Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (Albert Einstein).

Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l'urlo della farfalla (Jim Morrison).

Il futuro, significa perdere quello che si ha ora, e veder nascere qualcosa che non si ha ancora (Haruki Murakami).

Non sono una donna addomesticabile (Alda Merini).

Il mondo che ti circonda è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te (Steve Jobs).

lunedì 6 gennaio 2025

Conclave di Edward Berger

 

“Conclave” (2023) è un film drammatico,che si ispira al romanzo omonimo di Robert Harris. Il film si svolge interamente all’interno di una delle stanze più misteriose e solitamente inaccessibili del Vaticano: il conclave, l’assemblea segreta dei cardinali chiamata a eleggere il nuovo Papa.

Il film si concentra sugli eventi che si verificano durante un conclave, in cui i cardinali si riuniscono per scegliere il successore del Papa defunto.

I cardinali devono non solo prendere una decisione che cambierà il corso della storia della Chiesa, ma anche affrontare le loro speranze, dissonanze personali e debolezze,mentre le discussioni e i compromessi si susseguono, emergono lotte di potere che mettono in discussione i valori religiosi e morali dei protagonisti.

Come spesso accade nel contesto ecclesiastico, la politica gioca un ruolo fondamentale nelle decisioni prese. Il film esplora i giochi di potere tra i cardinali, ognuno dei quali ha le proprie ambizioni e alleanze.

La tensione tra la fede e gli interessi personali dei protagonisti è al centro della narrazione. Ogni cardinale, pur essendo un uomo di fede, deve confrontarsi con le proprie contraddizioni morali e ambizioni politiche.

La gestione dei segreti, dei patti non scritti e delle alleanze durante il conclave è una parte cruciale della trama. Ogni decisione, ogni voto, ha un peso enorme, e i protagonisti si trovano a dover fare i conti con le conseguenze delle loro scelte.

Conclave” è un film che si distingue per la sua atmosfera  intensa:gran parte della pellicola si svolge in ambienti chiusi, come le stanze del conclave e le sale segrete del Vaticano, creando una sensazione di isolamento e di pressione che si riflette anche nelle scelte dei cardinali.Il film riesce a trasmettere efficacemente l’idea di un luogo carico di tensioni, dove ogni parola e ogni gesto possono cambiare il destino del mondo.

Ogni cardinale è interpretato da attori che riescono a portare sullo schermo una profondità emotiva e un senso di conflitto interiore. I protagonisti non sono solo uomini di fede, ma uomini complessi, con dubbi, timori e dilemmi morali che li rendono più umani e meno idealizzati.

Conclave” non è solo una storia di politica ecclesiastica, ma una riflessione sui temi universali del potere, della moralità e della corruzione;è un film che esplora la politica, la religione e il potere all’interno della Chiesa cattolica con una prospettiva drammatica e umana. Film da non perdere.

La redazione




Napoli - New York di Gabriele Salvatores

 

Siamo a Napoli, nel 1949, quando l’ esplosione di una bomba provoca il crollo di una palazzina e la morte di numerose persone. Tra esse c' è anche la zia di Celestina, che ha dieci anni e ha perso i genitori durante alcuni bombardamenti e che quindi ora è rimasta senza famiglia: l'unica parente ancora in vita è la sorella Agnese, che però si è trasferita a New York  con un americano che ha promesso di sposarla.
Celestina è amica di Carmine, 12enne che vive alla giornata nei quartieri più poveri della città e raggranella spiccioli barando a carte  con l'aiuto della piccola, che gli passa le carte migliori da sotto il tavolo.
I due fanno la conoscenza di George,cuoco afroamericano  che lavora su una nave in procinto di salpare proprio per New York. Dopo diverse vicissitudini i due bambini si ritrovano su questa nave diretta nel Nuovo Mondo ,come clandestini.
Celestina potrà così raggiungere Agnese e cominciare una nuova vita.
Sulla nave ,però, vengono scoperti dal Commissario di bordo, Domenico Garofalo, il quale dopo uno scontro iniziale,diventerà il loro garante.
A New York Celestina e Carmine scoprono che Agnese è stata arrestata per omicidio e rischia la pena di morte : ha infatti ucciso l'uomo che le aveva promesso il matrimonio, ma che in realtà si era rivelato già sposato.
Domenico si reca dall'amico Joe Agrillo, famoso giornalista, per studiare il da farsi; Celestina invece si fa prendere dall'angoscia e tenta il  suicidio buttandosi nella baia. La notizia gira velocemente e Carmine può così riabbracciare la piccola amica mentre Agrillo ne approfitta per raccontare l'accaduto sul suo quotidiano sensibilizzando la popolazione italiana a New York su cosa stia accadendo ad Agnese. Il piano ha successo: la storia delle due ragazzine napoletane fa il giro della città e diventa di dominio pubblico. Durante il processo, mentre Agnese si dichiara fiera di quanto commesso, movimenti femministichiedeno a gran voce la scarcerazione dell'imputata. Alla fine la giovane evita la pena di morte: dovrà stare in galera solo due anni

