Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

sabato 26 febbraio 2022

“Marry Me” (in Italia uscito col sottotitolo “Sposami”), romcom e film musicale. Jennifer Lopez in forma smagliante: recita, canta, balla (viene proprio voglia di andare a un concerto).

Owen Wilson, al solito perfetto in ruoli brillanti.

Ebbene: Lopez e Wilson sono i protagonisti di “Marry Me“, love story morbida e zuccherosa.

Jennifer Lopez è raggiante e non poteva essere altrimenti visto che interpreta una popstar. La popstar si chiama Kat Valdez, stella della musica, lasciata da un fidanzato molto più giovane di lei e farfallone. Ma Kat non si perde d’animo e una sera, coraggiosamente, si butta: pesca un tipo qualunque e vada come vada. Diceva Forrest Gump: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita.

“Marry Me” piacerà sicuramente agli inguaribili romantici e a chi, stressato, vuole solo distrarsi un po’.


Il nocciolo di “Marry Me”: una splendida super-diva, miliardaria, super corteggiata, milioni di seguaci sui social, s’innamora, incredibile a dirsi, di un anonimo pantofolaio, papà divorziato, che sgranocchia cereali davanti alla tv (immancabile il cagnolone pigro seduto accanto) e ha il pallino della matematica (la insegna a scuola; è un professore delle medie).

Una trama trita e ritrita, “Marry Me”, ovvero: i poli opposti che si attraggono.

E va bene, la solita storia.

Tradizionale commedia rosa, “Marry Me”, in perfetto stile Hollywood e classico finale al miele: vissero felici e contenti per sempre, of course.

In questo periodo buio, un film come “Marry Me” è una ventata d’aria fresca, e pazienza se qualche purista arriccerà il naso.

“Marry Me” è un toccasana.

Pensato per allietare il pubblico, riesce nell’impresa: regala due ore di sana spensieratezza, con quella New York patinata in cui è fantastico perdersi, e poi la favola del Cenerentolo fa sempre colpo: il “signor nessuno” un po’ sfortunato che un giorno viene scelto dalla “Divina”, oltre ogni previsione. Evento da sogno. Il tutto in maniera altrettanto surreale: lei, durante un concerto, lo punta dal palco e gli fa, più o meno così: ehi, tu, mi vuoi sposare? Lui resta a bocca aperta presumibilmente sudando freddo, il cuore che martella e ovviamente dice: ok

Insomma, “Marry Me” è il classico film da popcorn. Dopotutto, non esistono solo i capolavori. Anche il pop ha il suo perché. Tanto di cappello, dunque, a “Marry Me” che vuol essere solo ciò che è: un film leggero.

Il mio voto è 8 su 10 ( per quanto posso essere acida le commedie romantiche mi piacciono )

Come sempre se la recensione vi ha incuriosito vi lascio il trailer



FATE L'AMORE NON FATE LA GUERRA: ANCHE LO SPORT CE LO RICORDA.

 


LA LIBRERIA MAGICA DI POPPY di Mindy Thompson

Le librerie sono dei luoghi magici, al suo interno ci sono quantità di storie e di racconti che noi lettori non possiamo nemmeno immaginare, per non parlare del profumo inebriante che si sente appena entrati, le librerie sono posti incantevoli nelle quali perdere intere giornate a leggere e a scegliere libri, eppure c’è qualcosa che differenzia la nostra libreria da quella in cui lavora la famiglia di Poppy ovvero la libreria Rhymen&Reason perché è veramente magica!

La giovane Poppy lavora nella libreria di famiglia ma questa libreria ha qualcosa di magico può attraversare il tempo, in base al cliente che entra al suo interno si possono leggere opere di quel periodo storico; ma oltre ad oltrepassare il tempo, la libreria, cerca di divertire ed aiutare la famiglia di Poppy nel momento del bisogno, se sono molto tristi li coccola con delle torte, fa apparire i libri con le risposte che si stanno cercando e se entra nel negozio  un cliente maleducato le lampadine cominciano a sfavillare. Una libreria davvero magica ed è anche per questo che bisogna assolutamente mantenere il segreto.

