Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

venerdì 28 febbraio 2025

Uno sguardo sul Festival di San Remo: Lucio Corsi e "Volevo essere un duro"

 “Volevo essere un duro” è il brano con cui Lucio Corsi ha partecipato al Festival di Sanremo 2025, classificandosi al secondo posto. La canzone rappresenta un ironico autoritratto, in cui l’artista riflette sulle aspettative della vita e sulla disillusione che spesso le accompagna. 

Il brano esplora il conflitto tra l’immagine ideale che desideriamo proiettare e la nostra autentica identità, mettendo in luce la pressione sociale verso la perfezione e l’infallibilità. 
Corsi affronta il desiderio di apparire forti e invulnerabili, contrapponendolo alla realtà delle nostre fragilità e insicurezze. 
Questa riflessione culmina in un messaggio di autoaccettazione, riconoscendo che la vera forza risiede nell’abbracciare le proprie imperfezioni. 
La canzone invita gli ascoltatori a liberarsi dalle aspettative esterne e a valorizzare la propria unicità, offrendo una prospettiva fresca e rilevante nel contesto musicale contemporaneo.
La redazione



A scuola di gusto!

 All’interno del nostro Istituto, è stato avviato un progetto che unisce inclusione, inventiva e
formazione pratica: un laboratorio di cucina in cui gli studenti sono chiamati a collaborare nella
preparazione di ricette provenienti da diverse parti del mondo. Un appuntamento settimanale di
condivisione e apprendimento che ha l’obiettivo di promuovere non solo le competenze culinarie,
ma anche il lavoro di squadra e la crescita personale.
L’iniziativa nasce dalla cooperazione tra le educatrici che seguono gli studenti, tra cui la dott.ssa
Laura Corsini, e il nostro blog d’istituto, il quale si fa portavoce di questa esperienza pubblicando
ogni settimana le ricette realizzate nel laboratorio. Così, gli studenti coinvolti possono documentare
il loro percorso, condividere riflessioni legate all’esperienza e, al tempo stesso, offrire spunti e
ispirazioni culinarie alla comunità scolastica.
Secondo la nostra redazione, il progetto rappresenta molto più di un semplice laboratorio di cucina,
in quanto questa iniziativa non solo promuove l'autonomia e la creatività in cucina, ma rafforza
anche il senso di comunità e collaborazione tra tutti gli studenti coinvolti, creando un ambiente
accogliente e stimolante. Ad uno ad uno, gli studenti avranno la possibilità di proporre un piatto a
settimana da realizzare insieme e si scambieranno i ruoli di chef, sous chef, assistant chef e
collaboratori, sviluppando la fiducia in sé stessi attraverso il piacere di cucinare e gustare insieme i
piatti preparati. L’attività è strutturata in modo da offrire agli studenti l’opportunità di sperimentare
diversi aspetti del lavoro in cucina: dalla scelta degli ingredienti alla preparazione, dalla gestione
del tempo alla presentazione dei piatti. Oltre a favorire l’apprendimento di abilità manuali, il
progetto ha una significativa valenza educativa e sociale, poiché gli studenti sono chiamati a
rispettare i ruoli assegnati, a seguire le regole del laboratorio e a collaborare in un contesto che
stimola la comunicazione e il rispetto reciproco.
Le direttrici del blog,
Paola Bravo e Prabhjot Kaur Chaggar 5B LS





lunedì 24 febbraio 2025

Orientamento universitario presso la facoltà di Medicina Veterinaria di Parma!

