Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

lunedì 26 febbraio 2024

"Le Idi di Marzo" di William Shakespeare

Al Teatro Verdi di Fiorenzuola, nella serata del 22 febbraio 2024,  è andata in scena la rappresentazione
 “Le Idi di Marzo”, tratta da alcuni frammenti dell’opera “Giulio Cesare” di William Shakespeare. 
Lo spettacolo si inserisce all’interno della stagione teatrale del Verdi dal titolo “Ritorno a Itaca” che, come spiega il direttore artistico del teatro Mino Manni, è un viaggio metaforico, attraverso le opere rappresentate, mediante cui il pubblico riscopre l’arte e la cultura occidentale da cui proviene. Il teatro diviene dunque in questo senso uno strumento per ritrovare e indagare se stessi, analizzando in modo più consapevole lacontemporaneità.
Anche tramite il monologo di Alessandro Preziosi sulla tragica morte di Giulio Cesare, è stato
possibile estrapolare una riflessione sull’Ambizione e sul concetto di Bene e di Male, attraverso i
punti di vista chiaroscurali dei quattro personaggi portati in scena: Cesare, Marcantonio, Cassio e
Bruto.
La narrazione ha avuto inizio con l’orazione di Marcantonio, con cui vengono ripercorsi i momenti
salienti della vita del dittatore anche attraverso le figure di chi gli fu fedele o, al contrario,
cospiratore. Gli spettatori si trovano a contatto con personaggi ambigui che non agiscono né in
modo completamente positivo, né in modo completamente negativo; solo guidati dall’Ambizione
che porta loro a prendere decisioni senza scrupoli, seguendo solo il vantaggio personale che tali
azioni avrebbero comportato. Bruto e Cassio appaiono manovrati dal Senato per eliminare Cesare,
che aveva concentrato nelle sue mani troppo potere ma emerge anche rancore e insoddisfazione
generalizzata del popolo nei confronti di colui che aveva guidato l’impero fino a quel momento.
Marcantonio si mostra come il leale amico di Cesare, ma risulta anche un grande oratore che riesce,
dunque, a manipolare il popolo in un momento difficile della storia romana. Così, grazie al testamento
di Cesare in cui quest’ultimo nomina suoi eredi tutti i cittadini romani, Marcantonio riconquista il
popolo che lo esalta e si schiera contro chi ha voluto la morte del celebre dittatore.
Tutti i personaggi risultano quindi agire, spesso non in modo lecito – arrivando alle Idi di Marzo–,
per il Potere secondo il concetto per cui il fine giustifica i mezzi, comunemente attribuito, seppur
erroneamente, a Niccolò Machiavelli.
Le musiche di Giacomo Vezzani e l’utilizzo funzionale delle luci sul palco e in platea hanno,
inoltre, evocato drammaticità allo spettacolo in determinati attimi ricchi di tensione, accrescendo,
indirettamente, il coinvolgimento del pubblico in un’opera non propriamente scorrevole ma di
grande valore, grazie soprattutto alla recitazione magistrale di Preziosi.
Paola Bravo 4B LS



domenica 25 febbraio 2024

Il Mattei e il Rodari... perchè giocando si impara

 Da anni, anche prima che esistesse la Pcto, l'Istituto e Mattei e il comprensivo di Fiorenzuola hanno creato una sinergia di intenti didattici importanti. 

I nostri ragazzi fanno stage da alla primaria o all'infanzia, ma è molto più che uno stage, è un'esperienza di vita. 

Quest'anno alcune delle Ragazze della 4blsu sono andate al Rodari e hanno portato un gioco creato da loro.

Hanno giocato con i bimbi che si sono divertiti molto.

Un grazie speciale alla Maestra Fortunata che ha girato questo bellissimo video a memoria dell'esperienza vissuta.

@laredazione






mercoledì 14 febbraio 2024

"Il diario di Anne Frank" in versione teatrale



 Giovedì 25 gennaio numerose classi dell'Istituto Mattei si sono recate al Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda per vedere lo spettacolo “il Diario di Anna Frank”.