Intanto Domenico e la moglie, che non hanno mai avuto figli, pensano di adottare Carmine e Celestina e lo propongono ai due ragazzini,lei sarebbe favorevole, lui è più propenso ad aspettare di crearsi una sua famiglia e accetterebbe di vivere con Garofalo solo pagandogli l'a,perchè non potrebbe mai, in futuro, sposare quella che così facendo diventerebbe sua sorella; la piccola, allora, rimane confusa sulla decisione da prendere. Domenico propone infine a Carmine di giocarsela a mazzetti. I due si preparano a giocare: Celestina aiuta Carmine porgendogli una carta che possa farlo vincere, ma il suo amico è titubante sul da farsi mentre lui e Domenico si guardano negli occhi sorridendosi a vicenda.
Lo consigliamo assolutamente perché è un film delicato che si sviluppa con un mix di poesia, ironia, avventura e malinconia che non scade mai nel sentimentalismo facile, un film che ci parla del diverso ma uguale a noi, che si risolve in una fiaba, a cui è difficile non credere.
La redazione




Scoperte scientifiche che definiscono il 2024 e oltre!

È un fatto innegabile che la scienza si stia muovendo a un ritmo impressionante e senza precedenti nel mondo odierno. L'anno 2024, infatti, si è rivelato un periodo fondamentale nel regno della scienza e dell'innovazione, segnato da straordinarie scoperte in molteplici discipline.

Questi risultati non solo hanno dimostrato la capacità di innovazione dell’umanità, ma hanno anche sottolineato gli sforzi collaborativi globali per affrontare alcune delle sfide più urgenti del nostro tempo. Tuttavia, accanto a questi trionfi sono arrivate crescenti preoccupazioni sui costi di un progresso così rapido. Il ritmo incessante dell'innovazione ha amplificato questioni come lo sfruttamento delle risorse, i dilemmi etici e le crescenti disuguaglianze nell'accesso a questi progressi. Mentre celebriamo i notevoli risultati del 2024, è fondamentale esaminare criticamente le questioni sociali, ambientali ed etiche che accompagnano questa drammatica evoluzione.

Dai progressi rivoluzionari nella tecnologia medica che promettono di rivoluzionare l'assistenza sanitaria, ai balzi in avanti nelle soluzioni di energia pulita per affrontare il cambiamento climatico, gli scienziati hanno ampliato i confini del possibile. Nel campo della fisica, John J. Hopfield e Geoffrey E. Hinton hanno ricevuto il premio Nobel per scoperte e invenzioni fondamentali che consentono l'apprendimento automatico con reti neurali artificiali. Hanno utilizzato strumenti tratti dalla fisica per costruire metodi che hanno contribuito a gettare le basi per il potente apprendimento automatico odierno. Nel 1982, John Hopfield creò una struttura in grado di memorizzare e ricostruire informazioni. Nel 1983–1985, Geoffrey Hinton inventò un metodo in grado di scoprire in modo indipendente proprietà nei dati e che è diventato importante per le grandi reti neurali artificiali ora in uso. Grazie al loro lavoro dagli anni '80 in poi, John Hopfield e Geoffrey Hinton hanno contribuito a gettare le basi per la rivoluzione dell'apprendimento automatico iniziata intorno al 2010. Lo sviluppo a cui stiamo assistendo ora è stato reso possibile dall'accesso alle enormi quantità di dati che possono essere utilizzate per addestrare le reti e dall'enorme aumento della potenza di calcolo.

