Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

giovedì 26 novembre 2020

Una, dieci, centomila: insieme contro la violenza sulle donne

 


"Scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza, ricorda di disobbedire perchè è vietato morire è vietato morire”

25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sono 91 i casi accertati quest’anno in Italia, quasi tre donne al giorno vittime di carnefici che avevano giurato di amarle e poi? La loro storia non fa notizia e il loro grido di aiuto non rimane che un eco nel buio di una mamma, un’amica, una figlia, una sorella che ancora troppo presto lascia il nostro mondo succube di un amore letale.

Pugni, calci, schiaffi ma anche insulti e minacce giustificati con l’amore: come può essere tutto ciò amore? Questa è violenza e possesso “perché se non sei mia non sei di nessun altro” e quindi o obbedisci o ti ammazzo.

Sei mia, come se la donna fosse un oggetto, non un essere umano che merita amore, ma tanto è stata lei che se l’è cercata, lei a mettere la gonna troppo corta e a mandare sguardi provocanti, non sarà mai il carnefice a pagare, ma lei sempre più spesso con la propria vita.

Si leggono molte storie ma ancora quante donne, magari anche adesso mentre state leggendo questo articolo, sono vittime di abusi e non riescono a scappare da coloro che dicono di amarle e invece si prendono libertà che non dovrebbero avere: tanto loro sono le più deboli e quindi come tali devono essere trattate.

Questo lockdown ha nascosto un altro lato negativo, proviamo solo ad immaginare quanto possono aver subito le donne che ogni giorno hanno ricevuto violenza per tre mesi chiuse in casa.

Come può un uomo nato da una donna diventare violento? La colpa molto spesso sta anche nella società che vuole essere moderna e progressiva, ma che continua anche in modo velato a discriminare il genere femminile.

È ora di lottare, perché nessun dito sia più alzato e nessuna parola sia più urlata, è ora che le donne siano libere di “amare”!

La violenza non è amore e non è normale che sia normale.

Martina Cattani 4^ A L.S.U.

martedì 24 novembre 2020

Presidenziali America 2020: continuità o modernità?


Il 3 novembre 2020 l’America è stata chiamata a votare, scegliendo tra la continuità rappresentata da Trump o il futuro rappresentato da Biden.

La scelta è avvenuta e quest’ultimo è stato eletto 46° Presidente degli States, certo c’è prima il passaggio del testimone del Presidente uscente che non lascerà la Casa Bianca prima del prossimo gennaio.

C’è da chiedersi: il percorso che lo ha portato fino a qui è stato così semplice?

Da una parte Joe Biden, partito democratico e vicepresidente durante il mandato di Obama, dall’altra Donald Trump, partito repubblicano e ultimo presidente in carica: lo scontro fra i due si fa subito acceso. Ne sono testimonianza i vari dibattiti dove i due candidati non si sono risparmiati insulti e interruzioni varie pur di dimostrare di essere meglio dell’avversario.

A vincere, come abbiamo già detto, è Biden che grazie all’ultimo dibattito avvenuto in Pennsylvania ha sostituito Trump alla Casa Bianca.

“Sono onorato di servire il nostro Paese e state certi che sarò il presidente di tutti”. Twitta il neo presidente nelle prime ore dopo le elezioni, supportato con grande gioia dall’amico ed ex collega Barax.

Non condivide lo stesso sentimento Trump che dopo aver giurato di non arrendersi e di citare in giudizio la Pennsylvania, sostenendo il fatto che i democratici abbiano falsificato i voti, si è dato al silenzio per diversi giorni.

Dopo aver citato i due protagonisti è doveroso nominare la “rivoluzionaria” di queste elezioni: Kamala Harris, con lei aumentano le donne americane al potere.

Rimanete collegati per continuare a seguire le vicende del nuovo presidente e della sua “squadra”.                     

Cattani Martina 4^ A L.S.U

lunedì 23 novembre 2020

Noi, ragazzi dello zoo di Berlino


Christiane Vera Felscherinow meglio nota con lo pseudonimo di Christiane F., è scrittrice e musicista tedesca.  Il Libro nasce da una serie di interviste che i giornalisti sostennero nel corso del 1978 per due mesi con la Felscherinow, imputata e testimone in un processo conclusosi nel giugno del 1978 con la condanna per detenzione di droga e ricettazione.  Il processo si riferiva ad un procedimento d’accusa  depositato presso il tribunale di Berlino nel luglio del 1977. Al termine del processo la condanna fu sospesa con la condizionale, in quanto all’epoca dei fatti l’imputata era minorenne.

Questo libro racconta la storia di Christiane Vera Felscherinow, un’ex tossicodipendente che nel corso del 1978 è stata sottoposta ad un processo per detenzione e spaccio di droga. Tra  violenze domestiche, dipendenze e prostituzione la vita di Christiane non è stata affatto semplice, soprattutto per la sua giovane età. 

