domenica 17 gennaio 2021
giovedì 14 gennaio 2021
El cuadro de la familia
Il dipinto El cuadro de la familia, come fu chiamato sino nel 1843, poi tramutato in Las Meninas, è stato realizzato dall’artista Diego Velazquez nel 1656 su commissione del re Filippo IV di Spagna. È un olio su tela di grandi dimensioni, 318 x 276 cm, attualmente conservato al Museo del Prado di Madrid. Questo dipinto è stato oggetto di numerose riflessioni e analisi, interrogativi ricorrenti, al quale molti storici dell’arte hanno cercato di dare una risposta: perché l’artista, invece di raffigurare i sovrani nella loro fisicità, ha preferito rappresentare il loro riflesso in uno specchio? Perché ha deciso di collocare lo specchio in fondo alla stanza, al centro del dipinto? Come mai ha posto nel gruppo della famiglia reale anche il proprio autoritratto? Cosa rappresenta realmente il dipinto?
Cerchiamo
di dare una risposta a tutti questi interessanti quesiti, ci aiutiamo – nel
fare questo – osservando attentamente il dipinto e, soprattutto, contestualizzando
il periodo storico e anche la psicologia dell’artista.
Possiamo subito anticipare
che Velazquez voleva farsi ritrarre: lui non vedeva il ritratto
come una macchina di stato, ma come uno specchio del suo invecchiamento, ecco perché
ha preferito, anziché raffigurare i sovrani nella loro fisicità, rappresentare
il loro riflesso in uno specchio. Filippo IV temeva invecchiare e un quadro
avrebbe finito con l’essere una sorta di ritratto in perfetto stile Dorian Gray.
La penultima, o perlomeno l'ultima immagine in cui è rappresentato senza artifici è la raffigurazione che gli venne fatta durante la presa di Fraga, nella guerra di Catalogna. Posò per tantissime ore al freddo, infatti Velasquez imponeva anche al Re delle pose estenuanti. Aveva un atteggiamento trionfale, ma un volto pallidissimo. Dopo questo il Re decise di non farsi più ritrarre per nove anni. Poi quello di cui stiamo appunto riflettondo, un dipinto di quando Filippo IV aveva 51 anni, in cui si risalta il suo decadimento fisico del volto e del corpo. Questo invecchiamento era visto dal Re come una metafora del declino dello Stato. Il re Filippo IV e la regina Marianna d’Austria sono rappresentati in uno specchio. Questo simboleggia lo “Specchio della Maestà” o “Specchio del Principe”. Infatti il suo scopo è quello di rappresentare un’immagine ideale ed esemplare, una norma di condotta, di comportamento, di carattere e di pensiero, che non può essere di origine corporea. Lo specchio simboleggia quindi il riflesso di un ideale artistico e, in questo caso, il riflesso di un “Principe Perfetto” cioè del re ideale e della regina ideale.
Sulla
parete in fondo, sopra la testa dell’Infante Margherita e direttamente
di fronte agli spettatori della scena dipinta, c’è uno specchio alto circa un
metro in cui sono riflessi l’immagine del re Filippo IV e
della regina Marianna d’Austria. Velasquez ha deciso di
collocare lo specchio in fondo alla stanza, al centro del dipinto, così come
centrale era la loro figura nella società dell'epoca. Proprio dal re e dalla
regina dipendono le attività di tutti i cortigiani e le qualità morali della
corte. La posizione dello specchio rappresenta uno dei punti nevralgici e uno
dei tre punti focali della struttura della composizione. Inoltre è come se i
reali fossero al nostro posto, infatti gli sguardi dei personaggi del dipinto
sono rivolti verso il pubblico. Ci sono diverse interpretazioni sulla funzione
dello specchio e sul perché sia stato messo proprio in quel luogo. Esso si
trova di fronte alla tela che Velasquez sta dipingendo e questo, secondo
Palomino, gli permette di mostrarci ciò che sta rappresentando nella tela e che
noi non possiamo vedere, perché ci è visibile solo la parte posteriore. Secondo
invece Michael Foucault lo specchio non dovrebbe riflettere la tela, ma il re e
la regina in persona, di cui si certificherebbe la presenza al posto dello
spettatore di oggi: noi siamo il re e la regina. Di conseguenza, i due regnanti
stavano nel posto in cui avrebbe dovuto trovarsi Velasquez in persona
dipingendo il quadro. Allora il soggetto e l’autore
del quadro si mescolano magicamente. Secondo il suo ragionamento quindi, se lo
specchio non riflette la tela, ma il re e la regina in persona, allora nella
tela sta dipingendo Las Meninas, quindi un quadro, nel quadro. Questa ipotesi
però venne successivamente smentita e ritenuta più corretta quella di Palomino.