Quest’ultimo ha trattato del biennio (1942-1944) in cui Anne ,con la sua famiglia, si è rifugiata per evitare la cattura nazista.

Il 5 luglio 1942 la sorella di Anne, Margot, riceve una chiamata per lavorare in Germania; i genitori non si fidano ed il giorno successivo tutta la famiglia  si nasconde nel retro dell’edificio nel quale lavora il padre Otto Frank.

In questi due anni vengono accolte altre quattro persone nel rifugio, ovvero Peter, August ed Hermann Van Pels ed il dentista Fritz Pfeffer.

Anne, ragazza molto vivace, matura ma contemporaneamente consapevole di sbagliare spesso, stringe buoni rapporti con tutti e soprattutto con Peter.

All’inizio Anne lo definisce permaloso e pigro ma,con il tempo, egli diventa più attivo e, nell’aprile 1944, arrivano due baci.

Il primo viene dato sulla guancia, sui capelli e sull’orecchio ed il secondo sulle labbra.

Pochi mesi dopo, il 4 agosto 1944, la famiglia Frank, Van Pels ed il dentista Pfeffer, vengono arrestati e deportati.

Io da questo spettacolo ho compreso quanto ,nei momenti di paura e difficoltà, sia importante avere contatti con qualcuno.

Sentirsi compresi e felici con gli altri può permettere a tutti di espiare ogni turbamento in una situazione difficile.

I Frank infatti, essendosi nascosti per sfuggire alla cattura, hanno perso contatti con chiunque eccezion fatta per la famiglia Van Pels e per il dentista Pfeffer.

Proprio grazie a queste persone essi sono riusciti a trascorrere degli attimi felici in un momento difficile.

Inoltre, vedendo Anna parlare delle proprie pagine di diario, ho anche capito quanto scrivere sia utile a far trascorrere il tempo e soprattutto ad aprire il cuore.

Anne lo riporta proprio in una delle sue citazioni, ovvero: “Per una come me, scrivere un diario fa un curioso effetto. Non soltanto perché non ho mai scritto, ma perché mi sembra che più tardi né io né altri potremo trovare interessanti gli sfoghi di una scolaretta di tredici anni. Però, a dire il vero, non è di questo che si tratta; a me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente.”

Ella nel suo diario, considerato una delle più importanti testimonianze storiche della seconda guerra mondiale, parla anche dello svolgimento della guerra, dell’obbligo di rimanere in silenzio e di non uscire , della paura della cattura e soprattutto dei suoi sogni e della speranza.

Per concludere voglio trascrivere alcune frasi celebri del diario, ovvero: “Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”, “Non ci è permesso di avere opinioni. Le persone possono dirti di tenere la bocca chiusa, ma non possono impedirti di avere un’opinione. Anche se si è ancora molto giovani, non dovrebbero impedirti di dire quello che pensi. 

È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.”

e “Una cosa però l’ho imparata: per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta. Solo allora puoi giudicarne il carattere.”

Francesco Maccagni 3BLSU


"Funeral home" al teatro Verdi di Fiorenzuola

 
   


