chiesti se questo sub fosse un maschio o una femmina? La
storia della scoperta è risaputa, ma nessuno sa questa piccola parte. Mia nonna
fu una dei primi a trovare i bronzi. Durante una delle sue escursioni si era
accorta di questa zona che veniva circumnavigata dai pesci. Si avvicinò con
molta cautela perché temeva che ci potesse essere un vertice o resti di corpi
umani. Più era vicino e più intravedeva massi di bronzo; non capì subito cosa
fossero. Decise, così, di andare a dirlo
immediatamente a suo cugino e insieme promisero di non dirlo a nessuno fino a
quando non fossero stati certi del valore di quei “massi”. Questa promessa, però,
venne infranta; infatti Albert dopo essersi fatto dire il luogo preciso, in cui
si trovavano, ovvero fra Locri e Puntastilo, decise di andarci da solo.
Osservando si rese conto del loro probabile valore, decidendo, così, di andarne
a parlare con il suo datore di lavoro; insieme decisero di parlarne coi
carabinieri sommozzatori di Messina. Cinque giorni dopo, i due “massi” di
bronzo furono estratti dalle acque. Da questo momento in poi suo cugino usufruì
di una fama inestimabile.
Ashley: ” Ma come mai ha fatto una
cosa del genere?”
“Purtroppo non te lo so dire,
molto probabilmente voleva essere l’unico”
Ashley: ”Come mai all’inizio del
tuo discorso hai detto che tua nonna fu una dei primi sub?”
“Forse fu una dei primi perché gli
archeologi, ritengono che questi due uomini possedevano anche armi, scudi ed
elmi, ma non furono mai trovati. Si può considerare come secondo mistero dei “uomini
di Bronzo”? Assolutamente sì. Alcuni dicono che questi oggetti siano stati
rubati da altri sub; motivo per cui dico che mia nonna non era la prima.
Qualcuno gli aveva già trovati e gli aveva derubati. La seconda ipotesi è che
questi oggetti furono persi in un naufragio, ma, comunque, non possiamo e non
potremo mai sapere qual è la risposta giusta. Un’altra questione molto discussa
è stata il motivo del ritrovamento dei Bronzi nel mare. Una domanda che sorge
spontanea è come siano finiti lì? Forse una nave che stava andando dalla Grecia
a Roma è affondata oppure per evitare un naufragio ha deciso di abbandonare i
bronzi in mare nel tentativo di alleggerire il carico.
Ashley:” Ma io non ho capito. Gli
achiologi, no archeoligi, no archeologi come hanno fatto a dire che c’erano
questi oggetti se non gli hanno mai visti?”
“Gli
archeologi sono molto attenti ai dettagli. Se ne sono accorti dal momento che
le statue avevano le teste lievemente deformate da una “cuffia” o anche
calotta, che si portava sotto agli elmi. Hanno anche dedotto che ci fossero
lance e scudi sia per le impugnature delle armi, sia perché erano degli eroi. “
Un signore con i capelli
piuttosto corti che si trova in prima fila alza la mano; con un mio cenno mi
pone la sua domanda.” Come hanno fatto a capire che questi erano degli eroi?”
“Come ho detto prima gli
archeologi sono molto attenti ai dettagli più o meno grandi. In primis per la
loro corporatura e la loro posizione. Il primo bronzo, chiamato anche bronzo A
o il giovane, rappresenta un guerriero greco. Il secondo, invece, viene
chiamato bronzo B o il vecchio e rappresenta un guerriero troiano. Si può notare
come questi due bronzi non siano gemelli; infatti presentano delle
differenze. Cosa vi colpisce del Bronzo A?” Cerco di farli interagire il più possibile
e cerco di sviluppare in loro un senso di curiosità misto a ricercatezza
critica.
Ashley: ” A me i ricci perfetti;
vorrei averli anch’io così.”
Questa sua battuta mi fa
sorridere, ma, nello stesso tempo mi fa notare di quanta attenzioni presti
nella spiegazione e nell’osservazione.
La ragazza in prima fila
stupefatta:” ha anche ciglia molto definite e i suoi denti si intravedono nelle
labbra dischiuse.”
Un signore in 5 fila: ” Gli occhi
sono rifiniti in ogni dettaglio.”
“Tutto quello che avete detto è corretto.
Un piccolo appunto sui denti che sono fatti d’argento. Per quanto riguarda gli
occhi sono formati da cornee in calcite e iridi, però quest’ultime sono state
perse nel tempo. Il bronzo A pur volendo dare l’idea di movimento assume una
posa naturale, non rigida: il peso è sostenuto alla gamba destra, la sinistra,
invece, si presenta leggermente discostata dall’asse del corpo e il ginocchio è
flesso. Questo determina una lieve rotazione del bacino e il conseguente
abbassamento dell’anca sinistra. Per riuscire a compensare questa asimmetria il
torso compie una lieve curva che a sua volta si ripercuote sulla posizione
delle spalle. La testa è ruotata e piegata lievemente verso destra. La
muscolatura vigorosa, del torace, della schiena e dei fianchi è modellata in
modo anatomicamente perfetto. Sulle braccia e sulle mani le vene sono descritte
in modo accurato ed evidenziano una forte tensione muscolare. Mentre del Bronzo
numero B, cosa vi colpisce o quali differenze trovate?” Questa volta vedo
Ashley molto più perplessa. Una mano alzata mi distoglie dalle mie riflessioni.
