sabato 22 novembre 2025
IL FESTIVAL DELLE LANTERNE: RAPUNZEL
Tra il 5 e 6 novembre si celebra un magnifico evento: "Il Festival Delle Lanterne" che ha origini thailandesi ma si riferisce a due tipi di feste: " Yi Peng " e "Loy Krathong", la differenza sta nel come vengono lasciate andare le lanterne.
Nella prima, che si celebra principalmente nel nord della Thailandia, le luci vengono lasciate andare in aria dopo aver espresso un desiderio e recitando una preghiera come augurio di un anno buono. I turisti presenti rimangono emozionati dall'affascinante paesaggio che si crea.
Nella seconda, svolta in tutta la Thailandia per rendere omaggio a Buddha e alla divinità dell'acqua, le fiaccole vengono appoggiate delicatamente sull'acqua di fiumi e laghi. Anche in questo caso, prima di lasciar andare le lanterne, si esprime un desiderio e ci si libera di tutte le energie negative dell’anno passato per accogliere la prosperità di quello nuovo.
Collegabile a questo evento è il film d'animazione "Rapunzel", il 50° classico della Disney, uscito nelle sale nel 2010 e diretto da Nathan Greno e Byron Howard.
La pellicola racconta di un Re e di una Regina che, desiderando avere un figlio, scoprono un fiore magico con poteri curativi e in grado di garantire l'infinita giovinezza. Madre Gothel, una strega malvagia, lo usava da tempo per mantenere se stessa eternamente giovane.
Quando la regina si ammala gravemente durante la gravidanza, tutto il regno va alla ricerca del fiore. Trovato e utilizzato per creare una medicina, esso salva la sovrana che da' alla luce una bellissima bambina: Rapunzel.
I poteri del fiore però non svaniscono ma si trasferiscono nei lunghi e luminosi capelli dorati della principessa. A questo punto Madre Gothel, furiosa per essere stata privata della sua giovinezza, rapisce la piccola per sfruttare la sua chioma e la nasconde in una torre isolata, lontana dal mondo e dai suoi veri genitori.
Il dolore dei sovrani per la perdita della loro amata bambina è immenso ma non smettono mai di cercala. Istituiscono quindi una tradizione annuale, destinata a diventare la festività più sentita del regno di Corona: la Festa delle Lanterne.
Ogni anno, nel giorno esatto del compleanno della principessa scomparsa, l'intero regno si riunisce al calar della sera e migliaia di lanterne luminose vengono liberate nel cielo nella speranza di ricondurla a casa.
I temi principali di questo film sono: la ricerca dell'identità e la scoperta di sé, la libertà contro la prigionia, il passaggio dell'età adulta e l'amore accompagnato dal sacrificio.
Consigliamo questo film perché trasmette un messaggio importante: la vita vera inizia quando si trova il coraggio di inseguire la propria felicità, guidati dalla luce dei propri sogni, proprio come le lanterne illuminano i cieli di Corona.
Serena Bolgarani e Sveva Barbieri (3C LSU)
Rapunzel - L'intreccio della torre
venerdì 21 novembre 2025
Mostra di Jeff Koons a Fiorenzuola
Nella mattinata di martedì 18 alcune classi del nostro istituto, nello specifico la 3B e la 3C del Liceo delle Scienze Umane, hanno avuto l’occasione di visitare una mostra dedicata a Jeff Koons, uno degli artisti contemporanei più celebri e discussi al mondo, ospitata negli spazi di Palazzo Bertamini Lucca a Fiorenzuola d’Arda.
L’evento rappresenta un’importante opportunità culturale per il nostro territorio, portando in città opere ispirate all’estetica brillante, giocosa e talvolta provocatoria che caratterizza lo stile dell’artista statunitense.
Jeff Koons è conosciuto per le sue sculture che trasformano oggetti comuni in opere monumentali e sorprendenti. I suoi celebri “Balloon Animals”, realizzati con superfici lucide e colori vivaci, sono diventati un’icona dell’arte pop contemporanea. Koons esplora temi come il consumismo, il desiderio, il kitsch e l’immaginario collettivo, sempre con un linguaggio accessibile anche ai giovani.
L’esposizione all’interno di Palazzo Bertamini Lucca presenta un percorso che permette ai visitatori di avvicinarsi al mondo di Koons attraverso sculture, installazioni e opere grafiche. Gli ambienti storici del palazzo dialogano in modo originale con le superfici specchianti e con i quadri da farti sentire parte dell'opera. I colori sgargianti, tipici dell’artista, creano un contrasto tra nuovo e antico che rende l’esperienza ancora più interessante.
