Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

giovedì 24 ottobre 2024

I SETTANT’ANNI DEL LICEO SCIENTIFICO: UN VIAGGIO NELLA STORIA ATTRAVERSO QUADERNO E SPETTACOLO

Sabato 5 ottobre, il Teatro Verdi ha ospitato la presentazione della prima pubblicazione della collana "Quaderni del polo Mattei”, dedicata alla storia del liceo scientifico di Fiorenzuola. In occasione del settantesimo anniversario dell'autonomia dal Respighi di Piacenza, avvenuta il 1 ottobre 1954, noi studenti delle classi 5A e B abbiamo dato vita a una rappresentazione teatrale per condividere l’emozione e la curiosità che ci hanno accompagnato durante il processo di ricerca e scrittura del libro. L’idea di questo volume è nata nel 2022 dal dirigente scolastico, prof.ssa Rita Montesissa, e dal quadro appeso in presidenza che ricorda la nascita del liceo: «70 anni sono tanti, molte altre scuole ricordano questi decennali e abbiamo voluto farlo anche noi». Oltre a ciò, però, ci sono anche motivazioni personali che hanno stimolato la realizzazione di questo proposito in quanto sia la dirigente che la prof.ssa Adele Prati, referente di sede del liceo, hanno frequentato questa scuola da studentesse, poi da insegnanti fino al ruolo che hanno acquisito.

Guidati dai nostri insegnanti, Adele Prati, Paola Allegri, Giovanna Bortolotto, Stefano Costi, Paola Dente, Tamara Gandolfi, Paola Varani e Andrea Santi, abbiamo creato autonomamente un dialogo tra due studenti di epoche diverse: uno contemporaneo e l'altro proveniente da momenti significativi della storia del liceo che abbiamo ricostruito. L’obiettivo era quello di rappresentare il colloquio che abbiamo avuto in questi due anni di lavoro con la storia locale «fondamentale per capire da dove veniamo e l'importanza di chi è passato prima di noi», come spiega la prof.ssa Tamara Gandolfi. Abbiamo tracciato un viaggio nel tempo, dagli inizi negli anni ‘40, quando il liceo era sotto il Respighi di Piacenza e l'atmosfera era segnata dalla guerra, fino all’autonomia nel 1954, passando per gli anni della contestazione studentesca del Sessantotto e il trasferimento nel campus di Via Boiardi negli anni Novanta, per concludere con il liceo attuale negli anni 2000. Quella che abbiamo affrontato è stata una traversata emotiva e collettiva nell’abisso di documenti dell’archivio scolastico e comunale «all'inizio un po' disorientante [...] perché ci siamo scontrati con la difficoltà di affrontare documenti, di capirli e di inserirli in un testo finale» come ricorda la prof.ssa Paola Dente. «Si è lavorato nelle classi» - per quanto riguarda la stesura del testo e la ricerca delle immagini - «ma c'è stato anche un grande lavoro di revisione sul libro e correzione delle bozze quest'estate» dichiara la prof.ssa Prati. 


A conclusione del lavoro, fondamentale è stato l’apporto del prof.re Santi «soprattutto nella parte digitale, fornendo alcuni consigli sulla realizzazione estetica del libro» e, in occasione dell'evento del 5 ottobre, «nella gestione delle prenotazioni e dei gadget» che sono stati distribuiti agli iscritti dell’associazione “Amici del liceo scientifico” «per rafforzare il senso di appartenenza e identità all'interno della nostra comunità».