Ragazzo che si trova in dodicesima
fila:” La struttura è molto simile al Bronzo A, però si può notare una
differenza nel polso che è lievemente flesso. I capelli non sono così definiti,
anzi appaiono lievemente trascurati all’attaccatura. Un’altra differenza sono i
denti, che in questo bronzo mancano. Per il resto mi sembrano molto simili.”
“Sono molto simili infatti;
eppure sono fatti da due artisti diversi. Altro mistero dei Bronzi di Riace:
chi sono gli autori? Anche a questa domanda non so rispondere. Sono statue affascinanti
sia per la loro bellezza, ma anche per i loro misteri.”
Ashley: ” Io vorrei andarli a
vedere dal vivo”
“Puoi. Oggi si trovano al Museo
Archeologico di Reggio Calabria. Sono anche in ottime condizioni perché sono
stati restaurati più volte.”
Ashley: “Zio allora domani ci
andiamo”
Lo zio mi guarda con aria felice,
ma disperata.
Ricevo tantissimi applausi e vedo
mio nonno commosso; questa giornata non sarebbe potuta andare meglio di così.
Camilla Paraboschi 3BLSU
lunedì 8 marzo 2021
Sanremo 2021, con i Maneskin si cambia la storia del festival
Sanremo, il festival della canzone italiana riconosciuto a livello mondiale, quest’anno cambia la sua stessa storia.
In un periodo così difficile per la musica e lo spettacolo, le
luci del Teatro Ariston tornano ad accendersi per illuminare il palco pronto ad
accogliere la competizione canora più attesa d’Italia che quest’anno presenta
varie novità, prima fra tutte la mancanza del pubblico a causa covid, ai fiori
donati anche ai concorrenti maschi, per poi arrivare al mago del cross
calcistico, Ibrahimovic, come co-conduttore. A lasciare tutti stupiti è il
podio finale che vede il terzo posto di Ermal Meta che, nelle classifiche delle
prime serate, si era confermato al primo posto, al secondo posto Fedez e
Francesca Michielin che, invece, nelle classifiche erano arrivati in posizioni
che non facevano presagire l’arrivo al podio. Ma i veri protagonisti di questo festival sono loro, i vincitori, i
Maneskin che con la loro canzone “Zitti e buoni” si guadagnano il primo
posto. Loro, con le loro esibizioni ben lontane dai canoni tradizionali di Sanremo,
hanno dimostrato che credere in se stessi gratifica sempre e che partecipare a
un talent non è la fine di un percorso ma solo l’inizio. Un gruppo di
giovani animati da una passione talmente grande da arrivare a colpire tutti i
telespettatori che poi li hanno premiati. Ma raccontiamo meglio chi sono i
vincitori: I Maneskin sono un gruppo musicale rock italiano formatosi a Roma
nel 2015 e composto da Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed
Ethan Torchio. Dopo aver raggiunto la notorietà con la partecipazione ad
X-factor 2017, firmano un contratto discografico con la Sony casa discografica
con cui poi pubblicano diversi demo.
Con “Zitti e buoni” vogliono portare sul palco una denuncia e un’affermazione del proprio essere: un rifiuto alla monotonia della società odierna e un grido di esaltazione alla diversità. I Maneskin infiammano l’Ariston con una canzone che dimostra quanto a volte ciò che viene reputato strano, diverso, inaccettabile per la convenzionalità a cui siamo abituati sia l’elemento vincente. Di sicuro di questo Sanremo si parlerà negli anni a venire, ma quello che lo ha reso storico è stata proprio questa vittoria cosi anticonvenzionale, quindi complimenti ai Maneskin per la vittoria e per il bellissimo messaggio lanciato.
E
voi cosa ne pensate di questo festival?
domenica 7 marzo 2021
La signora trasformata in volpe di David Garret
“Gli avvenimenti portentosi i soprannaturali non sono particolarmente rari, semmai hanno una cadenza irregolare. Magari nel corso di un secolo non accade neppure un prodigio degno di tal nome, e poi capita che ne arrivino tanti insieme”
Silvia Tebrick stava passeggiando con il marito quando, di colpo, si trasforma in volpe. Il marito, Richard Tebrick, inizialmente non fa fatica a riconoscere i tratti fisici e caratteriali della moglie in quell’animale, ma la vera natura fisica della volpe gradualmente si manifestano e prenderà il sopravvento.
