SOCRATE DICEVA CHE SE SI SAPESSE COSA E' IL MALE NON SI COMMETTEREBBE.
STOP ALLA GUERRA: ORAMAI SAPPIAMO CHE E' MALE.
Tutti in linea con l'Istituto Superiore di Fiorenzuola D'Arda
STOP ALLA GUERRA: ORAMAI SAPPIAMO CHE E' MALE.
una rosa è come una speranza
non importa se tutto è grigio perché il profumo di una rosa riuscirà a dare colore
Che il derby accenda gli animi non
è una novità: quante volte si sono sentiti episodi di risse tra tifosi? Ma la
notte di ieri sera passerà alla storia non per i due goal dei big, bensì per il
vergognoso scontro avvenuto tra Romeo Lukaku e Zlatan Ibrahimovic. Siamo a fine
primo tempo quando, a seguito di un fallo subito dal belga e la richiesta di
ammonizione, il giocatore svedese del Milan fa una battuta di troppo
ritrovandosi faccia a faccia con il grande attaccante interista.
Separati dai compagni di squadra
Lukaku e Ibrahimovic non si limitano allo scontro fisico arrivando a scambiarsi
pesanti insulti che vanno ad offendere la cultura della madre di Romeo che
rincara la dose rivolgendo pesanti parole alla madre di Zlatan. Insomma: due signori! Importanti per il ruolo
sportivo che rivestono dovrebbero essere d’esempio per i loro tifosi, invece hanno
mostrato che la violenza verbale e fisica è l’unica arma da usure quando si è
attaccati, due ex compagni che, invece di mostrare lo spirito sportivo che
dovrebbe animare il mondo del calcio, hanno solo scatenato un’enorme bufera
mediatica che per tutta la mattina ha intasato le pagine dei maggiori social
mondiali. Gli interisti attaccano Ibra accusandolo di essere uno sporco
razzista e i milanisti non si risparmiano definendo Lukaku come un brutto
incivile. Sicuramente su una cosa però tutti sono d’accordo questo episodio
sarà difficile da dimenticare, perché il calcio dovrebbe essere qualcosa che
dimostra passione e voglia di lottare, non violenza e insulti.
E voi cosa ne pensate di questo scontro tra big?
Cattani Martina 4^A L.S.U.
Aldo Cazzullo
in questo libro racconta parola per parola, passo per passo, di una delle opere letterarie più importanti
e affascinanti della storia della letteratura italiana: La Divina Commedia.
Mediante le sue opere, le sue ideologie e aspirazioni,
Dante non ci ha dato soltanto una lingua; ci ha dato soprattutto un'idea di noi
stessi e del nostro Paese: il «bel Paese» dove si dice «sì». Una terra unita
dalla cultura e dalla bellezza, destinata a un ruolo universale: perché
raccoglie l'eredità dell'Impero romano e del mondo classico, descrivendo,
contemporaneamente a tutto ciò anche la bellezza della terra di cui si fa
portavoce, quali ad esempio: il lago di Garda, Scilla e Cariddi, le terre
perdute dell'Istria e della Dalmazia, l'Arsenale di Venezia, le acque di
Mantova, la «fortunata terra di Puglia», la bellezza e gli scandali di Roma,
Genova, Firenze e delle altre città toscane.
Dante è severo con i compatrioti, denuncia i politici
corrotti, i Papi incapaci di governare secondo la parola di Dio, in particolar
modo nella sua poetica condanna più volte papa Bonifacio VIII, un papa
temporale alla ricerca incessante di sempre più potere, a discapito della
Chiesa.
Allo stesso tempo Dante Alighieri esalta la nostra umanità e la nostra capacità di resistere e rinascere dopo le sventure, le guerre, le epidemie; sino a « Riveder le stelle ».
Coinvolgente, interessante ma soprattutto moderno, “A riveder le stelle” è un libro stupendo, in cui l'autore diventa un cronista di questo affascinante romanzo quale è la Divina Commedia, qui segue Dante quale Uomo nel suo viaggio interiore nella più totale completezza, canto dopo canto, ostacolo dopo ostacolo e nell’aspirazione ad un amore che trascende la dimensione terrestre quale è Beatrice, l’affascinante donna-angelo per cui Dante prova un travolgente amore platonico.