 “Mio padre mi guardò come un pazzo. Capii che adesso avrebbe dato di matto. Si mise a gridare e subito a battermi. Mi picchiava e io ero imprigionata nel mio letto e non ne venivo fuori. Non mi aveva mai picchiata così e io pensai: adesso mi ammazza. Quando si gettò a picchiare anche mia sorella ebbi due secondi di aria e tentai istintivamente di raggiungere la finestra. Pensai che sarei saltata dall’undicesimo piano". 


Nella vita di Christiane questi avvenimenti quasi preannunciano il suo futuro ingresso nel mondo della droga, avvenuto in un'età prematura in cui si è ancora troppo giovani e troppo innocenti. Una madre troppo presa dal suo nuovo fidanzato e un padre troppo ubriaco per poter ragionare, l’infanzia di Christiane e della sua sorellina sono completamente compromesse.


A soli dodici anni infatti Christiane, pur di non sentirsi esclusa dai suoi coetanei ha iniziato a fumare hascisc e da lì non ha più smesso. La droga era diventata la sua vita, il suo ossigeno, senza di essa non riusciva ad alzarsi dal letto, lei aveva costantemente bisogno di drogarsi, fino ad arrivare a prostituirsi per averla. Tra amici, qualche disco di David Bowie e sotto l’effetto della droga le giornate passavano via velocemente; così velocemente non passavano solo le giornate, ma anche i soldi.

 “Andammo in un locale che era già aperto della stazione della metropolitana, fermata Zoo, il Bahnhof Zoo. Mi colpì subito lo squallore. Era la prima volta che ero al Bahnhof Zoo. Era una stazione enormemente squallida. C’erano barboni buttati nel loro vomito e ubriachi dappertutto.

Che ne sapevo che entro un paio di mesi avrei passato qui tutti i pomeriggi?”

Con il passare del tempo, il cambiare delle compagnie, la situazione ha iniziato a peggiorare, fino a quando Christiane ha iniziato con l’assumere l'eroina.

“Posso smettere quando voglio.” 


E’ questo che inizialmente credeva Christiane, di essere capace di smettere in qualsiasi momento, ma pagina dopo pagina, si percepisce come la dipendenza vada ad aggravarsi e come Christiane  si rassegni a questo lato della sua vita.

A soli quattordici anni Christiane inizia a prostituirsi così come il suo ragazzo Detlef, per potersi permettere l'eroina di cui aveva costantemente bisogno: tutta la sua vita aveva perso significato, era diventata un continuo alternarsi di droga e prostituzione fino a quando, alla fine della narrazione, la madre di Christiane decide di allontanarla da Berlino e mandarla a vivere con dei parenti in un piccolo paesino vicino Amburgo.

“Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” è un libro di denuncia, denuncia della prepotenza, della prevaricazione, dei problemi e delle difficoltà.

racconta la storia di una ragazza che passa dal vivere in campagna al frequentare la discoteca "Sound" girovagando in un terrificante tunnel dell'orrore, un mondo in cui il fumo, le pasticche e la droga sono all’ordine del giorno. Inizi così il tuo viaggio con Christiane, un viaggio di alti e bassi che ti permettono di immedesimarti nella protagonista tanto da farti deprimere per la brutta piega che inizia a prendere la sua vita.

Questo libro costituisce un invito a riflettere, a chiedersi il perché i ragazzi, già in tenera età scelgono le strade della droga. Si comincia con un “assaggio”, si continua per sentirsi sballati e poi ci si ritrova una vita completamente distrutta. Questa lettura ha lo scopo di far riflettere il lettore, il quale si pone domande come: “Quanto delle persone che siamo oggi deriva dal contesto in cui siamo cresciuti ? E’ vero che si ha sempre la possibilità di scegliere?”.

Il testo è un viaggio che alterna la descrizione di ambienti grigi e tristi, che il più delle volte rispecchiano gli stati d'animo della protagonista, e le sensazioni della giovane Christiane. Il libro è scritto in maniera scorrevole e chiara, utilizza un linguaggio colloquiale tanto che molte volte vengono usati slang e modi di dire tipici dei giovani di quel tempo. In questo libro, oltre gli importanti valori di cui si fa portavoce, ho apprezzato il modo in cui sono presenti i racconti di personaggi collaterali al racconto (il padre, la madre, gli assistenti sociali ecc.) che aiutano il lettore a capire meglio le dinamiche delle vicende. Consiglio la lettura di questo libro?

Assolutamente sì!

-Camilla-

Finito il libro ho provato tante emozioni contrastanti fra di loro che non sono riuscita a capire se questo libro mi sia piaciuto o meno. So per certo che questo libro ha l’obiettivo di lasciarti dentro tante domande e zero risposte: è proprio questo il suo scopo, attraverso una storia difficile e angosciante come questa, vuole farti riflettere sul perché accadono certe cose. Grazie all’indirizzo di studi che ho scelto ho potuto leggere il libro da un punto di vista più sociologico, questo fatto che potrebbe sembrare riguardi solo Christiane, in realtà riguarda la società, questo è un fatto sociale; come ha potuto permettere che accadesse tutto questo la società? Questa è una delle mille domande che mi tormentano.