 Il 20 febbraio 2025, noi studenti di 5A e 5B del Liceo Scientifico abbiamo avuto l’opportunità di visitare l’Università di Veterinaria di Parma, un’esperienza formativa che ci ha permesso di avvicinarci al mondo della ricerca scientifica e del benessere animale.
Particolarmente importante è stata l'esperienza presso i laboratori dell’università dove abbiamo svolto uno studio batteriologico, condotto utilizzando latte fresco – munto direttamente dalle mucche di proprietà dell'università – con l’obiettivo principale di verificare la presenza di batteri patogeni nel latte. Per permettere lo sviluppo delle colonie batteriche, è stato utilizzato un terreno di coltura preparato in precedenza, il quale funge da supporto nutritivo per i batteri, consentendo loro di proliferare e formare colonie visibili a occhio nudo. Il latte è stato versato direttamente sul terreno, permettendo così l'assorbimento dei microrganismi presenti nel campione. È stato esaminato, in seguito, un terreno di coltura dopo un periodo di incubazione di circa ventiquattro ore, per verificare la crescita di colonie batteriche atte a fermentazione. Per visualizzare i microrganismi presenti, sono stati prelevati campioni di colonie batteriche dal terreno di coltura: le strisce di materiale batterico sono state trasferite in una goccia d'acqua su un vetrino, permettendo l'osservazione al microscopio. Questo passaggio ha consentito di riconoscere i diversi tipi di batteri presenti nel campione. Nell'analisi sono stati spiegati i batteri di fermentazione, simili a quelli utilizzati nella produzione di birra e formaggi, sono considerati sicuri per il consumo umano e non indicano problemi di salute nell'animale. Nel caso di colonie batteriche a partire dal latte, la presenza di batteri patogeni potrebbe segnalare un'infezione o una malattia dell'animale. L'esame batteriologico del latte permette di determinare lo stato di salute dell'animale e la qualità microbiologica del prodotto. La crescita di colonie batteriche è un indicatore chiave per valutare la sicurezza del latte e individuare eventuali rischi sanitari. Se non si osserva alcuna crescita batterica eccessiva o anomala, è possibile concludere che il latte proviene da un animale sano.
Successivamente, abbiamo approfondito il tema del benessere animale, un aspetto cruciale della veterinaria. Gli esperti dell’università ci hanno illustrato come il benessere degli animali
non riguardi solo la loro salute fisica, ma anche il loro comportamento e il loro ambiente di vita. Un animale che vive in condizioni adeguate, con cibo sano, spazi adeguati e interazioni
sociali positive, è un animale più sano e meno soggetto a malattie.
Abbiamo anche scoperto come la ricerca veterinaria lavori per migliorare le condizioni di vita degli animali, sia domestici che da allevamento, con nuove tecnologie e metodi di cura avanzati. Questo ci ha fatto riflettere sull’importanza del rispetto e della responsabilità che abbiamo nei confronti degli esseri viventi con cui condividiamo il nostro pianeta.
La visita all’Università di Veterinaria di Parma è stata un’esperienza estremamente interessante e istruttiva, che ci ha permesso di vedere da vicino il lavoro dei ricercatori e dei
veterinari. Abbiamo capito quanto sia fondamentale la scienza per la salute degli animali e dell’uomo e quanto sia importante garantire loro una vita dignitosa e rispettosa.
Ringraziamo l’Università di Parma per l’accoglienza e per averci trasmesso conoscenze preziose, che porteremo con noi nel nostro percorso di studi.

Estia Ballusci 5A LS e Paola Bravo 5BLS


Uno sguardo sul Festival di San Remo: Simone Cristicchi e "Quando sarai piccola"

 “Quando sarai piccola” è il titolo di una delle canzoni più belle che io abbia mai ascoltato negli ultimi anni ed oggi, cari lettori, vi descriverò sia di cosa tratta il testo sia delle impressioni che mi ha lasciato il brano.

La canzone è stata presentata al festival della canzone italiana, tenutosi a Sanremo, in provincia di Imperia, dall’11 al 15 febbraio 2025, dal cantautore romano Simone Cristicchi.

Per scrivere questa canzone, Cristicchi ha preso spunto da un’esperienza personale,infatti,nel 2018, la madre si è gravemente ammalata di Alzheimer e perciò il cantautore ha deciso di scrivere il brano, permettendo alla madre stessa di capire ciò che le stesse accadendo. 

Cristicchi ha dichiarato in un'intervista che il testo parla della pietà provata per una mamma ipotetica totalmente frastornata e costernata dai problemi che la vita quotidianamente le pone davanti e del fatto che, in un batter di ciglio, ci si ritrova a dover diventare “genitori dei propri genitori”, ossia si è spinti a restituire tutto l’amore che è stato donato dai genitori i quali, invecchiando, sono tornati ad essere “bambini” da accudire.

Il tutto è marcato da diverse frasi del testo, tra cui: “Ti starò vicino come non ho fatto mai”, “Parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce”, “Per restituirti quell’amore che mi hai dato”, “Per restituirti, tutto, tutto il bene che mi hai dato” e “Per restituirti tutta questa vita che mi hai dato”.

Il brano presenta due principali tonalità; esso è scritto in Lab e, a partire dalla seconda strofa, modula in Sib.

Entrambe hanno un temperamento malinconico, struggente e, combinate alla voce pungente di Cristicchi, rendono il brano coinvolgente e strappalacrime.

Dopo diversi ascolti, la canzone mi ha trasmesso principalmente sensazioni molto forti e da tenere sempre in considerazione.

Innanzitutto, così come è accaduto a Cristicchi, è essenziale imparare a farsi forza per affrontare qualsiasi difficoltà a prescindere da quanto sia difficile combatterci.

Ciò è assai redditizio in chiave psicologica poiché aiuta a sviluppare la resilienza, ovvero la capacità di far fronte alle difficoltà e di vedere esse come fonte di cambiamento.

Infine, nel testo, si parla anche del fatto che i ricordi della madre svaniscono e che, a partire da lì, si deve donare l’amore a chi lo ha donato precedentemente.