Durante questa lettura
ho apprezzato numerose riflessioni e
pensieri personali dell’autore, in particolar modo, la citazione che più
mi ha impressionato e affascinato è la seguente:
Non da un matrimonio dinastico, non da un
trattato diplomatico.
È nata dalla cultura e dalla bellezza.
“A riveder le stelle” è
un libro che si legge con facilità e che ha il pregio di far riappacificare
intere generazioni con il sommo poeta e con la sua Commedia.
La raffinatezza delle
pagine di Cazzullo sta nel ricordarci la bellezza che l’Italia ha regalato al
mondo e che troppo spesso ci sfugge – o della quale ci dimentichiamo con
facilità.
Come Virgilio
accompagna Dante attraverso l’Inferno, Cazzullo accompagna il lettore alla
riscoperta (o alla scoperta) dell’opera dantesca, ripercorrendo anche il
viaggio che ha portato alla nascita di un sentimento italico con numerosi e
ripetuti riferimenti di carattere storico, letterario e culturale che legano il
passato ai giorni nostri. In questo libro, l’autore è in grado di emozionare
qualsiasi lettore, chi ha amato Dante, coloro che con la Divina Commedia hanno
avuto sempre un rapporto di diffidenza maturato dai tempi delle scuole
superiori e chi la Divina Commedia la conosce poco ma è animato dal desiderio
di conoscere un’opera dalla quale è nata l’idea di Italia.
Cazzullo, con questo
libro scritto “sopra” la Divina Commedia, ci ricorda non solo la bellezza
dell’opera di Dante ma, soprattutto, la straordinaria modernità del suo
pensiero e delle idee che proprio dalla Commedia hanno spiccato il volo per
divenire immortali.
Spesso i lettori sono
alla ricerca di pagine che insegnino qualcosa; questa è la lettura perfetta, in
grado di riappacificarci con la letteratura e di vincere alcune sfide di
conoscenza il cui campo era stato abbandonato ai tempi di scuola.
SIGNORILE MARTINA
Come molti sapranno, anche se è abbastanza intuitivo, questo
termine significa letteralmente “donna di potere” oppure “donna emancipata” ma,
contestualizzato nella nostra generazione, assume una sfumatura femminista
secondo cui qualsiasi donna sia in grado di essere chi vuole essere. Ovviamente
come qualsiasi termine assume significato differente nei vari contesti in cui
viene utilizzato. Un concetto che per molti sembrerebbe scontato, ma che in
realtà per moltissime donne non è così, ed è proprio il significato di donna di
potere, donna indipendente che ha assunto una connotazione pressocché tossica.
Oggi giorno una donna indipendente viene direttamente
collegata ad una donna che si veste come vuole, gestisce la propria vita
autonomamente senza nessun aiuto, non deve necessariamente avere figli o essere
sposata, ecc. Sicuramente starete pensando che tutto ciò dovrebbe essere dato
per scontate visto che ci troviamo nel 21esimo secolo, ma fidatevi: non è così.
La domanda che ora vi pongo è la seguente: che cosa si
aspetta la società odierna, quando parla di donna indipendente? Una risposta
che potrei darvi è questa: una donna di potere nel 21esimo secolo è una donna
che non è oppressa dall’uomo. Ora dobbiamo analizzare il significato che molti
attribuiscono per oppressione da parte dell’uomo: da un lato abbiamo chi crede
che le donne non debbano essere oppresse dal cosiddetto sesso forte, dalla società
e dagli stereotipi femminili in generale, dall’altro abbiamo chi si concentra
nell’attribuire il concetto di oppressione nei confronti di una donna da un
punto di vista squisitamente modaiolo. Mi spiego: dimmi come di vesti e ti dirò
chi sei.