Oltre ad essere un fatto sociologico è anche un fatto psicologico perché il libro ci riporta a galla tutti i pensieri e i turbamenti che Christiane prova durante l’infanzia fino all'adolescenza, pensieri che non devono lasciare indifferente il lettore, ma devono portarlo a riflettere.

Una lettura forte, che ti lascia dentro tante domande, ma imperdibile. 

-Martina-

 Leggi anche tu #NOIIRAGAZZIDELLOZOODIBERLINO


mercoledì 18 novembre 2020

PLAYSTATION 5… STRONG FEELING


Ciao ragazzi! Siamo Lorenzo e Margherita e in questa rubrica tratteremo di videogiochi, fumetti e molto altro.

Per questo numero parleremo dell’uscita della nuova Playstation 5.

Questa rivoluzionaria console ha totalizzato più di un milione di prevendite negli Stati Uniti, raggiungendo in 12 ore la stessa quantità di ordini che la precedente versione aveva ottenuto in 12 settimane dall’uscita.

La nuova Playstation presenta un design moderno, mai visto prima, con il supporto della grafica in 8k grazie anche alla nuova scheda video che conferisce riflessi in tempo reale e ombre più vivide; inoltre con l’inserimento di una SSD i tempi di caricamento sono quasi assenti.


Parliamo del controller: il nome è stato cambiato a “Dualsense” grazie alle sensazioni che offrono nuovi motori, infatti permettono al giocatore di percepire il materiale degli oggetti tenuti in mano o il pavimento su cui si cammina.

Ritornano alcuni classici old school come “Ratchet e Clanck”, “Crash Bandicoot” e la vecchia saga di “Doom” mentre tra le novità, i titoli più attesi sono: “CyberPunk 2077” e il nuovo Spider-man, in cui non si vestiranno più i panni del celebre Peter Parker bensì quello di Miles Morales, giovane ragazzo intento a seguire le orme del suo eroe.


Personalmente noi non vediamo l’ora di poter mettere le mani su questa nuova console e provare tutti i nuovi giochi che saranno presto disponibili.

Voi cosa ne pensate? 

Margherita Bonetti 3ALSU

Lorenzo Mitrofan 3AE

 


domenica 15 novembre 2020

Italia: piccoli passi ma di un gigante


"Ma siete sicuri che gli omosessuali di questa nazione non avrebbero voluto vedervi a lavoro per difendere le loro attività piuttosto che su questa roba qui?” ha dichiarato l’onorevole Giorgia Meloni facendo riferimento al progetto di legge Zan contro l’omo-bi-transfobia, misoginia e abilismo.

Sarebbe molto più semplice se le parole appena citate fossero state scritte in un libro, magari frutto di una fantasia non veritiera posta solo al fine di intrattenere il lettore. Eppure, se questo libro dovesse avere un nome sarebbe: Italia 2020.

Ma, nonostante ciò, l’Italia inizia a fare passi da gigante: la legge Zan, la quale prende il nome dal relatore Alessandro Zan, contrasta ogni tipo di discriminazione e di violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità ed è stata approvata con ben 265 si, 193 no e un astenuto.

Che cosa prevede la legge Zan contro l’omofobia?

Sostanzialmente la legge Zan, oltre a tutelare le discriminazioni citate precedentemente, stabilisce la Giornata nazionale (17 maggio) contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, con iniziative promosse nelle scuole elementari, medie e superiori. Inoltre, si propone all’Istat l’indagine statistica sulla discriminazione di genere da svolgere almeno ogni tre anni. Molto importante sarà l’apertura di centri antidiscriminazione per sostenere vittime della violenza omotransfobica.

In sintesi, questa legge è stata capace di portare luce in un momento in cui il buio regna sovrano, in cui la paura di esprimere la propria vera essenza è costantemente posta sotto giudizio, dove una diversità diventa disuguaglianza solo per poter prevalere sull’altro e cercare di acquistare un potere che, in realtà, impoverisce l’anima.

Non può quindi mancare la risposta della comunità LGBTQl+ (link del video: https://www.instagram.com/tv/CHH93hojCFI/?igshid=1c65hyi96wutu).

Da Tiziano Ferro a Vladimir Luxuria e da Carolina Morace a Luisa Rizzitello: ognuno di loro dice un decisivo e quasi disperato “Si, siamo sicuri!” affinché ogni calcio, ogni insulto e ogni spintone venga punito e non passi inosservato; per un’Italia più unita sperando che, un giorno, si possa vivere a colori senza dover per forza indossare maschere grigie.