Verso la fine dell’evento, è stata presentata l’associazione “Amici del liceo scientifico” di cui è socio fondatore ancora il prof.re Santi, il quale ha spiegato: «L'idea di creare l'associazione è emersa più di un anno fa, in un contesto particolarmente significativo: il 70° anniversario di autonomia del nostro liceo. La Dirigente scolastica, con la sua visione di valorizzare questo traguardo, mi ha proposto di diventare socio fondatore. Essendo stato sia uno studente che ora un docente di questo stesso liceo, ho sentito immediatamente una connessione profonda con l'iniziativa. Così, ho cominciato a contattare a uno a uno gli ex studenti e, con grande sorpresa, ho notato un entusiasmo incredibile nel desiderio di “tornare” al liceo e contribuire in qualche modo. Molti di loro erano ansiosi di rimanere coinvolti nella comunità scolastica, di condividere le loro esperienze e di dare qualcosa in cambio alla scuola che li aveva formati. Questo spirito di appartenenza e collaborazione mi ha motivato ulteriormente e ha confermato che l'associazione non solo avrebbe reso onore al passato del liceo, ma avrebbe anche creato un ponte tra le generazioni. Per quanto riguarda i progetti futuri dell'associazione, ho già alcune idee che ritengo molto promettenti. Uno degli aspetti fondamentali su cui voglio concentrarmi è la collaborazione tra gli ex studenti, membri dell'associazione, e gli attuali studenti del liceo, in particolare nell'ambito dell'orientamento. Chi meglio di loro può condividere la propria esperienza nel mondo del lavoro o all'università? Ricordo bene quanto sarebbe stato utile per me, da studente, avere l'opportunità di confrontarmi con chi aveva appena terminato il liceo. La loro testimonianza diretta potrebbe fornire preziose informazioni e ispirazione per i nostri ragazzi, aiutandoli a fare scelte più consapevoli per il loro futuro. Inoltre, ci sono altri progetti in cantiere, ideati dagli ex studenti associati, ma per il momento sono ancora top secret. Stiamo infatti lavorando all'insediamento del direttivo, che avrà un ruolo cruciale nel definire e realizzare queste iniziative». 

A conclusione della mattinata, è stata inoltre inaugurata una mostra d'arte allestita dal prof.re Giuseppe Dossena, con la collaborazione di alcuni studenti delle classi quinte «per cercare di valorizzare la scuola e l'operato all'interno proprio del liceo stesso con disegni che, per una breve parentesi temporale, hanno assunto il valore di opere d'arte a sé stanti e hanno avuto una dignità artistica» - come afferma il curatore, continuando poi con la spiegazione del criterio secondo cui è stata decisa la disposizione dei disegni - «sullo scalone sono stati messi i disegni più accattivanti, i più illustrativi, più legati al mondo dell'illustrazione, invece i più architettonici e più ornamentali sono stati messi di sopra. Abbiamo cercato di mettere in vista le cose più attraenti».


Realizzare il libro e mettere in scena lo spettacolo ha comportato sfide che sono servite «a maturare e a trovare il modo per collaborare insieme e per riuscire ad affrontarle»  - spiega la prof.ssa Gandolfi, la quale continua - «la più grande soddisfazione me l'hanno data i miei alunni perché li ho visti impegnarsi in un lavoro in cui magari all'inizio erano un po' confusi e ritrosi ma di cui si sono progressivamente appassionati e hanno trovato il loro apice, la loro realizzazione, proprio nell'ultima sezione dello spettacolo in cui mi sento di dire che hanno veramente collaborato e dato il massimo di sé tirando fuori anche dei talenti e delle qualità che non sempre sono visibili a scuola. Questo lavoro, che mi ha visto all'inizio un po' titubante, è stato dunque significativo nel vedere un pubblico che tace, che è intento e attento a guardare i miei ragazzi che esprimono loro stessi e il frutto del loro lavoro». 

Grande compiacimento anche da parte di tutti gli altri insegnanti delle classi che hanno seguito il processo in modo continuo, come la prof.ssa Paola Allegri, la quale, conclusasi la sua esperienza con la scuola, afferma «per me è stato un piacere, essendo in pensione, aver avuto questo tempo supplementare con voi. Per me è stato il momento più bello, un commiato meraviglioso perché ho avuto una possibilità che non è da tutti», o in modo secondario, come il prof.re Dossena che definisce i ragazzi «geniali. Hanno fatto veramente un grossissimo lavoro anche perché hanno superato impatti emotivi e psicologici».


Le reazioni positive sono arrivate anche dal pubblico: autorità cittadine, rappresentate dal sindaco Romeo Gandolfi, ed ex studenti, i quali hanno dichiarato di essersi emozionati grazie alla rappresentazione poiché quest’ultima «ha fatto ripercorrere le varie tappe del liceo facendoci identificare tutti, quelli di diverse generazioni, con questo dialogo tra lo studente di oggi e lo studente di ieri - come afferma la presentatrice dell’evento Donata Meneghelli continuando - la cosa molto interessante è che non avete fatto un lavoro compilativo ma un lavoro dove, come hanno detto i vostri prof nella prefazione del libro, vi siete lasciati stupire e interrogare da quello che vi incuriosiva di più e questo secondo me è la cosa più grande che date a noi, attraverso il vostro sguardo riviviamo».

 


Di seguito, riportiamo le parole del Dirigente Scolastico, prof.ssa Rita Montesissa, che abbiamo avuto la possibilità di ascoltare in merito all’evento, in particolare riguardo la genesi di questo progetto, il risultato finale e i progetti futuri della scuola.