“Senza storie il mondo è in bianco e nero, il compito di un bravo libraio è proprio quello di prendersi cura dei libri e della fantasia per diffondere luce e speranza in ogni dove”

 Ma quali sono le regole del sommo consiglio dei librai? 

  1. Le librerie esistono per diffondere luce, amore e speranza nel mondo attraverso le storie
  2. I librai non devono mai usare la magia delle librerie a proprio vantaggio.
  3. Libreria e libraio lavorano fianco a fianco per il bene comune.
  4. Clienti e librai non possono divulgare il segreto delle librerie.
  5. La gentilezza è d’obbligo.

Il romanzo di Mindy Thompson è rivolto ad un pubblico di lettori giovani proprio per questo utilizza un linguaggio semplice e basilare ma tratta di argomenti forti e struggenti come la perdita di un famigliare, il dolore per la malattia, il valore dell'amicizia, il rispetto per i propri famigliari. Questo libro si è rivelato commovente e avventuroso, una lettura perfetta per chi crede ancora nel potere salvifico di libri e librerie, io ci credo e proprio per questo motivo vi consiglio questo libro senza alcun dubbio.

Vi piace andare in Libreria? Io adoro andarci in particolare mi piace andare nella piccola libreria che c’è nel mio paesino si chiama Ubik, gestita da due bravissimi librai sempre pronti a consigliarti nuove lettura!

MARTINA SIGNORILE

lunedì 21 febbraio 2022

Presepi delle campagne 2021

foto vincitrice primo premio Carpe Diem

Sabato 19 febbraio alle 10.30 si è svolto presso il circolo cinefotografico di Fiorenzuola d'Arda la premiazione del concorso in oggetto. La redazione Carpe Diem ha vinto il primo premio per la sezione immagine e il primo premio per la sezione parole con il testo sul presepe di Camilla Paraboschi


Il simbolo del Natale

Il Natale è il momento più atteso in cui si trascorre del tempo ad addobbare la casa e l'albero, in cui migliaia di famiglie si riuniscono intorno a un tavolo ricco di pietanze favolose. Il Natale è spirito, desiderio, rinascita. È il periodo in cui si mette da parte l'egoismo e si ritrova il valore più banale, ma, ormai, introvabile: la condivisione.

Per condivisione non si intendono solo regali materiali ma, e soprattutto, regalare il nostro tempo e prenderci cura degli altri, riallacciare i rapporti, perdonare e sacrificarsi.


Il Natale è fede e fiducia, come ci insegna Maria, che si è fidata delle parole di un Angelo. Il Natale è dedicarsi, come Giuseppe ha dedicato la sua vita a Gesù, nonostante non fosse suo figlio biologico. Servono, senza chiedere nulla in cambio come fa l'asino; al quale oggi, purtroppo, gli viene attribuita un'accezione negativa anche se, in realtà, è un animale sacro.  Esegue, serve, porta carichi pesanti per lungo tempo, crea rapporti con chiunque abbia bisogno senza fare distinzioni. Dona tutto se stesso e considera ogni persona unica e degna di essere ricordata e riconosciuta anche a distanza di anni. Il bue, animale semplice e mite, ha la capacità di riconoscere il proprio padrone rimanendo fedele.

Il Natale, dunque, è semplicità, fedeltà, lealtà e porre la vita al servizio degli altri. La capanna, intima, umile, basica, ma accogliente, ci ricorda che non è necessario celebrare il Natale in un posto sfarzoso con migliaia di persone, poiché l’importante non è il luogo, ma il calore degli affetti.

Il simbolo che può riassumere il significato del Natale al meglio è il presepe, che nella sua semplicità e essenzialità ci permettere di cogliere il vero valore del mistero divino. 

CAMILLA PARABOSCHI, 4BLSU



domenica 13 febbraio 2022

NEL BUIO DELLA CASA di Fiore Manni e Michele Monteleone


Alison e Noah King, due novelli sposi, decidono di trasferirsi da Boston in una piccola cittadina, comprano un’antica casa di campagna che a prima vista li conquista eppure, quella piccola casa nasconde qualcuno al suo interno: dei coinquilini non proprio appartenenti a questo mondo o per lo meno non più.