Perché l’amore è universale e comune a tutti gli uomini e, prima di noi, lo avevano capito gli antichi greci. Pensate alla famosa storia fra Patroclo e Achille (ricostruita in un libro intitolato La canzone di Achille che sto leggendo in questo periodo). È ingenua, pura, affascinante: Patroclo muore per Achille e Achille non può vivere senza Patroclo. E se l’omosessualità veniva accettata nell’antica Grecia, tutte le battaglie che si stanno affrontando servono solo a ribadire diritti che sono stati messi a tacere da monotoni oppositori senza colore.

 Mariarosaria Cipolletta 4ALSU

BASKET MON AMOUR

Ogni tanto a ognuno di noi serve staccare la spina per un po’, e questo ci aiuta a superare ogni difficoltà.

La mia chiave per la porta della salvezza

Ciao a tutti, io sono Ndiaya, vi voglio presentare la mia rubrica del mattei’sblig.

Spero che vi piaccia! 

Affronterò diversi argomenti tra cui lo sport, lo svago, le amicizie, momenti belli e brutti, insomma vi accompagnerò per tutto l’anno scolastico.                                            

In questo primo articolo avevo intenzione di parlarvi un po’ di me, e di come io trovi una via d’uscita dalla situazione un po’ tristi o comunque quelle situazioni che mi rendono triste. So bene che a tutti capita di avere dei giorni no, per questo sono sicura che mi capirete. Ovviamente starete tutti pensando che sia uno di quei articoli che contengono, quei maledettissimi “Andrà tutto bene “, “ Mi raccomando tenete la mascherina”,  “ Ragazzi distanza“,“ Se ci sacrificheremo tutti, tutto tornerà come prima” vi sbagliate, in questo articolo parlerò semplicemente di come stacco la spina da tutto.

Io sono una persona abbastanza sportiva, infatti pratico la pallacanestro da otto anni: la pallacanestro è la chiave della mia salvezza.  

Quest’anno gioco in una nuova società, in realtà non nuovissima, infatti è l’unione della mia società di appartenenza, ovvero il Basket  Val D’Arda, con quella di Pontenure, cioè l’Assigeco. Sento che sarà l’annata migliore di tutte!

Siamo un gruppo molto affiatato, pur essendoci scontrate in diversi tornei. Considero il basket una via di salvezza non solo perché gioco al mio sport preferito che toglie i pensieri, ma passo del tempo con persone meravigliose capaci di capire quando sei giù di morale e riuscire a tirati su, a volte utilizzando anche stratagemmi, come il tiramisù. Anche se ridiamo e scherziamo moltissimo, siamo ragazze piene di grinta e con voglia di vincere e vivere ogni giorno al massimo per renderlo indimenticabile.

La squadra presentata in questo modo potrà  sembrare perfetta, anche se ogni tanto qualche disguido c’è, ma si risolve quasi sempre tutto, in fondo abbiamo sempre l’Alessia R. che ci tira su di morale, che continua a urlarti dietro se non hai voglia di allenarti, come fa quasi sempre con l’Emma B.,  la Daria che ogni giorno ci ricorda sempre il lato negativo delle cose e Giulia L. che le ricorda che esiste anche il lato positivo, poi arriviamo noi persone “normali”, esempio l’Alice R., Nicky B., Elena G., Teo T., Rebecca C., ( io ). E non dimentichiamo di citare Emilie D.  e la Gaia Q. che ci fanno sempre riconoscere in ogni situazione e dovunque andiamo, e infine abbiamo le capitane la Regy N. e l’Angy N., che – povere –  devono essere le responsabili del gruppo.

Con loro mi trovo sempre molto bene e le mie preoccupazioni tendono sempre a sparire e così posso a buon diritto dire che sono la mia chiave per staccare la spina.

Spero che ognuno di voi abbia un suo paracadute delle situazioni pensati, e se non è così spero che la mia rubrica, con i prossimi articoli che usciranno a breve vi aiuti a trovarne uno. Perché io credo che sia inutile cercare di far finta di nulla, tutti noi siamo consapevoli di trovarci in un momento difficile e ognuno di noi deve trovare un suo modo per affrontarlo, e superarlo e questo mi dà lo spunto per il prossimo articolo.

Cutie-pie


Il "cobalto" ha le mani sporche di sangue


 The energy solution of the future must not be built in human rights absues.”

Serma Joshi Capo delle imprese e dei diritti umani di Amnesty International.

Cosa si cela dietro agli apparecchi tecnologici che ogni giorno utilizziamo per comunicare e muoverci?

 Il cobalto è una delle risorse più importanti per la costruzione dei dispositivi tecnologici che ogni giorno utilizziamo come ad esempio l’auto, infatti si trova nelle batterie per auto elettriche, nei telefoni, nei computer, carica batteria ecc. Ma che cos’è questo materiale, a ben diritto ritenuto tra i più importanti dato che muove il nostro mondo?