Il
dipinto Las Meninas si potrebbe paragonare ad un trattato per l’educazione del Principe. Così Velasquez ha deciso di porre
anche il proprio autoritratto nel gruppo della famiglia reale, per evidenziare
la volontà di rispettare i propri doveri di cortigiano nell’educazione del principe. Ha deciso di ambientare l’opera nel suo atelier con lo scopo di elevare la sua
condizione di intellettuale. Inoltre, perché il suo studio è simbolo dello
spirito, dell’invenzione, della creazione,
dello studio degli ideali e della verità. Lui si rappresenta mentre sta
dipingendo una grande tela, di cui però è visibile solamente la parte
posteriore, quindi non si può sapere cosa stesse rappresentando. Secondo
Palomino stava dipingendo l’immagine del re e della regina,
la cui immagine è riflessa nello specchio. Secondo Foucault, invece, stava
rappresentando Las Meninas, ma successivamente questa teoria venne smentita.
Il vero
soggetto dell’opera è l’Infanta
Margherita. La sua immagine può avere più significati: il ritratto del suo
aspetto e della sua persona fisica e il riflesso naturale dei suoi genitori, ma
anche le condizioni del suo essere e della sua educazione. La bimb infatti è stata
raffigurata mentre stava in modo educato in posa, sotto la guida del riflesso
del re e della regina.
Il
dipinto rappresenta, anche, il terribile momento della posa, quella che Filippo
detestava. Può significare, inoltre, la “genesi” di
un ritratto. Mostra come nasce il doppio ritratto del re Filippo e della regina
Marianna. Velasquez però non immaginava di farci vedere il ritratto con gli
occhi dell’artista, ma con gli occhi del
soggetto in posa. Si dovrebbe vedere il ritratto del re, ma in realtà si
contempla la “genesi del ritratto del re”. Si
osserva l’artista al lavoro e la macchina
che doveva alleviare la noia del modello (i cortigiani, i nani, i cani e la
figlia del re con le sue ancelle). Quindi l’angoscia
del re, la sua noia e l’insofferenza verso la lentezza di
Velasquez sono il vero spettacolo. Il momento rappresentato nel quadro è la
fine della posa del ritratto, la fine delle sofferenze. Si può notare infatti
che il nano Nicolasito Pertusato sveglia con un piede il mastino del re, il
cane che lo seguiva in tutti i suoi spostamenti. Inoltre un paggio apre la porta.
Questo significa che la posa sta per finire e i sovrani possono lasciare l’atelier di Velasquez. Quest’ultimo,
infatti, sembra allontanarsi dal cavalletto per controllare se la sua opera è terminata
e se può concedere al re la sua libertà. Il quadro vuole rappresentare la fine
delle sofferenze di Filippo IV e fu questo il motivo per cui il re lo volle
porre nel suo studio, uno spazio aperto a tutti.
La fine
della posa ha però un significato metaforico, infatti allude all’invecchiamento del re e di Velasquez: moriranno poco dopo.