Se vi mostrassi la foto di una donna che indossa un qualsiasi
tipo di velo, che sia hijab, o niqab, o burka ecc. la prima cosa che vi verrebbe
in mente è che questa donna è stata oppressa dal marito, dalla famiglia, dalla
religione, dalla società in cui ha vissuto ecc. Ed è proprio qui che vorrei
arrivare: per quale motivo attribuiamo il significato di donna indipendente ad
una donna che necessariamente deve mostrare il proprio corpo? Per quale motivo
una donna non ha la libertà di decidere di vivere una vita in maniera modesta? Nel
21esimo secolo è davvero necessario mostrare le proprie gambe per essere una
donna indipendente? La risposta è no. Una donna indipendente ha il pieno
diritto e la piena libertà di scegliere se mostrare il proprio corpo o meno,
scegliere se sposarsi o meno, oppure se avere o non avere figli. Ma chi è che
ha contribuito alla diffusione di questo concetto così tossico? La risposta che
personalmente mi viene spontanea è che gran parte della manipolazione l’hanno
gestita i media, che hanno riempito la testa alle persone facendogli credere
che l’oppressione nei confronti di una donna equivale all’obbligarla
nell’indossare ciò che l’uomo, la famiglia, la religione vuole, azzerando così
il libero arbitrio di scegliere cosa fare del proprio corpo e imponendo uno
stereotipo che vede una donna forte e determinata solo se “si scopre”. Con questo non sto dicendo che una donna non è
libera se mostra le gambe o le braccia, ma è per farvi riflettere su quest’idea
di indipendenza femminile che è stata ribaltata dai media, come anche dai
social, con il risultato della banalizzazione del reale concetto di empowered
woman.
Riflettiamo dunque: quando – noi donne – siamo davvero
libere? E cosa significa essere libere? Non è facile dare una risposta a queste
domande, me ne rendo perfettamente conto, eppure credo che soprattutto noi che
saremo il futuro, dobbiamo quanto meno riflettere su cosa davvero vogliamo
essere.
Suha Marmash, 4ALSU
La trama è davvero avvincente: usando come pretesto il
ricordo del primo incontro con la loro madre, Ted, un affermato architetto, nel
2030 inizia a raccontare ai suoi due figli la sua vita e quella dei suoi amici
all'inizio del XXI secolo, e tutte le difficoltà sentimentali che ha dovuto
affrontare prima di incontrare la donna dei suoi sogni; non che sua futura
moglie e madre dei suoi figli.
Il loro gruppo è completato da Barney Stinson, un ricco
avvocato e impertinente donnaiolo conosciuto per caso che farà parte essenziale
della vita di Ted; come anche i suoi 2 migliori amici: Marshall, aspirante
avvocato e Lily, la fidanzata dai tempi dell’università, una maestra d’asilo. A
completare il tutto arriverà successivamente Robin Scherbatsky, una giornalista
ed aspirante conduttrice televisiva di origini Canadese, donna con un carattere
molto forte che non si fa mai mancare niente.
Quanto avranno in comune le loro vite?
Lo scoprirete passando giorno per giorno le avventure e le
disavventure con i protagonisti Ted, Barney, Marshall, Robin e Lily.
Selia e Katia
Come sempre vi lasciamo il trailer della serie
How I met
Your mother - Super trailer HD (Updated)
Non siamo infatti d'accordo sul metodo
che è stato preso per contrastare questa situazione che risulta scomoda per
tutti, per noi studenti, che dobbiamo continuamente adattarci alle modifiche
senza mai sapere nulla di certo, e anche per i professori, che si ritrovano
quotidianamente a dover cambiare piani di interrogazioni e verifiche. Vorremmo
che in questa situazione, la scuola sia considerata più come una priorità al
contrario di come sta accadendo. Riteniamo, infatti, che l’impegno e le
attenzioni ad essa rivolte non siano sufficienti paragonate a tutti gli sforzi
e alle continue difficoltà che moltissimi studenti stanno avendo. Inoltre, i
continui prolungamenti del ritorno a scuola in presenza ostacolano
l'apprendimento di molti studenti. Pensiamo, quindi, che serva prendere una
decisione definitiva che renda chiaro il programma da seguire.
Speriamo che il nostro messaggio
possa passare in maniera più diretta, ma non tutti quelli che hanno aderito
allo sciopero poi hanno mantenuto la parola data, ovviamente non è un problema
perché sappiamo che pochi ci supportano in questa iniziativa.
Ci scusiamo per il disagio creato
ai professori e ai compagni di classe, ma pensiamo che serva agire per almeno
provare a cambiare la situazione.
La prego di mandare questo
messaggio anche agli altri professori per specificare che non abbiamo
scioperato senza motivi, ma per dare voce alle numerose ingiustizie subite e
per un rientro in classe sicuro il prima possibile.
Cordialità.
