giovedì 3 settembre 2020

Banksy, una nave per salvare

 


Louise Michel è questo il nome della nave finanziata da Banksy per salvare i rifugiati nel Mediterraneo. 

Non è la prima volta che il writer britannico interviene a favore di quelle persone che nel mare cercano un ponte verso una vita migliore, ma stavolta sceglie proprio di  “fare la storia” e con i fondi ricavati dalle sue opere decide di comprare una nave e contattare Pia Klamp per affidarle il comando dello yacht a motore con lo scafo bianco e rosa, decorato con una delle opere più celebri dell’artista. Tutto viene fatto in segreto e solo dopo la prima missione partita il 18 agosto dal porto di Burriana viene diffusa la notizia.

Come mai tutto questo mistero vi chiederete. La risposta è molto semplice: i membri dell’equipaggio, tutti attivisti europei, avevano paura che venute a conoscenza di ciò le autorità europee bloccassero il progetto.

Ormai è noto a tutto il mondo quanto Banksy sia un grande artista, ma stavolta ha proprio lasciato il segno, dimostrando che l’arte, considerata da molti superflua e una banale perdita di tempo, può diventare qualcosa di prezioso, qualcosa di importante, qualcosa come una nave per salvare.

Martina Cattani, 4ALSU

Chi era Louise Michel

«Ascoltavo sia la mia zia cattolica, che i miei nonni, che erano seguaci di Voltaire. Confusa da strani sogni, ero come l'ago di una bussola che, sconvolto da una tempesta, cerca il nord. Il mio nord era la rivoluzione»

Queste le parole della giovane Louise Michel nelle sue Mémoires. Si capisce subito che siamo davanti ad un animo ribelle, forte, a volte privo di filtri. Cominciò presto a scrivere poesie, e continuò a scriverle per tutta la vita, senza pretese letterarie ma per dare una voce nobile al suo amore per la natura, prima, e al suo impegno politico poi.

Luise Michel era donna anarchica e ribelle… sarà per questo che Banksy, anche lui artista dal forte anticonformismo ha voluto intitolare la sua nave­­­? 


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