Questo passaggio mi ha fatto capire l’importanza del ricordo.

Infatti esso, quando è positivo, permette sempre di affrontare tutte le difficoltà.

Per concludere, volevo esprimere i miei complimenti a Cristicchi per aver composto un brano straordinario e degno di essersi posizionato quinto nella classifica finale del festival.

Francesco Maccagni 4BLSU





venerdì 21 febbraio 2025

Arcane: la brillantezza artistica dietro ogni fotogramma


Alcune storie sono raccontate con le parole; altre sono tessute con ogni pennellata. In Arcane, ogni fotogramma sembra un dipinto che serve a comprendere la narrazione. L'arte della serie tv è più di uno sfondo ma è l'anima stessa del suo racconto.
Arcane esplora le storie delle origini di personaggi iconici ispirate al videogioco League of Legends, concentrandosi sulle città gemelle di Piltover, una società utopica di innovazione, e Zaun, la sua controparte sotterranea piena di povertà e criminalità, oppressa in molti modi dalla sua città gemella. La storia è incentrata su due sorelle, Vi e Jinx (precedentemente note come Powder), le cui vite sono plasmate da tragedia, lealtà e tradimento. La narrazione inizia con le due ragazze, coinvolte nel conflitto tra le due città. Dopo che una rapina fallita va storta, portando a conseguenze devastanti, le sorelle vengono separate. Vi viene imprigionata, mentre Powder cade sotto l'influenza di uno spietato signore del crimine, Silco, e adotta la caotica personalità di Jinx. Nel frattempo, gli scienziati di Piltover Jayce e Viktor sviluppano l'Hextech, una tecnologia rivoluzionaria che fonde magia e scienza, mirando a migliorare la società ma creando anche tensione e pericoli involontari. La storia esplora gli intrighi politici, le divisioni di classe e le lotte personali mentre Piltover e Zaun sono sull'orlo della guerra.
Lo stile artistico di Arcane è uno degli aspetti più distintivi e celebrati della serie: fonde texture dipinte a mano, animazioni 2D e 3D e luci cinematografiche per creare un'esperienza visivamente sbalorditiva, che sembra un dipinto in movimento. Personalmente penso che sia giunto il momento di iniziare a dare valore all'arte dell'animazione, soprattutto se realizzata con tanta cura, attenzione e creatività. Infatti, in un'epoca in cui l'intelligenza artificiale viene sempre più e preoccupantemente utilizzata al posto degli artisti veri e propri e di conseguenza l'arte di vari artisti viene rubata, è una ventata d'aria fresca vedere un'opera d'arte creata con tanta attenzione ai dettagli e affetto palpabile. Proprio per questo motivo, l’uso di IA è stato totalmente proibito nella creazione di questa serie. 
A differenza della maggior parte delle serie animate CGI, Arcane combina modelli di personaggi 3D con texture ed effetti 2D dipinti a mano, conferendogli un aspetto pittorico. Studio Fortiche, lo studio di animazione francese dietro la serie, ha sviluppato una tecnica ibrida che fonde l'animazione tradizionale con moderni strumenti digitali, creando una sensazione organica e strutturata. 
La storia di Zaun e Piltover è una storia di contrasti: il ricco contro il povero, il rigido contro il fluido, la luce contro l'oscurità. Per fare ciò, gli artisti di Arcane hanno scelto due stili artistici diversi per rappresentare le loro città: l'Art Déco per la città di progresso Piltover e l'Art Nouveau per la città di Zaun.
A prima vista, le differenze visive tra i due stili artistici sono evidenti. L'Art Déco rappresentava lusso, esuberanza e fede nel progresso sociale e tecnologico ed è molto geometrico, con linee rigide, angoli acuti, aerodinamico e pulito ma comunque decorativo, c'è molto oro, argento e avorio. Il suo stile ricco, forte, rigido ma lussuoso è un riflesso della società di Piltover con i suoi consigli, le sue accademie e il suo stile di vita dogmatico ma confortevole. Alcuni esempi di questo stile artistico sono l'Empire State Building, il Chrysler Building e il Paramount Theater.
Al contrario, l'Art Nouveau, che è molto morbido e fluido, ha curve lunghe. È delicato, vibrante e giocoso, ispirato alla xilografia giapponese, al folklore medievale e ai preraffaelliti, ma anche a forme naturali come le curve sinuose di piante e fiori. Zaun è una città al di sotto di Piltover per status, ricchezza e geografia. È la città sotterranea di Piltover e viene trattata come tale nonostante i suoi progressi tecnologici e la sua industria. Gli architetti e i designer tedeschi ricercavano un Gesamtkunstwerk ('opera d'arte totale') spiritualmente edificante, che unificasse l'architettura, l'arredamento e l'arte degli interni in uno stile comune, per elevare e ispirare i residenti. Alcuni esempi di Art Nouveau sono le opere di Gustav Klimt e la Sagrada Familia.
Entrambi gli stili artistici esistevano in una finestra molto piccola di pace e ottimismo e in quel breve periodo di tregua le cose andavano meglio, l'arte e la tecnologia prosperarono solo per essere interrotte da una guerra totale. Quindi, l'uso di questi stili artistici specifici è una tecnica narrativa molto funzionale e il contrasto rafforza visivamente i temi della serie di disuguaglianza e lotta sociale.
Attraverso la sua arte, Arcane non ci mostra solo un mondo diviso tra potere e oppressione, progresso e decadenza, ma ce lo fa percepire in ogni pennellata di colore, in ogni bagliore di neon, in ogni sguardo inespresso. Questo è un mondo in cui arte e narrazione sono inseparabili.