Mr Tebrick
continuerà ad amarla anche quando lei avrà solo voglia di scappare da quella
casa, la amerà anche quando dovrà cambiare modo di starle vicino e,
soprattutto, nel momento in cui qualcun altro il suo posto.
La seconda
parte del libro è la più straziante, la più intensa; quella in cui i sensi si
mettono in allerta, quella più difficile da leggere. David Garnett ha scritto ‘La signora trasformata in volpe’ pensando
a Duncan Grant, il suo amante. La tensione verso un amore impossibile si legge
in ogni pagina, così come la convinzione che basterebbe impegnarsi di più per
mettere a posto le cose; anche se sembra impossibile, anche se le difficoltà
scoraggerebbe chiunque, anche se gli altri potrebbero prenderti per pazzo.
Il cuore di questo breve racconto fantastico, racchiuso in poco più di 100 pagine, consiste in una metamorfosi, come quelle che si manifestano tutto a un tratto nelle fiabe; però, diversamente da quanto accade nelle fiabe, il mutamento non è temporanea e non vi è nessun incantesimo che permetta di ristabilire la situazione. L’unico antidoto sta nella forza dell’amore, talvolta ostinato, talaltra disperato, che anima Mr Tebrick, capace di scorgere nello sguardo e nelle movenze della volpe il dolce ricordo della moglie. Eppure anche lui non sarà dispensato da un destino di cambiamento, in quanto dovrà trasformare intimamente se stesso per imparare ad accettare il progressivo inselvatichirsi dei comportamento della compagna.
Il racconto
mi ha tenuta incollata alle pagine, trattenendomi in una lettura tutta d’un
fiato e avvolgendomi in sensazioni dolci-amare che mi spronano a riflettere sul
carattere dei mutamenti.
Martina Signorile
venerdì 5 marzo 2021
Spiderwick - Le cronache
Lo sradicamento da Manhattan
per andare a vivere in una vecchia e isolata casa del New England che sembra
uscita da un racconto horror di certo non migliora le cose, tra i ragazzi Jared
sembra quello che più fatica ad accettare la nuova situazione e soprattutto
quello che cerca a più riprese una figura paterna idealizzata che si dimostra
sempre più latitante e inadeguata.
Sarà
proprio lui a trovare un vecchio libro, una sorta di manuale sulle fantastiche
creature che sembra vivano nei boschi circostanti e con le quali la guida,
scritta dal pro-pro zio di Jared misteriosamente scomparso, insegna a
confrontarsi e in special modo elenca da quali tenersi bene alla larga.
L’apertura
e la lettura del libro non è stata una mossa d’effetto, infatti, indagando sugli
strani fatti avvenuti nella casa molti anni or sono Jared farà la conoscenza
con il folletto custode del libro, Giangoccetto, che lo metterà in guardia
dalle mire del malvagio orco Mulgarath, desideroso di imporre il suo dominio
sia sul mondo fantastico che su quello degli umani impossessandosi del libro
aperto da Jared che pare dotato di grande potere. Sulle prime Simon e Mallory
si mostrano scettici ma, dopo un attacco dei Goblin nel bosco che circonda la
villa e la conseguente fuga, capiranno di essersi ficcati in un guaio molto
grosso e decideranno, loro malgrado, di aiutare Jared e le creature fantastiche
nella lotta contro il male.
Il regista Mark Waters (Quel
pazzo venerdì) specialista in comedy e romance si cimenta con il suo primo
fantasy, adattando per lo schermo una fortunata saga di libri scritta da Holly
Black e illustrata da Tony DiTerlizzi, quest’ultimo noto per le illustrazioni
di numerosi giochi di ruolo tra i quali il leggendario Dungeons & Dragons.
Waters visivamente colpisce
nel segno, gli effetti visivi sono di alto profilo e consoni alla narrazione,
quello che forse il regista non riesce a dosare al meglio è l’elemento
dark che in qualche caso deborda rendendo la pellicola poco adatta al pubblico
dei più piccini.
L’elemento fantasy non è
semplice da maneggiare specialmente per chi ha solo giocato con il
soprannaturale come Waters, vedi La rivolta delle ex piuttosto che il romance
Se solo fosse vero, ma non si è mai addentrato nel complesso universo
fantastico da cui proviene la saga e soprattutto i suoi autori che sfoggiano
una grande esperienza nel mondo dei giochi di ruolo, che rappresentano a loro
volta una costola importante e creativamente rilevante dell’universo fantasy.
Infatti il film avrebbe in
teoria tutte le carte in regola per regalare suggestioni ed emozioni, anche
perché sfrutta molti degli elementi già usati con successo da Luc Besson in
Arthur e il popolo dei Minimei, ma se il regista francese ha un registro che
affonda le proprie radici nel fantastico, Waters è più formale, svolge con
rigore il compito assegnatogli, ma non ha il coinvolgimento di un Peter Jackson
ne tantomeno la creatività di un qualsiasi dream-team targato Disney
Come sempre vi lasciamo il trailer
Selia e Katia 3A LSU