Per il sovrano questa quadro rappresenta la liberazione, una libertà dalle
costrizioni e dalle finzioni del governo, che solo la morte poteva dargli. Il
senso più profondo di Las Meninas è quello di svelare le contraddizioni, i
limiti, le sofferenze, le ambiguità del potere. L’arte
infatti celebra il potere, lo legittima, lo consacra da secoli. La libertà dell’artista si insinua come una lama, restituendo la libertà a
tutti e in particolare al re.
Martina Ferri, 4BLSU
martedì 12 gennaio 2021
lunedì 11 gennaio 2021
“FACEBOOK: QUANDO UN SOCIAL TI SALVA LA VITA!”
Oggi non ci spostiamo in giro per il mondo, ma rimaniamo nella nostra provincia raccontando la storia di Valentina Casarola che grazie a Facebook ha potuto salvare la vita di un’altra donna.
Era un pomeriggio
come tanti, quando Valentina scorrendo tra le varie pagine di uno dei social
più usati quotidianamente s’imbatte in un post che la lascia molto perplessa,
l’autrice infatti scrive “Niente non c'è la faccio più… Scusate mondo… Scusate
figli miei”.
“Ho visto che molti
le avevano scritto ma la donna non rispondeva!” Così Valentina, dopo un primo
tentativo di contattare anche lei la donna, decide di non stare con le mani in
mano e avverte subito il 112 di Fiorenzuola d'Arda che, dopo uno scambio di
informazioni con la polizia postale, riesce a collegarsi con i colleghi di
Milano, luogo di residenza della donna, e a trovare l’indirizzo della donna
dove interviene una volante e un’ambulanza.
Tutta l’operazione
si svolge in pochi minuti e fortunatamente la donna sta bene e dopo un
colloquio con gli agenti sostituisce il post con un altro in cui scrive “Sto
bene, ho appena parlato con la polizia. Grazie a tutti per avermi fermata!”
Così Valentina è
riuscita a salvare un'altra vita, grazie a uno degli strumenti più criticati
dalla società moderna, uno strumento visto come una rovina per i giovani. Tutte
le cose hanno i loro lati negativi e i loro lati positivi, sta a noi capire
come utilizzarli nella maniera giusta e Valentina c'è riuscita portando grande
positività in un periodo dove la felicità tende a scarseggiare.
Complimenti ancora
Valentina Casarola.
Cattani Martina 4^A L. S. U.
sabato 9 gennaio 2021
America: ancora violenza negli USA
È pomeriggio, da noi in Italia sera, quando, nel corso
di una riunione per parlare nuovamente dei risultati delle elezioni, il Palazzo
del Congresso viene invaso da una “folla inferocita”. Questo gruppo che si fa
chiamare PROUD BOYS è formato da vari sostenitori di Trump che, dopo le
sollecitazioni dell’attuale presidente in carica, hanno manifestato il loro
pensiero politico nel peggiore dei modi, disonorando uno dei luoghi simbolo
della storia americana.
Sulle scalinate del Campidoglio se ne vedono di tutti
i colori: da chi simula la morte di George Floyd ridendo a chi si traveste da
presunto sciamano per profetizzare un’America senza futuro! Ma la cosa che
porta a ricordare questo giorno come uno dei più brutti nella storia
contemporanea statunitense è il nuovo sangue che scorre per strada. I
manifestanti entrano armati e la polizia è costretta ad intervenire provocando
così 4 morti e 13 feriti.
Il presidente Biden descrive questo scenario come un
atto senza precedenti, mentre Trump non commenta dichiara solo che non sarà
presente alla cerimonia di insediamento dell’avversario.
Ancora una volta abbiamo la dimostrazione di come la
violenza generi altra violenza, perché se i manifestanti avrebbero agito in
maniera pacifica la polizia non sarebbe intervenuta con lacrimogeni e molto
altro e a quest’ora il rosso di troverebbe solo sulla bandiera e non nelle aule
del Campidoglio.
Cattani Martina 4^ A L.S.U.
mercoledì 6 gennaio 2021
Gente d'Irlanda di Rossana Guarnieri
Londonderry 1921 guerra per l'indipendenza in Irlanda; questo è lo scenario che vede protagonista Pat, un giovane ragazzo di sedici anni, che con la sua famiglia e i suoi amici conosce la quotidiana serie di disordini e di violenze che insanguinano questo luogo.