La felicità della nuova vita finirà ben presto perché eventi spaventosi accadranno in quella nuova casa e i nostri protagonisti entreranno in un circolo di ansia e paura che sfocerà in una vera e propria tragedia.

“Forse erano le cornici della finestra a farle venire un leggere pizzicore alla nuca: erano di legno scuro, quasi nero, e donavano alla casa uno sguardo inquietante, quasi umano. Troppo umano. Come due pozzi neri che ti fissano e in cui potresti cadere”

"Nel buio della casa" è un romanzo perfetto per chi sta iniziando ad esplorare il genere horror e per chi, già è appassionato, cerca una storia di fantasmi solida, ben scritta, che non cerca colpi di scena fantasiosi ma le emozioni, che non mancano di questo tra le pagine di questo libro. 

Mi ritengo una persona molto paurosa e, questo libro, ha fatto proprio al caso mio perché è una storia vera, sincera, ricca di sentimenti e non solo di paura e terrore, i due autori, Fiore Manni e Michele Monteleone, sono riusciti a conciliare al meglio l’amore e la passione con la paura del terrore.

La narrazione si dipana su due linee temporali il 2015 con la voce narrante di Allison e il 2019 in cui Noah racconta la storia presente. 

"Nel buio della casa" è una storia dell’orrore ma soprattutto una storia d’amore di una coppia che deve dirsi addio, che deve accettare il lutto, perdonare e perdonarsi.

“All’inizio non l’aveva notato. Lo aveva scambiato per un mobile in un angolo buio, ma poi la massa nera si era mossa. Noah strinse gli occhi fino a che non riuscì a mettere a fuoco l’enorme figura nera rannicchiata nell’angolo opposto della stanza, accanto all’arco che collegava il doppio salone alla sala da pranzo. Non riuscì a coglierne le forme, i contorni. Sembrava quasi un enorme serpente, avvolto su se stesso, in mezzo alle proprie spire fatte di una nebbia malsana”

Vi piacciono i libri Horror? A me da impazzire soprattutto in questo periodo dell’anno ma ho una paura assurda infatti li devo leggere solo di giorno e con luce accesa!

Martina Signorile

 

lunedì 7 febbraio 2022

LA RUOTA DEL TEMPO


Non serve molto per convincere a vedere la nuova serie targata Amazon Prime, La Ruota del Tempo. Principalmente perché dopo la fine de Il Trono di Spade e la piccola parentesi di Tenebre e Ossa (che non ha avuto minimamente il successo che meritava), nel mondo delle serie tv mancava un prodotto fantasy in piena regola.

Se poi mettiamo in conto l’incredibile bellezza della serie ideata da Rafe Judkins e basata sulla celebre saga di Robert Jordan e Brandon Sanderson, allora non rimane che premere play e lasciarsi trasportare nel suo mondo.

Otto episodi che sono usciti settimanalmente e hanno portato in vita una delle saghe più avvincenti di sempre, anche se purtroppo ancora poco conosciuta dal grande pubblico
Nel mondo de La Ruota del Tempo, la magia è cosa rara.  

Difficile da gestire e non accessibile a tutti.

Solo le Aes Sedai, donne come la protagonista della nostra storia Moiraine (una grande Rosamund Pike, per la prima volta in un ruolo fantasy come questo), sono in grado di attingere al suo potere.

È la sua voce che ci apre le porte di questo mondo, ora in pericolo a causa di un’antica minaccia pronta a risorgere.

È il Drago Rinato, un’entità che appartiene alle tenebre e che molte ere prima aveva causato La frattura del mondo.

Sono cinque i ragazzi che Moiraine individua e che ne potrebbero essere la reincarnazione, cinque ragazzi il cui destino coincide con quello di tutto ciò che conoscono.
La loro è una corsa contro il tempo per fare sì che il Drago Rinato non cada nelle mani delle tenebre e porti una nuova distruzione, ma riesca invece finalmente a sconfiggerle per sempre. Suggestiva, appassionante e piena di quell’atmosfera che le saghe fantasy ci fanno tanto amare, La Ruota del Tempo è un adattamento che funziona.
Se siete in astinenza da fantasy che vi tengano incollati allo schermo, La Ruota del Tempo è la risposta giusta.