Chaggar Prabhjot Kaur 5BLS



martedì 18 febbraio 2025

Un' esperienza indimenticabile: il corso di sci a Pejo !


Dal 3 al 7 Febbraio  2025 la nostra classe ha partecipato a un’uscita didattica in montagna per svolgere un corso di sci. L’attività si è svolta presso la Val Di Pejo, una valle laterale della Val di Sole, in Trentino.

In questa zona abbiamo potuto accedere a un’area attrezzata con piste di vari livelli di difficoltà. L’obiettivo principale dell’esperienza era non solo imparare o migliorare la tecnica sciistica, ma anche vivere un’esperienza educativa all’aperto, favorendo il lavoro di squadra e la conoscenza dell’ambiente montano.

Dopo la partenza da Fiorenzuola  alle ore 11, siamo arrivati a destinazione verso le 15e30 e abbiamo ritirato l’attrezzatura necessaria, inclusi sci, scarponi e caschi. Successivamente, siamo stati divisi in gruppi in base al nostro livello di esperienza: principianti, intermedi ed esperti. Le lezioni di sci sono iniziate con una breve introduzione teorica da parte dei maestri, seguita da esercizi pratici sulla neve. I principianti hanno imparato le basi, come mantenere l’equilibrio, frenare e fare le prime curve, mentre gli sciatori più esperti hanno affinato la loro tecnica affrontando piste più impegnative. Dopo alcune ore di lezione, era d'obbligo la  pausa per il pranzo in rifugio, dove abbiamo potuto ristorarci  gustando piatti tipici di montagna e chiacchierando con gli insegnanti e gli amici. Nel pomeriggio, si riprendevano le lezioni per cimentarsi in discese più lunghe e divertenti, per poi rientrare in albergo, dove poter riposare un po' e organizzare varie attività per la serata.

L’esperienza del corso di sci è stata estremamente positiva e formativa. Abbiamo trascorso quattro giornate all’aria aperta, imparando nuove abilità e condividendo momenti di divertimento con i compagni e gli insegnanti. Speriamo di poter ripetere presto un’esperienza simile, magari con nuove sfide sulle piste innevate!

Gli alunni della 2BLS





venerdì 31 gennaio 2025

La vera storia di Bob Dylan,“A Complete Unknown”

 lI film “A Complete Unknown” con Timothée Chalamet racconta la storia del giovane Bob  Dylan, musicista solitario e sconosciuto che gradino  dopo gradino  percorre la scala che lo porterà al successo.
 Bob Dylan, appena ventenne, si sta affacciando al mondo della musica, pronto a rivoluzionare la scena musicale. L’ambientazione è negli anni 1960, quando Dylan è un “completo sconosciuto”, un giovane artista alla ricerca di se stesso, ancora lontano dall’iconico status che raggiungerà successivamente. Il titolo del film fa riferimento alla famosa canzone di Dylan “Like a Rolling Stone”, in cui Dylan canta della sensazione di diventare un “completo sconosciuto”, una persona che ha perso il suo posto nel mondo, ma che ha acquisito una libertà assoluta.
Dylan è ritratto come un giovane uomo di grande talento, ma anche di grande contraddizione, costantemente in bilico tra il desiderio di rimanere fedele alle sue radici folk e la spinta ad andare oltre, esplorando nuovi territori musicali e stilistici. La storia non si concentra solo sulla sua musica, ma anche sulle sue relazioni personali e sul tumulto interiore che caratterizzò gli anni formativi del musicista.Il film esplora enormemente la sua ricerca di identità: Dylan è pronto a rompere con l’immagine di cantautore impegnato politicamente che molti gli avevano imposto, lanciandosi nel cambiamento e affrontando le difficoltà di essere visto come “traditore” dai suoi fan più fedeli quando si esibisce con una band elettrica. La sua decisione di passare al rock elettrico è vista come un atto di ribellione e di trasformazione, che segna un punto di non ritorno nella sua carriera. La pellicola mette in luce il disagio esistenziale e il senso di smarrimento di Dylan, ma anche la sua indomita volontà di reinventarsi costantemente e di sfidare le aspettative.
La narrazione  gioca con l’elemento della finzione, ricostruendo eventi in modo creativo, quasi come se stessimo vivendo nel mondo fantastico e surreale di Dylan stesso. La musica, naturalmente, gioca un ruolo centrale, e le esibizioni dal vivo sono spettacolari, contribuendo a catturare l’energia della scena musicale dell’epoca.
 “A Complete Unknown” è un viaggio nell’anima di Bob Dylan, un ritratto di come un giovane artista si sia evoluto e abbia affrontato il suo destino, senza mai rinunciare alla sua volontà di essere un “completo sconosciuto”, libero da qualsiasi etichetta o definizione.
Un film da vedere!!!
La redazione