La definizione scientifica che abbiamo trovato si trova nel sito di www.lenntech.it, riporto testualmente:” Il cobalto è un elemento ferromagnetico duro di colore bianco argenteo. È un membro del gruppo VIII della tabella periodica. Come il ferro, può essere magnetizzato. Nelle sue proprietà fisiche è simile a ferro e nichel. L'elemento è chimicamente attivo e forma molti composti. Il cobalto è stabile in aria ed inalterato in acqua, ma è lentamente attaccato da acidi diluiti”.

Per chi non si intende di chimica, non è altro che un elemento che si trova nell’ambiente, più precisamente all’interno del nucleo terrestre, e come già detto, alimenta gli apparecchi elettronici, di conseguenza è uno dei materiali più richiesti dalle grandi industrie.

La mia indagine si è dunque rivota soprattutto verso uno dei Paesi che detiene più del 50% del cobalto mondiale: Il Congo. Il Congo si trova nell’Africa Centro-occidentale ed è proprio da lì che la maggior parte del minerale viene estratto. Circa il 20% del minerale viene estratto a mano, quindi tramite un’estrazione artigianale, mentre la restante parte viene prodotta in miniere industriali, che appartengono ad aziende straniere, principalmente cinesi. Queste grandi aziende però hanno cercato per tanto tempo di nascondere le brutalità che avvengono nelle miniere di estrazione, come lo sfruttamento degli operai, tra cui tantissimi bambini, ragazzi minorenni forzati a lavorare in queste miniere per le loro condizione economiche. C’è stato però un rapporto, pubblicato da Amnesty International, pubblicato il 15 novembre 2017, che ha portato alla luce le violenze dei diritti umani celate dietro al commercio del cobalto. Le aziende che sono state tirate in ballo sono tante, quelle che ricordiamo sono Apple,  Huayou Cobalt (compagnia con base in Cina) , LG Cyem, Ford. Tesla. Nello stesso rapporto si parla delle condizioni disumane dei bambini, costretti a lavorare in condizioni estremamente pericolose, senza attrezzatura di alcun tipo. In risposta al questo rapporto, aziende come Ford, IBM, Lg Cyem si sono unite per dare inizio ad un progetto blockchain per poter tracciare i rifornimenti di Cobalto dalla Repubblica democratica del Congo. Il sito LIFEGATE.it riferisce che molte famiglie hanno deciso di denunciare ciò che i propri figli hanno dovuto subire, infatti nel testo della causa giudiziaria datata 15 dicembre 2019, presa in carico da ONG per i diritti umani International Rights advocates, si afferma che queste grandi aziende (Apple, Microsoft, Tesla, Alphavet) stanno traendo consapevolmente benefico dal sistema tradizionale artigianale in Congo e lo stanno supportando in maniera sostanziale. Oltre al duro lavoro che gli operai devono svolgere, la paga che gli viene retribuita è a dir poco imbarazzante in proporzione a quanto il materiale estratto costi realmente, infatti sono pagati con 50 dollari mensili.

In conclusione, cari lettori, vi invito a tenervi informati sulle questioni mondiali, magari anche solo leggendo qualche volta il giornale potrebbe aiutarvi a rimanere informati su ciò che avviene nel mondo, così da poter essere più consapevoli sulla realtà che ci circonda, magari anche guardando il telegiornale, perché non tutte le cose belle che vediamo celano una bella storia.

Vi ringrazio per l’attenzione e ci vediamo al prossimo articolo.

Siti consultati:

lifegate.it

Freccia del web

amnesty.org

Suha Marmash, 4ALSU

 

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI. L’adattamento cinematografico del best seller di Paolo Giordano.

Spiazzante l’operazione, che trasforma uno dei maggiori successi editoriali degli ultimi anni in film.

Così la storia di Alice e Mattia, in tutto sono 6 gli attori che hanno interpretato i due ragazzi in età diverse: Alba Rohrwacher e Luca Marinelli nella maturità (lui ha messo su 15 chili per la parte, lei ne ha persi 10), Arianna Nastro e Vittorio Lomartire nell’adolescenza, Martina Albano e Tommaso Neri da piccoli

La loro incapacità di adattarsi al mondo, complice un’infanzia funesta, viene messa in scena.

Il regista costruisce un’estetica funzionale all’etica del racconto, e “vede” quello che il romanzo attinge dalla storia segreta di due anime.

I mostri non albergano più all’interno, ma si riversano fuori: mostruoso è il contesto, anzi horror – come musiche (c’è anche un inedito dei Goblin), luci e omaggi (da Argento a Polanski) s’incaricano di rivelare – e mostruosi sono i corpi, tagliati e sbilenchi, smagriti e imbolsiti, mai in armonia col mondo, e dal mondo offesi, disarticolati.

Il film ci ha toccate molto, infatti noi tutte guardandolo, ci siamo messe a piangere perché tratta di vari temi veramente molto importanti come l’anoressia o i problemi legati all’infanzia. La storia in sé è strutturata bene, il film è girato al meglio e fornisce perfettamente l’idea della drammaticità dei personaggi. All'inizio si fa fatica a seguire la storia per chi non ha letto il libro, perché si è molto concentrati sui personaggi e sui flashback.