Dimenticate i luoghi oscuri in cui si fa fatica a vedere quello che succede o i personaggi vestiti in grigi, neri e marroni cupi.

È una delle prime cose che si nota nei primi minuti, quanto la serie sia colorata, di quei colori che fanno immediatamente pensare a un reame magico.

C’è gioia in questa produzione, che manca profondamente in tanti altri show.

«Questo non è l’inizio, perché non ci sono inizi o fini nella Ruota del Tempo. Ma questo è un inizio».

Ed io non vedo l’ora di scoprirne il continuo.

Il mio voto è 8 su 10

Come sempre se la recensione vi ha incuriosito vi lascio il trailer



venerdì 4 febbraio 2022

La natura umana ha i suoi limiti


Tra tutti gli argomenti che sono stati trattati negli anni passati pochi sono stati davvero valorizzati. Molti scrittori hanno scritto tanti libri e diversi tra loro sono stati ricordati altri, invece, completamente dimenticati. Oggi, per nostra fortuna, quasi tutti i libri sono facilmente reperibili e, nonostante ciò non tutti i giovani danno importanza alla lettura come un tempo. Questa mancanza, non è data da cattiveria o pigrizia, anche se quest'ultima a volte non è proprio da escludere, ma da una visione diversa della vita.

Un semplice esempio può essere dato dallo scrittore Goethe, che ha una visione romantica, quasi poetica, della vita.

Nel XVIII secolo scrisse i dolori del giovane Werther, un libro che descrive la vita amorosa del protagonista, con i suoi tormenti e periodi di sofferenza. Un romanzo epistolare, costruito attraverso lettere che il protagonista inviava all'amico.

Questo romanzo non mi ha completamente coinvolta e il ritmo e lo stile della narrazione non mi hanno incentivato alla lettura, ma una frase ha attirato particolarmente la mia attenzione, ovvero: «La natura umana ha i suoi limiti: essa può sopportare la gioia, la sofferenza, il dolore fino a un certo punto, e soccombe se questo è oltrepassato».

Questa frase, più la leggo, più mi trasmette uno strano sottofondo di angoscia, sarà che contiene la pura verità, perché la vita in sé ci consuma, lentamente: noi umani viviamo di sentimenti.

Possiamo mostrare durezza fuori, ma essere fragili.

Per questo possiamo essere delusi e feriti: siamo fragili e spesso ci è difficile sopportare il peso dello sconforto. Tutto ciò viene sottovalutato quasi sempre, ma viene vissuto pienamente nell'adolescenza, con tanti problemi interiori e la perdita della voglia di continuare a vivere questa vita. Anche se viene sminuito questo è un grande problema che affligge molti, o semplicemente le persone non ci pensano.

Come sappiamo, il giovane Werther era perdutamente innamorato di Charlotte, già promessa in sposa, e questo amore è la causa della sua morte, perché come citato da altri autori: «L'amore può portare solo in due direzione, o alla felicità più pura o all'infelicità più buia». Amare qualcuno è una cosa inevitabile, è la natura umana, anche se essa ci porta sofferenza oltre che felicità. Il desiderio di tutti è sempre quello di essere ricambiati, così da poter essere felici. I concetti trattati da Goethe possono essere inseriti in qualsiasi ambito, ed interpretato in modo diverso e pure adattati ai nostri tempi, ed è questa la magia dei romanzi, che siano più recenti o meno hanno sempre qualcosa da insegnarci o farci capire, come se fossero delle favole per gli adulti.

Ndiaya Ndiaye, 4Alsu

giovedì 3 febbraio 2022

L’ARTE DI ESSERE FRAGILI DI ALESSANDRO D’AVENIA


Prima di iniziare a leggere ‘L’arte di essere fragili- come Leopardi può salvarti la vita’ la prima domanda che mi sono posta è stata ‘Come può Leopardi salvarti la vita?’; nonostante abbia già letto diversi libri di questo autore, ero abbastanza titubante sulla sua lettura di questo testo ma, come sempre, ho dovuto rivalutare la mia opinione iniziale.