Durante la visita, gli studenti hanno potuto approfondire il significato delle opere grazie a guide esperte e momenti di confronto che hanno stimolato riflessioni sul valore dell’arte contemporanea e sulla sua capacità di comunicare emozioni anche attraverso materiali e forme inusuali.
La mostra non è stata solo un’esperienza estetica, ma anche un’occasione per avvicinarsi al linguaggio dell’arte moderna, spesso percepito come distante.
Grazie a questa iniziativa, ragazzi e ragazze hanno potuto scoprire come l’arte possa essere anche giocosa, ironica e immediata.
Marwa Moussafir e Serena Bolgarani (3C LSU)
giovedì 20 novembre 2025
sabato 15 novembre 2025
Imagine
Pace. Una sensazione di quiete ed armonia che andrebbe sempre trovata nelle relazioni sociali, introspettive ed internazionali.
È possibile trasformare il desiderio di tutto ciò in una canzone?
Si.
John Lennon, membro del gruppo musicale britannico “The Beatles”, nel 1971 ha composto uno dei capolavori della musica leggera, ovvero “Imagine”.
La scelta di tale titolo non è affatto casuale.
Infatti è proprio tramite l’azione mentale dell’immaginazione che è possibile sia mantenere viva la ricerca della pace, sia modificare lo stato attuale dei fatti che accadono.
Questo aspetto sembra quasi richiamare il movimento culturale romantico che è prevalso in tutta l’Europa nel corso del XIX secolo.
L’immaginazione era la principale abilità posseduta dall’uomo che, in modo personale e profondo, avrebbe potuto sia percepire gli avvenimenti della realtà materiale sia dare una nuova forma al mondo.
Ciò è accentuato all’interno delle strofe del brano che sono introdotte proprio dal verbo “Imagine” ed esse presentano anche diverse immagini che fanno capire quanto sia importante vivere in pace.
La prima è “Imagine there’s no heaven, it’s easy if you try, no hell below us, above us only sky”.
L’immagine qui rappresentata riguarda l’idea dell’assenza dell’inferno e del paradiso. Ciò viene creato da John Lennon per invitare tutti a vivere il presente in modo attento a prescindere da ciò che succederà dopo la morte. Quindi bisogna agire in modo libero senza pensare alla paura di essere puniti o di ricevere la beatitudine divina.
La seconda è “Imagine there’s no countries, it isn’t hard to do.”
John Lennon qui immagina un mondo senza patrie. Questo pensiero potrebbe essere collegato al concetto di nazionalismo, ovvero l’ideologia politica che fa prevalere il senso di appartenenza alla propria nazione in modo eccessivo a tal punto da considerare nemico chi non fa parte di tale nazione. Ciò è un aspetto da evitare per ottenere un mondo di pace.
La terza è “Imagine no possessions, I wonder if you can, no need for greed or hunger, a brotherhood of man”.
Qui viene immaginata l’assenza di possessioni, brama ed avidità. Queste sensazioni di desiderio inappagabili sono nocive per un mondo senza pace e, per far fronte ad esse, occorre la creazione di un senso di fratellanza tra gli uomini.
Infine John Lennon, nel ritornello, dichiara di star probabilmente sognando in grande tramite queste immagini. Tuttavia è comunque consapevole che non è l’unico a fare ciò e spera che tutti possano seguire questa strada per rendere il mondo migliore.
Francesco Maccagni (5B LSU)
https://www.youtube.com/watch?v=VOgFZfRVaww
La vita va così
Ciao a tutti! Oggi vi parlo di "La vita va così". Basato su una storia vera, questo film segue la vita di un pastore sardo che si trova a dover affrontare le pressioni di un potente gruppo immobiliare milanese interessato ai suoi terreni.
Il film inizia con uno spaccato dell'Italia, due mondi lontani e diversi che festeggiano il capodanno del 2000.
Nella Sardegna rurale Efisio Mulas, un pastore, attende il nuovo anno insieme alla sua famiglia con una cena umile a base di pomodoro secco e spera in giorni migliori.
Nelle stesse ore a Milano, cuore del nord industriale, Giacomo, imprenditore immobiliare interpretato da Diego Abatantuono, celebra il nuovo millennio con uno sfarzoso banchetto all'insegna del lusso e della prosperità.