I premi Nobel per la medicina e la chimica di quest'anno hanno riconosciuto i progressi che potrebbero trasformare la cura delle malattie e lo sviluppo dei farmaci. Il premio Nobel per la chimica 2024 è stato diviso, una metà assegnata a David Baker "per la progettazione computazionale delle proteine", l'altra metà congiuntamente a Demis Hassabis e John Jumper "per la previsione della struttura delle proteine". "Una delle scoperte riconosciute quest'anno riguarda la costruzione di proteine ​​spettacolari. L'altra riguarda la realizzazione di un sogno vecchio di 50 anni: prevedere le strutture proteiche dalle loro sequenze di amminoacidi. Entrambe queste scoperte aprono vaste possibilità", afferma Heiner Linke, presidente del Comitato Nobel per la chimica. La vita non potrebbe esistere senza proteine. Il fatto che ora possiamo prevedere le strutture proteiche e progettare le nostre proteine ​​conferisce il massimo beneficio all'umanità. 




Inoltre, Victor Ambros e Gary Ruvkun hanno scoperto i microRNA, una nuova classe di minuscole molecole di RNA che svolgono un ruolo cruciale nella regolazione genica, meritando anch’essi un premio Nobel in Medicina. La loro scoperta rivoluzionaria nel piccolo verme C. elegans ha rivelato un principio completamente nuovo di regolazione genica. Questo si è rivelato essenziale per gli organismi multicellulari, compresi gli esseri umani. I microRNA si stanno dimostrando fondamentalmente importanti per il modo in cui gli organismi si sviluppano e funzionano. 


Tuttavia, aumentano le preoccupazioni per un progresso che lascia indietro molte persone, sfruttandole o escludendole del tutto da queste innovazioni. Esemplare è la situazione in corso nella Repubblica Democratica del Congo. Questo problema riguarda quasi ogni angolo del globo perché il cobalto è utilizzato in quasi tutte le batterie ricaricabili agli ioni di litio, comprese quelle di qualsiasi smartphone, nelle auto elettriche e in qualsiasi altro dispositivo elettronico che si possa collegare e ricaricare. Ma le persone che sono vittime di questa crisi sono le donne, gli uomini e i bambini della Repubblica Democratica del Congo. Anche se il cobalto è tossico al tatto e al respiro, i "minatori artigianali" che sono costretti a lavorare per pochi soldi al giorno sono immersi nella sostanza, estraendola a mano in condizioni subumane. Altri attori di spicco in questa crisi sono le aziende tecnologiche, che non sono ritenute responsabili per l'ottenimento del loro cobalto dai canali approvati e aumentano sempre di più la domanda di sempre più cobalto. La filosofia utilitaristica impone lo sfruttamento di persone innocenti per promuovere il cosiddetto progresso. Ognuna di queste innovazioni è costruita su persone sanguinose che non riescono nemmeno a trovare conforto in tutta l'"evoluzione scientifica".



Mentre celebriamo gli straordinari progressi compiuti nel 2024, è fondamentale garantire che il progresso scientifico non vada a discapito dell'integrità etica, della sostenibilità ambientale o dell'equità sociale.

Chaggar Prabhjot Kaur 
5BLS


The Substance !

Hai mai sognato una versione migliore di te stesso? Più giovane, più bella, più perfetta?” Questa è la domanda che il nuovo film "The Substance" pone ai suoi spettatori e alla quale fornisce una risposta sgradevole. "The Substance" è un film horror corporeo del 2024 diretto da Coralie Fargeat, con Demi Moore nel ruolo di Elisabeth Sparkle, una star di Hollywood di 50 anni alle prese con l'invecchiamento e le pressioni sociali. Dopo essere stata licenziata dal suo programma televisivo di aerobica a causa della sua età, Elisabeth si rivolge a una droga del mercato nero nota come "The Substance", che crea una versione più giovane di se stessa di nome Sue, interpretata da Margaret Qualley. Con Sue, Elisabeth deve condividere la sua vita in cicli alternati di sette giorni. Tuttavia, la crescente indipendenza di Sue e l'abuso della droga destabilizzano la loro esistenza condivisa, portando a conseguenze orribili.

"Una singola iniezione sblocca il tuo DNA, dando inizio a una nuova divisione cellulare, che rilascerà un'altra versione di te stesso. Questa è la Sostanza. Tu sei la matrice. Tutto viene da te. Tutto sei tu. Questa è semplicemente una versione migliore di te stesso. Devi solo condividere. Una settimana per una e una settimana per l'altra. Un equilibrio perfetto di sette giorni ciascuno. L'unica cosa da non dimenticare: Tu. Sei. Uno. Non puoi scappare da te stessa.