È un film che consiglierei ma non a tutte le età per i contenuti pesanti, in ogni caso è magico e quando ti prende ti fa provare emozioni uniche. Da vedere magari in una piovosa sera di novembre almeno una volta nella vita.

Per chi ha trovato il film interessante vi lascio il link del trailer per chi volesse vederlo.


Selia Lassus e Katia Binelli, 3ALSU


venerdì 13 novembre 2020

TUTTI IN GIOCO


Le insegnanti Valentina Chiffi e Stefania Biancospino sono liete di informarvi che sabato 14 novembre dalle 10 alle 12 si terrà l'evento conclusivo del Progetto "Tutti in gioco", vincitore del IX concorso " Io Amo i Beni Culturali" promosso dalla Regione Emilia Romagna. Il progetto ha coinvolto le classi 3B, 4B e 5A del Liceo delle Scienze Umane ed è stato realizzato in collaborazione con i Comuni di Fiorenzuola d'Arda e Monticelli d'Ongina e con il coinvolgimento degli Istituti Comprensivi di Fiorenzuola d'Arda, Rivergaro e Monticelli d'Ongina. L'evento sarà visibile in diretta streaming sul canale youtube del nostro Istituto.

Per trovare il canale occorre andare su youtube e cercare
web tv Mattei, oppure cliccare sul link
La diretta sarà registrata e rimarrà disponibile anche nei giorni successivi.
In allegato la locandina con il programma.

                                                                Prof.sse Valentina Chiffi e Stefania Biancospino

mercoledì 11 novembre 2020

La solitudine dei numeri primi

 La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano 

Scrittore e fisico italiano, nel 2008 ha vinto il premio Strega con il suo primo romanzo  ‘La solitudine dei numeri primi’; ha scritto altri romanzi come: ‘Divorare il cielo’ ‘Il corpo umano’ e ‘Il nero e l’argento’. 


Alice e Mattia sono due adolescenti, apparentemente sembrano dei semplici ragazzi tuttavia nel profondo nascondono entrambi delle cicatrici con cui dovranno convivere per il resto della loro vita, entrambi infatti sono stati colpiti da un evento traumatico che gli ha cambiato  la vita per sempre: Alice nel momento in cui è stata coinvolta in un incidente sciistico e Mattia quando ha deciso di abbandonare sua sorella, affetta da una grave disturbo di autismo,  al parco da sola. 


Questi due ragazzi, entrambi alla ricerca della salvezza, si incrociano e dal loro primo sguardo nasce un’amicizia con alla base un sentimento più profondo, un sentimento che non verrà mai coltivato perché fra loro c’è sempre qualcosa che li tiene lontani, ma saranno sempre legati da un filo elastico e invisibile che non si spezzerà mai.  Alice e Mattia sono come i primi gemelli, uniti dallo stesso passato ma lontani dal presente perché qualcosa impedisce loro di avvicinarsi.

Un romanzo che tratta di argomenti forti, che cambia la vita non solo ai protagonisti del libro ma anche al lettore che, perso nella scrittura strepitosa dell’autore, si immedesima nei personaggi cercando di far fronte su ciò che sta accadendo. Una lettura che ti prende fin dal primo capitolo ,che ti travolge i pensieri e che non ti fa staccare gli occhi dal testo; inutile dire che questo libro mi è piaciuto, mi ha colpito la storia che non tratta solo della vita di questi due ragazzi, ma soprattutto dei problemi che in questa società ci accomunano sempre di più come l’anoressia, i litigi e le incomprensioni da parte dei nostri genitori, il bullismo e tanti altri.  Un libro che colpisce a pieno il cuore del lettore. 

Martina, 3ALSU

Voto: ⭐⭐⭐⭐

Stile:⭐⭐⭐⭐⭐

Contenuto:⭐⭐⭐⭐

Piacevolezza:⭐⭐⭐⭐


“La solitudine dei numeri primi“ è la storia in parallelo di un ragazzo e una ragazza apparentemente diversi ma profondamente uguali, uniti da un dolore che li ha segnati per sempre, con cui dovranno convivere per tutta la loro vita. In questo libro l’autore con una sensibilità unica nel suo genere descrive stati d’animo interiori molto spesso difficili da comprendere e intuire, tratta argomenti molto delicati ma nonostante questo riesce a valorizzare ogni singola tematica come: l’anoressia, l’ambizione dei padri, il tema dell’handicap, l’autolesionismo e l’accettazione di un lutto. Complessivamente questo libro mi è piaciuto molto, l’ho letto tutto d’un fiato in un solo giorno, è una lettura che prende il lettore che ad ogni pagina vuole scoprire sempre di più, approfondire ogni singolo aspetto di questa storia così inaspettatamente complessa che si concluderà poi in un modo altrettanto inaspettato.