“Se mi portassi a ballare, ogni tanto, parleremmo di tango, di mazurka, e invece siamo a un
funerale e parliamo di morte”.
Giacomo Poretti, celebre attore comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, insieme alla moglie
Daniela Cristofori, venerdì 2 febbraio 2024 ha portato in scena al Teatro Verdi di Fiorenzuola
“Funeral Home”.
Questo spettacolo, attraverso la comicità, vuole trattare un argomento che spesso si cerca di
evitare, proprio perché può suscitare grande spavento: la morte.
Generalmente il tema della morte viene trattato solo in contesti letterari o poetici; raramente è
una questione che si affronta nella vita di tutti i giorni, in cui si preferisce discutere di argomenti
più leggeri, ma talvolta può capitare…. a teatro o in una funeral home.
Rita e Ambrogio sono una coppia di anziani sposati ormai da tanto tempo, che vanno a portare
l’ultimo saluto a un caro amico in una casa funeraria; i due coniugi assumono atteggiamenti
totalmente opposti nei confronti della morte, quasi due facce della stessa medaglia: lei affronta
l’argomento con grande serenità, mentre lui vuole evitare il discorso in tutti i modi, rifiuta la
proposta della moglie di entrare nella stanza funebre, non accetta di parlare dei malanni fisici che
colpiscono gli anziani e vorrebbe farsi ibernare perché solo così potrà non morire del tutto.
I toni usati nei dialoghi sono accesi sin dall’inizio, e lo diventano ancora di più nel momento in cui
Ambrogio si rende conto di essere giunto alla funeral home con largo anticipo rispetto all’inizio
della cerimonia. Nonostante la vivacità del dibattito, i due protagonisti si affrontano in modo
molto rispettoso e tenero, mostrando l’amore che li unisce nonostante l’età. I battibecchi tra
anziani, alla fine, sono piuttosto comuni ed il loro amore è anche fonte di grande forza, che li porta
a sostenersi vicendevolmente, tanto che alla fine si capisce che la paura della morte (di entrambi)
cela il terrore di perdere l’altro e rimanere soli.
Nel finale, dopo anni di solitudine, Ambrogio scopre il mistero della morte così a lungo evitata. Rita
è morta prima di lui e ora Ambrogio si ritrova ad aspettarla nel posto scelto da lei, un bosco di
faggi in cui giocava da bambina. Rita, infatti, non temendo la morte, aveva dato appuntamento
all’amato nel bosco che ricordava con affetto, certa che si sarebbero rivisti nonostante lo
scetticismo del marito. Ambrogio, che aveva deriso l’idea della moglie, nel finale va
all'appuntamento sperando di sentire un’ultima volta la voce dell’amata, la chiama, la aspetta e
spera di rivederla.
La scenografia è piuttosto semplice e di colore bianco, probabilmente per creare un contrasto con
l’argomento trattato: la macchina che accompagna i protagonisti alla casa funeraria diventa la
porta dietro cui giace la salma dell’amico defunto. Anche i costumi possono assumere un
significato implicito: rispecchiano difatti la personalità dei protagonisti. Lei, elegante nei suoi abiti
adatti alla cerimonia, lui, con scarpe da montagna, giacca e pantaloni consumati.
Nonostante il tema affrontato, tutto lo spettacolo è pervaso di grande comicità e coinvolge il
pubblico facendolo ridere, ma anche pensare e, alla fine, forse commuoversi un po’ per Ambrogio
che anche dopo morto accontenta la sua Rita e la va a cercare dove voleva lei.
Viola Illica Magnani, Lavinia Regalli - 2ALS







mercoledì 7 febbraio 2024

Visita allo CSAC di Parma 1ALSU, 1BLSU, 1CLSU, 1DLSU

 



Mercoledì 24 gennaio siamo andati a Parma in gita e al mattino abbiamo visitato lo CSAC (centro studi e archivio della comunicazione dell’università di Parma). Mi è piaciuto vedere le opere d’arte ed è stato coinvolgente il fatto che le guide di questo museo ci hanno fatto compilare alcune schede di progetti, quadri, sculture…tramite qr-code.

(Gianluca Copelli, 1ALSU) 

Nella prima parte della gita abbiamo visitato lo CSAC devo dire che è stato piuttosto interessante soprattutto per il modo in cui la guida ci ha spiegato le opere e il loro significato. inoltre mi è piaciuta l’attività finale di gruppo perché abbiamo messo in pratica quello che avevamo ascoltato precedentemente. voto: 8

(Giulia Dallatana, 1ALSU)


La guida ci ha mostrato diverse opere, progetti e oggetti risalenti circa al 1900 con dettagliate e interessanti spiegazioni. non mi sarei mai aspettata che oggetti come la radio fossero stati così incisivi e importanti per lo sviluppo della società dell’epoca, forse perché noi oggi li consideriamo “banali”, avendo a disposizione tutto con tecnologie avanzate. Prima di salutarci la guida ci ha fatto fare un gioco di catalogazione abbastanza divertente