Dopo un terribile incidente Pat e suo fratello,
Sean, si uniscono ai guerriglieri dell'I.R.A. inizialmente per pure gioco ma
subito dopo finiscono per rimanere coinvolti nella spirale senza fine delle
bombe, degli attentati e della violenza, lasciando tutti, famiglia, amici e la
loro città per fare i terroristi a Belfast.
Svolgeranno le loro missioni senza indugi, attenti
ai loro doveri e sapranno riscattarsi ma questo avverrà con ulteriore
spargimento di sangue.
Questo libro è veramente spettacolare, commovente ed emozionante; una storia che in pochi conoscono, le sventure che hanno accompagnato l'Irlanda nel 1921, quella guerra civile che ha visto stravolgere la vita di tantissime famiglie e bambini, che ha cambiato completamente le persone.
Pat durante la lettura del libro, cambia idee e
pensieri, non è più quel ragazzo innocente che abbiamo conosciuto ad inizio
libro, ma è pieno di rabbie, ansie e paure causate dalla guerra; e poi con
l'arrivo di Beth, la ragazza dai capelli rossi alla quale è tanto affezionato,
le sue emozioni saranno completamente offuscate.
Mi è piaciuto molto questo libro, l'autrice è riuscita a raccontare di argomenti molto forti in modo semplice e chiaro, facendo trapelare, attraverso i protagonisti, le loro emozioni, angosce e paure; un libro davvero bellissimo.
-Martina Signorile-
LEGGI ANCHE TU #GENTED’IRLANDA
CIAO CIAO 2020…
Ciao ciao 2020, riprovaci un’altra volta, magari sarai più
fortunato e ti farai apprezzare anziché odiare... e buon 2021 da tutta la redazione del Mattei’s blog.
Mariarosaria Cipolletta
4ALSU
lunedì 28 dicembre 2020
POSSIBILITA’ OCCUPAZIONALI NEL MONDO DEL LAVORO POST COVID... lo chiediamo agli esperti
giovedì 24 dicembre 2020
Cambiare l’acqua ai fiori Di Valérie Perrin.
La nostra protagonista è Violette, la guardiana del
cimitero di una cittadina chiamata Borgogna; ama il suo lavoro, ama curare e
prendersi cura delle piante, ma soprattutto, ama consolare le persone che hanno
bisogno di conforto.
Lavorando in un cimitero Violette è a stretto
contatto con le famiglie dei defunti, c'è chi ha bisogno di indicazioni o
invece chi ha bisogno di un fazzoletto per asciugarsi le lacrime, e la nostra
guardiana è sempre a disposizione per tutti offrendo, a chi ne ha bisogno, una
tazza di tè e qualche biscotto.
“Quando qualcuno è andato, è andato. Tranne
che nella mente di chi rimane, e la mente di un unico uomo è ben più grande
dell’universo”.
A
prima vista potrebbe sembrare una semplice lavoratrice che conduce la sua vita
serenamente ma in realtà nasconde un una vita piena di misteri!
Tra
passato e presente ci immergiamo in ricordi, avventure e segreti che mano a
mano prenderanno forma e ti lasceranno sbalordita fino all’ultima parola.
“E' un lusso essere proprietari del proprio
tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l'essere umano possa concedersi”
Se dovessi riassumere questo libro con una sola
parola, quella parola sarebbe ‘Dolcezza’, l’autrice ci avvolge con le sue dolci
parole nel mondo di Violette, un mondo che inizialmente potrebbe sembrarci
tutto rosa e fiori ma poi scopriamo essere tutt’altro.
Inizialmente questo libro mi è sembrato un po’
noioso, che raccontasse di una semplice signora e della sua triste vita ma poi
mi sono rimangiata subito le mie parole, questo testo è un capolavoro,
l’autrice è riuscita a inserire diversi temi forti come la violenza domestica,
la perdita di un figlio, la solitudine e la depressione in un testo unico e
travolgente, che ti appassiona talmente tanto da provare le stesse emozioni
della nostra protagonista.
