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martedì 22 aprile 2025

Un madrelingua tra i banchi: quando l'inglese è una voce vera!

 Nel mondo sempre più globalizzato in cui viviamo, conoscere l’inglese non è più solo un’opportunità, ma una vera e propria necessità. Per questo motivo, nella nostra scuola è stato attivato un progetto che prevede la presenza di un assistente di lingua madrelingua inglese, che collabora con gli insegnanti per potenziare l’apprendimento della lingua attraverso attività comunicative, conversazioni autentiche e approfondimenti culturali.
Durante l’anno scolastico, abbiamo avuto la fortuna di lavorare insieme al nostro "teacher" Ben e che ha portato in classe non solo la sua competenza linguistica, ma anche la sua esperienza personale, il suo entusiasmo e tanti spunti interessanti sulla cultura inglese. Per saperne di più sulla sua esperienza in Italia e sul suo ruolo nella nostra scuola, la redazione lo ha intervistato. Con questa intervista abbiamo voluto conoscerlo meglio, scoprire che cosa lo ha portato in Italia, com’è stato il suo impatto con la nostra scuola e con il nostro paese, e quali differenze ha notato tra il sistema scolastico italiano e quello del suo paese. Partendo da una formazione in filosofia, politica e storia, Ben ha colto l'opportunità di essere abbinato a una scuola italiana e avere una esperienza didattica e formativa in un sistema scolastico diverso da quello inglese. Abbiamo anche colto l’occasione per chiedergli qualche consiglio utile su come migliorare il nostro inglese e affrontare lo studio delle lingue straniere con maggiore motivazione. La parola d’ordine per l’apprendimento più efficace possibile, secondo Ben, è assolutamente esercitarsi a parlare inglese senza l’ansia di sbagliare poiché l’errore è parte fondamentale dell’apprendimento. L’intervista è stata realizzata da noi studenti, in inglese, con l’obiettivo di utilizzare la lingua in un contesto il più possibile reale e stimolante.

Prabhjot Kaur Chaggar, Navveer Kaur e Paola Bravo























Caruso:quando la musica diventa poesia!

 “Caruso” è il titolo di una delle canzoni più belle del panorama musicale italiano e che ha avuto successo mondiale ed oggi, cari lettori, ve la descriverò.
Il brano è stato inciso nel 1986 dal cantautore bolognese Lucio Dalla, che in un'intervista ha rilasciato la spiegazione dello spunto preso per produrre questo capolavoro.
Dalla, prima dell’inizio del tour negli Stati Uniti, aveva soggiornato all'hotel “Excelsior” di Sorrento, in provincia di Napoli, poiché, nel mezzo del mar Tirreno, l’imbarcazione aveva riportato un' avaria.
All’interno di questo albergo trascorse gli ultimi momenti di vita il tenore Enrico Caruso, da cui prende titolo la canzone.
Proprio durante uno degli ultimi giorni, abbagliato dallo stupore per il paesaggio sorrentino, Caruso chiede di portare sul balcone della stanza il pianoforte ed inizia a cantare talmente forte che persino al porto limitrofo sono percepite le sue doti canore.
Il tutto è rappresentato anche da Lucio Dalla nella prima strofa della canzone da alcuni versi come “Qui dove il mare luccica, e tira forte il vento”, “sulla vecchia terrazza, davanti al golfo di Surriento” e “Poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto “.
Tutte le strofe del brano sono di carattere descrittivo e proseguono il racconto del calvario verso la morte, vissuto da Enrico Caruso.
Alcune di esse creano maggiore intensità emotiva come Sentì il dolore nella musica, si alzò dal pianoforte, ma quando vide la luna uscire da una nuvola, gli sembrò più dolce anche la morte” e “Ma sì, è la vita che finisce, ma lui non ci pensò poi tanto, anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto”.
Invece il ritornello è di carattere lirico e la scelta arguta di aver scritto quest’ultimo in dialetto napoletano, ha permesso a Dalla di rendere la canzone un successo mondiale.
Il cantautore infatti ha preso come spunto il classico napoletano "Dicitencello Vuje” di cui si trovano alcuni riscontri nella canzone di Dalla come “A voglio bene, a voglio bene assaje”.
Dal punto di vista musicale, il brano è scritto in tonalità di La minore.
Lucio Dalla lo interpreta in maniera ineccepibile e nessuno è riuscito a cantarlo nello stesso modo.
In occasione della prima edizione del “Pavarotti and friends”, ovvero un evento musicale organizzato per sostenere cause umanitarie, Luciano Pavarotti, noto tenore italiano, eseguì la canzone assieme a Lucio Dalla. Egli per motivi canori fu costretto ad abbassare la tonalità del brano in Sol minore. Anche Andrea Bocelli, negli anni successivi, cantò il brano in tonalità di Mi minore e questi due esempi dimostrano quanto fossero grandi le abilità cantautorali di Lucio Dalla, scomparso ormai più di 13 anni fa. Con Caruso,Lucio dalla ha trasformato una storia personale in un canto universale, dove la voce dell'Italia risuona nel mondo.
Francesco Maccagni 4BLSU



