Mi ha sempre
incuriosito il fatto che chiunque mi parlasse dell’Irlanda precedesse sempre al
nome l’aggettivo verde come se lo stesso fosse incorporato al nome.
Nel mio immaginario
l’Irlanda è sempre stata collegata a: il colore verde, le ragazze dai capelli
rossi, distese di trifogli. Immaginavo gli irlandesi come pii cattolici,
fanatici del rugby e bevitori di fiumi neri di Guinnes.
Ho sempre ritenuto,
senza mai averne conosciuto uno, gli Irlandesi più simpatici dei loro cugini inglesi,
forse perché contrariamente ai loro fratelli del nord hanno mantenuto la loro
identità con una indipendenza che Belfast non ha mai conquistato.
Mercoledì 12 Settembre
sveglia alle 4:30. 5:30 ritrovo al
pullman. Facce assonnate di compagni. 8:15 imbarco. 8:45 decollo. Facce di
compagni assonnati. 10.15 inizio atterraggio. Facce di compagni preoccupati.
Veniamo a sapere che grazie al fuso siamo arrivati un’ora prima. Ore 11:30
conosco Phil il mio primo irlandese. Non ha i capelli rossi (neanche le
figlie), è astemio, protestante adora il calcio. I preconcetti…
Io e Bernardo ci
trasferiamo a casa di Phil dove conosciamo sua moglie Olive (capelli castani) e
ci sistemiamo nella piccola e fredda stanza della figlia. Sistemate le nostre
cose scendiamo a pranzo dove capisco quanto la cucina di mia nonna sia più
vicina a quella di Cracco di quanto pensassi: ci viene servito su un letto di
cipolle un immenso hamburger stracotto. Dopo pranzo Olive ci consiglia una
visita alla vicina spiaggia. Io e Bernardo seguendo le articolate spiegazioni
arriviamo fortunosamente alla spiaggia dove incontriamo 4 nostri amici, che
coraggiosamente sono entrati in acqua uscendone congelati. Decidiamo di non
seguirne l’esempio. La giornata termina con noi che torniamo a casa alle 18:00
per la cena e ci infiliamo ne nostri freddi letti.
Ore 7:00 sveglia,
colazione, partenza direzione stazione. Prima esperienza con il puntuale Dart
(treno urbano che ci porterà avanti indietro da Dublino). Giunti a Dublino dopo
venti minuti di ricerca ci imbattiamo nell’istituto CES dove verranno tenute le
lezioni per questa settimana. Dopo il test preliminare che ci divide in due
classi facciamo la conoscenza di Dave e Isabelle i nostri docenti. Nel
pomeriggio la nostra guida Stephen ci ha accompagnati in tour per Dublino
raccontandoci la sua storia attraverso quella degli edifici. Torniamo a casa
per cena usciamo la sera e per le 22:00 siamo tra le coperte. Freddo.
Terzo giorno lezione
al mattino e al pomeriggio visita alla National Gallery of Ireland che
custodisce al suo interno artisti del calibro di Caravaggio e di Picasso.
Ritorno a casa per le 18:00 ritorniamo in centro e per le 22:00 siamo a letto.
Fa meno freddo, forse ci stiamo abituando. Sabato 15 Settembre ore 8.30
partenza con un pullman da Dublino direzione Cliffs of Mhoer nella costa Ovest del paese. Dopo circa 4 ore
arriviamo.
Finalmente eccolo:
l’oceano. Penso che dall’altra parte c’è New York. Penso che solo 4 giorni fa
era un anniversario importante di una tragedia che quelli della mia generazione
conoscono solo per i racconti che hanno sentito. E proprio in quei racconti si
parlava di come pompieri, quasi tutti di origine irlandese, sacrificarono la
loro vita per salvarne delle altre…
E’ già ora di andare,
prossima tappa Galway. Piccola città tipicamente irlandese. Giurerei di aver
sentito due anziani parlare in gaelico. Tornati a Dublino, qualcuno scommette
sulla bontà della pizza, scommessa accettata. Scommessa persa.
Il giorno dopo le
nostre professoresse decidono di portarci al porto per farci assaggiare il
famoso fish and chips. Scommessa vinta.
Lunedì 17 dopo la
consueta lezione mattutina vista guidata alla fabbrica di cioccolato. Niente Willy
Wonka ma comunque tanto cioccolato. Ci viene data inoltre la possibilità di
poter decorare noi stessi un elefantino di cioccolato. Si rientra per cena e
l’ultima sera la si passa a Dublino. La mattina dell’ultimo giorno sveglia
colazione, dart, lezione, ritorno a casa e ultimo pranzo con la famiglia.
Prepariamo i bagagli mentre dal salotto sale il suono di un canto accompagnato
da una chitarra, riconosco la voce di Phil, ed il pensiero va a mio padre e ai
suoi monologhi, monotoni, sugli U2 e l’Irlanda. Ascolto. Ascolto meglio. Phil canta
“Every breath you take” dei Police. Ma sarà irlandese Phil?
Trasferimento in
aeroporto. Imbarco. Facce assonnate. Decollo. Sbircio dall’oblò. Tutto è verde.
Bye bye Emerald Isle ci rivedremo…
Samuele Pollini 4 A scientifico
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