Durante il convegno "La passione che vince ogni sfida.
L'energia delle donne", si è parlato tanto dell'importanza delle
emozioni.
Tuttavia, ci si è espressi analizzando le emozioni in modo –
forse – troppo semplicistico.
Il dottore Claudio Costa, infatti, si riferiva al mero
lasciarsi emozionare. In altre parole, il dottore intendeva per emozione una
presa di coscienza delle proprie e personali interpretazioni emotive.
Ma noi, del Liceo delle Scienze Umane, studiando psicologia
abbiamo appreso che le spinte emozionali sono molto più complesse.
Entriamo dunque nel colorato mondo delle emozioni...
Chi di noi non si è mai emozionato? Che sia tristezza quando prendiamo un brutto voto o felicità nell'incontrare un amico che non vediamo da tanto tempo, è impossibile non avere delle spinte emotive.
Cosa sono le emozioni?
In psicologia - quando
si parla di emozioni - si intende una reazione psicofisica, breve ed
improvvisa, provocata da uno stimolo esterno.
Le emozioni comportano delle vere e proprio reazioni fisiche
che possono essere di diverso tipo: fisiologiche, quando la pressione sanguigna
o il ritmo respiratorio è alterato, per intenderci il classico
"batticuore"; viscerali, quando si ha una momentanea perdita del
controllo neurovegetativo, per esempio quando non si riesce a controllare
l’apparato sfinterico; la reazione espressiva vede una modifica della mimica
facciale. Ultima ma non ultima la reazione psicologica in cui le persone
possono provare anche delle emozioni ambivalenti: sono felice perché devo fare
un viaggio e, contemporaneamente, temo che qualcosa possa andare storto.
Una domanda potrebbe sorgere spontanea: le emozioni sono
innate oppure si sviluppano con la crescita personale?
A questa domanda molti studiosi hanno cercato di dare una
risposta.
Le emozioni primarie sono quelle innate e sono riscontrabili
in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie, ovvero universali.
Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano dalla combinazione
delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con
l’interazione sociale.
Katerine Bridges, psicologa canadese, ha studiato lo sviluppo emotivo del bambino. Nelle sue ricerche ipotizza che alla nascita i bambini presentino un'eccitazione diffusa, espressa con un movimento disordinato di braccia e gambe o con il pianto. Dopo tre mesi, l'eccitazione diffusa inizia a differenziarsi in sofferenza per la fame o per il dolore e in piacere, reso evidente dal riso e dal rilassamento dei muscoli. Le vere e proprie risposte emotive come disgusto o paura, si sviluppano nei mesi successi. Mentre, dopo i primi due anni di età, compaiono emozioni più complesse,date dalla combinazione di quelle sviluppate in precedenza.
Robert Plutchick, psicologo statunitense, individua otto
emozioni primarie: rabbia, paura, tristezza, gioia, accettazione,disgusto, attesa,
sorpresa. La mescolanza di tutte queste spinte emotive dà origine ad altre
emozioni, denominate complesse. Ad esempio il rimorso deriva dall'unione di
disgusto e tristezza, mentre la combinazione di sorpresa e paura crea lo
spavento.
Un’altra domanda che è facile porsi è: a cosa servono le
emozioni?
La risposta è: le emozioni hanno un valore adattivo, ossia ci
aiutano a rispondere in modo più o meno efficace alle problematiche della
quotidianità.
Il famoso scienziato Charles Darwin, ritiene che le emozioni si siano sviluppate nel corso dell'evoluzione delle varie specie animali e, che siano fondamentali per l'adattamento all'ambiente e per la sopravvivenza. Un'emozione elementare come la rabbia aiuta ad essere più forti durante le battaglie, poiché si attivano nell'organismo reazioni fisiologiche che preparano l’individuo a mantenere un forte stato di eccitazione utile all'aggressività.
Non dobbiamo, tuttavia, pensare alle emozioni solo come mere
risposte istintive a degli stimoli esterni, le emozioni sono anche spinte
motivazionali.
Infatti, in base agli scopi che vogliamo raggiungere, sono
numerose le spinte emotive che si verificano all’interno del nostro stato
psico-fisico. Anche l'educazione ricevuta e la cultura del proprio gruppo di
appartenenza sono una variabile fondamentale per comprendere il nostro stato
emotivo e, soprattutto, ci fanno capire alcune delle nostre reazioni.
Sabrina Bonelli 3ALSU
Le emozioni sono importanti!
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