(MELISSA PINAZZI, 1ALSU)


La visita al Museo della Comunicazione ha suscitato in me grande interesse. Dopo l’eccellente accoglienza da parte delle guide, le classi sono state condotte in un viaggio interattivo attraverso la storia della comunicazione. L’occasione è servita, oltre che per un arricchimento culturale, anche a cementificare i rapporti sociali fra noi studenti. L’esperienza è caldamente consigliata a tutti i ragazzi che vorranno usufruirne in futuro.


(BENEDETTA LAVECCHIA, 1°BLSU)

Tra le mura dell’Abbazia cistercense di Valserena si trova il Centro Studi Archivio della Comunicazione (CSAC), un interessante museo che raccoglie varie forme della comunicazione dal ‘900 ad oggi. Rimarrete incantati da più di 12 milioni di pezzi suddivisi in 5 sezioni (Arte, Media, Progetto, Fotografia e Spettacolo)

(ISABELLA ROSSI, 1°BLSU)


Lo CSAC è dedicato alla storia e all’evoluzione dei mezzi di comunicazione, offrendo ai visitatori un’esperienza educativa e divertente. All’interno del museo è possibile scoprire la storia della scrittura, della stampa, del telefono, della radio, della comunicazione. Ci sono anche esposizioni interattive che permettono ai visitatori di sperimentare e comprendere meglio i processi della comunicazione. Il museo è un luogo per apprendere e apprezzare l’importanza dei mezzi di comunicazione nella nostra società.

(GUMENITA LILIANA, 1°BLSU)

Martedì 23 gennaio siamo andati allo csac, un museo situato a parma. all’interno di esso sono presenti varie sale, ognuna allestita in modo diverso. consiglio la visita allo csac perché tramite esso si può fare un vero e proprio tuffo nel passato riscoprendo anni e oggetti del passato. inoltre ho ritenuto questa gita molto interessante.

ALESSIA MARENGHI


È stato molto interessante perché abbiamo scoperto notizie nuove riguardanti il passato, le guide sono state eccellenti e sono riuscite a coinvolgere anche le persone meno interessate, facendoci fare attività mai provate e divertenti. consiglio questa bellissima esperienza a tutte le persone interessate all’arte passata meno famosa che spesso viene sottovalutata e dimenticata.

Caterina Brauer


Il 23 gennaio ci siamo recati a parma al museo dello csac dentro al quale sono situate varie stanze che contengono ognuna una storia del passato. il personale è stato molto accogliente e gentile. E'’ riuscito a coinvolgerci molto facendoci anche provare alcune attività riguardanti il settore.

Consiglio questa visita perché attraverso questa puoi riscoprire tante cose del passato interessanti che sono state un po’ trascurate e che non tutti conoscono.

ELISA DEVOTI

Ho apprezzato molto l’approccio interattivo del museo, che mi ha permesso di comprendere meglio il mondo della comunicazione. Le varie sezioni del museo, dedicate ai diversi tipi di comunicazione come la scrittura, la stampa, la radio e la televisione, sono ben strutturate e organizzate. Ho trovato particolarmente affascinante la possibilità di vedere da vivo alcuni strumenti e dispositivi utilizzati per la comunicazione nel corso della storia, come per esempio i bozzetti, la radio e le varie opere rivisitate della Venere di Botticelli. In conclusione, la gita allo CSAC è stata un’esperienza ricca di conoscenza e divertimento, che mi ha permesso di approfondire la comprensione della comunicazione e di apprezzarne ancora di più l’importanza e l’impatto sulla nostra società. Lo consiglierei a chiunque sia interessato a conoscere meglio questo campo e a vivere un’esperienza coinvolgente.