Ho adorato questo libro e quello che mi è piaciuto
di più è stato il carattere di Violette, nonostante la drammaticità del suo
vissuto non ha perso il suo animo nobile e in lei regnano sempre pace e ottimismo.
-Signorile Martina-
“Perché si va verso certi libri come si va verso certe persone? Perché siamo attratti da determinate copertine come lo siamo da uno sguardo, da una voce che ci sembra conosciuta, già sentita, una voce che ci distoglie dal nostro percorso, ci fa alzare gli occhi, attira la nostra attenzione e cambierà forse il corso della nostra esistenza?”.
Come descriverei questo libro? Intrigante, tenero,
appassionante, commovente e ricco di colpi di scena!
Attraverso incontri, racconti, flashback, diari e
corrispondenze, la storia personale di Violette si intreccia in un turbine di
mille sfumature, tutte da scoprire!
Ciò che più ho apprezzato maggiormente di questo
libro, a livello stilistico, è stata la tecnica del flashback utilizzata dalla
scrittrice che, permette al lettore di scoprire la vita passata della
protagonista, ciò che ha influito e contributo a renderla ciò che è diventata.
“ Se la vita è solo un passaggio, almeno su questo passaggio seminiamo fiori 🌺 💐”
martedì 22 dicembre 2020
HOLIDATE
Cari lettori del Mattei siamo tornate con un nuovo film, questa volta natalizio, per poterci rallegrare un po'.
La
storia racconta l’incontro di due ragazzi, Sloane e Jackson che, per una serie
di vicissitudini personali, non sono ancora riusciti a trovare l’anima gemella.
E
non è certo grazie all’aiuto della zia provolona o di una app di
incontri popolare che il processo di ricerca si velocizza e porta i suoi
frutti.
Sloane
è stata lasciata dal fidanzato e intanto la sua famiglia le mette molta
pressione. I parenti vogliono infatti che l’ultima figlia single si sistemi e
porti un uomo di tutto rispetto alle cene di famiglia importanti. Jackson
invece colleziona una serie di rapporti poco soddisfacenti e superficiali con
ragazze che non sono fatte per lui, e odia passare le festività da solo. Quando
incontra per caso Sloane al centro commerciale, decide di proporle uno scambio.
Dal
momento che entrambi hanno bisogno di compagnia nelle occasioni di famiglia,
Jackson potrebbe accompagnare Sloane alle cene di Natale e del 4 luglio, e lei
potrebbe così mettere a tacere una madre che non si fa gli affari suoi. Seppure
titubante, la ragazza accetta... come finirà?
Il
film mostra come l’amore possa arrivare quando meno lo si aspetta, o quando si
crede che ormai sia giunta l’ora di rassegnarsi.
Il
messaggio, di conseguenza, è di non smettere di sperare mai che arrivi la
persona giusta, pur con le sue imperfezioni.
Una
persona abbastanza coraggiosa da decidere di sceglierci “anche se”. Lo
stratagemma del “festa-amico” si inserisce proprio in questo quadro: Sloane e
Jackson credevano di avere trovato un modo per sfuggire all’impegno di
conoscersi davvero e di potersi anche innamorare.
Un
amico da accompagnare alle festività e poi il resto dell’anno ognuno per i fatti
propri.
Ma
è davvero possibile?
Per
essere due sconosciuti, i protagonisti hanno trascorso insieme tutte le
occasioni sociali più importanti.
Holidate ci
ricorda con dolcezza che i nostri piani vanno per aria quando si parla d’amore,
e che forse è anche bello così.
Come sempre vi lasciamo il trailer per chi si fosse interessato
Holidate con Emma Roberts | Trova la
compagnia perfetta | Trailer ufficiale (in ITALIANO) | Netflix
Selia e Katia, 3ALSU