"Note a Margine" di Nicola Piovani

 Bentrovati cari lettori, oggi vi parlerò di un altro spettacolo a tema musicale che ho visto al teatro “Verdi” di Fiorenzuola, lo scorso 11 gennaio, intitolato “Note a margine”, il quale venne commissionato per la prima volta nel 2003 dal festival cinematografico di Cannes.

Il celebre pianista Nicola Piovani, accompagnato da un’orchestra, composta da un batterista, una flautista, un bassista ed uno xilofonista, ha suonato diverse melodie che hanno caratterizzato la sua carriera musicale.

Quindi il tutto può essere visto come un racconto autobiografico del compositore.

Tra le prime melodie eseguite troviamo quella del film “La voce della luna”, diretto dal regista Federico Fellini con il quale Piovani aveva un grande rapporto.

Fellini aveva una concezione strana della musica,infatti i musicisti da cinema dovevano essere elastici, cioè in grado di adattarsi al contesto del film.Secondo Piovani ciò ha importanza, ma non quanto il ritmo da seguire per comporre una colonna sonora di un film.

Inoltre la prima volta che si conobbero, Piovani provò una forte ansia nell’incontrare Fellini poiché quest’ultimo era circondato da un’aura di venerazione.

Nel corso dello spettacolo Piovani e l’orchestra hanno suonato alcune melodie ispirate a dei miti tra i quali spicca quello di Narciso.

Egli è un cacciatore rinomato per la sua estrema bellezza e per il suo costante rifiuto nei confronti di chi lo ama.

A causa di ciò egli avrebbe subito una punizione divina che gli fece amare il suo aspetto a tal punto da farlo affogare in un lago mentre guardava il suo riflesso.

Ciò mi ha lasciato parecchio riflettere su quanto effettivamente sia importante evitare di elogiare eccessivamente sé stessi.

Pertanto, per avere un migliore equilibrio emotivo, sarebbe sempre consigliabile cercare di trovare una via di mezzo tra l’autosvalutazione ed il narcisismo i quali sono ambedue atteggiamenti altamente dannosi per il proprio benessere mentale.

Infine tra le melodie più belle eseguite durante lo spettacolo troviamo quelle dei film “La notte di san Lorenzo” e “La vita è bella”.

Entrambi i film parlano del tema della resistenza volta ad opporsi al nazifascimo e, così come ha sostenuto Piovani stesso durante lo spettacolo, di quanto sia importante lottare per difendere i propri valori.

Ho deciso di spiegare brevemente ciò che mi hanno trasmesso queste diverse melodie in quanto mi ha stupito la grande versatilità che ha mostrato Piovani nel parlare di diversi temi soltanto in una sola ora e mezza!

Francesco Maccagni 4BLSU






Visita al Campo di Fossoli e al Museo Monumento al Deportato

 Bentrovati cari lettori del Mattei’s blog, per ricordare tutte le vittime della Shoah, dopo quasi 80 anni dalla sua fine, oggi vi parlerò di un’uscita didattica che ho svolto con la mia classe lo scorso 22 gennaio 2025 a Fossoli, una frazione del comune di Carpi, in provincia di Modena, situato poco più a nord rispetto al capoluogo di provincia.Lì sono tutt’oggi conservati i resti di un campo di smistamento e concentramento, utilizzato durante la seconda guerra mondiale.

Esso venne originariamente fondato nel 1942 come campo di prigionia militare,pertanto lì venivano rinchiusi i militari catturati dai nemici di guerra.

Il tutto sarebbe proseguito nella stessa maniera fino alla resa da parte dell’Italia, precedentemente alleata con la Germania nazista di Hitler, avvenuta l’8 settembre del 1943.

Da lì in poi sarebbero stati arrestati ed imprigionati più di 600000 soldati italiani e soltanto nel mese successivo avvenne la prima deportazione.

A seguito dell’inizio della deportazione ebraica in Italia, esso divenne un vero e proprio campo di concentramento e smistamento.