Questo film è tanto disgustoso quanto il corpo delle donne è costretto a sentirsi. I temi provocatori e le immagini sorprendenti del film hanno scatenato discussioni sulla rappresentazione dell'invecchiamento delle donne nei media e sulle misure estreme adottate per mantenere la giovinezza. Il suo mix di orrore e commento sociale offre un'esplorazione stimolante dei sacrifici fatti nell'incessante ricerca della perfezione, senza mai poterla raggiungere.

Il film si addentra nelle complessità dell'identità e dell'autostima mentre Elisabeth e Sue affrontano la loro esistenza condivisa. In un conflitto interiore che ricorda "Lo strano caso del dottor Jekyll e del mister Hyde", la lotta interiore delle protagoniste si focalizza sulle aspettative sociali, sull’odio per se stessi e sul controllo sul ciclo naturale della vita. La narrazione si intensifica fino a raggiungere un climax grottesco, evidenziando i pericoli insiti nella ricerca dell'eterna giovinezza. 

"The Substance" è lodevole per la sua prospettiva femminista sull'invecchiamento e sugli standard di bellezza dell'industria dell'intrattenimento e in generale della società che dettano ogni respiro delle donne. Il film impiega elementi horror per criticare le aspettative della società, con l'interpretazione di Moore come donna che combatte l'odio per se stessa e la dipendenza da un farmaco miracoloso che riceve un plauso particolare. Mentre lo spettatore è molto concentrato sulla particolare battaglia di questa persona, sta assolutamente commentando i più ampi problemi sociali degli standard di bellezza e la violenza verso se stessi che così spesso derivano da quelle cose, in particolare nelle donne, dove sembra che non si possa vincere, non importa quanto si invecchi o come si cerchi di fermare l'invecchiamento, ma non si riesce comunque a smettere di provarci. È solo peggio in quella sfera delle celebrità dove ci sono così tante critiche e così tanti occhi puntati in ogni momento, è abbastanza chiaro il motivo per cui è così facile rimanere intrappolati in questo circolo vizioso in cui non si vede nemmeno più la realtà e niente di ciò che si può fare sarebbe mai abbastanza buono e non si riesce nemmeno a vedere accuratamente come si appare in uno specchio. Nessuno di noi è veramente esente da questi problemi di invecchiamento, quindi combinati con gli standard di bellezza selvaggiamente oltraggiosi che si trovano online e sui social media.

Chaggar Prabhjot Kaur 
5BLS






martedì 31 dicembre 2024

"Cent'anni di solitudine" di Gabriel García Márquez

 

Il libro  è stato scritto da Gabriel García Márquez, scrittore, giornalista e saggista colombiano naturalizzato messicano,insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982 .

"Cent'anni di solitudine" è stato pubblicato nel 1967 e si può considerare uno dei più importanti romanzi della letteratura latinoamericana e mondiale, fulcro del movimento letterario chiamato realismo magico, in cui elementi fantastici e surrealistici si intrecciano con la realtà quotidiana.

E’ un'opera che esplora la condizione umana in modo profondo e complesso. Attraverso la storia della famiglia Buendía, García Márquez crea un ritratto di solitudine, speranza, amore e morte, con uno stile che mescola il fantastico e il reale, in una narrazione avvolgente e potente.

Il romanzo racconta la storia della famiglia Buendía, che vive nel remoto paese immaginario di Macondo, un luogo isolato, fondato dal capostipite José Arcadio Buendía. La storia copre diverse generazioni della famiglia Buendía, che si susseguono nell'arco di un secolo, affrontando amori, tradimenti, lotte di potere, eventi straordinari e tragedie.

Il racconto inizia con la morte di  famiglia Buendía, il fondatore di Macondo, che dopo aver sviluppato un'ossessione per l'alchimia e la ricerca di segreti mistici, diventa pazzo. La storia prosegue con la vita dei suoi discendenti, che spesso si trovano a ripetere gli errori del passato, in un ciclo che sembra destinato a ripetersi senza fine.

Ogni generazione della famiglia Buendía è segnata da eventi straordinari, ma anche da un senso di inevitabile solitudine e di tragico destino. I membri della famiglia sono coinvolti in una serie di relazioni incestuose, guerre, rivoluzioni, e morti misteriose, tutte avvolte in un'atmosfera surreale. La storia si intreccia con la realtà politica e sociale della Colombia, riflettendo le sfide storiche e le contraddizioni del paese, come il conflitto tra conservatori e liberali, la violenza, le guerre civili e l'influenza della chiesa.