Alessandro D’Avenia, proprio come un insegnante di letteratura, attraverso le poesie e le parole di Leopardi cerca di mostrarci la bellezza di questo autore e che Giacomo Leopardi  non è poi così diverso da come eravamo noi a 17 anni; sicuramente i vostri insegnanti, quando vi avranno spiegato questo autore, vi avranno detto che non può essere considerato uno sfigato e un pessimista, ed è vero, perché un autore che va alla costante ricerca della bellezza, non può essere considerato pessimista  e un autore che va alla ricerca costante dell’amore non può essere considerato uno sfigato.

 ‘Non può esserci l’infinito senza la siepe’

Questa frase, che puoi è anche il titolo di un capitolo, mi ha fatto riflettere e mi ha interessato talmente tanto da dover fermare la lettura per poterci pensare; sono riuscita a capire che l’Infinito, come la felicità, è reale solo se c’è un ostacolo, solo con la fatica e lo sforzo potrò vederlo o trovarlo, se non ci fosse la siepe a dividerci dall'infinito probabilmente non ci accorgeremmo nemmeno della sua esistenza.  Proprio come le stelle, che per vederlo dobbiamo aspettare il buio, per poi lasciarsi rapire da tutta la loro bellezza.

“L’arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti.”

L’arte di essere fragile è la capacità di saper fare della propria vita un’opera d’arte, di saper apprezzare quello che si ha e voler migliorare ogni giorno; intesa come la ricerca di se stessi e non della perfezione, di una consapevolezza su ciò che siamo e su cosa saremo in futuro.

Il messaggio che mi ha lasciato questo libro è che non è importante quello che fai purché tu ci metta passione ogni giorno, per me questo è il senso della felicità.

Qual è la vostra poesia preferita di Leopardi? Vi ricordate qualche citazione di questo autore? 

Martina Signorile, 4Alsu

 

MONOLOGO DI LORENA CESARINI SUL RAZZISMO AL FESTIVAL DI SANREMO.


“Perché un uomo è uguale a un uomo!”

Il Festival di Sanremo sa sempre stupire e nella seconda serata è stato l’intervento di Lorena Cesarini a lasciare senza parole tutto l’Ariston.

La giovane attrice, nata da mamma senegalese e papà italiano, racconta i brutti avvenimenti a seguito dell’annuncio della sua partecipazione come co-conduttrice : infatti non appena al TG1 viene presentata la scelta di Amadeus il web viene intasato da tantissimi insulti e commenti razzisti come ad esempio “Non se lo merita, l’hanno chiamata perché è nera!” oppure “Forse l’hanno chiamata per lavare le scale e innaffiare i fiori” per concludere con quello più originale di tutti “E’ arrivata l’extracomunitaria ”.

“Fino ad oggi a scuola, sul tram, a lavoro, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmi che avessi la pelle nera. E invece, quando Amadeus ha dato la splendida notizia che sarei stata qui, certe persone hanno sentito proprio questa urgenza. Evidentemente per alcuni il mio colore della pelle è un problema”.

Così inizia il monologo che a quegli insulti non risponde con lo stesso odio e la stessa prepotenza, ma con emozione e pacatezza leggendo alcune parti del libro “Il razzismo spiegato a mia figlia” del celebre autore marocchino Tahar Ben Jelloun. 