Quindi esso venne utilizzato per far transitare tutti gli oppositori dei regimi giacché possedeva una posizione strategica.

Fossoli dista circa 5 km dal comune di Carpi dalla cui stazione sarebbero partiti diversi treni che avrebbero superato il confine italiano fino a raggiungere la Germania e la Polonia dove erano situati i campi di sterminio, volti all’uccisione nelle camere a gas dei nemici, come Auschwitz-Birkenau.

Infatti lì, il 22 febbraio del 1944 partì il primo treno italiano proprio con meta Birkenau, dove a bordo si trovava lo scrittore Primo Levi che fu detenuto a Fossoli poiché il suo celebre libro, ovvero “Se questo è un uomo”, inizia proprio a trattare del campo in questione.

L’utilizzo del campo sarebbe durato fino al 1970 poiché, a partire dal dopoguerra, il campo venne abitato da profughi giuliano-dalmati, cioè provenienti da zone fortemente colonizzate durante la seconda guerra mondiale (Venezia-Giulia e Dalmazia) e venne utilizzato da alcuni orfani per ospitare nelle capanne, da essi stessi restaurate, bambini abbandonati ed altri orfani di guerra.

A partire dagli anni 70 il campo rimase in un grave stato di abbandono finché la zona non venne concessa al comune di Carpi, nel 1984.

Oggi lì si trovano i resti dei mattoni che componevano le antiche baracche dove venivano imprigionati i nemici di guerra, come quelle della scuola.

Nel pomeriggio poi ci si è spostati a Carpi per visitare il museo “Monumento al deportato”, creato da Luigi Banfi e Lodovico Belgioioso,con un importante intento; il tutto non è divulgativo, bensì emotivo.

Quindi l’obiettivo del visitatore del museo è riuscire ad immedesimarsi in quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale, osservando i reperti autentici lì conservati. 

Tra questi ultimi troviamo lo scudiscio, utilizzato per frustare il punito, i pigiami a righe con sopra riportati i numeri ed i triangoli colorati, usati per indicare gli specifici puniti, il filo spinato, le posate arrugginite, i manifesti dei regimi e persino le foto dei detenuti dei campi e dello Zyklon B, ossia il gas tossico usato per uccidere nelle camere a gas i prigionieri, in soli quindici minuti.

Inoltre sui muri delle sale, oltre ad essere incise opere che rappresentano la morte ed il dolore, subiti durante l’Olocausto, sono incise delle lettere scritte dai detenuti negli attimi prima di morire tra cui ne spicca una veramente degna di nota.

Essa fu scritta da Odoardo Focherini, intellettuale cattolico italiano, che riuscì a creare un’organizzazione clandestina per far evacuare dal campo diversi ebrei, motivo per il quale venne beatificato dal papa Benedetto XVI il 15 giugno 2013.

Infine la stanza finale è la più impressionante poiché sono riportati nome e cognome di 14314 vittime italiane dei lager,tra cui troviamo Alberto Segre, padre della senatrice Liliana, e sono solamente ⅓ del totale italiano.

Tirando le somme di quanto visitato, ciò che ho apprezzato maggiormente è stato l’essere riusciti, a distanza di anni dalla fine della seconda guerra mondiale, a mantenere l’autenticità dei reperti storici che permettono a chiunque li osservi di percepire il senso di disumanizzazione, esclusione e dolore che le vittime della guerra hanno vissuto sulla propria pelle.

Consiglio caldamente a chiunque la visita di queste due località emiliane per tenere vivo il ricordo della strage mondiale più grande che sia esistita.

Francesco Maccagni 4BLSU




mercoledì 22 gennaio 2025

El maestro que prometió el mar

 

"Il maestro che promise il mare" racconta la storia di Antonio Benaiges, un maestro elementare catalano, iscritto al Partito Socialista Operaio Spagnolo, che nel 1935 viene assegnato ad una scuola di un piccolo paesino in provincia di Burgos. 
I suoi metodi di insegnamento innovativi e il fatto di non nascondere il proprio ateismo provocano la diffidenza del parroco e del sindaco, ma non compromettono il suo rapporto con gli alunni che lo sentono vicino alle loro speranze e ai loro sogni,uno dei quali è quello di poter vedere il mare.
Il film si sviluppa in continua alternanza tra il presente e il passato, quasi a voler rimarcare la stretta e inesorabile connessione tra queste due dimensioni.
Nel presente una nipote va alla ricerca della sepoltura di colui che si prese cura del nonno quando era bambino, sperando di trovarlo in una delle purtroppo numerose fosse comuni risalenti alla guerra civile. Nel passato assistiamo alla vita e all'attività didattica di quella persona, un maestro che pagò con la vita il non conformarsi alle imposizioni del franchismo.
Antoni Benaiges credeva davvero nelle potenzialità smisurate dei bambini e davvero ha promesso il mare a dei bambini che potevano solo immaginarlo. Quella promessa aderiva perfettamente al suo progetto didattico e pedagogico. Il maestro applicava il 'metodo naturale' elaborato dal pedagogista Célestin Freinet che prevedeva una partecipazione costante da parte degli alunni, dettata dai propri bisogni, al processo di conoscenza. Freinet riteneva fondamentale l'utilizzo in classe della tipografia per favorire l'apprendimento della scrittura nell'ambito di una cooperazione degli allievi con il maestro e tra di loro.
Il giovane insegnante rivoluziona i canoni scolastici dell'epoca implementando un metodo educativo moderno e attento ai bisogni dei bambini. Sarà assassinato dai fascisti della Falange all'inizio della guerra civile spagnola, poiché ateo,comunista e fuori dai criteri socialmente accettati dal regime.
Un film che invita a pensare, offrendoci innumerevoli  spunti di riflessione sulla condizione umana,sulle difficoltà dell'esisstenza e sulla necessità di sognare, ma anche di affrontare la realtà con coraggio e determinazione.
La redazione



