Christiane Vera Felscherinow meglio nota con lo pseudonimo di Christiane F., è scrittrice e musicista
tedesca. Il Libro nasce da una serie di
interviste che i giornalisti sostennero nel corso del 1978 per due mesi con la
Felscherinow, imputata e testimone in un processo conclusosi nel giugno del
1978 con la condanna per detenzione di droga e ricettazione. Il processo si riferiva ad un procedimento
d’accusa depositato
presso il tribunale di Berlino nel luglio del 1977. Al termine del processo la
condanna fu sospesa con la condizionale, in quanto all’epoca dei fatti l’imputata
era minorenne.
Questo libro racconta la storia di Christiane Vera
Felscherinow, un’ex tossicodipendente che nel corso del 1978 è stata sottoposta
ad un processo per detenzione e spaccio di droga. Tra violenze domestiche, dipendenze e
prostituzione la vita di Christiane non è stata affatto semplice, soprattutto
per la sua giovane età.
“Mio
padre mi guardò come un pazzo. Capii che adesso avrebbe dato di matto. Si mise
a gridare e subito a battermi. Mi picchiava e io ero imprigionata nel mio letto
e non ne venivo fuori. Non mi aveva mai picchiata così e io pensai: adesso mi
ammazza. Quando si gettò a picchiare anche mia sorella ebbi due secondi di aria
e tentai istintivamente di raggiungere la finestra. Pensai che sarei saltata
dall’undicesimo piano".
Nella vita di Christiane questi avvenimenti quasi
preannunciano il suo futuro ingresso nel mondo della droga, avvenuto in un'età prematura
in cui si è ancora troppo giovani e troppo innocenti. Una madre troppo presa
dal suo nuovo fidanzato e un padre troppo ubriaco per poter ragionare, l’infanzia
di Christiane e della sua sorellina sono completamente compromesse.
A soli dodici anni infatti Christiane, pur di non
sentirsi esclusa dai suoi coetanei ha iniziato a fumare hascisc e da lì non ha
più smesso. La droga era diventata la sua vita, il suo ossigeno, senza di essa
non riusciva ad alzarsi dal letto, lei aveva costantemente bisogno di drogarsi,
fino ad arrivare a prostituirsi per averla. Tra amici, qualche disco di David
Bowie e sotto l’effetto della droga le giornate passavano via velocemente; così
velocemente non passavano solo le giornate, ma anche i soldi.
“Andammo in un
locale che era già aperto della stazione della metropolitana, fermata Zoo, il
Bahnhof Zoo. Mi colpì subito lo squallore. Era la prima volta che ero al
Bahnhof Zoo. Era una stazione enormemente squallida. C’erano barboni buttati
nel loro vomito e ubriachi dappertutto.
Che ne sapevo che
entro un paio di mesi avrei passato qui tutti i pomeriggi?”
Con il passare del
tempo, il cambiare delle compagnie, la situazione ha iniziato a peggiorare,
fino a quando Christiane ha iniziato con l’assumere l'eroina.
“Posso smettere
quando voglio.”
E’ questo che inizialmente credeva Christiane, di
essere capace di smettere in qualsiasi momento, ma pagina dopo pagina, si
percepisce come la dipendenza vada ad aggravarsi e come Christiane si rassegni a questo lato della sua vita.
A soli quattordici anni Christiane inizia a
prostituirsi così come il suo ragazzo Detlef, per potersi permettere l'eroina
di cui aveva costantemente bisogno: tutta la sua vita aveva perso significato,
era diventata un continuo alternarsi di droga e prostituzione fino a quando,
alla fine della narrazione, la madre di Christiane decide di allontanarla da
Berlino e mandarla a vivere con dei parenti in un piccolo paesino vicino
Amburgo.
“Noi,
i ragazzi dello zoo di Berlino” è un libro di denuncia, denuncia della
prepotenza, della prevaricazione, dei problemi e delle difficoltà.
racconta
la storia di una ragazza che passa dal vivere in campagna al frequentare la
discoteca "Sound" girovagando in un terrificante tunnel dell'orrore,
un mondo in cui il fumo, le pasticche e la droga sono all’ordine del giorno.
Inizi così il tuo viaggio con Christiane, un viaggio di alti e bassi che ti
permettono di immedesimarti nella protagonista tanto da farti deprimere per la
brutta piega che inizia a prendere la sua vita.
Questo
libro costituisce un invito a riflettere, a chiedersi il perché i ragazzi, già
in tenera età scelgono le strade della droga. Si comincia con un “assaggio”, si
continua per sentirsi sballati e poi ci si ritrova una vita completamente
distrutta. Questa lettura ha lo scopo di far riflettere il lettore, il quale si
pone domande come: “Quanto delle persone che siamo oggi deriva dal contesto in
cui siamo cresciuti ? E’ vero che si ha sempre la possibilità di scegliere?”.
Il
testo è un viaggio che alterna la descrizione di ambienti grigi e tristi, che
il più delle volte rispecchiano gli stati d'animo della protagonista, e le
sensazioni della giovane Christiane. Il libro è scritto in maniera scorrevole e
chiara, utilizza un linguaggio colloquiale tanto che molte volte vengono usati
slang e modi di dire tipici dei giovani di quel tempo. In questo libro, oltre
gli importanti valori di cui si fa portavoce, ho apprezzato il modo in cui sono
presenti i racconti di personaggi collaterali al racconto (il padre, la madre,
gli assistenti sociali ecc.) che aiutano il lettore a capire meglio le
dinamiche delle vicende. Consiglio la lettura di questo libro?
Assolutamente
sì!
-Camilla-
Finito il libro ho provato tante emozioni
contrastanti fra di loro che non sono riuscita a capire se questo libro mi sia
piaciuto o meno. So per certo che questo libro ha l’obiettivo di lasciarti
dentro tante domande e zero risposte: è proprio questo il suo scopo, attraverso
una storia difficile e angosciante come questa, vuole farti riflettere sul
perché accadono certe cose. Grazie all’indirizzo di studi che ho scelto ho
potuto leggere il libro da un punto di vista più sociologico, questo fatto che
potrebbe sembrare riguardi solo Christiane, in realtà riguarda la società,
questo è un fatto sociale; come ha potuto permettere che accadesse tutto questo
la società? Questa è una delle mille domande che mi tormentano.
Oltre ad essere un fatto sociologico è anche un
fatto psicologico perché il libro ci riporta a galla tutti i pensieri e i
turbamenti che Christiane prova durante l’infanzia fino all'adolescenza,
pensieri che non devono lasciare indifferente il lettore, ma devono portarlo a
riflettere.
Una lettura forte, che ti lascia dentro tante
domande, ma imperdibile.
-Martina-
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