https://www.youtube.com/watch?v=1qa_TMy3m7c


Lezioni napoletane: arte,tradizioni e meraviglie!

 Tra il 9 e il 12 aprile 2025 ho avuto modo, grazie ad un viaggio di istruzione scolastico, di visitare per la prima volta, una zona dell’Italia meridionale: Napoli e le limitrofe Pompei ed Ercolano. Arrivati a Napoli ci siamo velocemente sistemati in albergo e nel pomeriggio abbiamo ammirato il “Pio Monte della Misericordia”, situato lungo il decumano maggiore.
Esso originariamente veniva utilizzato come chiesa e, nel 2005, è diventato anche un museo contenente una piccola pinacoteca chiamata “Quadreria del Pio Monte della Misericordia”.
Inoltre, nella chiesa è contenuto il dipinto “Le sette opere di Misericordia” di Caravaggio.
Passeggiando nei dintorni abbiamo contemplato la “Madonna con la pistola” di Banksy, piazza Gerolomini e la sua chiesa, via san Biagio dei Librai e, durante la sera, il lungomare, Castel dell’Ovo e piazza del Plebiscito.
Il giorno successivo abbiamo visitato l’imponente duomo di Santa Maria Assunta, costruito nel XIII secolo. Esso presenta una facciata neogotica, a salienti, composta interamente da marmo e dotata di tre portali.L’interno invece presenta una pianta a croce latina e tre navate separate da 8 pilastri dotati di fusti di antiche colonne romane su cui si reggono gli archi ogivali.Il soffitto è composto da dei cassettoni dorati che contengono tele raffiguranti scene religiose come l’adorazione dei pastori e dei magi.Ogni navata laterale presenta 5 cappelle, alcuni altari e monumenti funebri che fanno notare come si sia evoluta nel tempo la città di Napoli dal punto di vista scultoreo e pittorico.Ad esempio, nella navata sinistra, c’è un richiamo all’arte classica poiché nell’epigrafe, posizionata sull’arco, è inciso il simbolo della famiglia,mentre dalla navata di destra si può accedere alla reale cappella del Tesoro di San Gennaro la quale presenta influenze barocche. L’abside, situato oltre l’altare maggiore, presenta l’imponente scultura marmorea dell’Assunta da cui prende nome la chiesa.
Vicino al duomo è posizionato il museo del Tesoro di san Gennaro dove sono conservati alcuni gioielli, busti ed abiti indossati proprio dal patrono napoletano come la Mitra e la collana.
Durante il pomeriggio abbiamo potuto ammirato il Cristo Velato, ovvero la scultura raffigurante Gesù coperto da un velo interamente marmoreo, ed è stato visitato il museo di Capodimonte, rione collinare di Napoli.
ll terzo giorno abbiamo visitato gli scavi archeologici delle città di Ercolano e Pompei, sepolte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C, abbiamo visto i resti di zone pubbliche dell’antica Roma come il Thermopolium, utilizzato per acquistare bevande e cibo, le terme e le strade, denominate cardo e decumano.
Infine, durante l’ultima mattinata, abbiamo attraversato i quartieri spagnoli e immortalato il il murales del calciatore argentino Diego Armando Maradona.
Napoli è una città che parla, che insegna e che resta impressa, è una città che merita davvero tanto una visita poiché presenta una storia millenaria e sfaccettata, dopo Napoli non siamo solo più ricci di ricordi,ma anche di cultura.
Francesco Maccagni 4BLSU