La classe 2ALS
Questa lettera è stata scritta dai ragazzi della 2° A del
Liceo Scientifico del nostro Istituto alla loro docente di italiano, una voce
fuori dal coro – purtroppo - una lettera forte che non deve finire inascoltata
perché il senso critico e la coscienza del ruolo che si ricopre resta un
caposaldo dell’insegnamento e del buon bagaglio culturale che la Scuola, quella
con la S maiuscola, deve o dovrebbe dare. Questi ragazzi hanno dimostrato non
solo di capire la drammatica situazione in cui versa la scuola del covid e, senza
però mai dimenticare che la sicurezza è fondamentale per una ripresa dello studio
in presenza, hanno comunque posto in luce un problema serio: il diritto allo studio,
oggi calpestato come fosse l’ultimo dei problemi sociali. Senza la scuola non c’è
futuro!
Bravi ragazzi!
Michela Pisu, docente di Filosofia e Scienze Umane
Cerchiamo
di dare una risposta a tutti questi interessanti quesiti, ci aiutiamo – nel
fare questo – osservando attentamente il dipinto e, soprattutto, contestualizzando
il periodo storico e anche la psicologia dell’artista.
Possiamo subito anticipare
che Velazquez voleva farsi ritrarre: lui non vedeva il ritratto
come una macchina di stato, ma come uno specchio del suo invecchiamento, ecco perché
ha preferito, anziché raffigurare i sovrani nella loro fisicità, rappresentare
il loro riflesso in uno specchio. Filippo IV temeva invecchiare e un quadro
avrebbe finito con l’essere una sorta di ritratto in perfetto stile Dorian Gray.
La penultima, o perlomeno l'ultima immagine in cui è rappresentato senza artifici è la raffigurazione che gli venne fatta durante la presa di Fraga, nella guerra di Catalogna. Posò per tantissime ore al freddo, infatti Velasquez imponeva anche al Re delle pose estenuanti. Aveva un atteggiamento trionfale, ma un volto pallidissimo. Dopo questo il Re decise di non farsi più ritrarre per nove anni. Poi quello di cui stiamo appunto riflettondo, un dipinto di quando Filippo IV aveva 51 anni, in cui si risalta il suo decadimento fisico del volto e del corpo. Questo invecchiamento era visto dal Re come una metafora del declino dello Stato. Il re Filippo IV e la regina Marianna d’Austria sono rappresentati in uno specchio. Questo simboleggia lo “Specchio della Maestà” o “Specchio del Principe”. Infatti il suo scopo è quello di rappresentare un’immagine ideale ed esemplare, una norma di condotta, di comportamento, di carattere e di pensiero, che non può essere di origine corporea. Lo specchio simboleggia quindi il riflesso di un ideale artistico e, in questo caso, il riflesso di un “Principe Perfetto” cioè del re ideale e della regina ideale.
Sulla
parete in fondo, sopra la testa dell’Infante Margherita e direttamente
di fronte agli spettatori della scena dipinta, c’è uno specchio alto circa un
metro in cui sono riflessi l’immagine del re Filippo IV e
della regina Marianna d’Austria. Velasquez ha deciso di
collocare lo specchio in fondo alla stanza, al centro del dipinto, così come
centrale era la loro figura nella società dell'epoca. Proprio dal re e dalla
regina dipendono le attività di tutti i cortigiani e le qualità morali della
corte. La posizione dello specchio rappresenta uno dei punti nevralgici e uno
dei tre punti focali della struttura della composizione. Inoltre è come se i
reali fossero al nostro posto, infatti gli sguardi dei personaggi del dipinto
sono rivolti verso il pubblico. Ci sono diverse interpretazioni sulla funzione
dello specchio e sul perché sia stato messo proprio in quel luogo. Esso si
trova di fronte alla tela che Velasquez sta dipingendo e questo, secondo
Palomino, gli permette di mostrarci ciò che sta rappresentando nella tela e che
noi non possiamo vedere, perché ci è visibile solo la parte posteriore. Secondo
invece Michael Foucault lo specchio non dovrebbe riflettere la tela, ma il re e
la regina in persona, di cui si certificherebbe la presenza al posto dello
spettatore di oggi: noi siamo il re e la regina. Di conseguenza, i due regnanti
stavano nel posto in cui avrebbe dovuto trovarsi Velasquez in persona
dipingendo il quadro. Allora il soggetto e l’autore
del quadro si mescolano magicamente. Secondo il suo ragionamento quindi, se lo
specchio non riflette la tela, ma il re e la regina in persona, allora nella
tela sta dipingendo Las Meninas, quindi un quadro, nel quadro. Questa ipotesi
però venne successivamente smentita e ritenuta più corretta quella di Palomino.
