“Dicono che perché sono
donna non posso uscire da sola la notte per strada, sono donna e mi dicono
sempre di fare attenzione a dove vado e con chi esco, dicono che sono una donna
e per questo non posso mangiare troppo o troppo poco e vestirmi come mi pare: gonna
corta poco di buono, gonna lunga me la tiro.”
Queste sono le parole semplici
che potrebbero essere dette da una ragazza qualunque in una qualunque parte del
mondo.
25 Novembre, Giornata
internazionale contro la violenza sulle donne.
Sono migliaia le
scarpette rosse in tante piazze, come sono migliaia i nomi delle vittime. Troppe
innocenti uccise, troppe donne trattate come oggetti. Motivo di tanta violenza?
L’amore.
Dell’amore si sono dette
tante cose, ma non avevo mai sentito che si poteva usare come giustifica di
atteggiamenti violenti.
“Ho ucciso Elisa in un
momento di follia, l’amavo ma lei non ricambiava il mio sentimento”
Elisa Pomarelli, non ricambiava
il sentimento di Massimo e per questo meritava di morire? Come lei molte altre
donne sono state private della vita solo perché hanno detto no. Un no che
andava rispettato, che andava compreso e accettato senza ma e senza se.
Violenze su violenze di
cui spesso neanche sentiamo parlare, perché tanto è stata la donna a cercarsela,
era lei che doveva stare attenta. Purtroppo la violenza non è solo fisica, anzi,
a volta gli schiaffi sono sostituiti da insulti che, a differenza di quanto
pensiamo, possono fare più male di qualsiasi tortura. Non c’è differenza tra
violenza fisica e psicologica, la violenza è sempre violenza e la donna, come
ogni altro essere umano, non merita maltrattamenti.
Ogni donna è una voce, un
corpo e va rispettata
Cattani Martina 3^ A L.S.U.
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