Al Teatro Verdi di Fiorenzuola, nella serata del 22 febbraio 2024, è andata in scena la rappresentazione
“Le Idi di Marzo”, tratta da alcuni frammenti dell’opera “Giulio Cesare” di William Shakespeare.
Lo spettacolo si inserisce all’interno della stagione teatrale del Verdi dal titolo “Ritorno a Itaca” che, come spiega il direttore artistico del teatro Mino Manni, è un viaggio metaforico, attraverso le opere rappresentate, mediante cui il pubblico riscopre l’arte e la cultura occidentale da cui proviene. Il teatro diviene dunque in questo senso uno strumento per ritrovare e indagare se stessi, analizzando in modo più consapevole lacontemporaneità.
Anche tramite il monologo di Alessandro Preziosi sulla tragica morte di Giulio Cesare, è stato
possibile estrapolare una riflessione sull’Ambizione e sul concetto di Bene e di Male, attraverso i
punti di vista chiaroscurali dei quattro personaggi portati in scena: Cesare, Marcantonio, Cassio e
Bruto.
La narrazione ha avuto inizio con l’orazione di Marcantonio, con cui vengono ripercorsi i momenti
salienti della vita del dittatore anche attraverso le figure di chi gli fu fedele o, al contrario,
cospiratore. Gli spettatori si trovano a contatto con personaggi ambigui che non agiscono né in
modo completamente positivo, né in modo completamente negativo; solo guidati dall’Ambizione
che porta loro a prendere decisioni senza scrupoli, seguendo solo il vantaggio personale che tali
azioni avrebbero comportato. Bruto e Cassio appaiono manovrati dal Senato per eliminare Cesare,
che aveva concentrato nelle sue mani troppo potere ma emerge anche rancore e insoddisfazione
generalizzata del popolo nei confronti di colui che aveva guidato l’impero fino a quel momento.
Marcantonio si mostra come il leale amico di Cesare, ma risulta anche un grande oratore che riesce,
dunque, a manipolare il popolo in un momento difficile della storia romana. Così, grazie al testamento
di Cesare in cui quest’ultimo nomina suoi eredi tutti i cittadini romani, Marcantonio riconquista il
popolo che lo esalta e si schiera contro chi ha voluto la morte del celebre dittatore.
Tutti i personaggi risultano quindi agire, spesso non in modo lecito – arrivando alle Idi di Marzo–,
per il Potere secondo il concetto per cui il fine giustifica i mezzi, comunemente attribuito, seppur
erroneamente, a Niccolò Machiavelli.
Le musiche di Giacomo Vezzani e l’utilizzo funzionale delle luci sul palco e in platea hanno,
inoltre, evocato drammaticità allo spettacolo in determinati attimi ricchi di tensione, accrescendo,
indirettamente, il coinvolgimento del pubblico in un’opera non propriamente scorrevole ma di
grande valore, grazie soprattutto alla recitazione magistrale di Preziosi.
Paola Bravo 4B LS
“Le Idi di Marzo”, tratta da alcuni frammenti dell’opera “Giulio Cesare” di William Shakespeare.
Lo spettacolo si inserisce all’interno della stagione teatrale del Verdi dal titolo “Ritorno a Itaca” che, come spiega il direttore artistico del teatro Mino Manni, è un viaggio metaforico, attraverso le opere rappresentate, mediante cui il pubblico riscopre l’arte e la cultura occidentale da cui proviene. Il teatro diviene dunque in questo senso uno strumento per ritrovare e indagare se stessi, analizzando in modo più consapevole lacontemporaneità.
Anche tramite il monologo di Alessandro Preziosi sulla tragica morte di Giulio Cesare, è stato
possibile estrapolare una riflessione sull’Ambizione e sul concetto di Bene e di Male, attraverso i
punti di vista chiaroscurali dei quattro personaggi portati in scena: Cesare, Marcantonio, Cassio e
Bruto.
La narrazione ha avuto inizio con l’orazione di Marcantonio, con cui vengono ripercorsi i momenti
salienti della vita del dittatore anche attraverso le figure di chi gli fu fedele o, al contrario,
cospiratore. Gli spettatori si trovano a contatto con personaggi ambigui che non agiscono né in
modo completamente positivo, né in modo completamente negativo; solo guidati dall’Ambizione
che porta loro a prendere decisioni senza scrupoli, seguendo solo il vantaggio personale che tali
azioni avrebbero comportato. Bruto e Cassio appaiono manovrati dal Senato per eliminare Cesare,
che aveva concentrato nelle sue mani troppo potere ma emerge anche rancore e insoddisfazione
generalizzata del popolo nei confronti di colui che aveva guidato l’impero fino a quel momento.
Marcantonio si mostra come il leale amico di Cesare, ma risulta anche un grande oratore che riesce,
dunque, a manipolare il popolo in un momento difficile della storia romana. Così, grazie al testamento
di Cesare in cui quest’ultimo nomina suoi eredi tutti i cittadini romani, Marcantonio riconquista il
popolo che lo esalta e si schiera contro chi ha voluto la morte del celebre dittatore.
Tutti i personaggi risultano quindi agire, spesso non in modo lecito – arrivando alle Idi di Marzo–,
per il Potere secondo il concetto per cui il fine giustifica i mezzi, comunemente attribuito, seppur
erroneamente, a Niccolò Machiavelli.
Le musiche di Giacomo Vezzani e l’utilizzo funzionale delle luci sul palco e in platea hanno,
inoltre, evocato drammaticità allo spettacolo in determinati attimi ricchi di tensione, accrescendo,
indirettamente, il coinvolgimento del pubblico in un’opera non propriamente scorrevole ma di
grande valore, grazie soprattutto alla recitazione magistrale di Preziosi.
Paola Bravo 4B LS
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