Il
dipinto Las Meninas si potrebbe paragonare ad un trattato per l’educazione del Principe. Così Velasquez ha deciso di porre
anche il proprio autoritratto nel gruppo della famiglia reale, per evidenziare
la volontà di rispettare i propri doveri di cortigiano nell’educazione del principe. Ha deciso di ambientare l’opera nel suo atelier con lo scopo di elevare la sua
condizione di intellettuale. Inoltre, perché il suo studio è simbolo dello
spirito, dell’invenzione, della creazione,
dello studio degli ideali e della verità. Lui si rappresenta mentre sta
dipingendo una grande tela, di cui però è visibile solamente la parte
posteriore, quindi non si può sapere cosa stesse rappresentando. Secondo
Palomino stava dipingendo l’immagine del re e della regina,
la cui immagine è riflessa nello specchio. Secondo Foucault, invece, stava
rappresentando Las Meninas, ma successivamente questa teoria venne smentita.
Il vero
soggetto dell’opera è l’Infanta
Margherita. La sua immagine può avere più significati: il ritratto del suo
aspetto e della sua persona fisica e il riflesso naturale dei suoi genitori, ma
anche le condizioni del suo essere e della sua educazione. La bimb infatti è stata
raffigurata mentre stava in modo educato in posa, sotto la guida del riflesso
del re e della regina.
Il
dipinto rappresenta, anche, il terribile momento della posa, quella che Filippo
detestava. Può significare, inoltre, la “genesi” di
un ritratto. Mostra come nasce il doppio ritratto del re Filippo e della regina
Marianna. Velasquez però non immaginava di farci vedere il ritratto con gli
occhi dell’artista, ma con gli occhi del
soggetto in posa. Si dovrebbe vedere il ritratto del re, ma in realtà si
contempla la “genesi del ritratto del re”. Si
osserva l’artista al lavoro e la macchina
che doveva alleviare la noia del modello (i cortigiani, i nani, i cani e la
figlia del re con le sue ancelle). Quindi l’angoscia
del re, la sua noia e l’insofferenza verso la lentezza di
Velasquez sono il vero spettacolo. Il momento rappresentato nel quadro è la
fine della posa del ritratto, la fine delle sofferenze. Si può notare infatti
che il nano Nicolasito Pertusato sveglia con un piede il mastino del re, il
cane che lo seguiva in tutti i suoi spostamenti. Inoltre un paggio apre la porta.
Questo significa che la posa sta per finire e i sovrani possono lasciare l’atelier di Velasquez. Quest’ultimo,
infatti, sembra allontanarsi dal cavalletto per controllare se la sua opera è terminata
e se può concedere al re la sua libertà. Il quadro vuole rappresentare la fine
delle sofferenze di Filippo IV e fu questo il motivo per cui il re lo volle
porre nel suo studio, uno spazio aperto a tutti.
La fine
della posa ha però un significato metaforico, infatti allude all’invecchiamento del re e di Velasquez: moriranno poco dopo.
Per il sovrano questa quadro rappresenta la liberazione, una libertà dalle
costrizioni e dalle finzioni del governo, che solo la morte poteva dargli. Il
senso più profondo di Las Meninas è quello di svelare le contraddizioni, i
limiti, le sofferenze, le ambiguità del potere. L’arte
infatti celebra il potere, lo legittima, lo consacra da secoli. La libertà dell’artista si insinua come una lama, restituendo la libertà a
tutti e in particolare al re.
Martina Ferri, 4BLSU
Era un pomeriggio
come tanti, quando Valentina scorrendo tra le varie pagine di uno dei social
più usati quotidianamente s’imbatte in un post che la lascia molto perplessa,
l’autrice infatti scrive “Niente non c'è la faccio più… Scusate mondo… Scusate
figli miei”.
“Ho visto che molti
le avevano scritto ma la donna non rispondeva!” Così Valentina, dopo un primo
tentativo di contattare anche lei la donna, decide di non stare con le mani in
mano e avverte subito il 112 di Fiorenzuola d'Arda che, dopo uno scambio di
informazioni con la polizia postale, riesce a collegarsi con i colleghi di
Milano, luogo di residenza della donna, e a trovare l’indirizzo della donna
dove interviene una volante e un’ambulanza.