Vi riportiamo un breve estratto di quanto letto dalla Cesarini: Il libro inizia con la figlia che gli ha una domanda: ‘Babbo: che cos’è il razzismo?’ E lui risponde: “È un comportamento distribuito in tutte le società tanto da diventare, ahimè, banale. Consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre’. Allora la figlia: ‘Quindi anche io potrei essere razzista, se è così diffuso?’. E lui: ‘No, un bambino non nasce con il razzismo nella testa, tutto dipende dall’educazione: nella scuola e a casa. Il razzismo crede che lo straniero appartenga ad una razza inferiore ma ha completamente torto. Il razzismo non ha alcuna base scientifica, esiste un solo genere umano nel quale ci sono uomini, donne, persone di colore, di alta statura, o bassi, con attitudini differenti e varie. Tutti gli uomini e le donne del pianete hanno nelle vene sangue della stessa tinta, indipendentemente dal colore della pelle, perché un uomo è uguale a un uomo’. A questo punto Mèrième fa un’ultima domanda: ‘Babbo, ma i razzisti possono guarire’? E lui: ‘Ma tu pensi che il razzismo sia una malattia?’. “Sì, perché non è normale che un uomo disprezzi un altro uomo per il colore della pelle’. Ed ecco la risposta del papà: ‘La guarigione dipende da loro, se uno si pone delle domande, se dice: Può darsi che io abbia torto di penare come penso. Perché quando uno riesce ad uscire dalle proprie convinzioni va verso la libertà'”.   

La giovane attrice conclude ricordando che la cosa più importante per ogni essere umano è la libertà!

L’intervento della Cesarini ha colpito molto perché svela quanto insensato sia il razzismo attraverso le parole di una bambina. Lei alla quale hanno detto che non meritava quel palco, quello stesso palco l’ha “mangiato” incantando il pubblico lanciando il messaggio più importante di tutti: il razzismo non ha senso, perché un uomo è uguale a un uomo! 

E voi cosa ne pensate di questo intervento?                                                                                          

Cattani Martina 5^A L.S.U.

mercoledì 2 febbraio 2022

La globalizzazione: tra il sì e il no c’è di mezzo l’uomo

La globalizzazione è il fenomeno che vediamo oggi tutti i giorni senza rendercene pienamente conto: la catena di fast-food più conosciuta e con numerosissime sedi in tutto il mondo:  Mc Donald’s è frutto della globalizzazione, Market place online che semplificano gli acquisti prodotti da tutte le part del mondo come Amazon; Ebay sono frutto della globalizzazione; Netflix che opera in oltre 190 paesi è frutto della globalizzazione, ma anche semplicemente il logo della Nike che lo rende riconoscibile ovunque è frutto della globalizzazione.

Ma che cos’è questa “globalizzazione”?

Si tratta di un fenomeno che abbiamo iniziato a vedere a grandi linee in seguito alla terza rivoluzione industriale successivamente in seguito del boom economico degli anni ’60, ma più riconoscibile e databile dagli anni ’90 in poi. Tramite lo sviluppo economico dei Paesi Occidentali è aumentata anche la rete di comunicazione, in particolare con i commerci esteri si sono creati dei veri e propri ponti di comunicazione e scambio di informazioni che pian piano si sono radicati, ad esempio con il fenomeno della delocalizzazione in cui Paesi europei preferivano produrre in paesi dove il costo di produzione era decisamente inferiore. Non si tratta solo di produrre in altri paesi, ma apprenderne anche la cultura e le tradizioni. Infatti nelle nostre tavole è normale mangiare piatti non italiani, ad esempio della cucina messicana o anche giapponese. Come è anche normale trovare nel proprio armadio capi di cui i tessuti sono provenienti dall’India.

Tutti questi punti a favore, come la maggior apertura mentale e forse anche una maggiore tolleranza culturale sembrerebbero essere di fondamentale importanza per la crescita felice alla quale tutti – credo – aspiriamo.

Però, c’è sempre un però quando, anche gli aspetti più marginali, possono avere un forte impatto a livello globale.

Incredibile ma vero possiamo definire la Globalizzazione come un colpo di Stato internazionale “silenzioso”, ma decisamente non indolore: difatti ha prodotto un enorme trasferimento di potere dai luoghi della politica, della statualità e della sovranità popolare ai centri della potenza economico-finanziaria e alle loro principali agenzie come Wto, Banca mondiale e le agenzie di rating. È come se si creassero piccoli stati in grado di decidere individualmente ed esercitare il proprio potere individualmente, una sorta di tante repubbliche di “San Marino” infiltrate nel sistema mondiale, che però danneggiano non solo l’economia ma anche la democrazia.