Lo scontro tra questi due mondi è inevitabile quando il conglomerato immobiliare, guidato da Giacomo, vuole costruire un resort nella meravigliosa spiaggia di Bellesa Manna. Ma c'è un problema, il gruppo non gode di una buona reputazione tra gli isolani, per aver truffato i sardi in passato.
Interpretato da Aldo Baglio, celebre attore e membro del trio comico Aldo, Giovanni, e Giacomo, Mariano è un milanese di origini palermitane. Inviato come capocantiere dal gruppo immobiliare, Mariano, con il suo approccio diretto e a volte brutale, cerca di persuadere Efisio ma il pastore è un uomo di sani principi, dedica le sue giornate a portare il gregge al pascolo e rifiuta categoricamente di vendere il terreno, considerandolo parte integrante della sua identità e del suo legame con la terra.
La tensione aumenta quando il gruppo adotta tecniche di intimidazione. La comunità, inizialmente diffidente, inizia a fare pressione su Efisio, influenzata dalle promesse e dalle insistenze del gruppo immobiliare. Sua figlia, Francesca, interpretata da Virginia Raffaele, diventa un pilastro di supporto per il padre, appoggiandolo in questo momento difficile.
La bellezza della Sardegna, con i suoi paesaggi mozzafiato, fa da sfondo perfetto a questa storia di coraggio e dignità. La lingua sarda accompagna l’intera visione, con sottotitoli. Gli attori sono fantastici e riescono a trasmettere emozioni profonde, rendendo i personaggi reali e vicini a noi.
Vi invito a guardare il film per scoprire la conclusione ma posso dirvi che ho adorato le scene finali, molto toccanti. Buona visione!
Alla prossima recensione.
Il Direttore, MOHAMED, 5BLSU
venerdì 14 novembre 2025
Spettacolo teatrale "Poetico rivoluzionario"
Lo spettacolo ha scelto di comunicare più attraverso il corpo che con le parole e i danzatori hanno trasformato il palcoscenico in un luogo di confronto tra uomo e macchina, tra spontaneità e controllo, tra emozione e razionalità. In un momento dello spettacolo un attore ha chiesto al pubblico: “Uomo o macchina?”.
Questa domanda ha fatto riflettere molto perché ha aperto a spunti sul rapporto tra umanità, tecnologia e libertà personale.
Non tutti gli spettatori hanno interpretato allo stesso modo ciò che accadeva sul palco: alcuni studenti sono rimasti profondamente colpiti dal linguaggio simbolico della danza, mentre altri hanno trovato difficile coglierne il significato. Tuttavia, la forza visiva e la carica emotiva dello spettacolo hanno lasciato il segno, invitando ciascuno a interrogarsi sul proprio modo di essere libero, ribelle e autentico.
giovedì 13 novembre 2025
Quando siamo insieme… ma soli
Ti è mai capitato di stare in un posto pieno di gente e sentirti comunque solo?
Succede, ad esempio, in una stazione, in un centro commerciale o in aeroporto. Ci sono tante persone, ma nessuno parla con gli altri. Ognuno pensa ai fatti propri, guarda il telefono, cammina veloce.
Il sociologo francese Marc Augé ha dato un nome a questi spazi: li ha chiamati “non luoghi”.
Ma cosa vuol dire “non luogo”?
Un non luogo è un posto dove le persone passano, ma non vivono.
Per esempio:
- un supermercato dove facciamo la spesa e poi ce ne andiamo,
- una stazione degli autobus dove aspettiamo il pullman,
- un aeroporto dove corriamo per non perdere il volo,
- un autogrill in autostrada dove ci fermiamo solo per pochi minuti,
- un centro commerciale pieno di luci e negozi, ma dove nessuno si conosce davvero.
In questi luoghi non c’è comunicazione vera. Non ci chiamiamo per nome, non parliamo con chi ci sta vicino. Spesso ci sentiamo un po’ invisibili.
Marc Augé ci invita a riflettere su questo modo di vivere moderno. Dice che nella nostra società ci sono sempre più non luoghi e sempre meno luoghi veri, dove le persone si incontrano, parlano e si conoscono. Un luogo vero, al contrario, è dove nascono relazioni e ricordi: la piazza del paese, la scuola, la casa, la panchina del parco dove chiacchieriamo con gli amici.
Forse dovremmo imparare a trasformare i non luoghi in luoghi, anche solo con un sorriso, una parola gentile o uno sguardo. Basterebbe poco per far sentire meno soli gli altri.
«Un sorriso può trasformare un “non luogo”in un luogo vero.»





