Il romanzo culmina con la decadenza della famiglia Buendía. L'ultimo membro della famiglia, Aureliano II, scopre che il destino della sua famiglia è stato predetto in un antico manoscritto scritto in sanscrito, che si rivela essere la chiave della fine della saga. La storia si conclude con la distruzione di Macondo, che viene spazzata via da un ciclone, simbolizzando la fine di un'era e il compimento del ciclo della solitudine.

Il tema della solitudine è ricorrente e profondo nel romanzo. Ogni personaggio vive una solitudine esistenziale che lo allontana dagli altri e lo imprigiona in sè stesso. Questa solitudine si manifesta in varie forme: relazioni familiari che non sono mai veramente intime, amori mai ricambiati o distrutti, e una sensazione di alienazione. La solitudine è una condizione universale, che può essere affrontata solo cercando un'autenticità nelle relazioni e imparando a comprendere se stessi prima di cercare un legame profondo con gli altri.

Un altro tema fondamentale è la concezione del tempo, che nel romanzo non è lineare, ma ciclico. Le generazioni dei Buendía si ripetono, con i figli che spesso seguono le stesse traiettorie dei padri e dei nonni, creando una sensazione di predestinazione e di fatalismo. Questo ciclo del tempo sembra inevitabile, e la storia della famiglia Buendía è come una spirale che continua senza possibilità di fuga.

L'amore è un tema che attraversa tutta la trama, ma è spesso problematico, conflittuale e tragico. Uno degli aspetti più emblematici è il tema dell'incesto, che ricorre in diverse generazioni della famiglia Buendía, portando con sé una maledizione di morte e distruzione. Le storie d'amore, anche quando non incestuose, sono sempre segnate da un destino tragico e ineluttabile.

Sebbene il romanzo si svolga in un contesto apparentemente fantastico e isolato, la storia di Macondo e dei Buendía è fortemente influenzata dalla storia sociale e politica della Colombia e dell'America Latina in generale. Ci sono riferimenti a guerre civili, rivoluzioni, la lotta per il potere, e l'arrivo di forze imperialiste straniere (rappresentate simbolicamente dalla compagnia delle banane). Questo rende il romanzo anche una riflessione sulla condizione socio-politica del continente.

Cent'anni di solitudine è un romanzo che offre una riflessione profonda e complessa sulla vita, l'amore, la solitudine, la morte e il destino. Gli insegnamenti che emergono dal testo sono universali e coinvolgono ogni aspetto dell'esperienza umana: dalla necessità di confrontarsi con il passato, alla comprensione del valore della comunicazione e della libertà, fino alla consapevolezza che la vita è segnata da forze spesso incontrollabili. La grandezza del romanzo risiede nel fatto che questi insegnamenti sono presentati attraverso una narrazione affascinante, ricca di immagini poetiche e surreali, che invita il lettore a riflettere su se stesso e sul mondo che lo circonda.

La redazione













La storia di Souleymane al cinema!