Leopardi,il poeta dell’Infinito

 



E’ da poco andata in onda la serie tv di Sergio Rubini su "Leopardi ,il poeta dell’Infinito".
Le prime scene della fiction sono di Napoli,(invasa dal colera), e dell'amico più caro, Antonio Ranieri, che impone a un sacerdote, nella notte, l'ingresso in chiesa della bara che contiene le spoglie mortali del poeta. Leopardi è considerato un  pericoloso ateo e quindi degno della fossa comune.
Ranieri inizia da qui la narrazione della vita di Leopardi partendo dall'adolescenza e dalla sua  educazione, fino all'amicizia con Ranieri e alla sua ossessione per la seducente Fanny,l'oggetto del suo desiderio ed prolifica fonte di ispirazione per la sua poesia.
Verranno ripercorsi i numerosi viaggi compiuti da Leopardi, tra cui quelli a Firenze, Milano, Bologna, Roma e Napoli, città in cui alla fine morirà.
Le tematiche trattate sono innumerevoli, i personaggi ben analizzati e tutta la ricostruzione messa in scena suscita incessantemente sentimenti di pathos,ammirazione,partecipazione verso l’eterno poeta.
Afferma il Rubini stesso:”È l’incontenibile amore per la vita il motore che muove Leopardi e la sua poetica; e il suo pessimismo è il risultato di una costante ricerca di felicità negata da un universo incomprensibile e sordo ai desideri degli uomini. La continua tensione del poeta verso la vita si manifesta attraverso una voglia di libertà, di amore e di bellezza, a costo di mettere in discussione ogni ordine costituito, dalla famiglia al conformismo dei suoi contemporanei. Sarà la ricerca di amore a spingere Leopardi oltre il recinto dorato della casa paterna, e sarà l’amore per una donna, l’ammaliante aristocratica Fanny Targioni Tozzetti, a diventare la sua ragione di vita, nonché a occupare uno spazio importante nella sua produzione letteraria; così come ancora una volta sarà nell’amore per il suo fedele e apollineo amico Ranieri che il nostro poeta riuscirà a colmare i limiti della propria fisicità. Genio visionario dietro cui palpita il cuore di un eterno ragazzo, incompreso dagli uomini della sua epoca, Leopardi è più interessato a rivolgersi alle generazioni del futuro, nelle quali ha continuato a trovare ascolto fino a oggi”.
Poeta romantico, filosofo, pensatore politico. Giacomo Leopardi è stato il primo esistenzialista della modernità, riferimento dei tumultuosi anni del Risorgimento italiano, un “maledetto” che ha abusato della sua arte e del suo genio fino a rimanerne annientato. Un classico amato nei secoli,ineguagliabile e indimenticabile.
La redazione















lunedì 6 gennaio 2025

Conclave di Edward Berger

 

“Conclave” (2023) è un film drammatico,che si ispira al romanzo omonimo di Robert Harris. Il film si svolge interamente all’interno di una delle stanze più misteriose e solitamente inaccessibili del Vaticano: il conclave, l’assemblea segreta dei cardinali chiamata a eleggere il nuovo Papa.

Il film si concentra sugli eventi che si verificano durante un conclave, in cui i cardinali si riuniscono per scegliere il successore del Papa defunto.

I cardinali devono non solo prendere una decisione che cambierà il corso della storia della Chiesa, ma anche affrontare le loro speranze, dissonanze personali e debolezze,mentre le discussioni e i compromessi si susseguono, emergono lotte di potere che mettono in discussione i valori religiosi e morali dei protagonisti.

Come spesso accade nel contesto ecclesiastico, la politica gioca un ruolo fondamentale nelle decisioni prese. Il film esplora i giochi di potere tra i cardinali, ognuno dei quali ha le proprie ambizioni e alleanze.

