"Le donne lavorano più degli uomini". È con questa
frase che Gaetano Rizzuto ha dato il via al convegno "La passione che
vince ogni sfida. L'energia delle donne".
Non era una domanda, semmai un'affermazione ma il quesito è
comunque un imperativo che ci sentiamo di porci: le donne, lavorano più degli
uomini?
Emmeline Pankhurst, Marion Dunlop, sono solo due dei tanti nomi che mi sono venuti in mente
quando il giornalista che moderava l’evento – in cui le donne erano un focus
centrale della conferenza – ha esordito con la frase “Le donne lavorano più
degli uomini”.
La Pankhurst e la Dunlop sono delle suffragette che hanno lottato affinché le donne
potessero avere gli stessi diritti degli uomini. Dal quel lontano 1869, anno in
cui si avviò il movimento delle suffragette, molte battaglie sono state
combattute e anche vinte. Eppure, i diritti delle donne sembrano ancora un
motivo di dibattito. Delle volte talmente acceso da non riuscire a capire se il
percorso storico fatto sia solo all’inizio e non alla fine, come dovrebbe
essere.
Che ci sia ancora tanto da fare lo si capisce anche
e solo dal fatto che i corrispettivi economici degli uomini e delle donne, di
una medesima professione, non sono sempre uguali.
“Un uomo, in media, se vince un
premio importante come il Giro d’Italia, vince circa 50000 Euro. Una donna ne
vince circa 500”. Lo ha dichiarato la campionessa piacentina Giorgia Bronzini.
Velocista, nel 2005 ha vinto il Rund um die Nürnberger Altstadt, cinque
anni dopo il campionato del
mondo in linea Elite, e nel 2011 il Tour of Chongming
Island World Cup e, per finire nel 2015, otto tappe al Giro d'Italia. Che
dire? Una leggerissima discrepanza economica.
Si dice che le donne siano multitasking, termine inglese
che indica la capacità di compiere due azioni o più nello stesso momento. Allo stesso
tempo si dice che gli uomini non siano multitasking, ossia non sarebbero in
grado di compiere più azioni in contemporanea. Il sesso forte non è persuaso di
questa differenza di genere che li vede in difetto rispetto al gentil sesso. Così come le donne sono fermamente convinte che
la metacognizione del fare tante cose insieme, sia una loro peculiarità.
Chi
ha ragione? Diciamo che ognuno butta acqua al proprio mulino, ma ci sono degli
studi scientifici che ci spiegano meglio cosa sia il multitasking.
Un
gruppo di studiosi del Regno Unito hanno dimostrato che le donne siano portate
a sviluppare questa capacità, soprattutto se stressate. Infatti, sembra che una
massiccia dose di lavoro porti il sesso femminile ad affrontare più impegni
contemporaneamente.
Basti
osservare le nostre madri…
Uno
studio svizzero, invece, dice che questa capacità sia dettata da ormoni precisi
presenti nell’essere umano femminile, così da sviluppare il multitasking.
Sembra infatti che, nel periodo mestruale, questi ormoni vengano prodotti con
più facilità, avvantaggiandoci nei lavori.
Altri
studi ancora, diretti da un’università di Stoccolma, sembrano dimostrare che
gli uomini abbiano più possibilità di acquisire questa particolarità cognitiva.
Secondo
altri studi, diretti sempre dall’università di Stoccolma, attestano che il
multitasking non sia molto efficace. Infatti, sembra che il cervello tenga a
mente solo le informazioni più salienti, ovvero quelle che ritiene più
importanti, omettendo tutto ciò che riteniamo superfluo.
Mettere
tutti d’accordo non è poi così semplice.
Una
cosa però va ricordata: multitasking o no, le madri spendono circa dieci ore alla
settimana più dei padri cercando di conciliare lavoro-figli-partner e
incombenze implicate: 48,3 ore contro 38,9. A dirlo è il Dipartimento
di Sociologia e Antropologia alla Bar-Ilan University, in Israele.
Due quinti del tempo «vigile», contro un terzo,
puntualizzano i ricercatori.
Vista seconda quest’ottica, multitaskig più che una risorsa appare una fregatura.
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