Da dove è nata l'idea di creare un libro con la storia del liceo per celebrare il settantesimo?

Ci siamo accorti, perché il quadro è appeso in presidenza, che il primo ottobre 1954 la nostra scuola era diventata autonoma. È appeso, c'è la data, c'è tutto, e quindi non si poteva dimenticare. 70 anni sono tanti, no? È una lunga strada. E quindi ne ho parlato con la professoressa Prati, con qualche altro docente del liceo, per dire «non dimentichiamoci di questa data che sta per arrivare». Quando abbiamo cominciato a parlarne eravamo nel 2022, avevamo davanti molto tempo: «Cosa ne dite se raccogliamo un po' la vita di questi anni? Sembra interessante per chi l'ha vissuta e anche per chi non la conosce». Allora loro hanno detto: «ma sì, è una buona idea» e hanno aggiunto la proposta di far fare un'attività PCTO agli studenti. E visto che c'era l'adesione delle classi e di un po' di professori, ci si è resi conto che si sarebbe potuto realizzare. Poi siccome conoscevamo l'ingegner Bottioni e l’onorevole Migliavacca, che hanno scritto dei libri sulla storia di Fiorenzuola, naturalmente molto più articolati, precisi, scientifici di quello che poi abbiamo scritto noi e che già conoscevano un pezzo di storia del nostro liceo perché l’avevano frequentato e perché avevano scritto questi libri di storia, io e la professoressa Prati abbiamo sentito anche loro per vedere se davano un aiuto. Poi abbiamo aggiunto anche la prof.ssa Torricella che aveva frequentato e fatto la docente qui. Poi so che il grosso del lavoro l’avete fatto con i professori della classe però c’erano anche questi appoggi. L'idea è nata un po' per caso, vedendo il quadro lì. Però 70 anni sono tanti, molte altre scuole ricordano questi decennali, e abbiamo voluto farlo anche noi. Poi a posteriori per fortuna che l’abbiamo fatto no? Le persone sono state contente del vostro lavoro, della vostra presentazione e anche di avere in mano il libro. 


Quali sono le motivazioni che l'hanno portata a insistere per la realizzazione di questo progetto?

Ci sono diverse motivazioni. Una scuola quando arriva a compiere degli anni, così tanti, anche così importanti, è giusto che si soffermi su questa sua storia; questo a carattere generale. Ho anche però dei motivi personali: ho frequentato questa scuola e poi ci ho fatto anche il professore per vent'anni al liceo scientifico; quindi, per me è anche un legame personale. Quello di poter trasmettere nel libro la storia un po’ è un mio restituire per tanto che mi ha dato questa scuola, sia da studente che da professore, che adesso da dirigente. Quindi un po' ho anche insistito su questo. Questa scuola fa parte della mia esperienza di vita: raccogliere nel libro è un modo un po' per raccogliere anche la mia esperienza di vita. Infine, il terzo motivo è quello per il quale quando ci credo in un progetto e mi metto dietro a realizzarlo poi mi piace andare in fondo. Non mi piace piantare le cose via a metà se vedo che si possono realizzare, anche se ci sono delle difficoltà. Un po' di difficoltà ci sono state anche in questo progetto, no? Soprattutto perché non è stato facile trovare gli articoli, selezionare il materiale, poi lavorare in tanti, mettere insieme le cose. C'è stato anche del lavoro sul vostro lavoro quest’estate. Dopo che voi avete finito c'è stato bisogno di rivedere i capitoli, rileggerli, cercare di eliminare gli errori e le differenze di stile. C’era qualche errore dal punto di vista della scrittura ed erano presenti alcune ripetizioni, perché lavorando in modo separato magari alcuni concetti all’interno dei capitoli si ripetevano un po'. Quindi c'è stato bisogno anche di fare questo lavoro. Però abbiamo creduto che era un bel lavoro e che valeva la pena portarlo a termine. Per adesso credo che sia andata bene così; le persone sono state contente. Quello sul quale sono state contente è stata soprattutto la rappresentazione, poiché il libro non è ancora letto. Poi dopo quando lo avranno letto, secondo me, saranno contenti anche di quest’ultimo. Sul libro non potevano essere contenti se non del fatto che sfogliandolo era bello; si aspettavano forse un opuscoletto e invece quando hanno visto la bella copertina, le belle immagini, sono stati soddisfatti da ciò che avevano in mano. 


Il lavoro porterà beneficio alla scuola in termini di pubblicità?