Martedì 10 dicembre,  in occasione dell’assemblea d’istituto, il triennio dell’Istituto Mattei si è recato al cinema Capitol per la visione del film “La storia diSouleymane” del regista francese Boris Lojkine.
Il film, uscito nelle sale cinematografiche nell’ultimo anno e premiato al Festival di Cannes, porta
lo spettatore a seguire il protagonista Souleymane durante le sue giornate. Il giovane è emigrato
dalla Guinea in Francia, Paese dove aspetta il colloquio per ricevere il permesso di soggiorno in una
tremenda attesa di qualcosa che non arriva e che forse non arriverà mai. Nel frattempo che si
avvicina il momento di questo fatidico incontro, la narrazione segue il ragazzo sfrecciare per le vie
di Parigi in sella alla sua bicicletta come rider, grazie al subaffitto del profilo di un app specifica, di un suo connazionale.. A Souleymane, infatti, non è permesso lavorare regolarmente e dunque per guadagnarsi qualche spicciolo è costretto a lavorare nell’illegalità per tutta la giornata prima di tornare al dormitorio statale, situazione abitativa precaria a cui sono costrette tantissime persone nella sua stessa vacillante condizione.
Con empatia, il proposito del film è quello di calarsi nella realtà sociale di chi vive questa situazione
dal particolare, ossia la storia individuale di Souleymane, al generale, ritraendo tutti gli altri
immigrati che, come il giovane, vivono in balia della burocrazia e di funzionari che ascolteranno il
racconto del loro passato, di ciò che li ha spinti a scappare dal proprio Paese di origine e
decreteranno infine il loro destino. Questione emblematica rappresentata nella pellicola è anche la
preparazione della storia falsa che queste persone sono spinte a raccontare, da veri e propri truffatori che si spacciano per mentori, a esporre alla maniera scolastica per convincere gli esaminatori a concedere l’agognato permesso di soggiorno. 
 Queste rievocazioni sono uguali per tutti perché architettate nei minimi dettagli dalla stessa persona e la funzionaria, che ormai conosce a memoria le peripezie raccontate, dà la possibilità a Souleymane di esporre veramente il suo vissuto: da qui la riflessione sull’autenticità, più elevata e profonda dell’omologazione.
La pellicola denuncia anche le condizioni dei rider, sfruttati dagli esercizi commerciali e dai clienti:
emblematica è la scena della consegna ad una donna che non accetta il pacco, perché la confezione
esterna era rovinata, senza controllare se effettivamente il prodotto fosse ancora intatto o no. La
signora in questione non si ferma un attimo a pensare a chi ha davanti e alle difficoltà a cui
Souleymane si è trovato di fronte per fare la consegna. Quella dei rider è indubbiamente, anche in
Italia, una forma di sfruttamento legalizzato, a cui tante persone aderiscono non trovando lavori
migliori. Sono realtà poco pubblicizzate perché comode per la società borghese, sempre più
impigrita, e per chi le gestisce che ne trae enorme guadagno. Non sono invece ottimali per chi deve
svolgere questa attività in quanto la retribuzione è bassa, il singolo deve provvedere lui stesso al
mezzo e gli spostamenti, come si vede anche nel film, sono tutt’altro che sicuri, acuiti anche dai
ritmi di consegna che i rider devono tenere.
Ciò che viene rappresentata, soprattutto, è l’attesa interiore che vive il ragazzo, la quale si
contrappone alla notevole frenesia della vita a cui è costretto. È lo stesso stato di suspanse in cui
viene lasciato lo spettatore alla fine del film quando, al termine del colloquio, non viene rivelato se
effettivamente il protagonista ha ricevuto il permesso, in quanto si conclude con un «le faremo
sapere». La scena, come il film tutto, fa sgorgare un sentimento di ansia che consuma interiormente
il protagonista come gli spettatori, i quali vi si immedesimano. Da tutto ciò emerge come l’esistenza di
Souleymane, dall’inizio alla fine, è sospesa in un limbo che lo porta a «un atroce senso di
esclusione» (da Gli occhiali d’oro di Giorgio Bassani) dalla società, a non sentirsi radicato in un
luogo lontano dalla sua patria, dove non è nessuno e non si sa se avrà la possibilità di integrarsi e
vivere una vita migliore. I sentimenti sono quelli esposti nella poesia" In memoria" di Giuseppe
Ungaretti, dove viene ricordato l’amico egiziano Moammed Sceab m orto suicida a Parigi nel 1913
«perché non aveva più/ patria» «e non sapeva più/ vivere/ nella tenda dei suoi» ma allo stesso
tempo non si sentiva radicato in Francia «e non sapeva/ sciogliere/ il canto/ del suo abbandono»,
dunque non ha trovato, a differenza del poeta, un appiglio che lo facesse sopravvivere al dramma
intimo che viveva.
Paola Bravo 5B LS




lunedì 23 dicembre 2024

Intervista al giornalista Franco Fracassi

 Sabato 30 Novembre 2024, la nostra scuola ha avuto l’onore di ospitare il giornalista Franco Fracassi, noto per il suo impegno nella divulgazione e nell’approfondimento dei temi legati alla veridicità delle notizie.