“La globalizzazione, intesa come forma specifica in cui sono venuti ad organizzarsi gli Stati, i mercati e le idee di commercio e governo, acuisce le condizioni in cui si manifesta la violenza su larga scala tra la logica dell’incertezza e quella dell’incompletezza, ognuna delle quali ha la sua forma e la sua forza”.

Così definisce Arjun Appaduraj la globalizzazione, come portatrice di questo fenomeno sociale che lui definisce come ansia da incompletezza. L’antropologo evidenzia questo fenomeno che sembra non escludere nessun gruppo sociale, causando come una sorta di domino che vede nascere un’insofferenza per le differenze che produce e che porta un aumento della rabbia. Inoltre, secondo Appaduraj, ciò genera anche un forte senso di insicurezza, che può essere facilmente manipolato dalla politica locale, permettendo di oltrepassare la linea fino a sfociare nella violenza. Infatti, l’antropologo sostiene che questa ansia, la quale deriva da una forza totalizzante, è il sentimento che convoglia la violenza e l’intolleranza.

È un fenomeno che ha aumentato le disuguaglianze, non solo economiche, ma anche sociali. A livello economico si tratta di una vera e propria disuguaglianza che coinvolge tutte le persone di questo mondo tranne quella percentuale di persona che ha visto aumentare i propri profitti. Si tratta del risultato di uno sfruttamento della forza del lavoro favorito in gran parte dalla delocalizzazione e immigrazione. La diminuzione dei redditi da lavoro ha portato con sé forti ripercussioni sull’insieme dell’economia, diminuendo il mercato interno e gli spazi di investimento per la piccola impresa. Senza dimenticare che le aspettative di vita si sono impoverite, portando una forte precarietà sociale che colpirà principalmente le nostre generazioni.

Tramite la liberazione dei capitali finanziari si sono andati a privilegiare gli investimenti a breve termine rispetto a quelli a lungo termine. La principale differenza è che se con quelli a lungo termine si va ad alimentare l’economia reale, con quelli a breve termine ogni giorno masse enormi di denaro virtuale vengono spostati sulle piazze finanziarie mondiali, destabilizzando stati e governi. Ciò ha portato a quella che è la crisi economica del 2007-2008, che ha visto un forte impoverimento e una finanza senza regole come principali protagonisti. Coloro che sottoscrivevano mutui si sono indebitati andando oltre le loro possibilità economiche, portando inevitabilmente una crisi mondiale percepita tuttora.

 Insomma, la globalizzazione è ciò che ai nostri occhi è la quotidianità, per cui mangiamo, indossiamo, vediamo ciò che è frutto della globalizzazione. Tutte le conseguenze di questo fenomeno sono però quelle più visibili a noi, più “vicini” ma, come per ogni cosa, non ci sono solo i pro ma anche i contro. Certo, non fraintendetemi, adoro indossare vestiti che magari possono essere stati prodotti in Bangladesh, anche se poche persone si rendono conto che dietro ad una semplice etichetta ci sono magari dietro dei bambini sottopagati e sfruttati che hanno prodotto la nostra maglietta preferita, o che dietro alla cover del nostro cellulare sono stati consumati dall’aereo per trasportarli più di 63 mila litri di kerosene, o che le creme che usiamo quotidianamente sono state testate sugli animali. Tutte conseguenze che però sono nascoste con le migliaia di campagne pubblicitarie o molto semplicemente, dai consigli che riceviamo da chi seguiamo sui social. Sicuramente la maggior apertura mentale, il sushi a tavola, la sciarpa turca che ci ha regalato nostra zia sono un punto a favore, ma non vanno date per scontato anche le conseguenze che si porta dietro ed è importante che ci sia maggiore consapevolezza. Non sto dicendo di non mangiare più cinese, ma di prestare attenzione sui prodotti che usiamo quotidianamente, di informarsi di più, condividere con i nostri parenti e con nostra zia, che sì, magari la sciarpa turca è anche bellissima, ma che a produrla è stato forse un bambino, o un adulto sottopagato e che comprandola si sostiene quella tipologia di mercato.

Spero che questo articolo vi sia stato in qualche modo d’aiuto e che vi sia piaciuto,

Suha Marmash, 5ALSU