Tutta l’operazione
si svolge in pochi minuti e fortunatamente la donna sta bene e dopo un
colloquio con gli agenti sostituisce il post con un altro in cui scrive “Sto
bene, ho appena parlato con la polizia. Grazie a tutti per avermi fermata!”
Così Valentina è
riuscita a salvare un'altra vita, grazie a uno degli strumenti più criticati
dalla società moderna, uno strumento visto come una rovina per i giovani. Tutte
le cose hanno i loro lati negativi e i loro lati positivi, sta a noi capire
come utilizzarli nella maniera giusta e Valentina c'è riuscita portando grande
positività in un periodo dove la felicità tende a scarseggiare.
Complimenti ancora
Valentina Casarola.
Cattani Martina 4^A L. S. U.
È pomeriggio, da noi in Italia sera, quando, nel corso
di una riunione per parlare nuovamente dei risultati delle elezioni, il Palazzo
del Congresso viene invaso da una “folla inferocita”. Questo gruppo che si fa
chiamare PROUD BOYS è formato da vari sostenitori di Trump che, dopo le
sollecitazioni dell’attuale presidente in carica, hanno manifestato il loro
pensiero politico nel peggiore dei modi, disonorando uno dei luoghi simbolo
della storia americana.
Sulle scalinate del Campidoglio se ne vedono di tutti
i colori: da chi simula la morte di George Floyd ridendo a chi si traveste da
presunto sciamano per profetizzare un’America senza futuro! Ma la cosa che
porta a ricordare questo giorno come uno dei più brutti nella storia
contemporanea statunitense è il nuovo sangue che scorre per strada. I
manifestanti entrano armati e la polizia è costretta ad intervenire provocando
così 4 morti e 13 feriti.
Il presidente Biden descrive questo scenario come un
atto senza precedenti, mentre Trump non commenta dichiara solo che non sarà
presente alla cerimonia di insediamento dell’avversario.
Ancora una volta abbiamo la dimostrazione di come la
violenza generi altra violenza, perché se i manifestanti avrebbero agito in
maniera pacifica la polizia non sarebbe intervenuta con lacrimogeni e molto
altro e a quest’ora il rosso di troverebbe solo sulla bandiera e non nelle aule
del Campidoglio.
Cattani Martina 4^ A L.S.U.
Dopo un terribile incidente Pat e suo fratello,
Sean, si uniscono ai guerriglieri dell'I.R.A. inizialmente per pure gioco ma
subito dopo finiscono per rimanere coinvolti nella spirale senza fine delle
bombe, degli attentati e della violenza, lasciando tutti, famiglia, amici e la
loro città per fare i terroristi a Belfast.
Svolgeranno le loro missioni senza indugi, attenti
ai loro doveri e sapranno riscattarsi ma questo avverrà con ulteriore
spargimento di sangue.
Questo libro è veramente spettacolare, commovente ed emozionante; una storia che in pochi conoscono, le sventure che hanno accompagnato l'Irlanda nel 1921, quella guerra civile che ha visto stravolgere la vita di tantissime famiglie e bambini, che ha cambiato completamente le persone.
Pat durante la lettura del libro, cambia idee e
pensieri, non è più quel ragazzo innocente che abbiamo conosciuto ad inizio
libro, ma è pieno di rabbie, ansie e paure causate dalla guerra; e poi con
l'arrivo di Beth, la ragazza dai capelli rossi alla quale è tanto affezionato,
le sue emozioni saranno completamente offuscate.
Mi è piaciuto molto questo libro, l'autrice è riuscita a raccontare di argomenti molto forti in modo semplice e chiaro, facendo trapelare, attraverso i protagonisti, le loro emozioni, angosce e paure; un libro davvero bellissimo.
-Martina Signorile-
LEGGI ANCHE TU #GENTED’IRLANDA
Ciao ciao 2020, riprovaci un’altra volta, magari sarai più
fortunato e ti farai apprezzare anziché odiare... e buon 2021 da tutta la redazione del Mattei’s blog.
Mariarosaria Cipolletta
4ALSU
Leggi le notizie della tua città
IL PIACENZA
è il tuo giornale a portata di clic