Siamo nel vivo della settimana della moda…
Milano è la capitale della moda
italiana, ma i milanesi non sono gli unici che vogliono sapere come – l’industria
modaiola – indirizza i giovani e i meno giovani: pantaloni a zampa di elefante o
stretti nelle caviglie? Scarpe a punta o rotonde. Dilemmi, dubbi esistenziali. O
forse no!
Ci siamo chieste cosa pensano i nostri
coetanei riguardo questo argomento. Abbiamo dunque selezionato alcune classi di
varie sezioni, età e indirizzi, ponendo loro dei quesiti.
Indovinate cosa è emerso…
“Sei mai stato giudicato per il tuo abbigliamento?”
“Hai mai giudicato a tua volta altre persone?”.
Queste sono solo alcune delle domande poste.
Le risposte, ovviamente, sono state differenti
e qualche volta pure contraddittorie tra loro. Perché i giovani pensano di
essere immuni ai pregiudizi e poi si scopre che non è proprio così.
La maggior parte dei ragazzi ha
sostenuto che, per quanto una persona non debba essere etichettata per il suo
modo di vestirsi, anche loro in certe occasioni sono stati i primi a puntare il
dito. Successivamente abbiamo chiesto ai
nostri intervistati se una molestia potesse essere ‘giustificata’ con la frase
tipica “con il vestito che indossava era provocante, se l’è cercata!”. A
rispondere nel modo più interessante è stato un ragazzo della 2^ Ipsia che ci
ha riportato le seguenti parole: “Purtroppo l’ignoranza esiste e gli altri ne
abusano per giustificare le loro azioni. Una ragazza non cerca le molestie né una
con il vestito corto né una con il maglione a collo alto”.
Parole sante!
Abbiamo mostrato successivamente la
foto della stessa modella ‘prima’ e ‘dopo’ l’essere una top model, ovvero prima
formosa poi più magra. La maggior parte ha votato per la ragazza del “prima”
anche se alcuni hanno preferito quella più esile. Entrambe le due posizioni
hanno però specificato che preferirebbero una via di mezzo perché – a detta di
una ragazza della 4^ ragioneria – “Il giusto sarebbe meglio, perché entrambe le
due foto proposte sono agli eccessi e sappiamo che gli eccessi non portano mai
a nulla di buono”.
Per la serie il troppo stroppia, meglio
la medietà aristotelica.
Alcuni ragazzi hanno espresso l’opinione
secondo cui la nostra società è basata sul finto perbenismo e che alla fine chi
decide cos’è bello e cosa no, non siamo noi ma gli influencer, ma ci adeguiamo senza neppure troppe critiche.
Mostrando la foto di una modella curvy abbiamo chiesto se la ritenessero
adeguata per il mondo della moda, alcuni alunni hanno espresso con tutta
sincerità che era solo un’ipocrisia: le modelle per antonomasia sono magre, anzi
magrissime e la moda non ha compiti sociali come comunicare il messaggio che essere
troppo magre non è sano, semmai vendere un prodotto. La moda è un business,
mica uno sportello d’ascolto.
Ci è venuta dunque una domanda: le modelle
sono oggetti come lo è l’ovetto Kinder o delle persone?
Forse nel mondo della moda ciò che
conta è solo la sorpresa, il resto è un vuoto a perdere.
Ciò che ci ha notevolmente colpito è
una delle risposte date da molti ragazzi. Alla domanda “qual è il tuo fisico
ideale?” la risposta è sempre stata “normale” “nel giusto.”.
Ma che significa effettivamente essere nella
norma, nel giusto?
La risposta è: ciò che tutti ritengono
tale.
Conformismo… questo sconosciuto. Ovviamente
solo a parole ma non nei gesti quotidiani.
Media e social sono i veri padroni
della conoscenza del bene e del male.
Se in Tv si propongono donne formose, il
giusto sarà la donna stile anni ’50. Se invece ci bombarda con fisici
anoressici, le cose cambiano.
Ci dispiace ammetterlo, ma i ragazzi
tendono ad essere – quasi tutti – dei conformisti
e a modellarsi secondo il pensiero dell’industria culturale.
Magari essere un poco diversi ci fa
sentire troppo diversi?
Alessia
Cipriano, Alessia kuqi, Valentina Negri, Sara Verbini, Martina Strippoli, Laura
Bersani (4ALSU)
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