Giorgia Ziliani, 1C LSU


Consiglieremmo la visita all’archivio della Facoltà di Comunicazione dell’Università di Parma ai prossimi studenti delle classi prime del Liceo delle Scienze Umane perché è un’esperienza da non perdere. Grazie alle guide puoi imparare molte cose sulla comunicazione e sulla sua storia. Una cosa che ci ha colpito molto è stata la sezione di moda, perché abbiamo potuto vedere bozzetti di periodi diversi, come per esempio degli anni ‘80. Un’altra opportunità che abbiamo apprezzato molto è stata l’attività finale che ci hanno proposto le guide, ovvero un gioco a gruppi in cui dovevamo mettere in pratica alcune cose che ci avevano spiegato.

Alice Baistrocchi, 1C LSU

Silvia Longo, 1C LSU


Consiglierei la visita all’archivio della facoltà di Comunicazione dell'Università di Parma alle future classi prime, anche se con, magari, qualche modifica nella prima parte, in cui sono date spiegazioni circa le opere principali lì contenute, perché è stato per me un po’ monotono e poco coinvolgente. Comunque, nonostante questo dettaglio, la visita nel complesso è stata molto interessante e il laboratorio svolto è stato davvero stimolante. Per svolgerlo ci hanno dato un foglio di carta con dei codici QR che, una volta scannerizzati con i telefoni, davano il nome di un’opera precedentemente spiegata dalle guide: a quel punto noi dovevamo inserire le informazioni sull’opera come, ad esempio, la data di creazione, il materiale, il significato, l’autore, ecc. Il tutto nel meno tempo possibile, così da vincere la “gara”. Facile, coinvolgente ed istruttivo!

Alessia Pattini, 1 C LSU.

INTERVISTA AI RAPPRESENTANTI D’ISTITUTO


Fiorenzuola, Istituto Mattei - A qualche mese dai risultati delle elezioni dei rappresentanti di istituto, una parte della nostra redazione ha avuto l’occasione di intervistare gli attuali rappresentanti di istituto del Mattei per un bilancio del lavoro svolto fino a questo momento e per conoscere eventuali progetti futuri che riguardano la nostra scuola.

Domanda che è stata posta a tutti e quattro rappresentanti, Alexandro Aliani (5A LS), Nicolò Gambazza (5B ragioneria), Sofia Sartori (5B LS) e Agata Pedretti (4A meccanica), è stata la motivazione per cui hanno deciso di candidarsi alla rappresentanza d’istituto.

Abbiamo ricevuto risposte diverse a partire dallo stimolo di concretizzare le proposte dichiarate, a differenza degli anni scorsi dove ciò che era stato proclamato per la maggior parte non è stato attuato:

“Mi sono candidato perché in tutti questi anni vedevo più o meno i rappresentanti che andavano, vedevo le proposte che venivano fatte durante le assemblee a inizio anno. E comunque in generale vedevo che molto spesso queste proposte o erano irrealizzabili o comunque erano infattibili, con poco senso, poca cognizione; molto spesso prese così per raccattare dei voti. Per cui pensavo che potesse essere utile alla scuola, e in primis agli studenti che verranno negli anni prossimi, propormi e fare delle proposte più utili, più concrete e più realizzabili, anche per migliorare l’ambiente in generale nella scuola” (Alexandro Aliani).

A questo proposito Aliani dichiara che stanno riuscendo nel loro intento, infatti, “la maggior parte delle proposte che abbiamo presentato all’inizio dell’anno le abbiamo compiute o comunque le stiamo compiendo ed entro poche settimane dovremmo finire”.

