Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

domenica 27 ottobre 2019

Storie di incontri im-possibili

Ci sono dei venerdì che sono solo il giorno prima del sabato, poi ce ne sono altri che invece faranno parte indelebile dei ricordi della tua vita.
Come quello che ho vissuto venerdì 25 ottobre.
L’incontro con una persona che non avrei mai pensato di conoscere è avvenuto al centro parrocchiale di Roveleto. Il secondo, quello di venerdì, di una serie di incontri serali denominati “Utopia”.

Nella serata in questione è stato ospitato Franco Bonisoli, ex-brigatista italiano che fece parte delle Brigate Rosse e partecipò nel 1978 alla strage di via Fani, in cui venne uccisa la scorta di Aldo Moro, per rapire così il presidente della Dc.
Indubbio il valore storico di questo appuntamento: l’Italia ha così tanti volti che per una ragazza della mia età – a volte – si fa fatica a capire perché le pagine di storia finiscono sempre col tingersi di rosso.  E la storia delle Brigate degli anni di piombo è davvero molto rossa. La testimonianza di Bonisoli è stata illuminante, non solo per sentire dalla sua voce i motivi politici che lo avevano spinto a dei gesti così estremi ma anche – e forse soprattutto – per rispondermi ad una domanda: il carcere può davvero essere un luogo di rieducazione?
A sentire il racconto dell’ex brigatista la fiamma della positività si è accesa.
Bonisoli è un uomo che ha sacrificato la sua vita per la causa e venerdì sera il fatto che questa causa potesse essere positiva o negativa, perdeva di significato.

Bonisoli nasce a Reggio Emilia da una famiglia operaia e frequenta la scuola fino all’età di 16-17 anni, quando sceglie di seguire i corsi serali, per ottenere il diploma superiore e, contemporaneamente, lavorare. Da questo momento in poi partecipa attivamente alla rivoluzione comunista, sposando le ideologie Marxiste e Leniniste, e attua effettivamente due grandi rivoluzioni nel corso della sua stessa vita: la prima, all’età di 19 anni, la decisione di far parte delle Brigate Rosse, la seconda, la sua redenzione durante la detenzione, per le azioni commesse proprio durante la sua militanza.  

“All’età di 19 anni – racconta – ho deciso di abbandonare la famiglia, cambiare identità, munirmi di documenti falsi ed entrare a far parte delle Brigate Rosse, in particolare del comitato esecutivo, che ancora contava pochi membri”.
Una scelta radicale portata dall’impeto rivoluzionario di chi voleva contribuire al cambiamento, di chi desiderava in modo utopistico un mondo senza guerre e sentiva il peso dell’ingiustizia. In particolare Bonisoli si riferisce all’esempio della grande potenza americana che attacca il Vietnam, perdendo inaspettatamente.
“Poi il percorso di dissociazione – ricorda – dopo la condanna a quattro ergastoli”.
Che lo portò non ha pentirsi, come tiene a precisare, dato che non tradì mai i suoi compagni, ma a distaccarsi da ciò che aveva compiuto anni prima e a eliminare gradualmente l’ostilità nei confronti di chi considerava “nemico”.

Ciò che mi ha colpito e coinvolto maggiormente del suo racconto riguarda il modo in cui ha esplicato il fermento rivoluzionario che lo ha portato giovanissimo a compiere una scelta di vita drastica e totalizzante, oltre che alla rivalutazione in età matura dei crimini commessi.
Tutti possiamo sbagliare, certo, ci sono sbagli molto più gravi di altri ma – anche se sono giovane – sto imparando a non emettere mai dei giudizi di valore affrettati. Franco Bonisoli mi è sembrato un uomo sincero e non mi sento di aggiungere altro. Come diceva Wittgestein, Anche per il pensiero c'è un tempo per arare e un tempo per mietere, credo di essere ancora nella fase dell’aratura riflessiva.