L’incontro si è svolto nell’Aula Magna e ha coinvolto studenti e docenti interessati a comprendere meglio il mondo dell’informazione e i pericoli delle fake news.
Il giornalista ha iniziato il suo intervento spiegando l’importanza del giornalismo come “guardiano della democrazia”. Ha sottolineato come oggi, nell’era digitale, il flusso di informazioni sia rapidissimo e difficilmente controllabile, rendendo fondamentale lo sviluppo di un senso critico nei lettori.
Fracassi ci ha aiutato a capire come distinguere una notizia vera da una falsa: ha fornito esempi pratici di titoli sensazionalistici e manipolatori, spiegando come verificare le fonti e confrontare diverse testate giornalistiche.
Ha evidenziato i rischi connessi alla diffusione di notizie non verificate attraverso piattaforme come Facebook e Twitter, dove spesso mancano controlli rigorosi.
Ha invitato i presenti a non condividere informazioni senza averle prima analizzate, ribadendo che ognuno di noi può contribuire a combattere la disinformazione.
La parte più coinvolgente dell’incontro è stata la sessione di domande e risposte. Gli studenti hanno posto quesiti interessanti. Tra questi, citiamo: come riconoscere una fake news quando sembra ben documentata?Dove inizia la responsabilità del giornalista e dove quella del cittadino attento alla notizia?Come si può portare avanti la verità nel giornalismo,oggi?Fracassi ha risposto con competenza e passione, stimolando un dibattito vivace e costruttivo tra i ragazzi e gli adulti presenti.L’intervento si è concluso con un invito a essere sempre vigili e curiosi. Il giornalista ha sottolineato che la ricerca della verità è un compito impegnativo, ma necessario per una società più consapevole e libera.

Gli alunni della 5BLSU 


















Visita al Ghetto e al Museo Ebraico di Bologna

 

Mercoledì 18 dicembre abbiamo visitato il Ghetto e il Museo Ebraico di Bologna, immergendoci nella sua ricca storia.

Il Museo Ebraico di Bologna (MEB) è un’importante istituzione culturale situata nel centro storico della città, nel quartiere antico dove sorgeva il ghetto ebraico. Fondato nel 1999, il museo è dedicato alla storia e alla cultura ebraica, con particolare attenzione alla presenza ebraica a Bologna e in Emilia-Romagna.Il MEB è un luogo prezioso per scoprire la ricchezza della tradizione ebraica e riflettere sul dialogo interculturale e sulla memoria storica.

lI museo si trova in Via Valdonica, nel cuore del quartiere medievale, tra vicoli stretti che un tempo ospitavano il ghetto ebraico. La facciata semplice e moderna ci invitava ad entrare, suggerendo che all’interno avremmo trovato un mondo di storie e tradizioni da scoprire.

Appena varcata la soglia, siamo stati accolti da un ambiente luminoso e raccolto, dove una guida ci ha accolto per accompagnarci nella visita.

Siamo stati condotti nella sala della mostra permanente, organizzata in sezioni che raccontano la lunga storia degli ebrei a Bologna e in Emilia-Romagna. Qui, pannelli illustrativi, documenti antichi e oggetti rituali – come menorah, mezuzot e rotoli della Torah – ci hanno guidato alla scoperta delle tradizioni religiose e della vita quotidiana della comunità.

Un toccante momento ha riguardato la sezione dedicata alla Shoah, che raccoglie testimonianze di deportazioni e persecuzioni subite dagli ebrei durante il periodo fascista. Foto, lettere e ricordi personali ci hanno coinvolto emotivamente, invitandoci a riflettere sul peso della memoria storica.

Interessanti tra gli oggetti rituali

• la menorah: il candelabro a sette braccia, simbolo della fede ebraica, è esposto come esempio della centralità della luce nella spiritualità ebraica.

• la mezuzah: un piccolo astuccio contenente versi della Torah, tradizionalmente affisso sugli stipiti delle porte delle case ebraiche.

• i rotoli della Torah: testimoniano la lettura pubblica della Torah durante le funzioni religiose, una pratica centrale della liturgia ebraica.

 Interessanti tra  le festività ebraiche

Chanukkah (Festa delle Luci): spiegata attraverso la presenza di chanukkiot (candelabri a otto braccia) e pannelli informativi sul significato storico e spirituale della festa.

Pesach (Pasqua ebraica): testimonianze legate al seder, il pasto rituale, con oggetti come piatti del seder e testi liturgici (Haggadot).

Shabbat: esposti oggetti legati al giorno del riposo settimanale, come i candelabri per l’accensione delle luci e il calice per il Kiddush (benedizione del vino).

Interessanti tra  tra le tradizioni matrimoniali

• la ketubah: contratti matrimoniali decorati, che testimoniano la ricchezza della tradizione ebraica nei matrimoni.

• la chuppah: il baldacchino simbolico sotto cui si celebrano le nozze, rappresentato attraverso descrizioni e immagini

E si potrebbe proseguire all'infinito...visita interessante e consigliatissima!