La tensione tra la fede e gli interessi personali dei protagonisti è al centro della narrazione. Ogni cardinale, pur essendo un uomo di fede, deve confrontarsi con le proprie contraddizioni morali e ambizioni politiche.

La gestione dei segreti, dei patti non scritti e delle alleanze durante il conclave è una parte cruciale della trama. Ogni decisione, ogni voto, ha un peso enorme, e i protagonisti si trovano a dover fare i conti con le conseguenze delle loro scelte.

Conclave” è un film che si distingue per la sua atmosfera  intensa:gran parte della pellicola si svolge in ambienti chiusi, come le stanze del conclave e le sale segrete del Vaticano, creando una sensazione di isolamento e di pressione che si riflette anche nelle scelte dei cardinali.Il film riesce a trasmettere efficacemente l’idea di un luogo carico di tensioni, dove ogni parola e ogni gesto possono cambiare il destino del mondo.

Ogni cardinale è interpretato da attori che riescono a portare sullo schermo una profondità emotiva e un senso di conflitto interiore. I protagonisti non sono solo uomini di fede, ma uomini complessi, con dubbi, timori e dilemmi morali che li rendono più umani e meno idealizzati.

Conclave” non è solo una storia di politica ecclesiastica, ma una riflessione sui temi universali del potere, della moralità e della corruzione;è un film che esplora la politica, la religione e il potere all’interno della Chiesa cattolica con una prospettiva drammatica e umana. Film da non perdere.

La redazione




Napoli - New York di Gabriele Salvatores

 

Siamo a Napoli, nel 1949, quando l’ esplosione di una bomba provoca il crollo di una palazzina e la morte di numerose persone. Tra esse c' è anche la zia di Celestina, che ha dieci anni e ha perso i genitori durante alcuni bombardamenti e che quindi ora è rimasta senza famiglia: l'unica parente ancora in vita è la sorella Agnese, che però si è trasferita a New York  con un americano che ha promesso di sposarla.
Celestina è amica di Carmine, 12enne che vive alla giornata nei quartieri più poveri della città e raggranella spiccioli barando a carte  con l'aiuto della piccola, che gli passa le carte migliori da sotto il tavolo.
I due fanno la conoscenza di George,cuoco afroamericano  che lavora su una nave in procinto di salpare proprio per New York. Dopo diverse vicissitudini i due bambini si ritrovano su questa nave diretta nel Nuovo Mondo ,come clandestini.
Celestina potrà così raggiungere Agnese e cominciare una nuova vita.
Sulla nave ,però, vengono scoperti dal Commissario di bordo, Domenico Garofalo, il quale dopo uno scontro iniziale,diventerà il loro garante.
A New York Celestina e Carmine scoprono che Agnese è stata arrestata per omicidio e rischia la pena di morte : ha infatti ucciso l'uomo che le aveva promesso il matrimonio, ma che in realtà si era rivelato già sposato.
Domenico si reca dall'amico Joe Agrillo, famoso giornalista, per studiare il da farsi; Celestina invece si fa prendere dall'angoscia e tenta il  suicidio buttandosi nella baia. La notizia gira velocemente e Carmine può così riabbracciare la piccola amica mentre Agrillo ne approfitta per raccontare l'accaduto sul suo quotidiano sensibilizzando la popolazione italiana a New York su cosa stia accadendo ad Agnese. Il piano ha successo: la storia delle due ragazzine napoletane fa il giro della città e diventa di dominio pubblico. Durante il processo, mentre Agnese si dichiara fiera di quanto commesso, movimenti femministichiedeno a gran voce la scarcerazione dell'imputata. Alla fine la giovane evita la pena di morte: dovrà stare in galera solo due anni

Intanto Domenico e la moglie, che non hanno mai avuto figli, pensano di adottare Carmine e Celestina e lo propongono ai due ragazzini,lei sarebbe favorevole, lui è più propenso ad aspettare di crearsi una sua famiglia e accetterebbe di vivere con Garofalo solo pagandogli l'a,perchè non potrebbe mai, in futuro, sposare quella che così facendo diventerebbe sua sorella; la piccola, allora, rimane confusa sulla decisione da prendere. Domenico propone infine a Carmine di giocarsela a mazzetti. I due si preparano a giocare: Celestina aiuta Carmine porgendogli una carta che possa farlo vincere, ma il suo amico è titubante sul da farsi mentre lui e Domenico si guardano negli occhi sorridendosi a vicenda.
Lo consigliamo assolutamente perché è un film delicato che si sviluppa con un mix di poesia, ironia, avventura e malinconia che non scade mai nel sentimentalismo facile, un film che ci parla del diverso ma uguale a noi, che si risolve in una fiaba, a cui è difficile non credere.
La redazione