Penso di sì. A Fiorenzuola si sa che c'è il liceo scientifico, è una scuola che c’è da tanto tempo e molti l'hanno frequentata, quindi, non abbiamo bisogno di ricordare alle persone che a Fiorenzuola c'è il liceo scientifico. Però credo che le persone si siano ricordate, guardando voi, come sono bravi gli studenti del liceo scientifico. Quindi, secondo me, oltre a portare a casa il fatto che il liceo scientifico è attivo e mantiene alta la sua tradizione, quello che ha colpito anche di più è stata la bravura degli studenti. Anch'io sono rimasta molto visivamente colpita dal fatto che non leggessero. Quando ne abbiamo parlato con i professori, all'inizio di quest’anno scolastico, dal momento che lo spettacolo è stato preparato in breve, i professori dicevano che i ragazzi avrebbero letto un po’ perché dovevano abituarsi; non è stato così. Farà bene tutto ciò? Eh, penso di sì, perché, in un mondo in cui si pensa che ci siano magari meno competenze rispetto al passato, voi avete dimostrato che i ragazzi sono bravi. Quindi, in questo senso, forse, la gente parlerà bene del liceo scientifico, perché ha visto dei ragazzi in gamba e dei professori che li hanno guidati bene anche.

Lei ha frequentato questo liceo prima da studentessa, poi da insegnante e, infine, da dirigente scolastico. Ripercorrendo questi anni, come pensa sia cambiata la scuola?


Eh, la scuola è cambiata perché il tempo è cambiato, la società è cambiata. Quando io ho frequentato il liceo scientifico, c'erano due sezioni come adesso, quindi questo era uguale, a parte che eravamo di là [sede vecchia di Piazzale Taverna] e non di qua [sede attuale nel campus], anche come professore, un po' siamo stati di là, un po' di qua. È cambiato, soprattutto, il modo di proporre la didattica: se oggi tornassi a fare il professore del liceo scientifico, non lo potrei più fare come lo facevo fino al 2007 perché oggi ci sono degli strumenti di insegnamenti digitali che non c'erano. Io, quando facevo il professore d'inglese, utilizzavo all'inizio le cassette, successivamente i cd, e negli ultimi anni, come avete detto voi quando ricordavate la storia durante lo spettacolo, è nato internet. E quindi io dicevo agli studenti di andare a vedere i giornali stranieri, ma molti non ce l'avevano, anche a scuola c'era un'aula con internet e basta; non c'era neanche la lim. In definitiva c’è stato un cambiamento nelle metodologie didattiche, perché sia quando io facevo la studentessa che mi davano dei ciclostili, sia quando facevo il professore che distribuivo delle fotocopie, siamo anni luce lontano alle metodologie che avete voi adesso; le fonti di apprendimento che fornisce la rete o le metodologie didattiche dei professori sono incomparabili. Anche le esperienze extracurriculari che fate voi - come il PCTO, le uscite didattiche, gli stage linguistici, come quello a Dublino - erano più limitate, soprattutto quando facevo studentessa. Quando invece facevo professoressa non c’era il PCTO però organizzavo le gite, anche all'estero. 

Il lavoro svolto rispecchia la realtà del liceo che ha avuto modo di vivere in questi anni?

Sì, penso che il libro sia stato fedele, non penso ci siano delle esagerazioni. Non è un libro che esalta la scuola; parla anche delle problematiche che ci sono state: ad esempio di quando pioveva dal tetto del liceo, delle proteste che ci sono state da parte degli studenti, delle difficoltà che si sono avute a volte. È un libro, secondo me, molto veritiero da questo punto di vista.

Cosa si aspetta per il liceo di Fiorenzuola negli anni a venire?

Innanzitutto, mi aspetto che si continui da un punto di vista didattico ad andare bene, perché andiamo già molto bene secondo i risultati di Eduscopio. Per quanto riguarda invece il Polo, di cui fa parte anche il liceo scientifico, non vedo l'ora che abbiano costruito la nuova palazzina, nel 2026-2027, così finalmente il Mattei potrà estendersi e molto probabilmente partirà anche un nuovo indirizzo professionale, il socio-sanitario, che abbiamo lanciato questi giorni. Io ho il desiderio che il liceo scientifico, come tutti gli altri indirizzi, continui ad andare molto bene e che i ragazzi scelgano, quando ci sono così tante opportunità, veramente la strada che sentono sia da loro. Vorremmo avere persone che sono contente della scelta che hanno fatto e che sono riuscite a seguire bene il proprio percorso.

Paola Bravo e Prabhjot Kaur Chaggar 5B LS