Gli alunni delle classi seconde del Liceo delle Scienze Umane




















L' amica geniale: Lila e Lenù

 Si è conclusa da poco la quarta e ultima serie tratta dalla tetralogia “L’amica geniale” di Elena Ferrante,un romanzo che cattura con straordinaria intensità il complesso intreccio di amicizia, rivalità e crescita personale di Elena e Lila, cresciute in un rione popolare di Napoli, negli anni ‘50.

L’ambiguità del titolo riflette la natura simbiotica del loro rapporto: Elena e Lila sono al tempo stesso rivali e complementari, spinte a superare se stesse grazie all’influenza dell’altra. In un certo senso, entrambe sono l’“amica geniale” dell’altra, poiché il loro legame le sprona a crescere, a competere e a riflettere su ciò che vogliono davvero dalla vita. 

Il primo volume segue l’ infanzia e l’ adolescenza di Lina e Lenù, esplorando il loro rapporto complesso fatto di affetto e competizione. Lila, brillante e ribelle, è costretta a lasciare la scuola, mentre Elena prosegue gli studi, aprendo un divario sociale e culturale tra le due. La storia si snoda tra sogni di emancipazione e le difficoltà del rione, con un finale che segna il matrimonio di Lila e lascia presagire nuovi conflitti.

Il secondo libro si concentra sulla giovinezza e sul matrimonio infelice di Lila, intrappolata in una relazione oppressiva con Stefano. Intanto, Elena continua i suoi studi alla Normale di Pisa e si allontana dal rione, pur restando legata a Lila. Le vite delle due protagoniste divergono, ma restano indissolubilmente intrecciate.

Nel terzo volume, Elena e Lila affrontano la maturità in un contesto segnato dai conflitti politici e sociali degli anni ’70. Elena pubblica il suo primo libro “Divagazioni” e vive un matrimonio borghese con Pietro Airota, mentre Lila convive con Enzo e  lavora in una fabbrica in condizioni difficili. Sono gli anni delle lotte operaie. In questa parte le due donne si confrontano con le loro scelte, con il ruolo di madre e con le disillusioni della vita adulta.

L’ultimo volume è il più intenso e doloroso. Elena e Lila, ormai adulte, affrontano i traumi, le perdite e le scelte definitive delle loro vite. Tornate a vivere vicine, le loro esistenze si intrecciano ancora una volta, ma la tensione tra loro cresce. Il tema della maternità e la perdita della figlia per Lila segnano profondamente la narrazione. Questo libro chiude la tetralogia con un senso di nostalgia e irrisolutezza, lasciando al lettore un finale enigmatico e profondamente emotivo.

La tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante offre una vasta gamma di insegnamenti e riflessioni, affrontando temi universali attraverso le vite di Elena e Lila. Ecco solo alcuni degli insegnamenti principali:

-la forza dell’amicizia: l’amicizia tra Elena e Lila, seppur complessa e a volte tossica, dimostra come un legame profondo possa influenzare e plasmare la vita di una persona, offrendo sostegno ma anche sfide che spingono a crescere

-l’emancipazione personale: la serie esplora il potere trasformativo dell’istruzione, dell’ambizione e della scrittura come mezzi per superare le barriere sociali e culturali

-il peso delle radici: nonostante i tentativi di allontanarsi dal rione, entrambe le protagoniste sono costantemente richiamate al passato, mostrando come le origini influiscano sulla costruzione dell’identità

-la condizione femminile: la storia riflette le difficoltà affrontate dalle donne in una società patriarcale, tra oppressione, violenza e lotte per affermare la propria autonomia

-la lotta di classe: attraverso il contesto del rione e i conflitti tra i personaggi, si analizzano le disuguaglianze sociali e le dinamiche di potere

-il contrasto tra fuga e appartenenza: attraverso la vita di Elena e Lila si esplora il conflitto tra il desiderio di fuggire da un ambiente opprimente e l’incapacità di separarsene completamente

-la memoria e la narrazione: il racconto, filtrato attraverso i ricordi di Elena, sottolinea l’importanza della memoria e del racconto come strumenti per comprendere il passato e dare senso alla propria esistenza.

Il romanzo è lettura che passa attraverso una scrittura  ricca, evocativa e cruda, capace di trasportare il lettore nella vivida e contraddittoria realtà del rione. L’amica geniale è un best seller avvincente e profondo, unico e consigliatissimo!

La redazione