Camilla, 3ALSU

Voto: ⭐⭐⭐⭐

Stile:⭐⭐⭐⭐⭐

Contenuto:⭐⭐⭐⭐

                                                                              Piacevolezza:⭐⭐⭐⭐⭐

 

                               Leggi anche tu #Lasolitudinedeinumeriprimi


 

FOLIGNO E IL MOSTRO A CACCIA DI BAMBINI


Cattedrale di San Feliciano

F
oligno è un comune italiano situato in Umbria, nella provincia di Perugia; viene denominato il “centro del mondo”, in quanto cuore della nostra penisola e dell’intera Europa, al tempo considerata centro del mondo. Gli abitanti di Foligno sono i “cuccugnai”, ovvero le “civette”; tre sono le spiegazioni di questo appellativo: secondo la prima, le monete d’oro coniate dalla zecca di Foligno erano chiamate “occhi di civetta”; si narra inoltre che gli abitanti di Foligno, al tempo, erano esperti nella caccia, in particolare di civette; ma la spiegazione che più ha portato a questa denominazione è che, fino al XV secolo, secondo la tradizione, durante le feste di Pentecoste veniva fatta scendere dal campanile della cattedrale di Foligno una colomba di cartapesta, somigliante più ad una civetta che ad una colomba. Oggi i cuccugnai si riuniscono nelle ampie piazze del centro di Foligno, come piazza della Repubblica, che accoglie la fastosa Cattedrale di San Feliciano, temporaneamente chiusa in seguito al terremoto avvenuto nel 2016. Caratteristici sono i palazzi storici, tra cui il Palazzo Comunale e il Palazzo Trinci, che accoglie la rinomata Pinacoteca civica di Foligno; particolari sono inoltre le strette e suggestive vie, dove, fino a qualche anno fa, si aggirava il conosciuto “mostro di Foligno”. 

Ma facciamo un passo indietro. Era il 6 ottobre 1992 quando venne denunciata la scomparsa di Simone Allegretti, un bambino di quattro anni e mezzo. Durante le indagini, in una cabina telefonica, venne trovato un messaggio scritto in stampatello, che diceva: “Aiuto! Aiutatemi per favore. Il 4 ottobre ho commesso un omicidio. Sono pentito ora, anche se so che non mi fermerò qui. Il corpo di Simone si trova vicino la strada che collega Casale e Scopoli. P.s.: Non cercate le impronte sul foglio, non sono stupido fino a questo punto. Ho usato dei guanti. Saluti, al prossimo omicidio, IL MOSTRO.”

Fu proprio grazie a questo biglietto che nei pressi di una discarica tra Casale e Scopoli le forze dell'ordine quello stesso giorno trovarono il corpo nudo del piccolo Simone.

L’anno dopo, 7 agosto 1993, un secondo omicidio che sparse angoscia e panico tra i cuccugnai: Lorenzo Paolucci, tredici anni. Questa volta però l'assassino non riuscì a nascondersi perché sul luogo del delitto trovarono gocce di sangue che condussero dritto dritto alla sua abitazione. Tale “mostro” a caccia di bambini, che tanta angoscia e terrore aveva sparso tra gli abitati, venne trovato e arrestato: si trattava di Luigi Chiatti, un ragazzo di ventidue anni, geometra di professione.

Palazzo Comunale
Non servirono mai duri e lunghi interrogatori perché l'assassino confessò immediatamente tutto in tribunale. Chiatti infatti raccontò di aver sentito dentro di sé la necessità di trovare un contatto fisico con i bambini: c'era qualcosa che lo spingeva a ciò, man mano che aumentava la sua solitudine. Proprio per questo motivo aveva concentrato la sua attenzione "alla ricerca di bambini con i quali poter stare" ed è così che in quei due tragici giorni, prendendo la sua Y10 andò in giro per le strade di Foligno, incontrò i bambini, che liberi giocavano nei prati delle campagne, e dopo aver scambiato due chiacchiere li portò nella sua abitazione. Pensando però al grave reato che aveva appena compiuto sequestrando i bambini, gli rimaneva un'unica strada: ucciderli e abbandonare i loro corpi. 

Accadde proprio così con il piccolo Simone e con il povero Lorenzo.

Chiatti dopo aver scontato trent’anni nel carcere di Prato, nel 2015 è stato trasferito presso la Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Capoterra, in Sardegna. Oggi a Foligno non rimane più quella paura che colpì quel tragico periodo, ma resta comunque il ricordo di tali avvenimenti la cui storia è divenuta conosciuta in tutta Italia. 

Piazza della Repubblica

  ILARIA PIERANGELI , 3ALSU


Lockdown: una parola dalle mille probabilità e mille imprevisti


Si è riscoperto il piacere di mangiare insieme, di scrivere lasciando libera l’immaginazione, di leggere volando con la fantasia. Qualcuno ha imparato una nuova lingua, chi ha capito di amare, chi ha smesso di scendere a patti con l’ignoranza e chi è diventato dottore per aiutare chi domani avrà bisogno di cure. 