Nicolò Gambazza, invece, è il secondo anno che si candida e che viene eletto per quello che definisce un “ruolo importante all’interno della scuola in cui riesco ad esprimere la creatività ma anche le responsabilità che questo ruolo ha, ovvero dare un’immagine di tutti gli studenti pur non sentendo uno per uno”. Ci ha spiegato poi cosa trae dal suo ruolo:

“Trovo molti vantaggi nel fare questo ruolo, soprattutto perché ci insegna a mettere in pratica quello che alla fine studiamo a scuola ed è comunque un’esperienza che mi ricorderò anche più avanti e che mi ha insegnato tante cose pratiche anche a livello del Consiglio d’istituto, dove, oltre alle tematiche generali, si affrontano anche contabilità, quindi argomenti connessi con la mia scuola”

Riguardo al consiglio d’istituto, inoltre, è stato interessante chiedere come si trovi e quali siano i compiti dei rappresentanti d’istituto all’interno dell’organizzazione:

“Per ora abbiamo fatto complessivamente soltanto un Consiglio. È stato particolarmente acceso poiché c’era la tematica della scelta tra settimana corta e settimana lunga. Effettivamente ciò che è emerso non è, però, ancora concreto perché non hanno ancora preso una decisione. Comunque mi sono trovato bene alla fine”

La questione della settimana corta e di come è stata affrontata dal consiglio d’istituto, è stata poi posta a Sofia Sartori:

“C’è stata una diatriba particolare durante l’ultimo Consiglio dal momento che più della metà era favorevole alla settimana lunga, tra cui noi, mentre alcuni, invece, si sono espressi a favore della settimana corta. Alla fine, non è stato deciso niente, in quanto non si riusciva ad arrivare a una decisione comune. Probabilmente se ne discuterà anche durante il prossimo Consiglio d’Istituto”

ed è stata poi approfondita da Alexandro Aliani, il quale ci ha spiegato perché tutti e quattro i rappresentanti sono contro a questa proposta e le loro ragioni:

“Noi in generale, tutti e quattro in modo unanime, siamo favorevoli alla settimana lunga rispetto alla settimana corta per vari motivi. In generale pensiamo che all’inizio, a primo impatto, una persona, presa un po’ dall’euforia di non andare a scuola il sabato, possa essere più interessata alla settimana corta, però bisogna tenere in considerazione i vari aspetti:

Innanzitutto, settimana lunga vuol dire che ci sono dei pomeriggi a scuola che comunque sono ore in più. Il livello di attenzione, dunque, si abbassa e la gente è più stanca. Però uno può dire - va bene facciamo le ore lunghe, non è un problema -. C’è però un altro aspetto: il trasporto. Questo perché noi siamo comunque una scuola, non di città, ma di provincia. Abbiamo varie persone che vengono da molto lontano, anche da Vernasca per esempio, per cui, nel momento in cui la scuola chiude e finisce alle 16.00, una persona che abita a Vernasca arriva a casa alle 17.00/17.15.

C’è anche l’aspetto del pranzo perché siamo una scuola che non ha a disposizione una mensa, ma abbiamo un bar che è in grado di ospitare al massimo una o due classi. In questa scuola siamo 54 classi, mettiamo caso di dividerci nei cinque giorni, sono comunque troppi studenti da ospitare”

Tornando alle motivazioni per cui i ragazzi hanno deciso di candidarsi, Sofia Sartori ci ha riferito che si è candidata  perché “sono arrivata in quinta senza aver mai fatto diciamo qualcosa di concreto per questa scuola e quindi volevo quest’anno provare a mettermi in gioco anche in un diverso ambito, perché ho sempre ho visto la scuola come ragazza, studentessa, seduta a un banco che impara le cose e poi si applica, però mai come un qualcosa di più importante e non ho mai visto la scuola da un altro punto di vista, che secondo me è importante. Quindi ho deciso di mettermi in gioco e provare questo nuovo ruolo. Per ora mi sta piacendo, stiamo riuscendo anche a mettere in pratica quello che abbiamo proposto”.

Infine, ad Agata Pedretti, candidatasi per rappresentare tutto l’istituto e in particolare il suo indirizzo, ovvero l’itis, abbiamo chiesto cosa pensa che le lascerà questa esperienza, essenzialmente dunque una crescita personale.

Vittoria Aiolfi, Paola Bravo, Prabhjot Kaur Chaggar 4B LS

sabato 3 febbraio 2024

Autismo ... non fai paura!

