lunedì 12 novembre 2018

La psicoanalisi non è roba da matti


Prendendo in considerazione i tre vertici della psicoanalisi, Freud, Adler e Jung potremmo dire che le concezioni elaborate si discostano l'una dall'altra, in particolare riguardo alcuni aspetti delle loro teorie.

Confrontando ad esempio Freud e Jung notiamo come la psicologia del secondo sia più mirata alla positività: quando Freud parla dell’inconscio lo definisce come una raccolta di ricordi ed esperienze rimosse che, facendo appunto parte della nostra inconsapevolezza, possono intaccare la coscienza sviluppando poi quelle che sono definite nevrosi.

In Jung l'inconscio non è visto in modo negativo, nel senso che quest'ultimo è indispensabile all'uomo in quanto completa la nostra parte conscia (una persona attiva nella sua parte conscia sarà pigra nella parte inconscia e viceversa), quindi può comunque influire sulla nostra coscienza ma non come intendeva Freud, tanto che in Jung la nevrosi è data da una mancata integrazione tra conscio e inconscio. Una diversità tra i due, come riportato dallo stesso Jung nell'opera "Ricordi, sogni e riflessioni", sta nel modo in cui vengono curate le nevrosi, cioè il concetto di psicoterapia. Freud utilizzava, nel dialogo con il paziente, un modello rigido, uguale per ogni individuo. Per Jung ogni caso è diverso dall'altro e come tale anche l'approccio deve essere differenziato, con questo intende dire che tutto ciò che riguarda l'aspetto teorico non va semplicemente applicato tale e quale alla persona, va modificato in base al soggetto, al suo problema, che è diverso da quello degli altri. È come se in una seduta di psicoterapia, sostiene Jung, il paziente avesse cose da dire al medico: il suo segreto


Riassumendo, le diverse idee dei due pensatori, Jung e Freud, si possono racchiudere in punti: Jung non pone la sessualità in primo piano, ritiene e ipotizza che il motore psichico dell'individuo sia un'energia vitale che non deve necessariamente essere di origine sessuale. Jung afferma infatti:" Non dubito che gli istinti naturali siano forze di propulsione nella vita umana, sia che li chiamiamo "libido", sia che li chiamiamo volontà di potenza”. Inoltre, Jung non condivide la teoria del complesso edipico che invece è fondamentale in Freud: il medico svizzero ritiene che le regole sociali si acquisiscano mediante la vicinanza e l'identificazione e non in seguito a conflitti durante l'infanzia.

Per Jung le radici della nevrosi, come citato in precedenza, non sono da ricercarsi nell'infanzia ma nella vita attuale. A questo proposito è possibile ricondursi al pensiero adleriano: lo psicologo austriaco infatti rispetto a Freud dà più importanza al presente e al futuro piuttosto che alla vita passata; la nevrosi, in contrasto con le idee degli altri due pensatori, deriva dalla compensazione, in particolare dal momento in cui il soggetto trasforma la sua fragilità, cioè il suo senso di inferiorità, in una forma inconsistente di superiorità. Infatti, da una condizione di impotenza si arriva una di strapotenza, e lo sbaglio del nevrotico sta nell'ossessione di liberarsi da questo senso di inferiorità, non riesce a sviluppare un equilibrio psichico tra aspirazioni personali e ruolo di chi lo circonda. Nel testo "Psicologia individuale e conoscenza dell'uomo" si dice che questa "lotta con la vita" devia verso un "soffocamento del loro senso comunitario": questo peggiora la condizione del nevrotico, perché la relazione con gli altri sarebbe utile ad uscire dalla nevrosi. La psicoterapia in Adler dà più importanza allo svelare il carattere malato dello stile di vita del soggetto affetto da nevrosi, il quale non ha trovato soddisfazioni nell’ uscire dallo stato di inferiorità. A differenza dei pensatori precedenti Adler sottolinea non la dimensione individuale, ma quella del "senso comunitario", del rapporto con gli altri, l'obiettivo non è quello di arrivare alle radici più profonde del soggetto, Adler vuole individuare metodi utili alla conoscenza dell'uomo in relazione al contesto in cui si trova. In conclusione, è Importante sottolineare che le concezioni dei tre medici, pur essendo in parti disuguali, possono contribuire ad una più completa visione del mondo della psicoanalisi.

Martina Scorsone 5ALSU

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