Chiara Rolleri 5ALSU

lunedì 14 ottobre 2019

portrait fridays for future






domenica 13 ottobre 2019

L'AMBIENTE SIAMO NOI



Forte rischio ambientale, anche a causa dell'uomo.

L'AMBIENTE SIAMO NOI

La manifestazione ha coinvolto migliaia di studenti in tutta Italia.

Venerdì 27 settembre, la classe 2*A Lsu ha partecipato alla terza manifestazione pacifica a favore dell’ambiente. Una parte dei  ragazzi a Piacenza, un'altra parte a Parma.

A Piacenza, erano presenti circa 5000 ragazzi di varie età, dai più piccoli della materna e primaria, ai più grandi dell’università. 

La manifestazione ha avuto inizio alle 9 del mattino, nei pressi del liceo Respighi, per poi proseguire fino al Corso Vittorio Emanuele, fino ad arrivare, passando per Piazza Cavalli, in via Maculani, punto di arrivo della manifestazione.

Qui abbiamo partecipato a un momento di riflessione, durante il quale ognuno ha potuto esprimere la propria opinione riguardo al cambiamento climatico.

Anche se non tutti siamo riusciti a parlare, abbiamo comunque avuto modo di esprimere i nostri pensieri, grazie ai tanti cartelloni che noi studenti abbiamo preparato per l’occasione, con frasi originali, semplici e dirette.

Ecco alcuni esempi:

“Ci avete rotto i polmoni”,

“Stop talking, let’s doing!”,

“There is no PLANet B”.

L’obiettivo principale della manifestazione era quello di sensibilizzare le nuove generazioni sulle tematiche e sui problemi ambientali e soprattutto far capire a tutti che il tempo che abbiamo per salvare il nostro pianeta è sempre più limitato.

Perciò, il consiglio che tutti noi vogliamo dare é di smettere di aspettare, smettere di essere indifferenti e iniziare ad agire da subito, dalle piccole cose!

Perché il mondo è anche Tuo.

Anna Solari 2Alsu

Studenti come CittadinanzATTIVA


Studenti  come CittadinanzATTIVA

Quando si può dire con orgoglio: NOI C’ERAVAMO…..

Cronistoria di una giornata memorabile

27 settembre 2019: terza manifestazione per la sostenibilità ambientale in tutto il mondo promossa dalla ragazzina Greta Thunberg

La giovane ambientalista, recentemente salita alla ribalta delle cronache internazionali, ha dato il La a un  movimento intitolato “Friday For Future”,  in cui  i  ragazzi di tutto il mondo sono stati invitati a scendere nelle piazze del loro paese e per manifestare a difesa del pianeta e risvegliare le coscienze sopite dimolti Governi.

Anche la nostra classe ,2 A Lsu, ha voluto essere presente con un’affluenza davvero massiccia: chi a Piacenza, chi a Parma, dove si è registrata la presenza di circa 10.000 persone,  per lo più ragazzi,  insieme a bambini, guidati da insegnanti e genitori, contagiati dall’entusiasmo dei figli .

La manifestazione ha avuto inizio alle 10 da Barriera Bixio ed è stata guidata da un gruppo di ragazzi di età intorno ai 20 anni , armati di un megafono ed un grande striscione, che si sono poi diretti fino in centro.

A seguire un seating durante il quale i ragazzi si sono seduti a terra al centro di una rotonda gridando in coro a pieni polmoni: “Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”, ciò ha comportato disagio agli automobilisti che, anche se inizialmente un po’infastiditi, hanno poi compreso il valore della protesta.

 L’atmosfera era allegra e esprimeva il sogno di molti studenti, desiderosi di partecipare attivamente alle future sfide ambientali, ognuno nel suo piccolo gridava ad alta voce slogan, orgoglioso di far parte di un movimento che possa far attecchire le radici di un albero robusto  e, un domani, di una foresta rigogliosa.


Gaia Marchi 2ALSU