Ciao a tutti*, oggi parliamo dell'autismo, raccontando cos'è, alcuni sintomi e che effetti ha sulla quotidianità delle persone.

L'autismo, più correttamente disturbo dello spettro autistico (DSA), è una condizione neurologica complessa che influisce sullo sviluppo sociale e comunicativo di un individuo.

La diagnosi avviene spesso attraverso osservazioni comportamentali e valutazioni cliniche specializzate.

Le persone autistiche possono manifestare una vasta gamma di sintomi, dall'ipersensibilità sensoriale, difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale, alla difficoltà nella comprensione delle dinamiche sociali.

La routine quotidiana di una persona con autismo può essere fortemente influenzata da una serie di fattori, tra cui la gravità dei sintomi e le preferenze personali.

L'idea diffusa che l'autismo sia un ostacolo insormontabile e che condizioni negativamente le persone è uno stereotipo, infatti le persone autistiche possono condurre una vita serena e produttiva.


Mohamed Abidi - 3 BLSU

“One Life” , una storia di grande umanità e coraggio al tempo della Shoah

Fiorenzuola, Cinema Capitol – In occasione della Giornata della Memoria, diverse classi del Polo Mattei hanno assistito alla proiezione del film “One life” di James Hawes.

Gli studenti hanno, in questo modo, avuto l’occasione di conoscere la figura di Nicholas Winton, un agente di cambio britannico, che diede il via all’operazione kindertransport. Attraverso questa iniziativa poco conosciuta, svoltasi tra il 1938 e il 1939, 669 bambini vennero portati dalla Cecoslovacchia all’Inghilterra, salvandosi così dall’imminente guerra e dalla deportazione nazista.

La narrazione si alterna tra due piani temporali: inizialmente vediamo un Nicholas Winton anziano che vive con il ricordo della sua impresa, testimoniata da una valigetta contenente un quaderno con le schede dei bambini da trasferire, e un grande dubbio: divulgare ciò che ha compiuto anni prima o rimanere un eroe silenzioso? Si passa dunque alle analessi di ciò che è accaduto negli anni ’30, in cui emergono i motivi di quel grande atto di coraggio da parte dell’uomo e dei tanti altri volontari che hanno voluto dare un futuro ai bambini ebrei cecoslovacchi.

Il film intervalla attimi forti e di grande potenza emotiva, grazie alle scene relative al passato, e momenti invece più lenti, riguardanti gli anni recenti, che, a tratti, tendono a far perdere allo spettatore il filo conduttore della proiezione. Ad ogni modo – anche attraverso queste ultime, soprattutto alla fine quando Winton incontra alcuni dei superstiti da lui condotti in Inghilterra – emerge il messaggio che il regista vuole trasmettere, ossia il coraggio civile di chi, con generosità disinteressata, non ci ha pensato un attimo di più ad aiutare le vittime di un’imminente guerra ingiusta.

Nella nostra contemporaneità la pellicola risulta tremendamente attuale giacché il mondo è costantemente infiammato da conflitti e, nel piccolo di ogni persona, è purtroppo sempre presente odio superfluo e inopportuno che ci chiude in noi stessi e nella nostra convenienza, rendendoci insensibili nei confronti di chi ci sta accanto e di chi si trova in difficoltà. Ad uno sguardo accurato e sensibile, “One life” può pertanto infondere uno stimolo a riflettere sulla possibilità che ognuno ha di operare per il progresso e la serenità della società, ricordando che qualsiasi azione svolta nel piccolo di ogni individuo può portare a una grande impresa come quella di Nicholas Winton. Risulta così un ottimo veicolo per riflettere su ciò che è stato in modo differente, non con le visioni tradizionali, piuttosto approfondendo una figura meno conosciuta ma altrettanto rilevante. Lo scopo deve essere quello di non dimenticare poiché «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre» (citazione tratta da “Se questo è un uomo”, Primo Levi).

Vittoria Aiolfi, Paola Bravo, Prabhjot Kaur Chaggar 4B LS