Pensiamoci bene, quante volte diamo una connotazione negativa a varie situazioni senza analizzare tutti gli aspetti?

Pensando al Lockdown, descritto da molti come uno dei periodi più brutti della storia dell’umanità, siamo sicuri che ci abbia lasciato solo brutti ricordi?

Ovviamente si cerca di trovare il positivo in una situazione angosciante. Per molti la chiusura totale è stata difficile sia economicamente che psicologicamente eppure, io penso che quei tre mesi ci abbiamo fatto riflettere molto e dato anche tante opportunità. Siamo una generazione, e anche una società, basata sulla tecnologia, il telefono ormai è tutto il nostro mondo: amicizie, amori, interessi, contatti sono tutti racchiusi in quel piccolo apparecchio elettronico e ormai sono rare le volte dove ci fermiamo a pensare per un attimo e ad osservare quello che ci sta intorno. Siamo sempre troppo di fretta per soffermarci sui piccoli gesti quotidiani, sempre troppo presi dal resto per capire quanto ci concentriamo sulla superficialità delle cose.

Quei tre mesi ci hanno fatto fermare, ci ha fatto scoprire quanto stare insieme sia importante, quanto dedicarsi a qualcosa che non sia internet ci faccia stare bene. In questa quarantena abbiamo riscoperto noi stessi, i nostri valori e le nostre passioni, abbiamo capito che con una penna in mano siamo noi i padroni del destino, che con qualche colore possiamo esprimere ogni emozione e che un libro può scavarci nell’anima.

Quindi come vedete il periodo buio alla fine per alcuni di noi nascondeva dentro una piccola luce, tanti piccoli benefici che poi sono diventati quell'ancora di salvezza che ci ha aiutati ad andare avanti.

Guardiamo le situazioni da entrambi i lati della medaglia, perché uno dei due potrebbe riservarci grandi sorprese!

Al prossimo articolo 😁

Martina Cattani 4^A L. S. U.

mercoledì 4 novembre 2020

TI HO TROVATO TRA LE STELLE

 

Ti ho trovato tra le stelle  di Francesca Zappia è un libro young adult ricco di mille e coloratissime sfaccettature, capace di farti emozionare e riflettere allo stesso tempo, riuscendo così a farti provare le emozioni e gli stati d’animo provati dai personaggi, ma soprattutto dalla protagonista del libro Eliza Mirk. Eliza non è una ragazza come la maggior parte delle sue coetanee, i suoi principali interessi non sono la moda e i trucchi ma le fanfiction; lei stessa ne ha crea una ‘Mare di mostri’ una storia in cui rifugiarsi, un fumetto letto ed adorato dal popolo del web, supportato da un grande e attivissimo Fandom, oltre che da un merchandising capace di dare ad Eliza la possibilità di potersi pagare da sola le future rette universitarie. Agli occhi del popolo del web Mare di Mostri e la sua creatrice, Lady Constellation, sono famosissimi, tuttavia nella vita reale la vera identità di Eliza Mirka resta anonima, nascondendo così a tutti chi si cela dietro alla celeberrima autrice Lady Constellation.

Eliza non ha amici in carne ed ossa, ma un gran numero di sostenitori sul web, fino a quando, con l’arrivo di un nuovo ragazzo, il mondo del web e quello della vita reale entreranno in collisione. Wallace, il nuovo compagno di scuola, è un ragazzo dal passato drammatico e dal carattere estremamente solitario proprio come Eliza, grazie a lui, lei riuscirà ad aprirsi al mondo esterno, a scoprire la bellezza della vita e tutto ciò che si cela dietro ad uno schermo, tutto ciò che ha sempre criticato senza conoscere realmente.

 “Ti ho trovato tra le stelle” è un libro frizzante ed estremamente attuale sia per quanto riguarda le tematiche trattate, ovvero il mondo dei social e delle interazioni via web, sia per la tipologia di scrittura attuata dall’autrice Francesca Zappia. Un libro che racconta in modo chiaro i problemi che noi adolescenti affrontiamo, come il primo amore, il nostro rapporto con i social e la scuola.

Inizialmente ho avuto molta difficoltà a leggere questo libro in quanto  distante dai generi letterari alla quale solitamente io mi dedico, tuttavia con il procedere della lettura ho iniziato ad apprezzarlo sempre di più, coinvolgendomi a tal punto da  immedesimarmi gradualmente nella protagonista; con la sua semplicità e la sua spensieratezza questo libro regala una di quelle letture che conquistano, da leggere tutte d’un fiato!

Rivolgendosi principalmente ad un pubblico di teenager e ai lettori accaniti di John Green, mi sento di consigliarlo a quest’ultimi in modo che colgano in questo libro l’incoraggiamento giusto per tuffarsi in quel mare  che è la vita e superare le proprie paure proprio come Eliza.     

                           Leggi anche tu #tihotrovatofralestelle       

 -Camilla Ziliani e Signorile Martina- 3ALSU